Henri F. Ellenberger

La scoperta dell’inconscio

Capitolo 10
Esordi e sviluppi della nuova psichiatria dinamica

Una delle difficoltà che incontriamo nello scrivere la storia è dovuta al fatto che siamo sempre inclini a descrivere gli avvenimenti del passato alla luce del significato che essi hanno acquistato nel presente. Ma gli uomini del passato consideravano gli avvenimenti loro contemporanei con la prospettiva del loro tempo: prestavano molta attenzione a fatti che oggi sono dimenticati o considerati insignificanti e s'impegnavano in veementi polemiche circa problemi che oggi ci sembrano difficilmente comprensibili; al contrario molti avvenimenti che oggi ci sembrano decisivi attrassero invece scarsa attenzione quando si verificarono. Agli storici spetta il duplice compito di descrivere gli avvenimenti nella loro prospettiva passata e di dare al tempo stesso particolare risalto a quelli che oggi consideriamo decisivi.

Questo è il motivo per cui, dopo aver descritto il quadro sociale, politico, culturale e medico della nuova psichiatria dinamica, e dopo aver tentato di riassumere le dottrine dei suoi quattro maggiori rappresentanti, Janet, Freud, Adler e Jung, dobbiamo ancora preoccuparci di indicare la complessa interrelazione reciproca di questi grandi sistemi e i loro rapporti con i sistemi minori, nonché il quadro generale degli avvenimenti del tempo. Prenderemo come punto di partenza il memorabile scritto di Charcot sull'ipnosi, del febbraio 1882, che inaugurò questo nuovo periodo, e termineremo con la fine della seconda guerra mondiale, dato che, dopo quella data, ci manca la prospettiva storica sufficiente per offrire una visione d'insieme.

Rivalità tra le scuole della Salpêtrière e di Nancy: 1882-93

Negli undici anni compresi fra il 1882 e il 1893 si assistette alla ripresa del magnetismo animale, in forma modificata con i nomi di ipnosi e di suggestione. A questo tipo di pratiche fu fornita una sanzione scientifica da due centri accademici: quello che gravitava attorno a Charcot, alla Salpêtrière, e quello che gravitava attorno a Bernheim, a Nancy. L'opera di queste due scuole e le loro attività dominarono il campo. Questo periodo può essere suddiviso in tre periodi minori.

Nascita e crescita delle due scuole: 1882-93

Il 13 febbraio 1882 il celebre neurologo Jean-Martin Charcot salì sul palco dell'Académie des sciences di Parigi per leggere uno scritto Sur les divers états nerveux déterminés par l'hypnotisation chez les hystériques [1]. Questo scritto si proponeva di fornire un quadro rigorosamente obiettivo degli stati ipnotici in termini puramente neurologici. A proposito degli aspetti più sviluppati di questi stati, che si possono osservare nelle donne isteriche, Charcot affermava:

L'ipnosi comprende tre fasi, che si succedono nelle varie combinazioni possibili o si manifestano indipendentemente le une dalle altre. Nello stato catalettico il paziente mantiene gli arti in qualsiasi posizione siano stati posti in precedenza e i riflessi dei tendini sono assenti o estremamente deboli; vi sono lunghe pause nella respirazione e possono essere provocati vari impulsi automatici. Nello stato letargico i muscoli sono flaccidi, la respirazione è profonda e rapida, i riflessi dei tendini sono notevolmente esagerati e il paziente mostra un'"ipereccitabilità neuromuscolare", i suoi muscoli cioè hanno la tendenza a contrarsi fortemente se un tendine, un muscolo o un nervo ad essi corrispondenti vengono toccati. Infine vi è lo stato sonnambolico, nel quale i riflessi dei tendini sono normali, non vi è alcuna eccitabilità neuromuscolare, anche se una certa leggera stimolazione provoca uno stato di rigidità negli arti; vi è di solito un "esaltazione di certe forme poco note di sensibilità cutanea, del tono muscolare e di certe particolari sensazioni" e normalmente è facile ottenere, a richiesta, i più complicati atti automatici. È possibile portare il paziente dallo stato catalettico allo stato letargico e a quello sonnambolico mediante una leggera frizione sulla parte superiore del cranio. La pressione sui bulbi oculari porta il paziente dal sonnambulismo alla letargia.

Guardando le cose retrospettivamente, potrebbe sembrare che questo scritto di Charcot significasse un'improvvisa rivoluzione. "Fu un tour de force — secondo quanto affermò Janet — convincere l'Académie des sciences a riconoscere l'ipnotismo, che essa, nel corso dell'ultimo secolo, aveva condannato tre volte sotto il nome di magnetismo [2]." In realtà i medici del tempo non avevano una mentalità storica. È dubbio che fossero numerosi i membri dell'Académie des sciences che avevano letto le opere dei precedenti cultori del magnetismo e che qualcuno di loro (compreso lo stesso Charcot) avesse il sospetto che si stesse riportando alla luce qualcosa già noto da tempo. I membri dell'Académie s'illudevano, e questa è un'illusione che non è affatto scomparsa al giorno d'oggi, che qualsiasi cosa essi proponessero dovesse essere nuova.

E’ un'esagerazione affermare che a quel tempo l'ipnotismo era considerato nulla di più che una ciarlataneria. Un numero crescente di medici ricorreva all'ipnosi, sia singolarmente sia in piccoli gruppi, anche se il tema dell'ipnotismo veniva considerato oscuro e controverso. Comunque non è certo che l'autorità di Charcot sarebbe potuta essere sufficiente a dar luogo a una ripresa dell'ipnotismo se il terreno non fosse stato già preparato in un modo inatteso, e cioè dagli ipnotizzatori che operavano nel mondo del teatro [3]. Hansen (in Germania e in Austria) e Donato (in Belgio, Francia, Svizzera e Italia) andavano di città in città organizzando rappresentazioni teatrali in cui facevano uso dell'ipnosi, attraendo vaste folle e spesso lasciando dietro di sé una scia di epidemie psichiche. Molti neurologi e psichiatri assistevano a queste rappresentazioni, e alcuni concludevano che "doveva esserci qualcosa di vero". Il fisiologo Charles Richet fu uno dei primi che osò compiere esperimenti in questo campo, che appariva nuovo, e pubblicarne i risultati in una rivista scientifica [4]. Ciò probabilmente spinse Charcot a intraprendere i propri esperimenti, e mentre egli otteneva progressi nelle sue ricerche, anche altri furono incoraggiati a ricorrere all'ipnosi.

Ancor prima che Charcot leggesse il suo scritto, il neurologo Heidenhain di Breslavia era rimasto impressionato dalle rappresentazioni di Hansen, ne aveva adottato il metodo, e aveva pubblicato un libro sull'ipnosi nel 1880 [5]. In Austria Moritz Benedikt aveva provato il metodo ipnotico per qualche tempo, e il suo esempio era stato seguito da Josef Breuer. L'ipnosi aveva dei seguaci anche in Belgio, e a Nancy le guarigioni ottenute da Liébeault avevano suscitato tanto scalpore che la Société de médecine di quella città aveva dedicato, nel 1882, un convegno agli esperimenti con l'ipnosi. Bernheim fece visita a Liébeault, ne trasse un'impressione favorevole e decise di adottare e perfezionare il metodo ipnotico [6]. Anche l'attenzione del pubblico era stata attratta dall'ipnotismo, che era diventato un argomento di attualità negli articoli dei giornali [7].

Da allora in poi, comunque, o perché Charcot vi aveva dato la propria sanzione o per altri motivi, "le porte furono aperte" (per usare l'espressione di Janet), e il pubblico fu sommerso da una valanga di pubblicazioni sull'ipnosi. Non passò molto tempo però che gravi divergenze apparvero tra i vari autori. Nel 1883 Bernheim lesse un suo scritto alla Société de médecine di Nancy, in cui definiva l'ipnosi come "un semplice sonno, prodotto dalla suggestione, con implicazioni terapeutiche". Ciò corrispondeva a una dichiarazione di guerra contro la dottrina di Charcot, poiché secondo Charcot l'ipnosi era una condizione psicologica molto diversa dal sonno, che poteva verificarsi solo negli individui predisposti all'isteria e che non poteva essere usata per finalità terapeutiche.

Nell'anno successivo, 1884, la "guerra" tra le due scuole si spostò su un nuovo terreno. Un avvocato di Nancy, Liégeois, aveva condotto esperimenti su persone ipnotizzate, alle quali suggeriva di commettere dei crimini con armi finte da lui stesso fornite [8]. In questo modo era riuscito a indurre i soggetti a compiere pseudoassassini. Tuttavia la scuola della Salpêtrière rifiutò le conclusioni tratte da Liégeois, e la breve opera di Bernheim sulla suggestione incontrò a Parigi molte critiche [9].

Nel 1885, quando l'attenzione generale era rivolta all'ipnosi e all'isteria, Charcot tenne le sue lezioni sulle paralisi traumatiche, che accompagnò con esperimenti clinici durante i quali mostrò come riprodurre analoghe paralisi mediante l'ipnosi in soggetti predisposti. Charcot e molti dei suoi uditori ritenevano che queste dimostrazioni avessero fornito la prova scientifica della psicogenesi delle paralisi traumatiche. Si è già visto che questi esperimenti di Charcot ebbero vaste conseguenze [10]: credendo che il meccanismo di queste paralisi traumatiche fosse identico a quello delle paralisi isteriche, Charcot giunse allora a includere le paralisi traumatiche nel campo dell'isteria. Questa nuova terminologia suscitò una notevole opposizione, specialmente in Germania, e rinnovò i contrasti circa la relativa incidenza dell'etiologia organica e di quella funzionale per l'origine delle paralisi traumatiche. L'opposizione alle nuove concezioni di Charcot sull'isteria si sviluppava generalmente tra i neurologi.

Fu in questo periodo, alla fine del 1885, che Sigmund Freud ottenne una borsa di studio che gli permise di passare quattro mesi a Parigi. Abbiamo qui un tipico esempio di quegli avvenimenti che appaiono decisivi visti retrospettivamente, ma che sembrarono insignificanti al momento in cui si verificarono. Ciò è ancora più evidente se consideriamo questo avvenimento nel quadro della vita parigina, in generale, e della Salpêtrière, in particolare, durante questi quattro mesi.

Un esame dei giornali di Parigi dall'ottobre 1885 al febbraio 1886 mostra che quello fu un periodo di tumulti in tutto il mondo. Nella stampa apparivano con grande rilievo le notizie relative alla rivalità anglo-russa nell'Asia centrale, alla rivalità franco-inglese in Africa e alla rivalità ispano-tedesca nelle isole del Mare del Sud; gli inglesi invadevano la Birmania; a Londra vi era uno scandalo causato dalle rivelazioni della "Pali Mail Gazette" sulla prostituzione dei minori. Gli italiani invadevano l'Eritrea; i francesi combattevano in Indocina; i canadesi di origine francese a Montreal Brano in agitazione per l'esecuzione di Louis Riel, capo di una rivolta indiana. La guerra civile divampava in Perù; le truppe degli Stati Uniti scacciavano i mormoni da Salt Lake City; vi erano agitazioni socialiste, scioperi e sanguinose rivolte in varie città della Francia, del Belgio e degli Stati Uniti. Fra la Bulgaria e la Serbia era scoppiata la guerra, e ciò aveva portato la rivalità tra la Russia e l'Austria-Ungheria a un punto estremamente pericoloso. A New York era appena stata eretta la statua della Libertà. In Francia il generale Boulanger, l'idolo dei nazionalisti, fu nominato ministro della Guerra nel gennaio 1886, e questo fatto incoraggiò coloro che cercavano una rivincita per la sconfitta del 1870-71. Vi erano molte proteste per la diffusione della letteratura e degli spettacoli pornografici, e vi fu anche uno scandalo relativo agli esami di concorso negli ospedali parigini, durante i quali, a quanto si diceva, alcuni candidati erano stati precedentemente informati da uno degli esaminatori circa le domande che sarebbero state loro rivolte. L’opinione pubblica era entusiasta del primo spettacolare trattamento della rabbia trovato da Pasteur e da tutta l'Europa si precipitavano a Parigi persone morse da cani rabbiosi. L'interesse principale del pubblico tuttavia sembrava concentrarsi sui nuovi spettacoli teatrali, come Saffo di Daudet, sulla visita in incognito che l'eccentrico re di Baviera, Ludovico II, aveva fatto a Parigi e sull'esposizione di un gruppo di aborigeni australiani organizzata in un giardino zoologico. Apprendiamo dal diario dei fratelli Goncourt che Charcot un anno prima si era trasferito in uno splendido palazzo che si èra fatto costruire nel Faubourg Saint-Germain, e che, stando ai pettegolezzi, sua figlia Jeanne era innamorata del figlio di Alphonse Daudet, Léon, le cui incertezze suscitavano il dispiacere di Charcot. Le riviste mediche riportavano diffusamente le lezioni tenute da Charcot, che era allora all'apice della sua fama.

Senza dubbio la presenza di un giovane neurologo austriaco, in quel periodo in cui tanti eminenti studiosi si recavano in pellegrinaggio alla Salpêtrière, divenuta la "Mecca della neurologia", apparve come un episodio di scarsa importanza. Tuttavia, retrospettivamente, cogliamo qui uno dei legami storici tra la vecchia e la nuova psichiatria dinamica.

Sigmund Freud, che aveva appena conseguito il titolo di libero docente all'Università di Vienna, era l'autore di numerose e apprezzate pubblicazioni di neuroanatomia; aveva però dovuto subire qualche delusione a proposito della sua ricerca sulla cocaina. Egli giunse a Parigi nell'ottobre 1885, dopo aver fatto visita alla fidanzata, che si trovava a Wandsbek, vicino ad Amburgo. Secondo Jones, Freud vide Charcot per la prima volta il 20 ottobre 1885 e si congedò da lui il 23 febbraio 1886. Nonostante la brevità di questo periodo, cui va comunque sottratto il tempo in cui Charcot fu malato e quello delle vacanze di Natale, che Freud trascorse a Wandsbek, i contatti che egli ebbe con Charcot in quei mesi furono sufficienti a lasciare in Freud un'incancellabile impressione. Senza dubbio Freud non fu uno di quelli che, come Delbœuf, si recarono alla Salpêtrière per osservare con occhi critici il modo in cui Charcot conduceva i suoi esperimenti con i pazienti isterici: al contrario, Freud era affascinato dalla personalità di questo grand'uomo. In Charcot Freud non ammirava soltanto un grande neurologo di fama mondiale, una persona ricca di talento artistico, dotata di felice eloquenza e capace di comportarsi con raffinata eleganza, ma anche un uomo che considerava i suoi simili e le cose in un modo privo di preconcetti. Il tempo a disposizione di Freud fu però troppo breve perché egli potesse acquistare una reale conoscenza dell'opera di Charcot. Freud fu impressionato dagli esperimenti di Charcot sulle paralisi isteriche, che avevano avuto luogo non molto tempo prima, e anche dall'idea che una rappresentazione inconscia potesse essere la causa di disturbi motori [11]. Tuttavia egli si costruì un'immagine, per certi aspetti imprecisa e idealizzata, dell'opera di Charcot. Pertanto, come può chiaramente desumersi dal necrologio che scrisse in seguito, Freud attribuì a Charcot molti di quelli che in realtà erano stati i contributi di Briquet al problema dell'isteria [12]. Freud esagerò l'importanza attribuita da Charcot alle differenze ereditarie ("degenerazioni", secondo il gergo medico del tempo); e non sembra che egli avesse letto la descrizione di Richer della grande hystérie, nella quale si diceva che l'attacco isterico era spesso una ripetizione di un trauma psichico, frequentemente di natura sessuale [13]. Se Freud avesse letto l'opera di Richer non sarebbe rimasto tanto stupito nel sentire che Charcot considerava la funzione della sessualità nei disturbi nevrotici come un fatto ormai acquisito. Possiamo concludere che il rapporto di Freud con Charcot non fu in realtà quello di un allievo con un maestro, ma fu piuttosto qualcosa di simile a un normale "incontro" che avviene nel corso della vita. Charcot fornì a Freud un modello d'identificazione e, in forma ancora embrionale, l'idea del dinamismo psichico inconscio.

È controverso il fatto che Freud abbia incontrato Janet durante il periodo che egli trascorse alla Salpêtrière. Freud protestò contro la diceria che egli avesse seguito gli insegnamenti di Janet alla Salpêtrière, aggiungendo che "durante la sua permanenza alla Salpêtrière il nome di Janet non era stato neppure pronunciato" [14]. È certo che Janet in quel periodo abitava a Le Havre, dove, nel febbraio 1883, era stato nominato professore di filosofia al locale liceo [15]. Ma talvolta egli andava a Parigi per una vacanza e si recava allora alla Salpêtrière [16]. Il 30 novembre, mentre Freud era a Parigi, Paul Janet, zio di Pierre Janet, lesse a un convegno della Société de psychologie physiologique presieduto da Charcot un articolo del nipote relativo ai primi esperimenti che questi aveva condotto con Léonie [17]. Questo intervento suscitò molto interesse e un vivace dibattito, ed è improbabile che il nome di Janet non sia stato pronunciato alla Salpêtrière in quell'occasione [18]. Tuttavia non vi sono prove per affermare o negare che Freud e Janet si siano visti e abbiano sentito parlare l'uro dell'altro in quel periodo.

Tra le persone che Freud vide a Parigi vi fu Léon Daudet (figlio dello scrittore Alphonse Daudet), che egli incontrò almeno una volta in casa di Charcot [19]. Benché fosse ancora uno studente in medicina, questo giovane di talento aveva un notevole successo sociale e gli era stato predetto un brillante futuro in politica, in letteratura o in campo medico. Léon Daudet, che era un acuto osservatore e aveva buona memoria per le persone che incontrava, evidentemente non notò il neurologo viennese, dato che non menzionò mai di averlo incontrato; al contrario Freud conservò un durevole ricordo del giovane Daudet [20]. Chi avrebbe pensato allora che questo ospite austriaco avrebbe raggiunto una fama mondiale e che invece Léon Daudet non avrebbe terminato gli studi di medicina, avrebbe avuto una carriera politica senza sbocchi come uno dei capi del movimento monarchico e che, nonostante il suo eccezionale talento letterario, non sarebbe mai riuscito a scrivere un vero capolavoro? Si potrebbero rilevare alcune curiose analogie tra Freud e Léon Daudet, due uomini che erano stati entrambi profondamente influenzati dalla personalità di Charcot. Alcuni dei romanzi di Léon Daudet parlano di incesto e di deviazioni sessuali, di morfinomani e di ereditarietà psicopatiche. Egli inoltre scrisse opere non di narrativa, che trattavano dei sogni a occhi aperti e della personalità umana, occupandosi in particolare dei temi dell'Io e del Sé, e definendo il proprio sistema psicologico come una metapsicologia [21]. Le concezioni di Daudet, tuttavia, differiscono notevolmente da quelle di Freud e mostrano maggiori analogie con quelle di Jung [22].

La "battaglia" delle scuole e il "debutto" di Janet: 1886-89

Dal 1886 al 1889 la storia della psichiatria dinamica fu oscurata dalle polemiche fra la Salpêtrière e la scuola di Nancy. In quel periodo la letteratura sull'ipnosi e sulla suggestione andava aumentando di anno in anno.

Ai contemporanei il 1886 apparve come un anno di tensioni politiche e di tragedie. Dopo il trionfo del generale Boulanger, la Francia era in preda a una febbre sciovinistica che aggravava la tensione con la Germania. Nonostante il successo riportato con la vaccinazione contro la rabbia, Pasteur era oggetto di odiosi attacchi da parte di Peter all'Académie de médecine, di una campagna denigratoria condotta sulle riviste mediche e di insulti ad opera della stampa quotidiana, al punto che egli non resse e si ritirò in Italia per riprendersi. Il 13 giugno il giovane e stravagante re di Baviera, Ludovico II, che era stato da poco dichiarato psicotico da una commissione medica e confinato nel suo castello di Berg, fu trovato annegato in un lago, insieme con lo psichiatra che lo curava, il professor Gudden. Negli Stati Uniti vi era una violènta agitazione socialista, che culminò con il caso dello Haymarket in cui quattro sindacalisti, vittime di un complotto imprenditoriale, furono condannati a morte e impiccati a Chicago il primo maggio, data che da allora in poi fu commemorata ogni anno dai socialisti in tutto il mondo.

Nel frattempo, anche se la fama di Charcot era alle stelle, il suo lavoro era oggetto di gravi critiche negli ambienti competenti, e la sua equiparazione delle paralisi traumatiche non organiche all'isteria maschile era perlopiù rifiutata nei paesi di lingua tedesca. La fredda accoglienza della relazione di Freud alla Gesellschaft der Ärzte di Vienna il 15 ottobre non fu che un altro tra i tanti segni di questo atteggiamento [23]. In Belgio Delbœuf spiegava i suoi dubbi relativi agli esperimenti di Charcot [24]. A Clermont-Ferrand un giovane professore di filosofia, Henri Bergson (la cui fama sarebbe giunta molti anni più tardi), pubblicava un articolo sulla Simulation inconsciente dans l'état d'hypnotisme, che costituiva un prudente ammonimento ai numerosi studiosi impegnati in questo campo [25].

Un altro giovane professore di filosofia, Pierre Janet, a Le Havre, dopo aver assistito agli esperimenti compiuti su Léonie da una commissione di esperti, assunse un atteggiamento di cautela e decise di astenersi da ogni sorta di sperimentazione parapsicologica. Si limitò a trattare pazienti privi di esperienza in campo psicologico e a utilizzare i metodi tradizionali, e in quello stesso anno 1886 pubblicò i risultati del suo lavoro con la paziente Lucie, che retrospettivamente sono considerati il primo esempio ufficiale di guarigione catartica [26].

A Nancy, Bernheim pubblicò un'edizione ampliata, in forma di manuale, del suo primo saggio sulla suggestione [27]. Questo libro fece di lui il capo di una scuola, e gli studiosi di ipnotismo cominciarono ad accorrere a Nancy per far visita a lui e a Liébeault. Questi, che aveva trascorso la sua vita nell'oscurità, si vide improvvisamente portato alla ribalta. Bernheim si proclamava suo allievo, e non trascurava alcuna occasione per riconoscere i meriti dell'opera di Liébeault, al punto che suscitava meraviglia il fatto che un professore universitario fosse potuto diventare il discepolo di un medico di campagna. Ma un fatto ancora più straordinario accadeva in Italia: Enrico Morselli, che era professore di psichiatria all'Università di Torino ed era considerato una personalità sensibile e rispettabile, prese parte a una rappresentazione pubblica di esperimenti ipnotici data da Donato, si lasciò ipnotizzare da quest'uomo rozzo e volgare, ebbe lunghi colloqui con lui, e pubblicò in seguito un libro sull'ipnosi, di cui trenta pagine erano dedicate a tessere le lodi di Donato e ad attaccare coloro che, secondo lui, lo plagiavano [28].

In Inghilterra l'interesse per l'ipnotismo era legato ai problemi di parapsicologia. Myers, che nel 1882 era stato uno dei fondatori della Society for Phsychical Research, compì un accurato studio sull'ipnosi e su ciò che egli definiva il Sé subliminale in un'opera che doveva costituire uno stadio preliminare per gli studi di parapsicologia vera e propria. Nel 1886 Myers sottolineò l'analogia tra lo stato ipnotico e la genialità e l'isteria, e presenti che il perseguimento di questo tipo di ricerche avrebbe condotto a imprevedibili scoperte sulla natura umana [29]. In quello stesso anno Gurney e Myers pubblicarono Phantasms of the Living (Fantasmi dei vivi), che è rimasto un classico della parapsicologia [30].

In Austria l'evento più importante del 1886 fu probabilmente la pubblicazione della Psychopathia sexualis di Krafft-Ebing.

Nella sua prefazione Krafft-Ebing sottolineava la "potente influenza della vita sessuale sull'esistenza individuale e sociale, nei campi del sentimento, del pensiero e dell'azione". A questo proposito faceva riferimento alla filosofia di Schopenhauer e di Von Hartmann, e alle affermazioni di Schiller e Michelet. Citava la teoria di Maudsley, secondo cui la sessualità stava alla base dello sviluppo dei sentimenti sociali, e aggiungeva che essa dava slancio all'utilizzazione dell'energia fisica, alla pulsione che spinge all'apprendimento, all'etica e a buona parte dell'estetica e della religione. La sessualità era la fonte delle più alte virtù e al tempo stesso dei vizi. "Che cosa sarebbero le belle arti senza un fondamento sessuale.'... In ogni sistema etico alla radice troviamo la sensualità." Il capitolo successivo era dedicato alla fisiologia della "libido sexualis". La parte principale del libro era una descrizione della "patologia sessuale generale", per la quale Krafft-Ebing seguiva la classificazione neurologica usata dagli autori francesi, distinguendo le nevrosi sessuali a seconda della loro origine "periferica", "spinale" e "cerebrale". A queste nevrosi egli aggiungeva un certo numero di anormalità non classificate. Il libro si chiudeva con due capitoli dedicati alle forme psicotiche e criminali delle deviazioni sessuali, e conteneva quarantacinque casi clinici (dei quali undici erano rappresentati da pazienti di Krafft-Ebing [31].

In Russia anche Tarnovskij pubblicò un volume sulle deviazioni sessuali che ebbe molto successo [32]. Fu comunque l'opera di Krafft-Ebing, con i suoi intendimenti più filosofici e forse anche con il suo titolo così singolare, che produsse nel campo della patologia sessuale lo stesso effetto che nel 1882 aveva prodotto lo scritto di Charcot nel campo dell'ipnotismo. "Le porte erano state aperte" e d'allora in poi il numero delle pubblicazioni sulla patologia sessuale andò aumentando di anno in anno. Benché Krafft-Ebing si fosse preoccupato di scrivere certe parti del suo libro in latino, si mostrarono interessati alla sua opera ambienti più ampi di quello medico professionale. Non si hanno prove dell'esistenza di critiche dovute al contenuto del libro, ma ve ne furono soltanto perché non si provvide a limitarne la circolazione al mondo professionale. La prima edizione, che aveva solo centodieci pagine, fu presto seguita da edizioni ampliate, arricchite da molti casi clinici, nelle quali la classificazione fu in gran parte mutata.

Nel 1887 l'interesse generale del pubblico si rivolse agli incidenti diplomatici tra la Germania e la Francia e agli scandali politici francesi. Gli incessanti attacchi contro Pasteur spinsero alla fine Charcot e Vulpien a intervenire all'Académie de médecine per mettere a tacere gli avversari di Pasteur. Tra gli avvenimenti medici di quell'anno, alcuni ci appaiono, retrospettivamente, più importanti di quanto lo sembrassero ai contemporanei. Nel 18 Victor Horsley per la prima volta compì un'operazione su un tumore che comprimeva il midollo spinale, e riuscì in questo modo a guarire il paziente. Tuttavia i neurologi degli altri paesi europei rimasero scettici. In Austria Wagner-Jauregg, che aveva notato l'effetto favorevole della febbre sulle condizioni mentali dei pazienti psicotici, iniziò quella lunga serie di esperimenti che dovevano condurlo, molti anni più tardi, alla scoperta della terapia malarica per i pazienti affetti da paresi generale [33].

In Europa si andava largamente manifestando un profondo interesse per i problemi delle malattie mentali, delle nevrosi e dell'ipnosi. A Zurigo, Auguste Forel dava grande prestigio al Burghölzli (la clinica psichiatrica dell'Università di Zurigo). Un giovane scrittore tedesco, Gerhart Hauptmann, seguiva le dimostrazioni cliniche di Forel con appassionato interesse, e in seguito utilizzò queste sue conoscenze per il proprio lavoro letterario [34]. In Olanda, Van Renterghem e Van Eeden, di ritorno da Nancy, il 15 ottobre 1887 aprirono ad Amsterdam una clinica per il trattamento ipnotico. A Berlino, Albert Moli tenne una conferenza sulla terapia ipnotica di fronte a un pubblico di medici [35]. Questa conferenza, come egli affermò, incontrò una certa resistenza, tuttavia ad essa fece seguito una seconda che fu meglio compresa. A Stoccolma, Wetterstrand iniziò a praticare professionalmente il trattamento ipnotico e, in seguito, avrebbe avuto un favoloso successo. A Parigi, Bérillon, che aveva adottato le idee di Bernheim, fu autorizzato a tenere una serie di lezioni sull'applicazione terapeutica dell'ipnosi nella stessa Ecole de médecine, vale a dire in quella che era considerata la roccaforte di Charcot [36].

Il 1888 fu ritenuto dai contemporanei un anno che avrebbe sconvolto il mondo. In Germania fu chiamato l'anno fatale: l'imperatore Guglielmo I morì in marzo all'età di novantun anni, ma il suo successore, Federico III, che aveva orientamenti liberali e dal quale ci si aspettava un capovolgimento della politica autoritaria del padre, morì tre mesi dopo, e a lui successe l'eccentrico Guglielmo II. In Francia la fortuna politica di Boulanger continuava a crescere, e in lui i nazionalisti vedevano l'uomo che avrebbe riconquistato l'Alsazia-Lorena. I francesi, pensando ora a un'alleanza con i russi, sottoscrivevano entusiasticamente i prestiti governativi a favore della Russia. Le potenze europee si contendevano aspramente le ultime colonie rimaste; la colonizzazione era considerata come una missione di incivilimento da parte degli europei. Quando, nel 1888, il Brasile abolì la schiavitù il resto del mondo fu assai colpito nell'apprendere che essa era esistita fino ad allora.

Questa era l'atmosfera generale in cui crescevano e si andavano sviluppando le conoscenze e la pratica dell'ipnotismo. In quell'anno Max Dessoir pubblicò una Bibliographie des modeinen Hypnotismus (Bibliografia dell'ipnotismo moderno), che conteneva 801 titoli di opere recenti, ma che escludeva gli articoli sull'ipnotismo delle riviste popolari e dei quotidiani, e qualsiasi romanzo, racconto o commedia basati sull'ipnosi o sullo sdoppiamento della personalità [37]. L'ipnosi continuava a fare nuovi seguaci. In Svizzera, Auguste Forel, dopo essere stato a Nancy, ritornò a Zurigo entusiasta dell'ipnotismo e pubblicò un libro in cui affermava di credere nella possibilità dei crimini compiuti in stato ipnotico e prendeva in esame anche il fenomeno della resistenza conscia e inconscia in stato ipnotico [38]. A Berlino, Preyer tenne una serie di lezioni sull'ipnosi. In Belgio, Masoin suscitò una discussione sull'ipnotismo all'Accademia belga di medicina. In Francia Binet e Janet conducevano ricerche originali e autonome sull'ipnotismo, rispettivamente a Parigi e a Le Havre.

L'ipnosi era anche il tema d'attualità nei dibattimenti giudiziari; poiché la scuola di Nancy ammetteva la possibilità dei crimini compiuti in stato ipnotico e la Salpêtrière la negava, vi erano validi motivi per accese polemiche tra gli esperti, come appunto si verificò nel famoso processo Chambige [39]. Nel gennaio 1888, in una piccola città dell'Algeria, fu trovato su un letto di una villa il corpo nudo di Madame Grille; vicino al suo corpo vi era il ventiduenne studente di legge Henri Chambige, che recava in volto il segno di un colpo d'arma da fuoco. Il marito della vittima preferiva credere che la seduzione della moglie avesse avuto luogo in stato ipnotico. Chambige ammise che tra lui e Madame Grille vi era stata una violenta passione, riferì che la donna aveva espresso il desiderio di porre fine alla loro storia con un doppio suicidio e disse che, acconsentendo alle sue richieste, egli l'aveva uccisa e poi si era sparato. L'accusa sostenne che Chambige l'aveva ipnotizzata, o che forse era ricorso a qualche insidiosa droga per farle perdere la coscienza. Chambige lo negò, ma ciò nonostante fu condannato a sette anni di lavori forzati.

Anche l'isteria suscitava dovunque molto interesse. Seguendo le orme di Charcot e di Strümpell, Moebius in Germania definì l'isteria come l'espressione di "mutamenti morbosi del corpo causati da rappresentazioni" [40].

Il 1889 iniziò con due fatti sensazionali. Il 30 gennaio il principe Rodolfo, erede al trono della monarchia austroungarica, fu trovato ucciso da un colpo d'arma da fuoco nel padiglione di caccia di Mayerling, nei boschi di Vienna, insieme con la propria amante, la giovane baronessa Maria Vetsera. Il mistero che circondò la duplice morte non è stato mai chiarito. Questo lutto fu un grave colpo per l'imperatore Francesco Giuseppe e creò problemi per la successione al trono. L'altro fatto sensazionale fu il trionfale successo di Boulanger alle elezioni generali in Francia. L'entusiasmo per Boulanger aveva raggiunto il culmine e ci si aspettava che egli prendesse il potere, ma quando giunse il momento cruciale egli esitò di fronte al gesto decisivo e fuggì in Belgio, causando il crollo del movimento dei suoi seguaci. La tensione politica in Francia finalmente si allentò, creando un'atmosfera più favorevole per l'Esposizione universale. Il governo francese l'aveva organizzata per celebrare il centenario della Rivoluzione e per dimostrare che, nonostante la sconfitta ad opera della Germania nel 1870-71, la Francia era ancora una grande potenza.

Un terzo fatto sensazionale fu la notizia che Friedrich Nietzsche era stato colto a Torino da gravi disturbi psicotici ed era stato rinchiuso in una clinica psichiatrica, dove avrebbe trascorso il resto della sua vita senza più riacquistare la ragione. Questa tragedia contribuì ad attirare l'attenzione sull'opera di Nietzsche, e per circa due decenni la gioventù europea si lasciò prendere totalmente dal fascino del suo pensiero.

L'Esposizione universale attrasse a Parigi enormi folle, desiderose di vedere la torre Eiffel, il Moulin Rouge e le altre attrazioni. Vi fu anche un'ininterrotta serie di congressi internazionali, e talvolta cinque o sei di essi si svolsero contemporaneamente. I visitatori avevano l'impressione che l'attività intellettuale in Francia non fosse mai stata così fervida. Fra le opere di maggiore successo di quell'anno vi furono La bestia umana di Zola, Taide di Anatole France, Un homme libre di Barrés e Le disciple di Paul Bourget (ispirato al caso Chambige). La tesi di laurea di Henri Bergson, Saggio sui dati immediati della coscienza, gli fruttò il riconoscimento nel mondo filosofico [41]. Il suo collega Pierre Janet, che aveva sostenuto brillantemente la propria tesi, L'automatisme psychologique, conseguì anch'egli notevole fama negli ambienti filosofici e psicologici [42]. Un altro avvenimentc che suscitò notevoli commenti fu la lettura, avvenuta il 1° giugno davant alla Société de biologie, della relazione di Brown-Séquard relativa al ringiovanimento prodotto negli uomini dalle iniezioni di estratto testicolare [43]. L'autore aveva utilizzato se stesso come cavia, e i suoi colleghi ritenevano che il suo aspetto fosse molto più giovanile. Questa fu una delle prime applicazioni dell'endocrinologia di cui si abbia notizia.

Fra i congressi che ebbero luogo durante l'Esposizione ve ne furono tre che ci interessano da vicino, quelli cioè sulla psicologia fisiologica, sull'ipnotismo e sul magnetismo. Il Congresso internazionale di psicologia fisiologica ebbe luogo dal 6 al 10 agosto [44]. Questa denominazione era stata scelta per indicare che la psicologia era ora una scienza autonoma e non più una semplice branca della filosofia. Charcot era stato nominato presidente ma chiese di essere esonerato dall'incarico e il congresso fu aperto da uno dei vicepresidenti, Ribot. Il congresso si divideva in quattro sezioni, la prima, sotto la presidenza di William James, prese in esame il tema della sensibilità muscolare. La seconda esaminò l'ereditarietà psicologica e in essa Galton tenne l'intervento principale. La terza prese in esame le allucinazioni, e in particolare la loro presenza in individui non psicotici, e questo tema offrì a Frederic Myers e a William James la possibilità di parlare di certi fenomeni parapsicologici. Nella quarta sezione, dedicata all'ipnotismo, furono messe a confronto tre teorie. Bernheim difese la posizione della scuola di Nancy, affermò cioè che ogni individuo può essere ipnotizzato, ammettendo tuttavia che una certa impressionabilità costituisce un requisito preliminare. Janet dichiarò che solo gli isterici e gli individui esauriti possono essere ipnotizzati; infine Ochorowicz sostenne che l'ipnotizzabilità è una condizione individuale che può trovarsi sia negli individui sani sia in quelli malati.

Il Congresso internazionale di ipnotismo ebbe luogo all'Hôtel-Dieu a Parigi dall'8 al 12 agosto [45]. Questo congresso aveva avuto un'ampia pubblicità e, come era stato previsto, fu seguito da giornalisti di trentun quotidiani (un fatto eccezionale per quel tempo), fra i quali erano presenti lo "Sphinx" di Monaco e il "Sun" di New York. Gli intervenuti erano così numerosi che la sala risultò troppo piccola per accoglierli tutti. Fra i presidenti onorari vi era Charcot, che tuttavia aveva chiesto di essere esonerato; fra i partecipanti ricordiamo Azam, Babinski, Binet, Delbœuf, Dessoir, Sigmund Freud, William James, Ladame, Lombroso, Myers, il colonnello De Rochas, Van Eeden e Van Renterghem, che rappresentavano una strana mescolanza di filosofi, neurologi, psichiatri e operatori pratici dell'ipnotismo. Il congresso fu aperto da Dumontpallier, lui stesso un pioniere dello studio dell'ipnosi, il quale ricordò tutta una lunga serie di altri pionieri e concluse affermando che "l'ipnotismo era una scienza sperimentale; la sua marcia ili avanti era inarrestabile". Poi Ladame, di Ginevra, lesse un intervento in cui attaccava Delbceuf e auspicava la proibizione delle rappresentazioni teatrali di tipo ipnotico; questo intervento suscitò un animato dibattito. Van Ren-terghem e Van Eeden dettero una descrizione della clinica per la psicoterapia di suggestione che avevano aperto ad Amsterdam due anni prima. (Quella forse fu la prima volta in cui la parola "psicoterapia" veniva usata in un congresso.)

Il giorno seguente, il 9 agosto, i lavori iniziarono con una relazione di Bernheim che metteva a confronto i diversi pregi delle varie tecniche usate per produrre l'ipnosi e per favorire la suggestionabilità, considerate dal punto di vista terapeutico. Bernheim affermò: "Non si è ipnotisti quando si sono ipnotizzate due o tre persone che si sono ipnotizzate da sole. Si è ipnotisti quando, nel corso del lavoro in un ospedale in cui si abbia la responsabilità dei pazienti, si è in grado di influenzare otto o nove soggetti su dieci". La relazione di Bernheim diede luogo a un vivace dibattito; Pierre Janet sostenne che le affermazioni di Bernheim erano pericolose, poiché implicavano l'eliminazione di ogni tipo di determinismo, ed erano antipsicologiche perché la psicologia, come la fisiologia, aveva le proprie leggi. Bernheim rispose che vi era una sola legge fondamentale: ogni cellula cerebrale attivata da un'idea tende a realizzare quell'idea.

Il terzo giorno, il 10 agosto, fu dedicato all'utilizzazione clinica dell'ipnotismo, esemplificata da casi clinici. Marcel Briand raccontò il caso di una sua paziente che era solita invocare aiuto ogni notte alla stessa ora [46]. Il suggerimento: "Tu non devi gridare" non dava alcun risultato. Briand suggerì al marito di chiedere alla moglie nel corso di una crisi che cosa fosse ciò che la spaventava, e il marito riferì che la donna si vedeva sepolta viva. Briand indusse quindi la paziente a rivedere, in stato ipnotico, l'intera scena della propria sepoltura, assicurandole che egli sarebbe giunto in tempo per salvarla e che ciò avrebbe posto fine ai suoi incubi. La paziente guarì, ma Briand preferì rafforzare l'effetto terapeutico ripetendo la seduta dopo cinque giorni e di nuovo dopo un mese. In seguito Bourru e Burot riferirono il caso di una donna quarantacinquenne che, in seguito a varie sfortunate vicissitudini subite nel corso della vita, era diventata vittima di gravi disturbi isterici [47]. La paziente aveva chiesto di essere ipnotizzata, sentendosi certa che ciò avrebbe riprodotto un piacevole evento che era accaduto due anni prima. In stato ipnotico rivisse quel tempo felice e i sintomi temporaneamente scomparvero. In seguito la donna ricordò la propria vita e i tempi lieti nello stato di veglia, e d'allora in poi la sua personalità si sdoppiò con alterni periodi di malattia e di felicità. Sembrerebbe, da questo caso clinico, che il medico abbia raggiunto un successo limitato, riuscendo a trasformare la paziente da una persona permanentemente malata in una persona che godeva di intermittenti periodi di buona salute; ma nella comunicazione in questione troviamo un'affermazione molto interessante:

Non è sufficiente combattere a uno a uno i fenomeni morbosi mediante la suggestione: i fenomeni infatti possono scomparire mentre la malattia può persistere. In questo caso avremmo soltanto una terapia dei sintomi, niente di più che un palliativo. Un reale e durevole miglioramento fu ottenuto quando in seguito a un attento e logico esame potemmo arrivare all'origine stessa della malattia... Fu l'accertamento di queste crisi allucinatorie che ci ispirò l'idea di riportare la paziente a quel periodo della sua vita, provocando in lei una modificazione della personalità.

Gli autori attribuivano l'effetto terapeutico di queste crisi al fatto che esse rappresentavano una sorta di scarica o di esplosione psicologica.

L'11 agosto i partecipanti visitarono l'ospedale di Villejuif, e il 12 agosto, ultimo giorno del congresso, fu dedicato alla visita della Salpêtrière. Fu abbastanza curioso il fatto che ai congressisti non fu mostrato il reparto di Charcot, ma quello di Voisin, uno psichiatra che sosteneva di essere in grado di ipnotizzare uno psicotico scelto fra altri dieci e di poter migliorare con i suoi metodi le condizioni di molti di questi pazienti. In una delle sedute e un intervento di Liégeois sulla suggestione criminale suscitò un aspro dibattito, e vi fu una veemente risposta di Delbceuf alle critiche di Ladame dell'8 agosto.

È notevole il fatto che questo congresso fu dominato da Bernheim e dalla scuola di Nancy, e che quasi nessuno degli esponenti della scuola della Salpêtrière partecipò ai dibattiti, fatta eccezione per Georges Gilles de la Tourette e Pierre Janet.

Il Congresso internazionale di magnetismo, che ebbe luogo dal 21 al 26 ottobre 1889, sotto la presidenza del conte di Constantin, confermò che nonostante la recente e diffusa popolarità dell'ipnotismo, il magnetismo non era ancora morto [48]. Il congresso fu seguito non solo da molti "laici" che praticavano il magnetismo all'ombra della medicina ufficiale, ma anche da medici e potè vantare l'adesione di illustri personalità. Camille Flammarion scrisse per scusare la propria assenza, dicendo che si trovava "sul pianeta Marte", cioè che stava completando uno studio geografico del pianeta. Gli intervenuti sottolinearono che il loro maestro era Mesmer, che il magnetismo non doveva essere confuso con l'ipnotismo, e che il sonno magnetico non era necessariamente un elemento del trattamento magnetico della malattia. Furono fatti aspri commenti all'opera di Charcot. Fu raccomandata la fondazione di una scuola di magnetismo terapeutico, dove sarebbero stati addestrati i futuri magnetisti.

Il 1889 fu un anno fortunato per la psicologia dinamica. I periodici medici di Parigi riportavano numerosi articoli di Charcot e riferivano ampiamente le sue lezioni. Ovviamente egli stava diventando più cauto a proposito dell'ipnotismo e non fu casuale, probabilmente, il fatto che tenne una lezione sugli incidenti causati dall'ipnosi [49]. Recenti studi sull'ipnosi e sull'isteria condotti da Alfred Binet e anche la tesi di Janet di recente pubblicazione sull'automatismo psicologico, stavano a dimostrare al pubblico che l'insegnamento di Charcot stava procedendo lungo nuove direzioni. Nel suo reparto alla Salpêtrière Charcot creò un laboratorio psicologico da affidare alla direzione di Pierre Janet, il quale iniziò i suoi studi di medicina osservando e curando i pazienti isterici, mentre insegnava filosofia al Lycée Louis-le-Grand.

Come si è visto, tuttavia, la scuola di Nancy guadagnava costantemente terreno. Liébeault sfruttò la propria tardiva fama per pubblicare un'edizione riveduta del suo libro [50]. Forel, a Zurigo, aprì un ambulatorio dove somministrava il trattamento ipnotico. A Berlino, Moli trovava ora ascoltatori interessati e pubblicò un libro sull'ipnotismo [51]. A Montpellier, Grasset tenne una serie di conferenze sull'ipnotismo e cominciò a elaborare una propria teoria. Meynert, a Vienna, poneva però in luce l'elemento erotico dell'ipnosi e uno dei suoi allievi, Anton, pubblicò impressionanti esempi dei pericoli presentati da questo metodo terapeutico [52]. Tra i fautori dell'ipnotismo vi era Sigmund Freud che, nel corso del suo viaggio a Parigi, aveva fatto una deviazione verso Nancy per ascoltare Bernheim e Liébeault.

Dessoir [53] in Germania e Héricourt [54] in Francia tentarono di compilare una sorta di catalogo delle nozioni che si erano acquisite sull'inconscio. Moritz Benedikt pubblicò casi clinici che illustravano le sue osservazioni sulla vita segreta dei sogni a occhi aperti e delle emozioni represse (in particolare di natura sessuale) e sulla loro funzione nella patogenesi dell'isteria e delle nevrosi [55].

La psicopatologia sessuale costituiva un altro campo che attirava sempre maggiori interessi. I medici non solo descrivevano e classificavano i vari tipi di deviazioni sessuali, ma studiavano anche gli effetti mascherati dei disturbi sessuali, che trovavano espressione a livello emotivo e fisico. Alexander Peyer, a Zurigo, pubblicò appunto scritti di questo genere, che trattavano i nocivi effetti del coitus interruptus e in particolare le sue manifestazioni come "asma sessuale" [56].

Declino della Salpêtrière: 1890-93

Al Congresso di ipnotismo si erano avuti i primi segni del declino della fuma di Charcot, cui si accompagnava un trionfale sviluppo della scuola di Nancy. Dal 1890 al 1893, cioè fino alla morte di Charcot, la Salpêtrière continuò a perdere importanza. I nemici di Charcot sostenevano che egli ignorasse qualsiasi lavoro sull'ipnosi che non fosse stato compiuto alla Salpêtrière; in realtà è più probabile che egli fosse preoccupato dalla sempre crescente massa di pubblicazioni di dubbio valore sull'ipnotismo.

Ai contemporanei il 1890 sembrò un anno di grandi tensioni politiche e sociali, caratterizzato dagli attentati degli anarchici; ma, negli annali medici, rimase famoso come l'anno della tubercolina. Robert Koch, che aveva scoperto il bacillo della tubercolosi e che era noto per la cura con cui conduceva i propri esperimenti, preparò la tubercolina da una coltura del bacillo. I primi esperimenti avevano indotto gli studiosi di medicina a ritenere che la tubercolina potesse avere un'azione curativa sulla tubercolosi, e questa notizia aveva suscitato un eccezionale interesse tra i pazienti sofferenti di tubercolosi e tra i loro medici. Questi si precipitarono a Berlino per rifornirsi della tubercolina da cui i loro pazienti, pieni di speranza, trassero un temporaneo miglioramento; il che portò alla pubblicazione di frettolosi rapporti medici che non fecero altro che accrescere ulteriormente le speranze. Ci vollero alcuni mesi perché si facesse luce la terribile verità, e cioè che i pazienti trattati con questo nuovo metodo morivano a migliaia [57].

L'avvenimento più importante che si verificò in campo psicologico fu la pubblicazione dei Princìpi di psicologia di William James [58]. Il rinomato psicologo di Harvard aveva lavorato a questo libro per dodici anni e la sua opera fu il primo lavoro notevole di questo genere ad apparire negli Stati Uniti, ed ebbe un immediato e duraturo successo su entrambe le sponde dell'Atlantico. Il manuale di James non trattava soltanto i vari aspetti della psicologia sperimentale, ma anche i problemi dell'ipnosi, della doppia personalità e dell'indagine psichica.

Intanto le pubblicazioni sull'ipnosi diventavano così numerose che era quasi impossibile tenersi aggiornati. Max Dessoir aggiunse un supplemento di 382 nuovi titoli agli 801 della sua bibliografia sull'ipnotismo moderno, redatta nel 1888; tra questi un buon numero concerneva il problema dei crimini compiuti in stato ipnotico: era un problema non soltanto accadèmico ma un tema d'attualità che era causa di accese polemiche tra i periti dei tribunali e di appassionati dibattiti tra il pubblico e sulla stampa quotidiana.

Un famoso processo avvenuto nel 1890 fu quello di Gabrielle Bompard [59]. Nel luglio 1889 Gouffé, capo della polizia parigina, era stato ucciso. Alcuni mesi più tardi giunse a Parigi una giovane donna, Gabrielle Bompard, che accusò se stessa e il proprio complice, Michel Eyraud, dell'assassinio. La donna sosteneva di essere stata ipnotizzata da Eyraud, il suo amante, e di essere stata costretta ad attirare Gouffé in un appartamento, dove ella gli aveva posto una corda attorno al collo, mentre Eyraud l'aveva strangolato e derubato. In seguito alla denuncia, Eyraud fu arrestato air Avana e quindi consegnato alle autorità francesi, ma negò di avere ipnotizzato Gabrielle. Fu tuttavia condannato a morte, mentre alla complice furono inflitti vent'anni di carcere. L'opinione pubblica si appassionò moltissimo per questo caso di assassinio in stato ipnotico e seguì con estremo interesse i dibattiti dei periti in tribunale. Sostenendo la possibilità del crimine in stato ipnotico, Liégeois si faceva portavoce della scuola di Nancy. Suoi avversari erano i noti periti Brouardel, Motet e Ballet che, invocando l'autorità di Charcot, negavano questa possibilità. Ancora dopo molti anni, Bernheim si mostrava convinto del fatto che Gabrielle Bompard avesse agito sotto suggestione; aggiungeva però che la donna era congenitamente priva di senso morale [60].

Vi furono altri processi che contribuirono a gettare in discredito la teoria del crimine in stato ipnotico. Grasset riferì il caso di una giovane isterica diciannovenne che, risultata incinta, aveva sostenuto di essere stata ipnotizzata da un venditore ambulante [61]. La giovane fu successivamente ipnotizzata da vari esperti, i quali ricavarono in questo modo dettagli relativi alla presunta violenza carnale. Nonostante si professasse innocente, il venditore ambulante fu arrestato. Accadde però che due mesi prima del previsto venne alla luce un bambino, la cui gestazione, secondo il parere dei medici, era durata il normale periodo di nove mesi. La puerpera confessò allora che le sue accuse contro il venditore ambulante erano false, e che le sue sedute ipnotiche con gli esperti erano state completamente simulate.

Nel 1891 Charcot difese validamente le proprie posizioni contro gli attacchi della scuola di Nancy. Georges Gilles de la Tourette, suo allievo, pubblicò il grande Traité clinique et thérapeutique de l'hystérie, una sintesi delle dottrine di Charcot, in cui venivano confutate le tesi dei suoi avversari [62]. Frattanto il nuovo astro della Salpêtrière, Pierre Janet, andava sviluppando la sua analisi psicologica, e pubblicava in quell'anno il caso di Marcelle, in cui veniva analizzato dettagliatamente il rapporto tra sintomi, idee fisse subconscie e struttura costituzionale [63].

Il 25 maggio si tenne a Nancy una cerimonia in onore di Liébeault, che si ritirava dall'attività scientifica, durante la quale vi furono i consueti banchetti, discorsi e regali. L'occasione permise di verificare il numero di aderenti che la scuola di Nancy si era guadagnata in tutto il mondo [64]. Fu fondato un Premio Liébeault per incoraggiare le ricerche nel campo dell'ipnotismo.

A Vienna Moritz Benedikt riaffermò la propria teoria dell'isteria, sostenendo che alla base di essa vi era una vulnerabilità innata e acquisita del sistema nervoso, ma che la sua causa effettiva era da ricercarsi o in un trauma psichico (sia nell'uomo sia nella donna) o in un disturbo funzionale del sistema genitale o della vita sessuale, che nel caso della donna sarebbe stato tenuto segreto anche ai parenti più vicini e al medico di famiglia [65]. Benedikt sosteneva l'inutilità del trattamento ipnotico dell'isteria e la necessità di una psicoterapia a livello conscio. Hans Gross, il criminologo di Graz, pubblicò nel 1891 il suo Handbuch für Untersuchungsrichter (Manuale per il magistrato inquirente), che conteneva acute osservazioni sui deleteri effetti e sui vari mascheramenti dell'istinto sessuale frustrato [66]. In quel tempo Sigmund Freud si occupava ancora principalmente di neurologia e pubblicava le sue ricerche sulla paralisi cerebrale dei bambini e il suo libro sull'afasia.

Il 1892 sembrò un anno particolarmente violento, a causa dei numerosi attentati criminali anarchici in Europa e in America.

A Parigi le fortune di Charcot stavano definitivamente declinando e per la prima volta egli dovette subire un grave smacco: Charcot avrebbe voluto che Babinski ricevesse il titolo di professore (con ogni probabilità lo considerava il proprio successore), ma Bouchard fu in grado di opporsi alla volontà di Charcot, con il risultato che Babinski non ottenne mai la cattedra ed ebbe la carriera universitaria rovinata. Ad ogni modo Charcot era evidentemente alla ricerca di nuove strade; egli era rimasto impressionato vedendo che alcuni suoi pazienti erano tornati da Lourdes liberati dai loro sintomi (e non si trattava solo di paralisi isteriche, ma anche di tumori e di ulcere), ed era giunto alla conclusione che esistevano ignoti e potenti fattori curativi, che la medicina del futuro avrebbe dovuto imparare a controllare [67]. Charcot cercava anche di estendere ad altri campi la sua distinzione tra paralisi organiche e dinamiche. Una sua famosa paziente, nota come Madame D., fu il prototipo di cui egli si servì per dimostrare la differenza tra amnesia organica e amnesia dinamica [68]. Questa stessa paziente fu affidata a Janet per una psicoterapia e divenne uno dei suoi più noti casi di trattamento mediante l'analisi psicologica [69].

Alla Salpêtrière, Janet continuava attivamente le sue ricerche in modo del tutto indipendente dall'equipe neurologica. Teneva lezioni, seguite con molta attenzione, sull'amnesia e sull'anestesia isteriche e altrettanta attenzione ottenne un suo articolo sullo spiritismo in cui dava un'interpretazione dinamico-psicologica dei fenomeni medianici [70]. Le sue analisi psicologiche di alcuni pazienti accuratamente scelti andavano costituendo un modello per ulteriori ricerche e nuovi trattamenti. Se egli avesse pubblicato allora i casi clinici di Lucie, Marie, Marcelle, Madame D., e di altri pazienti che aveva già trattato con successo, nessuno avrebbe mai posto in dubbio la sua priorità in merito alla scoperta di quella che sarebbe stata in seguito chiamata terapia catartica. Janet stava anche diventando una fonte d'ispirazione per altri ricercatori, come dimostra la tesi di medicina di Laurent, che trattava le variazioni patologiche del campo della coscienza [71].

Nel frattempo, l'influenza della scuola di Nancy si diffondeva in tutta Europa: ciò divenne evidente al 2° Congresso internazionale di psicologia che si tenne a Londra dal 1° al 4 agosto [72]. Il primo congresso, tre anni prima, era stato chiamato Congresso di psicologia fisiologica, ma seguendo il desiderio di alcuni membri, fu deciso di cambiare la parola "fisiologica" con "sperimentale". Il presidente del secondo congresso fu Sidgwick e il segretario generale Myers. Una delle prime comunicazioni fu quella di Pierre Janet, dedicata all'"amnesia continua", in cui venivano riferiti tre casi clinici: il più lungo era quello di Madame D., e Janet chiarì come questa paziente, che sembrava incapace di acquisire nuovi dati mnemonici e dimenticava immediatamente ogni cosa, conservasse tuttavia una memoria inconscia efficiente dietro questa evidente amnesia. Janet aveva usato tre metodi terapeutici: l'ipnosi, la scrittura automatica e la conversazione automatica (una nuova tecnica che consisteva nel far parlare a caso il paziente); in questo modo gli era stato possibile non solo giungere alle idee fisse subconsce e ai sogni subconsci, ma anche modificarli e restituire alla paziente la maggior parte dei suoi ricordi nel momento in cui tornava allo stato cosciente.

Frederick van Eeden, il giovane medico e poeta olandese che insieme con Van Renterghem aveva aperto una clinica per la terapia di suggestione ad Amsterdam, esaminò "la teoria della psicoterapeutica". Il termine "psicoterapeutica", introdotto da Hack Tuke, veniva definito come "la guarigione del corpo mediante le funzioni psichiche del paziente". Van Eeden definiva ora la "psicoterapia" come "la guarigione del corpo mediante la mente, coadiuvata dall'impulso di una mente sull'altra". "La centralizzazione delle funzioni psichiche deve costituire il principio fondamentale della psicoterapia — sosteneva Van Eeden — e questo centro è costituito dall'intelletto e dalla volizione cosciente." La psicoterapia doveva guidare e istruire, non comandare, e il modo migliore per raggiungere tale scopo era l'addestramento. L'affermazione secondo cui "la psicoterapia non curava in modo completo e durevole" era ridicola. La scuola di Nancy s'impose trionfalmente, ancora più che al primo congresso. Janet fu l'unico a intervenire per affermare che esisteva l'ipnosi.

In tutta Europa si manifestava l'esigenza di una nuova psicologia che superasse il semplice ipnotismo e la suggestione. Un ulteriore esempio di tale esigenza fu la prolusione di Strümpell Ueber die Entstehung und die Heilung von Krankheiten durch Vorstellungen (Sulla genesi e la cura delle malattie mediante rappresentazioni), che fu letta il 4 novembre 1892, in occasione della sua elezione a vicerettore dell'Università di Erlangen.

Strümpell ricordava che l'influsso di fattori psicologici nell'etiologia delle malattie fisiche era noto fin dai tempi più antichi, benché taluni soggetti siano più sensibili di altri a questi influssi. Se i fattori psicologici possono dare luogo alla malattia, essi possono anche procurare la guarigione. Molte cure devono il loro successo più alla fede dei pazienti nella loro efficacia che agli agenti medici veri e propri. La moda del tempo attribuisce molta importanza all'ipnotismo e alla suggestione. In realtà l'ipnosi è efficace nella misura in cui il paziente crede in essa e non ne comprende la vera natura. Una persona normale che sappia esattamente in che cosa consista l'ipnosi non potrà quasi mai essere ipnotizzata; a ciò va aggiunto il fatto che l'ipnosi è una grave torma di isteria artificiale. Attraverso l'ipnosi non si verifica alcun miglioramento che non si possa anche ottenere con altri mezzi. L'ipnotismo non avrebbe ottenuto una così ampia diffusione se i giovani medici avessero ricevuto una migliore istruzione psicologica. Strümpell concludeva il suo discorso esprimendo la speranza che la psicologia potesse diventare una materia obbligatoria nei corsi di medicina come lo era la fisiologia [73].

Il generale interesse per le nuove forme di psicoterapia trovò espressione nel romanzo di Marcel Prévost L'automne d'une femme, che apparve alla fine del 1892, portando però la data del 1893, e che aveva come epigrafe un verso di Alfred de Vigny: Il rêvera partout à la chaleur du sein.

Un giovane, Maurice, che durante l'infanzia era stato eccezionalmente viziato dalla madre e a cui era tuttavia particolarmente attaccato, è alla ricerca di una donna che abbia una natura materna. Ha una storia d'amore con una donna frustrata che teme d'invecchiare, e quest'amore ha caratteristiche tragiche, sia a causa dell'immaturità di Maurice sia perché la sua amante, Madame Surgère, donna di sentimenti religiosi, è dilaniata da sensi di colpa. D'altro canto, la figlia adottiva di lei, Claire, è profondamente innamorata di Maurice, il quale dopo aver avuto con la ragazza un flirt superficiale, pensa a lei come alla propria futura sposa per il tempo in cui si sentirà stanco della sua avventura. Nel frattempo i familiari hanno combinato un fidanzamento tra Claire e un uomo più anziano di lei, che ella rispetta senza però amare. Claire cade vittima di una profonda depressione dovuta al segreto che non osa rivelare a nessuno. Le sue condizioni peggiorano ed ella è sui punto di morire, quando finalmente qualcuno indovina il suo segreto e ne ottiene da lei la confessione: costui è il giovane dottor Daumier, un neurologo della Salpêtrière. Daumier, mostrando eccezionali doti psicoterapeutiche, risolve brillantemente l'intera situazione rendendo consapevole ciascuno dei personaggi della causa profonda delle proprie difficoltà. Mostra a Maurice qual’è la realtà della situazione, e fa appello con successo al suo senso di responsabilità. Maurice pone termine al suo rapporto con Madame Surgère e decide di sposare Claire, che in seguito a ciò si riprende rapidamente. Per quanto riguarda Madame Surgère, Daumier l'aiuta a superare il trauma della separazione da Maurice e la consiglia di rivolgersi al proprio confessore, che riuscirà a riconciliarla con la religione. Infine Daumier aiuta anche il serio gentiluomo, cui Claire era stata fidanzata, a riconoscere la sua vera vocazione, che è il sacerdozio [74].

Due sono i principali motivi d'interesse del romanzo. In primo luogo esso offre un'analisi psicologica di numerosi personaggi: abbiamo Maurice che, privo dell'autorità paterna e viziato dalla madre, è un giovane immaturo e irresponsabile, in cerca di avventure passeggere o dell'amore di donne materne, più anziane di lui; vi è poi Claire, la cui malattia comincia come una normale depressione per assumere a poco a poco proporzioni sempre più allarmanti e sfociare in un'emorragia che la porta sull'orlo della morte; Claire guarirà rapidamente quando il suo segreto patogeno viene scoperto e si trova un mezzo per esaudire il suo desiderio (oggi il suo stato verrebbe definito una malattia psicosomatica). L'altro motivo d'interesse del romanzo è la descrizione dello psicoterapeuta, il dottor Daumier, dotato di acute doti di percezione, abile nello sbrogliare le situazioni, pieno di tatto nel rivolgersi a ciascuno dei personaggi. Per coloro che conoscevano la personalità e la psicoterapia di Pierre Janet, non vi era dubbio che l'autore avesse preso lui come modello del proprio personaggio. I procedimenti psicoterapeutici del dottor Daumier ricordavano anche quelli usati da Benedikt a Vienna: in entrambi i casi si ha la ricerca dei problemi segreti del paziente mentre questi è in stato di coscienza, e la guarigione è ottenuta aiutandolo a risolvere questi problemi.

Vediamo dunque che nel 1892 esisteva una gamma di psicoterapie, che andavano dalla suggestione ipnotica e dalla catarsi alla combinazione di terapie d'appoggio, di tipo espressivo e di tipo direttivo. Questa era quindi la situazione agli inizi del decisivo 1893.

Il 1893 fu un altro anno di tensioni politiche e sociali in tutto il mondo. Una flottiglia della marina russa visitò il porto di Tolone, ricevendo un'accoglienza trionfale dal popolo francese: questo fu il passo preliminare che portò all'alleanza militare franco-russa. Per i francesi, minacciati dai tedeschi, costituiva un motivo di sollievo il ristabilimento dell'equilibrio tra le potenze (Germania, Austria-Ungheria e Italia da un lato, Francia e Russia dall'altro). Nel frattempo i francesi si preoccupavano anche di ampliare il loro già vasto impero coloniale. L'attività anarchica non era mai stata così intensa e il 9 dicembre l'anarchico Vaillant lanciò una bomba nella Camera dei deputati; l'incidente fu chiuso dalla celebre frase del presidente: "Messieurs, la séance continue."

Alla Salpêtrière emergevano lentamente nuove tendenze. Mentre Janet continuava la sua analisi psicologica dell'isteria, Babìnski era alla ricerca di precisi criteri neurologici per definire i sintomi isterici e distinguerli da quelli organici (ciò l'avrebbe condotto alla scoperta del riflesso cutaneo plantare o "riflesso di Babinski").

A Vienna lo scontro tra i fautori e gli oppositori dell'ipnosi infuriava più acceso che mai. Krafft-Ebing pubblicò una serie di ricerche sull'ipnosi che suscitarono violente critiche da parte di Benedikt, non solo nei convegni medici ma anche nella stampa quotidiana [75]. Sigmund Freud, la cui fama di neurologo a quel tempo era ormai consolidata, cominciava a farsi conoscere nel campo della neuropsichiatria. Come abbiamo visto nel 1893 Freud trattava i pazienti ancora con il metodo di Bernheim, ma rese anch'egli il suo Tributo a Charcot con un articolo sulla differenza tra le paralisi organiche e isteriche [76]. Freud evidentemente non si rendeva conto degli sviluppi che si andavano verificando nell'ambiente parigino: il suo scritto, che avrebbe potuto considerarsi aggiornato rispetto alle dottrine della Salpêtrière del 1886, ora nel 1893, alla luce delle nuove prospettive offerte da Babinski, appariva un poco superato. Freud tuttavia scrisse anche un articolo, in collaborazione con Breuer, sul Meccanismo psichico dei fenomeni isterici, in cui proponeva una nuova teoria, combinando le concezioni di Janet e di Benedikt. Questo scritto ebbe una favorevole accoglienza: entro un mese ve ne fu un'obiettiva recensione sulla "Revue neurologique" e altre ne apparvero anche sui periodici tedeschi [77]. Obersteiner citò questo scritto nel suo libro sull'ipnosi definendolo come "un'applicazione molto interessante della suggestione ipnotica" [78]. In Inghilterra, Myers ritenne che esso confermava le sue concezioni sul Sé subliminale [79]. Michell Clarke lo commentò ampiamente e in termini cordiali su "Brain" [80]. In Belgio, Dallemagne pubblicò un buon riassunto della teoria di Breuer e di Freud, esprimendo però alcune riserve [81]. Janet scrisse: "Sono lieto di osservare che i risultati delle mie ormai non recenti scoperte hanno trovato recentemente una conferma da parte di due autori tedeschi, Breuer e Freud [82]." Benedikt, che come Janet era stato citato in una nota dello scritto, lo criticò, esprimendo l’opinione che Breuer e Freud avevano avuto la fortuna d'imbattersi in un gruppo insolitamente favorevole di casi clinici [83].

L'improvvisa morte di Charcot, il 16 agosto 1893, destò grande stupore in Francia e in tutto il mondo scientifico. Charcot, come si è detto in precedenza, era circondato da tutta una schiera di nemici, ansiosi di sfruttare ogni occasione per recargli danno [84]. Egli era stato criticato per l'atteggiamento tenuto durante il processo Valroff. Costui, un domestico che aveva cercato di uccidere la padrona di casa e la cameriera personale di questa, aveva dichiarato di aver agito in stato sonnambolico, e quindi aveva respinto le accuse, sostenendo di non essersi assolutamente reso conto di quello che faceva [85]. Fu chiesto il parere di Charcot, il quale non volle compromettersi e si limitò a dare una descrizione dello stato sonnambolico, senza dire se questo si potesse applicare alle recenti condizioni di Valroff. Nel frattempo era iniziata la campagna per le elezioni generali, condotta con insolita asprezza. L'opinione pubblica era sconvolta dagli scandali finanziari. In giugno alla Camera dei deputati numerosi uomini politici furono accusati di essersi lasciati corrompere dagli inglesi, tramite il finanziere Cornelius Hertz. I documenti prodotti come prova in giudizio si dimostrarono falsi, ma Hertz, accusato di appropriazione indebita, fuggì in Inghilterra. Gli inglesi si rifiutarono di consegnarlo alle autorità francesi, perché Hertz si era gravemente ammalato. I francesi allora inviarono Charcot in Inghilterra, insieme con un altro perito medico, perché redigesse una relazione sulle condizioni di salute di Hertz. Charcot fu criticato per aver predetto che l'uomo sarebbe morto entro due settimane (mentre in realtà Hertz addirittura sopravvisse a Charcot). Il mese di luglio iniziò con dimostrazioni studentesche a Parigi, e per incidente un giovane rimase ucciso in un caffè. Ciò costituì il segnale d'inizio di violente rivolte studentesche, che furono appoggiate dai lavoratori. Il Quartiere latino per quattro giorni fu pieno di barricate. Il tempo era terribilmente afoso e lo sforzo già gravoso necessario per portare a termine la discussione delle tesi di laurea all'Ecole de médecine, era reso ancora più intollerabile. Il 29 luglio Janet sostenne brillantemente la propria tesi di medicina con Charcot, che presiedeva il collegio dei professori. I preparativi per le elezioni generali davano spunto a irose polemiche, che degeneravano assai velocemente in atti di violenza.

In queste travagliate circostanze Charcot lasciò Parigi poco prima del 15 agosto per un periodo di vacanza nella regione del Morvan. Lo accompagnavano due dei suoi allievi prediletti, Debove e Strauss. Il medico russo Ljubimov raccontò di essere andato a cercare Charcot a casa sua, non sapendo della prossima partenza, e di essere rimasto colpito dalla sua espressione di sofferenza [86]. Charcot tuttavia aderì al desiderio di Ljubimov, che gli chiedeva un parere professionale, e così visitò il suo ultimo paziente durante il percorso da casa alla stazione. Il giorno successivo Charcot sembrò riprendersi, ma nella tarda serata si aggravò e mandò a chiamare i suoi accompagnatori. Questi gli fecero un'iniezione di morfina e lo lasciarono dormire; ma il mattino successivo, il 16 agosto, lo ritrovarono morto [87]. Charcot fu sepolto con tutti gli onori nazionali, dopo un'imponente cerimonia tenuta nella cappella della Salpêtrière, alla presenza di rappresentanti del governo, della pubblica amministrazione e di organizzazioni scientifiche, e di numerose personalità. Molte riviste mediche apparvero con le copertine listate a lutto e i quotidiani furono prodighi di dettagli, precisi e meno precisi, sulla carriera e sulla morte di Charcot. Si raccontò che nel mattino in cui egli era morto una delegazione di pazienti isterici sconvolti si fosse recata dal direttore dell'ospedale per chiedere notizie di Charcot, poiché ne avevano sognato la morte. Alcuni necrologi ebbero un tono ambiguo; ad esempio il "Figaro" del 17 agosto pose in luce il genio e i grandi meriti scientifici di Charcot, ma riesumò anche le vecchie accuse di orgoglio smodato, di egoismo accentratore e di autoesaltazione quasi sconfinante nell'istrionismo. Ad Antoine-Emile Blanche, che era morto nello stesso giorno, andarono parole di elogio, in cui veniva definito come un medico della vecchia scuola, che scriveva relazioni comprensibili, dotato di umanità e compassione e capace di considerare i pazienti come esseri umani e non come casi clinici.

Furono pubblicati molti necrologi di Charcot nelle riviste mediche francesi e di altri Paesi. Uno dei primi fu quello della "Wiener Medizinische Wochenschrift" comparso il 9 settembre 1893, firmato da Sigmund Freud [88]. L'autore, che era fiero di menzionare i propri ricordi personali, paragonava Charcot ad Adamo, che aveva dato il nome agli animali dell'Eden, e a Pinel, che aveva liberato i pazzi dalle loro catene: allo stesso modo Charcot alla Salpêtrière aveva dato il nome a malattie sconosciute e aveva liberato gli isterici dalle catene del pregiudizio. Freud riconosceva i grandi meriti del lavoro neurologico di Charcot e, per quanto riguardava l'isteria, lodava in lui l'opera di un pioniere, che aveva impostato un lavoro che avrebbe consentito la comprensione di questa malattia. Freud infine riconosceva il valore delle ricerche serie, anche se limitate, che Charcot aveva condotto sull'ipnosi.

Agli occhi dei contemporanei il necrologio di Freud non doveva apparire diverso dai numerosi altri che erano stati scritti in tutta Europa. In Francia, dopo i necrologi elogiativi degli allievi di Charcot, comparve un acuto scritto di Janet che, con parole prudenti, poneva in luce i punti deboli della metodologia di Charcot [89]. Stranamente il primo libro su di lui fu quello del medico russo Ljubimov, che era stato in relazione con Charcot per un ventennio e che raccolse su di lui informazioni che oggi non sono reperibili in nessun altro testo. Era impressione generale che sarebbe stato difficile colmare il vuoto lasciato da Charcot e che, con la sua morte, si chiudeva un'epoca nella storia della neuropsichiatria.

Predominio e declino della scuola di Nancy: 1894-1900

Con la morte di Charcot, sembrò chiudersi il periodo aureo della Salpêtrière. Già negli ultimi anni la fama di Charcot era stata oscurata dalla scuola di Nancy, e una reazione contro le sue concezioni si sviluppò anche all'interno della Salpêtrière. I motivi di dubbio relativi ai suoi esperimenti sui pazienti isterici erano stati assai numerosi, e quindi venivano sollecitate basi più solide su cui impostare le ricerche. Vi furono due tipi di reazioni: da un lato vi erano coloro che, come Janet, si schieravano in favore degli studi psicologici condotti secondo metodi critici e obiettivi, ma dall'altro la maggioranza degli allievi di Charcot rifiutava il metodo psicologico in favore di quello neurologico. Il successore di Charcot, Fulgence Raymond, scelse una via intermedia; personalmente dimostrava una decisa propensione per l'impostazione neurologica, ma incoraggiò Janet a continuare le sue ricerche psicologiche. Sembrava ora che la scuola di Nancy dominasse il campo, e in realtà essa raccoglieva sempre più numerosi aderenti, ma in questo modo i suoi insegnamenti diventavano meno precisi. Bernheim aveva cominciato con il sonno ipnotico e in seguito aveva concentrato il suo lavoro sulla "suggestione". Il significato del termine "suggestione" diventava sempre più vago, e a questa parola si andava sostituendo gradualmente quella più nuova e più alla moda di "psicoterapia".

Ricerca di nuove psicoterapie: 1894-96

Nel 1894 la supremazia politica dell'Europa era ancora indiscussa, tuttavia si verificarono due avvenimenti che avrebbero dovuto servire da ammonimento. Il Giappone dichiarò unilateralmente guerra alla Cina e, dopo una rapida vittoria, fece della Corea un proprio "protettorato". Il sultano turco, Abd ul-Hamid II, scelse come ultimo capro espiatorio il popolo armeno e organizzò contro di esso un sistematico massacro che costò 80000 vittime. Fino allora i Paesi europei erano di solito intervenuti dichiarando o minacciando guerra ai turchi tutte le volte in cui questi avevano iniziato un massacro di popolazioni cristiane. Ma in quell'occasione, nonostante l'indignazione delle nazioni cristiane, il "sultano rosso" non trovò un'effettiva opposizione, e ciò rappresentò un'altra sconfitta morale per l'Europa. Frattanto l'attività anarchica in Europa continuava, e il presidente francese Sadi Carnot venne assassinato. Alla morte di Alessandro III salì al trono lo zar Nicola II, le cui future scelte politiche costituivano un motivo di grave preoccupazione per il resto dell'Europa.

A Parigi la reazione contro Charcot non si fece attendere a lungo, e si manifestò sia all'interno sia all'esterno della Salpêtrière [90]. Ciò nonostante Janet, favorito dall'atteggiamento di benevola neutralità di Raymond, pubblicò due dei suoi celebri casi clinici, quello di Justine e quello di Achilles [91]. Bernheim però si considerava ora il principale esponente della psicoterapia e la sua influenza continuava a estendersi indisturbata.

Nel mondo di lingua tedesca la "Comunicazione preliminare" di Breuer e Freud aveva suscitato un discreto interesse; tuttavia coloro che avevano letto Janet non potevano trovarvi molto di nuovo. Freud però ora insisteva sulle differenze tra le proprie teorie e quelle di Janet, e nel 1894 pubblicò uno scritto sulle "nevrosi da difesa", in cui prese posizione contro Janet.

Gli avvenimenti del 1895 apparvero a coloro che ne furono testimoni disastrosi per il prestigio del mondo occidentale. Il massacro degli armeni continuava nonostante le proteste delle potenze cristiane e in Europa vi era un risveglio dell'antisemitismo. Karl Lueger, capo del movimento antisemimita, fu eletto sindaco di Vienna, ma l'imperatore annullò la sua nomina Nel corso della campagna elettorale vi era stato qualche disordine, anche se in pratica non si era verificata alcuna violenza contro gli ebrei e i loro beni. In Francia l'antisemitismo si concentrava sul caso Dreyfus. Il capitano Alfred Dreyfus era stato accusato di tradimento, privato del suo grado e condannato ai lavori forzati nell'Isola del Diavolo. Sempre in quell'anno furono fatte due grandi scoperte scientifiche: quella dei raggi X da Roentgen e quella della cinematografia da Lumière. Pasteur, che morì il 28 settembre 1895, fu sepolto con gli onori nazionali, come uno dei più grandi scienziati di ogni tempo: i francesi ritenevano che ora la storia della medicina potesse dividersi in due periodi, quello precedente e quello successivo a Pasteur.

A Parigi, Janet pubblicò una serie di scritti che illustravano la funzione delle idee subconsce nell'etiologia dei sintomi isterici, delle assenze e perfino degli spasmi muscolari [92]. Tuttavia il favore del pubblico colto andava alla Psicologia delle folle di Gustave Le Bon, che si riteneva fornisse una nuova chiave per la comprensione della sociologia, della storia e dei problemi politici [93].

A Vienna Sigmund Freud, nella sua qualità di studioso delle nevrosi, acquistava una fama che ne faceva un rivale di Pierre Janet, come mostravano le sue diverse opere sulla psicoterapia dell'isteria, sulla nevrosi d'angoscia, sulle ossessioni e le fobie (quest'ultimo saggio, scritto in francese, esponeva la sua teoria dei quattro tipi di nevrosi e della loro specifica etiologia sessuale) e soprattutto il suo lavoro, pubblicato in collaborazione con Breuer, Studi sull'isteria (1892-95) [94]. Questo libro, come abbiamo visto, contiene il resoconto del caso clinico di Anna O., scritto da Breuer, e altri quattro casi clinici descritti da Freud. L'evoluzione dal periodo della "Comunicazione preliminare" è notevole: dei quattro pazienti di Freud solo due furono trattati con l'ipnosi; gli altri due furono invece trattati affrontando direttamente i loro problemi in stato di veglia, seguendo in larga misura il metodo di Benedikt.

La tradizionale opinione secondo cui gli Studi sull'isteria non ebbero successo è assolutamente contraddetta dai fatti. Umpfenbach scrisse che i cinque casi clinici erano di estremo interesse e che i due autori erano giunti a condividere le concezioni di Janet e di Binet [95]. Bleuler fornì un resoconto obiettivo dell'opera ed espresse alcune riserve (non era escluso — sosteneva — che il successo terapeutico del metodo catartico fosse semplicemente il risultato della suggestione); égli considerava il libro come uno dei più importanti tra quelli pubblicati negli anni precedenti [96]. Secondo Jones il libro fu accolto da Strümpell con critiche che dimostravano scarsa comprensione del testo e ne sminuivano il valore, mentre invece ricevette una recensione estremamente cortese da Micheli Clarke; in realtà, però, Strümpell e Clarke accolsero il libro con le stesse lodi e con le stesse critiche, anche se formulate diversamente. Strümpell affermava che "i due autori avevano cercato di fornire, con molto acume e penetrazione psicologica, una più profonda comprensione delle condizioni mentali degli isterici ", e che "le loro posizioni offrivano molto materiale interessante e stimolante" [97]. Strümpell non poneva in dubbio i successi terapeutici di Breuer e di Freud, ma si domandava fino a che punto fosse lecito indagare i più intimi segreti dei pazienti, e se ciò che i pazienti dicevano sotto ipnosi corrispondesse realmente alla verità, dato che molti isterici sono capaci di costruire storie romanzesche quando si trovano in stato ipnotico. Queste stesse obiezioni (che Jones ritiene sminuissero il valore del libro nelle intenzioni di Strümpell) furono espresse da Michell Clarke, che scriveva: "Non mi voglio pronunciare sulla questione dell'opportunità di addentrarsi tanto a fondo nei pensieri e nei problemi privati del paziente", e aggiungeva: "E’ da ritenere probabile che i pazienti, in molti casi, quanto meno vi si oppongano vivamente. Probabilmente è opportuno ribadire ancora una volta che, nello studiare i pazienti isterici, è necessario tenere presente la grande prontezza con cui essi reagiscono alla suggestione, dato che il punto debole del metodo di ricerca degli autori forse si trova proprio qui [98]." Il pericolo — proseguiva — stava nel fatto che i pazienti "tendono a fare affermazioni che riprendono anche le minime suggestioni loro offerte", anche del tutto inconsciamente, da parte del ricercatore. Anche in Inghilterra Myers lodò il libro, nel quale scorgeva una conferma delle proprie concezioni e delle ricerche condotte in Francia da Binet e da Janet [99]. Havelock Ellis commentò l'opera entusiasticamente e disse che Breuer e Freud avevano "aperto una nuova strada" e aggiungeva: "Sembra probabile che i futuri progressi nella spiegazione dell'isteria debbano dipendere dall'ulteriore analisi psichica [100]." Il caso di Anna O. fu utilizzato da Bressler [101] in uno studio sulla paziente di Blumhardt e sulla sua guarigione ottenuta attraverso esorcismi [102]; la teoria dell'isteria formulata da Breuer e da Freud — sosteneva Bressler — consentiva di comprendere quel caso in termini scientifici. A Budapest, Ranschburg e Hajos pubblicarono un esame comparato delle teorie sull'isteria formulate da Janet e da Breuer e Freud; gli autori riconoscevano i rispettivi meriti di entrambe le teorie, pur non accettando le critiche formulate da Breuer nei confronti delle concezioni di Janet [103]. Un commento estremamente cauto provenne da Krafft-Ebing, il quale disse di avere sperimentato il metodo di Breuer e Freud su alcuni pazienti isterici e di aver costatato che portare alla luce il trauma che era causa dei disturbi non era sufficiente a guarire i sintomi [104]; Krafft-Ebing sottolineava anche che il ricordo del trauma rimosso poteva presentarsi alla coscienza in forme fantastiche e distorte [105].

Gli Studi sull'isteria ebbero successo anche negli ambienti letterari. Alfred von Berger, noto per un saggio filosofico su Descartes, per i suoi romanzi psicologici e anche per i suoi lavori di critica letteraria, scrisse una recensione del libro intitolata Chirurgie der Seele (Chirurgia dell'anima), che apparve sulla "Morgenpresse" [106]. Berger lodava la profondità dei sentimenti, la sagacità psicologica e la bontà d'animo manifestate dai due autori nella loro opera, e paragonava le loro guarigioni catartiche con la guarigione di Oreste nel dramma di Goethe Ifigenia in Tauride; soprattutto vedeva nell'opera "un brano di psicologia degno degli antichi scrittori"; Breuer e Freud — concludeva — erano paragonabili ai grandi vichinghi che erano giunti in America molto prima di Colombo: solo ora, dopo tanto tempo, gli altri medici cominciavano a colmare il distacco che li separava da loro. Dalla corrispondenza di Hofmannsthal sappiamo che questo autore s'interessò agli Studi sull'isteria, che considerò una fonte da cui attingere materiale per la preparazione del suo dramma Elettra [107]. Hofmannsthal voleva fare della sua eroina, a differenza di quella di Goethe, una sorta di furia isterica [108]. Hermann Bahr, che aveva prestato la propria copia del libro di Breuer e Freud a Hofmannsthal, utilizzò la concezione catartica dei due autori pei l'interpretazione di opere drammatiche [109].

Il 1896 fu caratterizzato da un altro grave smacco all'autostima delle nazioni europee. Gli italiani, che avevano intrapreso la conquista dell'Etiopia, subirono una schiacciante sconfitta ad Adua per opera dell'imperatore Menelik. Ma fra tutti gli avvenimenti di quell'anno, il più terribile forse fu la catastrofe che accompagnò l'incoronazione dello zar Nicola II e dell'imperatrice Alessandra, avvenuta il 29 maggio: nel corso delle celebrazioni la folla fu presa dal panico e parecchie migliaia di uomini, di donne e bambini morirono calpestati. A ciò fecero seguito proteste degli ambienti liberali e rivolte studentesche, che dovettero tutte essere represse con la forza. I superstiziosi videro in questi avvenimenti un sinistro presagio per il regno del nuovo zar. Ciò nondimeno l'alleanza tra la Francia e la Russia si andava consolidando, e quando lo zar Nicola visitò Parigi ricevette un'accoglienza trionfale. Tutto questo però non faceva che aumentare la tensione tra i due blocchi politici europei.

L'antisemitismo diventava in Europa sempre più preoccupante. In Francia, in seguito alla campagna promossa dai sostenitori di Dreyfus, si formarono due opposti schieramenti. In Austria, il giornalista e commediografo ebreo Theodor Herzl pubblicò la sua opera Lo Stato ebraico, che suscitò immenso scalpore [110]. Nella sua qualità di giornalista della "Neue freie Presse" egli aveva assistito all'agitazione che aveva accompagnato l'elezione di Lueger e ai tumulti suscitati in Francia dal caso Dreyfus. L'unico modo per risolvere il problema dell'antisemitismo, secondo Herzl, era la creazione di uno Stato nazionale ebraico in Palestina; non era il primo a suggerire quella soluzione, ma nel suo libro i relativi piani venivano esposti con completezza, e in seguito egli si adoperò per la loro realizzazione.

Nel 1896 ebbe luogo a Monaco, dal 4 al 7 agosto, il 3° Congresso internazionale di psicologia [111]. Il congresso era stato preparato con la caratteristica Gründlichkeit (meticolosità) tedesca e radunò circa cinquecento partecipanti, che rappresentavano allora un numero assai elevato. Vennero letti in quattro lingue (tedesco, francese, inglese e italiano) 176 interventi. Fra i partecipanti erano presenti i più noti filosofi, psichiatri e psicologi del tempo. Ci furono molti interventi di grande valore, e alcuni di essi conservano retrospettivamente particolare interesse.

Theodor Lipps lesse un notevole intervento sul concetto d'inconscio [112]. L'inconscio — egli disse — è "il" problema della psicologia. L'inconscio, che costituisce la base generale della vita psichica, è paragonabile a una catena di montagne sottomarine, della quale emergono solo le vette, che rappresentano il conscio. La nostra vita conscia è in larga misura dominata da rappresentazioni inconsce: "Pertanto le rappresentazioni del passato sono attive in me adesso, senza che io mi renda conto della loro presenza e della loro at-tività." L'inconscio non può essere interamente spiegato in termini fisiologici, poiché esso è per sé stesso una realtà psichica. Un intervento che, per Berti aspetti, proseguiva l'indirizzo del precedente fu quello di Georg Hirth sui Merksysteme, cioè quelle durevoli associazioni di percezioni che, al di sotto della soglia della coscienza, sono attivamente in conflitto le une con le altre [113]. Questi Merksysteme possono impossessarsi dell'individuo senza che questi ne sia consapevole; nei casi più gravi la loro tirannia può giungere ;il punto di condurre il soggetto alla rovina; i Merksysteme possono unirsi per formare "sistemi ombra", i quali stanno alla radice delle antipatie, dei sospetti, delle perversioni e così via, e spesso vengono rivelati dai sistemi onirici. "Il cammino dell'esistenza dell'isterico e del melanconico è lastricato da 'sistemi ombra'." Nel dibattito conclusivo Ufer notò che i Merksysteme corrispondevano alle Vorstellungsmassen (masse rappresentative) di Herbart, e Truper affermò che erano identiche alle condensazioni di Lazarus.

In un intervento dedicato alla differenza tra suggestionabilità e isteria, Forel cercò di dare una risposta all'annoso problema della definizione dell'isteria. Egli concepiva l'isteria come "un complesso patologico di sintomi", che possono essere o congeniti o acquisiti, o mostrare insieme questi caratteri, benché normalmente gli elementi congeniti siano prevalenti. Ciò resta vero — sosteneva Forel — anche se vi sono prove, portate da "Charcot, Freud, Breuer, Vogt e molti altri prima di loro", secondo le quali è da ritenere che sintomi gravi possono essere prodotti da rappresentazioni psichiche inconsce, e quindi guariti mediante l'eliminazione di queste. Otto Wetterstrand lesse un intervento sul suo nuovo metodo di trattamento ipnotico e di prolungato sonno ipnotico. Egli ipnotizzava i pazienti ripetute volte al fine di mantenerli nel sonno ipnotico per sei, otto, dieci, o più giorni, e sosteneva di essere in grado di guarire in questo modo i pazienti isterici.

Nel suo intervento L'influence somnambulique et le besoin de direction, Janet diede una chiara descrizione della specifica relazione intercorrente tra terapeuta e paziente. Sulla base della propria esperienza clinica, Janet distingue due tipi di contatti umani con il paziente, caratterizzati rispettivamente dall'influsso sonnambolico, che ha luogo con i pazienti isterici, e dal bisogno di direzione, che è presente negli psicoastenici [114].

Gli interventi qui descritti sono semplicemente una limitata cernita di quelli letti al congresso. Il numero, la varietà e l'originalità dei contributi dovette dare ai partecipanti l'impressione che la psicologia avrebbe presto avuto trionfali sviluppi.

Il segretario generale del congresso, Von Schrenck-Notzing, pubblicò in quello stesso anno uno studio sulla doppia personalità [115], in cui sosteneva che la doppia personalità si spiegava con un inconscio risveglio di ricordi dimenticati; questa opinione era suffragata da un attento esame di noti casi clinici (il caso di Félida di Azam, il caso di Bianche Wittmann di Charcot, e i vari pazienti di Janet), dalle recenti ricerche condotte da autori francesi e da quelle compiute da Breuer e Freud.

Ultimi anni del secolo: 1897-1900

Gli anni compresi tra il 1897 e il 1900 segnarono il culmine dello spirito fin de siècle in Europa [116]. Una delle sue caratteristiche, come si è visto, era l'estremo interesse con cui il pubblico seguiva i problemi psicologici e psicopatologici, mentre si ricercavano nuovi sistemi di psicoterapia. Bernheim si considerava ancora il leader indiscusso della medicina psicologica, ma le concezioni della scuola di Nancy diventavano sempre più fumose. A Parigi la reazione contro Charcot si spinse a tal punto che diventarono numerosi coloro che ritenevano inutile la psicologia per il trattamento dei pazienti affetti da disturbi mentali. Janet, senza rinnegare le sue precedenti ricerche sulle idee fisse subconsce, dedicava maggiore attenzione alle minuziose descrizioni della psicoastenia. Erano pochi, ovviamente, coloro che avrebbero potuto immaginare che Flournoy, a Ginevra, si era impegnato in una ricerca a lungo termine con la medium Hélène Smith, e ancor meno coloro che avrebbero potuto indovinare che Sigmund Freud, a Vienna, stava conducendo un'autoanalisi e una ricerca sui sogni.

Il 1897 apparve come un anno che, al pari dei precedenti, era gravido di tensioni politiche e sociali. Il popolo cretese si ribellò contro il dominio turco, e fu sostenuto da truppe inviate dalla Grecia; i turchi però riconquistarono l'isola, provocando l'intervento delle altre potenze europee. L'alleanza franco-russa fu rinsaldata dalla visita del presidente francese Félix Faure allo zar Nicola II. A Vienna, il leader antisemita Karl Lueger fu eletto per la terza volta sindaco della città, dopo che l'imperatore aveva annullato le sue due precedenti nomine, e infine questa volta l'elezione fu ratificata. A Basilea si tenne il primo congresso sionista sotto la presidenza di Theodor Herzl. Tuttavia, l'avvenimento che probabilmente suscitò in quell'anno la più viva impressione fu l'incendio nel Bazar de la Charité, a Parigi, il 4 maggio. Gli organizzatori e le persone presenti appartenevano all'elite dell'aristocrazia francese, e fra le vittime del disastro vi fu anche la sorella dell'imperatrice Elisabetta d'Austria. Fra le 125 vittime dell'incendio solo cinque erano uomini (tre vecchi, un ragazzo di dodici anni e un medico): ciò confermava che i giovani aristocratici presenti si erano dati a una fuga precipitosa, e questo loro disdicevole comportamento costituì il colpo di grazia per ciò che ancora rimaneva del rispetto nei confronti dell'aristocrazia. Tra le numerose pubblicazioni di quell'anno vi fu l'esame compiuto da Frédéric Myers sul rapporto tra sintomi isterici e idee fisse [117]. I sintomi isterici — egli sosteneva — hanno caratteristiche infantili e "mi fanno irresi-stibilmente pensare al fantastico gioco, simile a un sogno, del Sé subliminale". Myers aggiungeva:

Tutti i sintomi isterici allora, affermo recisamente, equivalgono a idées fixes; un accesso isterico è l'esplosione di un'idée fixe... Nozioni di questo genere, suggeritemi in larga misura dagli esperimenti di Janet, trovano (secondo me) una strana conferma nei più recenti Studi sull'isteria di Breuer e di Freud. Questi medici hanno dovuto occuparsi, soprattutto Breuer nel caso di Anna O., di pazienti isterici dotati di capacità intellettuali molto più elevate rispetto a quelle dei pazienti della Salpétrière. (Myers paragonava il meccanismo che produce i sintomi isterici con quello della creatività del genio)... Il genio consiste principalmente in slanci subliminali che esprimono simbolicamente il risultato di osservazioni e di deduzioni di cui il Sé subliminale non è consapevole.

Nel complesso, tuttavia, tutto ciò che aveva riferimento con l'isteria, l'ipnosi e la suggestione stava diventando sempre più sospetto, e la parola "psicoterapia" costituiva ora il termine comunemente accettato per indicare tutti 1 metodi di cura che utilizzavano interventi psichici. Un tipico esempio di questo nuovo atteggiamento è rintracciabile nel manuale di psicoterapia di Löwenfeld [118]. Dopo una rassegna storica della psicoterapia e dei princìpi generali della psicologia medica, Löwenfeld offre indicazioni relative al rapporto paziente-medico. Tra i principali metodi terapeutici, Löwenfeld descrive la ginnastica psichica, il trattamento ipnotico e suggestivo, il metodo di Breuer e di Freud, la terapia emotiva e la cura basata sulla fede.

Il 1898 portò l'Europa sull'orlo della guerra. L'incidente che avrebbe potuto scatenarla si collegava alla rivalità per i possedimenti coloniali in Africa. La Francia possedeva già un vasto impero che andava dall'oceano Atlantico il lago Ciad. Una spedizione francese comandata dal colonnello Marchand giunse a Fascioda dove fu fermata dagli inglesi. Ciò suscitò grande indignazione in Francia, e la guerra tra la Francia e l'Inghilterra sembrava inevitabile, ma infine i francesi si arresero alle richieste inglesi (spinti nel fare questa concessione da considerazioni opportunistiche relative alla possibilità di una futura guerra con la Germania). Un ulteriore grave smacco al narcisismo degli europei fu inferto dalla guerra ispano-americana. A Cuba era scoppiata una rivolta contro gli spagnoli, e i ribelli avevano l'appoggio di volontari provenienti dagli Stati Uniti. In seguito a un non ben chiarificato incidente concernente l'esplosione della nave americana Maine nei pressi dell'Avana, gli americani dichiararono guerra. La flotta spagnola subì una schiacciante sconfitta, a cui seguì l'occupazione americana di Cuba, Portorico, Guam e le Filippine. In Spagna la sconfitta diede inizio a ciò che fu definito il "marasma". La generazione dei giovani, che fu in seguito chiamata la generazione del 1898, risentì profondamente del peso della sconfitta; ma negli anni che seguirono molti di questi giovani furono gli artefici di un rinnovamento della vita intellettuale del loro paese. In Francia il conflitto suscitato dal caso Dreyfus raggiunse il culmine quando Emile Zola pubblicò un articolo di veemente condanna, intitolato J'accuse, e uno degli accusati, il colonnello Henry, si suicidò dopo essere stato sorpreso a falsificare alcuni documenti. Quando, in seguito, l'imperatrice Elisabetta d'Austria fu assassinata da un anarchico a Ginevra, sembrò a molti che la mano del fato si fosse levata per infierire sullo sfortunato imperatore Francesco Giuseppe.

Sempre in quell'anno Pierre Janet pubblicò Névroses et idées fixes, il primo dei suoi lavori di vasta mole che sarebbero apparsi sotto gli auspici del laboratorio psicologico della Salpêtrière [119]. Gran parte di quest'opera era già stata divulgata in forma di singoli articoli. Seguendo il costume francese del tempo, Janet si assicurò la protezione di Raymond facendo comparire il nome di questi insieme con il suo sulle copie del libro, ancorché egli l'avesse scritto interamente da solo. Névroses et idées fixes contiene numerosi casi clinici che sono fra i più noti di Janet, quelli di Marcelle, Justine, Marcelline, Madame D., e Achilles; oltre a ciò l'opera presenta altri contributi di natura più teorica. Questo libro, che faceva seguito all'Automatisme psychologique e alla sua tesi di medicina sull'isteria, assicurò a Janet la fama del più eminente specialista francese in materia di nevrosi. Ciò fu ulteriormente confermato dal suo contributo, pubblicato in quello stesso anno e intitolato Traitement psychologique de l'hystérie, che apparve nel manuale enciclopedico di terapeutica di Gilbert Robin.

In questo scritto Janet esponeva sinteticamente le sue concezioni sulle idee fisse subconsce, ne precisava la natura, ne chiariva il modo di scoperta e indicava come trattarle, ponendo in luce il loro rapporto con i sintomi (e indicando il carattere simbolico dei sintomi in certi casi); sottolineava che non era sufficiente ricondurre le idee fisse alla coscienza e che ne dovevano essere sciolti i legami associativi, nonostante la notevole resistenza (che spesso prendeva la forma di sintomi somatici). Janet insisteva anche sulla funzione fondamentale dell'influenza sonnambolica, e chiariva come essa dovesse essere utilizzata per il trattamento; tuttavia il ricorso ad essa doveva ridursi al minimo compatibile con la sua efficacia terapeutica. Non meno essenziale — continuava Janet — era il completamento del trattamento ipnotico mediante un programma di rieducazione [120].

Gli aderenti alla scuola di Nancy si erano moltiplicati, e uno di essi, l'olandese Van Renterghem, pubblicò una sorta di censimento della scuola, descrivendo prima i membri del gruppo di Nancy, Liébeault e Bernheim, e quindi gli aderenti sparsi in tutti i paesi d'Europa, in particolare in Polonia, Svezia e Germania [121]. Breuer e Freud rappresentavano gli esponenti austriaci della scuola.

I medici che nel 1898 avessero seguito sulle riviste di medicina l'assegnazione degli incarichi universitari, forse si sarebbero stupiti nell'apprendere che il famoso Auguste Forel aveva lasciato la cattedra di psichiatria all'Università di Zurigo, per essere sostituito da un nuovo professore quasi sconosciuto, Eugen Bleuler, cui l'incarico era stato dato in riconoscimento del notevole lavoro clinico svolto nei dieci anni precedenti alla clinica psichiatrica di Rheinau [122].

Tra la grande produzione di letteratura scientifica di quell'anno, vanno ricordate le Untersuchungen über die Libido sexualis (Ricerche sulla libido sessuale) di Albert Moli [123]. In quest'opera l'autore sviluppava l'idea, proposta da Dessoir nel 1894, che esistesse un'evoluzione dell'istinto sessuale, che vi fosse normalmente uno stadio transitorio indifferenziato nei giovani adolescenti e che in certi casi un disturbo nello sviluppo potesse costituire la spiegazione dell'omosessualità negli adulti. La parola "libido", che era sia quella usata da Benedikt, da Krafft-Ebing e da altri autori col significato di desiderio sessuale, riceveva ora una nuova accezione, designante l'istinto sessuale nelle sue fasi evolutive. A Vienna Freud pubblicava i suoi lavori sul Meccanismo psichico della dimenticanza e sulla Sessualità nell'etiologia delle nevrosi.

Nel 1899 scoppiò la guerra anglo-boera. L'opinione pubblica aveva creduto che gli inglesi avrebbero riportato una rapida vittoria; le truppe inglesi subirono invece vari rovesci iniziali e dovettero essere inviati rinforzi. La Causa boera era vista con simpatia in Francia e in Germania. In Francia le lattazioni per il caso Dreyfus andavano gradualmente scemando, la condanna di Dreyfus fu sospesa ed egli potè ritornare dall'Isola del Diavolo.

In Olanda i progressi della scuola di Nancy erano particolarmente notevoli. La clinica psicoterapeutica di Van Renterghem, situata in un quartiere residenziale di Amsterdam, fu solennemente trasformata nell'Istituto Liébeault. L'edificio aveva un grande salone d'ingresso, sale d'aspetto, laboratori, uffici, una biblioteca e ventisei stanze per i pazienti. Nel salone d'ingresso vi era una lapide con la scritta:

Ambrosio Augusto Liébeault

Ex Favereis oriundo (Lotharingia)

Dedicatum

Vi erano inoltre sulle pareti ritratti di Liébeault, Bernheim e Liégeois.

L'interesse per la patologia sessuale, che era stato molto vivo fin dalla pubblicazione della prima edizione della Psychopathia sexualis di Krafft-Ebing, trovò una conferma nella fondazione dello "Jahrbuch" di Magnus Hirschfeld [124]. Il periodico pubblicava contributi originali e una rassegna della letteratura dedicata alla patologia sessuale; vi comparivano inoltre attive prese di posizione in favore di una riforma delle leggi relative all'omosessualità. Fra le molte pubblicazioni di quell'anno, vi fu il libro di Fere L'instinct sexuel. Evolution et dissolution, nel quale l'autore tentava d'introdurre una concezione evolutiva nel campo delle deviazioni sessuali [125]; inoltre, basandosi sul materiale fornito da numerose osservazioni cliniche, Fere sottolineava l'influenza delle esperienze sessuali precoci per il futuro sviluppo sessuale dell'individuo.

In quell'anno Freud pubblicò i suoi Ricordi di copertura che trovarono un favorevole commento nella "Revue neurologique" e in numerose riviste di psichiatria e di psicologia.

Il 1900 sembrò uno degli anni più sanguinosi della storia mondiale. La guerra infuriava nel Sudafrica e gli inglesi sembravano inchiodati nelle loro posizioni e, nonostante qualche successo locale, si dimostravano incapaci di ottenere una vittoria decisiva. Kruger, presidente del Transvaal, compì un viaggio in Europa, ma ricevette soltanto buone parole e attestazioni di simpatia. In Cina una società segreta, quella dei Boxers, scatenò una rivolta: in giugno gli europei furono assediati nelle loro ambasciate a Pechino e furono salvati solo in agosto da una spedizione internazionale guidata da un comandante tedesco. Si parlava molto in Europa del "pericolo giallo", e costituiva un incubo il timore che i cinesi si unissero per costituire un potente esercito che invadesse e saccheggiasse l'Europa. In Italia il re Umberto fu assassinato da un anarchico.

Ciò nonostante il 1900 sembrò per molti aspetti un anno produttivo. In Germania, Planck rese noto il suo primo scritto sulla teoria dei quanti, che avrebbe rivoluzionato la fisica. Ellen Key pubblicò The Century of the Child (Il secolo del bambino), in cui proclamava che il ventesimo secolo avrebbe portato con sé la liberazione del bambino; l'autrice auspicava rivoluzionarie riforme nell'educazione. In campo artistico vennero alla luce nuove tendenze, che erano lentamente maturate negli anni precedenti: in Francia trionfava l'art nouveau, in Germania e in Austria lo Jugendstil. A Vienna erano stati affidati a Gustav Klimt gli affreschi per la decorazione della nuova sede universitaria, ma i suoi schizzi suscitarono l'indignazione dei professori. La notizia della morte di Nietzsche, dopo dieci anni di demenza, risvegliò in tutta l'Europa l'interesse per la sua filosofia. Un altro tedesco, Edmund Husserl, pubblicò un libro che attrasse poca attenzione al di fuori di una stretta cerchia di studiosi di filosofia [126]. Allora nessuno avrebbe immaginato che la sua opera, cinquant'anni più tardi, sarebbe diventata una fonte d'ispirazione per una nuova scuola di pensiero psichiatrico, l'analisi esistenziale.

In molti ambienti si riteneva che il nuovo secolo sarebbe stato il secolo della psicologia. Non fu forse un semplice caso il fatto che nel 1900 venisse l(iridato a Parigi l'Institut psychologique international, di cui Janet era l'animatore. In quello stesso anno Janet fu chiamato a sostituire Ribot nel corso di psicologia al Collège de France. Janet tenne la sua prima serie di lezioni sul sonno e sugli stati ipnoidi, esaminando appunto i problemi del sonno, dei sogni, dei disturbi del sonno e del sonnambulismo.

Uno degli avvenimenti che suscitò maggiore scalpore nel 1900 fu la grande Esposizione universale di Parigi. Più ancora che nell'anno precedente, furono numerosi i congressi internazionali. Il Congresso internazionale di medicina raccolse ottomila partecipanti, suddivisi in ventitré sezioni, il che rappresentava un'affluenza assai notevole per quel tempo. La sezione di neurologia, presieduta da Raymond, si preoccupò di rimanere sul solido terreno della neurologia e di non invadere il campo dell'ipnotismo.

Il 2° Congresso internazionale di ipnotismo ebbe luogo dal 12 al 16 agosto [128]. Il discorso d'apertura, tenuto da Raymond, illustrava come le concezioni sull'ipnotismo fossero mutate alla Salpêtrière, dopo la morte di Charcot. Raymond sostenne che Charcot, facendo dell'ipnotismo l'oggetto delle lue ricerche, aveva applicato gli stessi metodi usati per le malattie neurologiche, mentre la scuola di Nancy aveva sottolineato gli aspetti psicologici del fenomeno. In realtà — continuava Raymond — entrambe le tendenze avevano dei precedenti: Pierre Janet aveva dimostrato che i magnetisti avevano descritto i tre stadi dell'ipnotismo fin dal 1840, e che la disputa tra le due scuole non era altro che un risveglio del vecchio contrasto tra fluidisti e animisti. L'unico fatto veramente nuovo — concludeva Raymond — era che ormai tutti erano convinti del determinismo psicologico, e si sforzavano di scoprire le leggi della psiche. Al discorso di Raymond seguì un lungo e dettagliato esame della storia dell'ipnotismo, condotto da Bérillon, che partiva da Braid per arrivare agli studiosi contemporanei.

Oscar Vogt parlò del valore dell'ipnosi come strumento d'indagine psicologica. Egli aveva elaborato un metodo mediante il quale riusciva a far concentrare l'ipnotizzato su una determinata idea, immagine, ricordo o sensazione, e in questo modo otteneva un aumento della consapevolezza, come se il contenuto e le circostanze del fenomeno esaminato venissero a trovarsi sotto una lente d'ingrandimento [129]. I partecipanti al congresso visitarono la Salpêtrière il 13 agosto, sotto la guida di Cestan, Philippe e Janet. I giornalisti che seguirono la visita probabilmente avvertirono la mancanza di quell'elemento di mistero che aleggiava nella Salpêtrière ai tempi di Charcot, e pertanto si gettarono con grande entusiasmo sulla notizia di una straordinaria paziente, di nome Madeleine, che portava le stimmate della passione di Cristo.

Il 4° Congresso internazionale di psicologia ebbe luogo dal 20 al 25 agosto; fu presieduto da Théodule Ribot, Charles Richet ne fu il vicepresidente e Pierre Janet il segretario generale [130]. Tra i partecipanti, numerosissimi furono i filosofi, gli psicologi, gli psichiatri e perfino gli scrittori. Fu esaminato ogni possibile tema d'interesse psicologico. La terza sessione generale fu dedicata al fenomeno del sonnambulismo. Théodore Flournoy, il cui Des Indes à la Planète Mars era apparso alcuni mesi prima, parlò di Hélène Smith e degli sconnessi discorsi da lei pronunciati in stato sonnambolico: la puerilità e la fatuità di ciò che ella diceva dimostravano che questi fenomeni traevano origine da strati primitivi e infantili della psiche individuale. Si trattava di una sorta di transitoria ricomparsa di stadi dello sviluppo psicologico da tempo superati; un'altra caratteristica delle attività sonnamboliche era la spregiudicatezza con cui il soggetto cercava di far passare i suoi vaneggiamenti per fatti incontestabili. Anche qui Flournoy scorgeva un tratto tipico infantile, mediante il quale ritrovava espressione il candore con cui il bambino vive le proprie finzioni e i propri giochi; tutto ciò doveva essere considerato come un fenomeno regressivo.

Myers in un suo intervento On the Trance Phenomena of Mrs Thompson (Sui fenomeni di trance di Mrs Thompson) citava Pierre Janet, Binet, Breuer e Freud come fonti autorevoli sull'isteria. Subito dopo di lui, Frederik van Eeden parlò degli esperimenti che anch'egli aveva condotto con Mrs Thompson (una medium chiaroveggente). Mentre si trovava in Olanda e Mrs Thompson in Inghilterra, egli l'aveva chiamata tre volte in sogno, e in seguito la donna era stata in grado di confermare il numero delle volte e le relative date; le prime due volte l'aveva chiamata Nellie e la terza volta, per errore, Elsie; due giorni dopo ricevette una lettera da Mrs Thompson, in cui la scrivente l'informava che l'aveva sentito chiamarla Elsie: quello però non era il suo nome, ma apparteneva a uno spirito da lei conosciuto. Van Eeden sostenne anche che non vi era alcuna fondamentale differenza fra una trance medianica e un sogno, e che era possibile imparare a dirigere i sogni secondo la propria volontà [131].

Altri interventi furono letti da Morton Prince, sulla personalità multipla di Miss Beauchamp; da Hartenberg, sulla nevrosi d'angoscia, che confutava la teoria di Freud dell'origine sessuale di tale nevrosi (nel corso del dibattito tuttavia Hartenberg ammise quest'eventualità in certi casi); e da Durand (de Gros), sulla teoria del polipsichismo da lui proposta. Dopo un intervento di Jovic, che raccomandava l'uso di metodi sperimentali in psicologia, un giovane viennese, Otto Weininger, replicò vivacemente affermando che, con il perfezionamento dei metodi sperimentali cui si stava assistendo, l'introspezione psicologica avrebbe raggiunto un grado di raffinamento ancora inimmaginabile.

Vi furono anche interventi relativi a casi clinici. Paul Farez, un allievo di Durand (de Gros), distinse due tipi di trattamento ipnotico: nel primo era sufficiente dare al paziente un certo ordine per guarirlo, nel secondo era necessaria l'esplorazione dell'inconscio per trovare la causa su cui dirigere il trattamento [132]. Questa causa poteva essere un incubo o una vivida impressione, di cui il paziente non aveva conservato alcun ricordo conscio. Farez riferì anche il caso di uno scrittore che era diventato succubo di un'attrice e che si lamentava di vuoti di memoria; sotto ipnosi lo scrittore era in grado di ricordare che l'attrice lo ipnotizzava e gli faceva fare ciò che voleva, ordinandogli poi di dimenticare tutto. A Farez fu in seguito possibile neutralizzare la nociva influenza della donna.

Commentando il congresso il "Figaro" scriveva:

Mai un gruppo di persone tanto diverse hanno discusso tra low problemi tanto disparati. Erano presenti professori di filosofia, uomini di lettere, sacerdoti, gesuiti, domenicani, fisiologi, prestidigitatori, brahmani indù, criminologi, veterinari, principi russi e un certo numero di donne, alcune delle quali erano venute per dibattere i problemi dello spiritismo... [133].

Nel 1900 apparvero due libri che diventarono due classici della psichiatria dinamica: Des Indes à la Planète Mars di Flournoy e L'interpretazione dei sogni di Freud (in realtà entrambi erano apparsi alla fine del 1899, ma portavano la data del 1900).

Abbiamo già avuto occasione di parlare delle ricerche che Théodore Flournoy aveva condotto per cinque anni a Ginevra con la medium Hélène Smith (Catherine Müller), la quale proclamava di avere il dono della chiaroveggenza e la capacità di rivivere, durante le sue trance medianiche, fasi delle sue vite precedenti. Ella era stata la regina Simandini nell'Inda del 1400, la regina Maria Antonietta nella sua residenza di Versailles, e aveva vissuto sul pianeta Marte, di cui parlava e scriveva correntemente la lingua [134]. Flournoy descrisse questi tre cicli definendoli storie romanzesche dell'immaginazione subliminale. Questo libro, avvincente come un romanzo di Jules Verne o di Herbert George Wells, costituisce un'approfon-dita analisi di alcuni dei sottili processi subconsci e dimostra che l'immaginazione subliminale è un'attività creatrice e continua. Lo studio delle varie personalità secondarie della medium confermava decisamente, secondo Flournoy, la fondamentale unità della sua personalità principale e dimostrava anche l'importanza della criptomnesia, dato che le storie romanzesche subliminali erano in larga misura costituite da memorie infantili dimenticate e soprattutto da letture. La soddisfazione dei desideri aveva libero sfogo: i sogni di grandezza, di essere una regina, di fornire consigli e informazioni concernenti altri mondi esprimevano i desideri megalomaniaci della paziente, cui si mescolavano tuttavia espressioni simboliche derivate dalle banalità della vita reale. Flournoy riconduceva la regressione messa in luce da ogni ciclo a una specifica età. Un elemento che può sembrare insufficientemente sottolineato al lettore moderno è la funzione del contatto umano o traslazione, ma, come chiarì Claparède, Flournoy era ben consapevole di questo fenomeno, pur avendolo trattato con riserbo.

Il libro di Flournoy irritò alcuni che credevano che gli sconnessi discorsi della medium fossero veramente rivelazioni provenienti da altri mondi. Altri, invece, espressero solide critiche. Metzger rilevò l'effetto disturbante esercitato dagli spettatori che si susseguivano nel corso delle sedute con Hélène e che limitavano la spontaneità della medium con i loro interventi importuni e l'influenzavano [135]. I commenti che provenivano da Ginevra erano spesso meno entusiastici di quelli che arrivavano da altre città. In un serio quotidiano ginevrino, il "Journal de Genève", con una lunga recensione comparsa il 15 gennaio, si riconoscevano gli sforzi e l'acume psicologico di Flournoy; tuttavia, l'anonimo critico notava, non senza ironia, la stranezza del fatto che proprio quello stesso gruppo di avventurosi personaggi, che nel corso delle varie incarnazioni si riuniva intorno a Hélène Smith, potesse attualmente identificarsi con alcuni pacifici borghesi ginevrini, e sosteneva che Des Indes à la Planète Mars rappresentava in realtà un romanzo "in cifra" per il pubblico di Ginevra. Il critico insinuava perfino che l'infarinatura di sanscrito mostrata dalla medium potesse aver avuto origine da una battuta di uno dei colti amici di Flournoy; sottolineava anch'egli però le fantastiche prestazioni della giovane donna, che era in grado di dar vita contemporaneamente a numerosi personaggi e intrecci, ed era capace di leggere e di parlare Varie lingue, una delle quali da lei stessa creata; concludeva deplorando che tanto talento dovesse andare sprecato e rilevando che la medium era soprattutto un'ammirevole attrice, che interpretava le sue parti con tanta passione da riuscire a stregare la piccola cerchia dei suoi spettatori. Flournoy protestò 'nutro tutte queste affermazioni con una lettera al "Journal de Genève", che apparve nel numero del 19 gennaio.

Il libro di Flournoy ebbe un vasto successo. All'originale edizione francese seguì, nello stesso anno, una traduzione inglese, e più tardi apparvero Induzioni in italiano e in tedesco. Secondo Claparède, le recensioni che ne apparvero in riviste, periodici e quotidiani furono innumerevoli, e il "World" di New York pubblicò anche un vivace ritratto di Flournoy [136]. Il libro fu commentato anche da riviste umoristiche, come il "Punch" di Londra del 14 marzo 1900, e gli studenti ne fecero delle satire durante le loro rapprentazioni a chiusura dell'anno accademico. Al teatro del Casino di Ginevra fu data una commedia intitolata En avant, Mars! Flournoy ricevette ledere da ogni parte del mondo. William James gli scrisse: "Penso che con la sua opera si sia fatto probabilmente il passo decisivo per la trasformazione della ricerca psichica in una scienza rispettabile." Myers disse che il libro aro "in ogni sua parte un modello di correttezza metodologica" e lo considerava anch'egli un decisivo passo in avanti nell'esplorazione dei processi mentali subliminali, opinione che era condivisa da Morselli, Dessoir, Oesterreich e altri.

Il secondo grande libro apparso nel 1900 fu L'interpretazione dei sogni di Freud, del quale ci siamo già occupati [137]. Qui ci interessa solo ricordare quale fu l'accoglienza del libro al momento della sua pubblicazione. Tra i molti lavori che ogni anno apparivano sui sogni, il titolo L'interpretazione dei sogni attirò l'attenzione perché dal tempo di Scherner molto poco sia stato pubblicato sulla loro interpretazione. Inoltre il titolo tedesco, Traumdeutung, ricordava la parola Sterndeutung (astrologia). Nonostante questo titolo per certi aspetti un po' ambiguo, il libro di Freud non deludeva affatto il lettore, fornendogli prima un esame storico della psicologia del sogno, quindi una spiegazione del metodo freudiano dell'interpretazione unnica, poi la teoria del sogno dell'autore e infine la sua teoria generale dei P incessi psichici. Il libro era ben scritto e conteneva esempi tratti dai sogni dello stesso Freud, nonché interessantissimi dettagli della vita viennese alla fine del secolo. L'opera prometteva di diventare il fondamento di una nuova scienza della psiche.

A proposito dell'accoglienza ricevuta dall'Interpretazione dei sogni è sorta una tenace leggenda. Jones disse che "raramente un libro tanto importante non aveva suscitato alcuna eco" e, secondo lo stesso Freud, diciotto mesi dopo la pubblicazione del libro nessuna rivista psichiatrica l'aveva recensito. Ilse Bry e Alfred Rifkin hanno invece dimostrato che in realtà le cose andarono assai diversamente:

L'interpretazione dei sogni fu inizialmente recensita almeno da undici periodici e riviste specializzate, delle quali sette si occupavano di filosofia e teologia, psicologia, neuropsichiatria, ricerche psichiche e antropologia criminale. Queste recensioni furono approfondite presentazioni dell'opera e non semplici notiziari di redazione, e nel complesso assommavano a più di 7500 parole. L'intervallo tra la pubblicazione e le recensioni era in media di circa un anno, il che non era affatto un tempo eccessivamente lungo... Se ne deduce quindi che i libri di Freud sui sogni furono ampiamente e sollecitamente recensiti nelle riviste ufficiali, comprese quelle più significative dei vari settori.

Inoltre i redattori delle annuali bibliografie internazionali di psicologia inclusero i libri di Freud sui sogni. In questo paese il Psychological Index ("Rassegna di psicologia) incluse L'interpretazione dei sogni quattro mesi dopo la sua pubblicazione. Circa verso la fine del 1901, l'opera di Freud era stata segnalata all'attenzione degli ambienti medici, psichiatrici, psicologici, e in generale del pubblico colto, a livello internazionale.

...Alcune recensioni sono approfondite e mostrano notevole competenza; numerose sono quelle scritte dagli autori che avevano condotto le principali ricerche in quel campo; tutte mostrano rispetto per l'autore. Le critiche compaiono dopo un obiettivo riassunto dei principali temi del libro... [138].

Per corroborare queste affermazioni la Bry e Rifkin hanno citato un brano della recensione di William Stern, dimostrando che essa era ben lungi dall'essere "annientatrice" (per usare l'espressione di Jones) [139]. Stern riconosce che Freud conduceva la ricerca del sogno da un nuovo punto di vista e che "vengono così aperte molte nuove prospettive", afferma che Freud "aveva il merito di cercare una nuova spiegazione dei sogni nella poco nota sfera della vita emotiva", e aggiunge che il libro conteneva "molti dettagli estremamente stimolanti, acute osservazioni e prospettive teoriche e, soprattutto, un materiale estremamente ricco composto da sogni riportati con notevole cura". Naecke scrisse una recensione estremamente favorevole dell'"eccellente libro" (vortreffliches Buch) di Freud, nella quale sosteneva che "il libro è dal punto di vista psicologico l'opera più profonda sinora prodotta dalla psicologia dei sogni" e aggiungeva che "il lavoro si presenta come una solida costruzione unitaria ed è concepito in termini geniali" [140].

Weygandt scrisse che "il libro offre un ricco materiale bene esaminato e si spinge nell'analisi dei sogni più in là di quanto nessuno abbia finora cercato di fare" [141]. Estremamente favorevole fu la recensione di Flournoy, che affermava che "il libro di Freud ci offre numerosi esempi (di analisi dei sogni) che sono perfetti capolavori di sagace penetrazione e di sottile ingegno" [142].

A Parigi, Henri Bergson lo citò in una lezione sui sogni tenuta all'Institut psychologique il 26 marzo 1901 [143]. Carl Gustav Jung, che era allora un giovane medico interno al Burghölzli di Zurigo, lo citò nella sua dissertazione di laurea del 1902. Emil Reimann in un suo libro sull'isteria scrisse: "Freud ha dimostrato in modo assolutamente convincente che nel sogno si esprime la vita psichica, e che i desideri e i pensieri inconsci diventino il contenuto dei sogni, con un mascheramento che li rende quasi irriconoscibili [144]." Reimann, tuttavia, si opponeva alla teoria sessuale di Freud e sospettava che "poiché la teoria di Freud è qui nota in numerosissimi ambienti", i pazienti che si recavano da lui ne fossero influenzati anticipatamente. Reimann sottolineava che queste obiezioni non sminuivano il merito delle dottrine freudiane, e in tutto il suo libro non vi è alcun commento che possa apparire svalutativo nei confronti di Freud [145].

L'interpretazione dei sogni fu anche recensita in un certo numero di quotidiani e di periodici destinati al grande pubblico. Il libro era appena stato composto, quando fu recensito nei numeri del 6 e del 13 gennaio 1900 del viennese "Die Zeit", dallo stesso redattore capo del periodico, Max Burckhardt [146]. Si trattava di una lunga e dotta recensione, anche se scritta con uno stile un poco discorsivo; in realtà non era affatto negativa, e Burckhardt evidentemente aveva letto il libro per intero: lo riassumeva con chiarezza e precisione facendo molte citazioni. Il recensore mostrava di ritenere che l'autore avesse sottolineato eccessivamente l'elemento infantile, e si doleva per la mancata spiegazione dei sogni delle persone appartenenti al tipo verbale (vale a dire di coloro che pensano in parole più che in immagini) e per l'assenza di chiarimenti sulla scissione della personalità nei sogni. Prima che fossero trascorsi tre mesi dalla pubblicazione dell'Interpretazione dei sogni, un periodico berlinese, "Die Umschau", pubblicò una recensione di Oppenheimer che definiva l'opera "un libro estremamente interessante, ancorché strano" [147]. Nello stesso periodo un quotidiano viennese, il "Fremden-Blatt", pubblicò anch'esso una recensione positiva di quello che veniva definito un "libro estremamente geniale e interessante"; in particolare venivano lodate le osservazioni di Freud sul mondo infantile, che avrebbero entusiasmato tutte le persone che si occupavano dei problemi dei bambini [148]. Anche il quotidiano socialista di Vienna, l'"Arbeiter-Zeitung" [149], pubblicò una favorevole recensione dell'Interpretazione dei sogni, e un'altra lunga ed entusiastica recensione comparve sul "Neues Wiener Tagblatt” [150], scritta da un giovane medico che presto sarebbe diventato uno dei primi allievi di Freud, Wilhelm Stekel [151].

La psicoanalisi a confronto con l'analisi psicologica: 1901-14

L'inizio del ventesimo secolo apparve ai contemporanei come l'avvento di una nuova era. La decadenza dell'atmosfera fin de siècle era diventata intollerabile. La morte della regina Vittoria segnò la conclusione di un certo tipo di mode antiquate, e il regno di Edoardo VII fu caratterizzato da una combinazione di "grazia aristocratica e di moderno benessere". I primi anni del secolo, definiti gli anni della belle epoque, ci appaiono retrospettivamente come un periodo di pace, di sicurezza e di joie de vivre, ma ai contemporanei sembrarono anni di "pace armata", oscurati dalla continua e incombente minaccia della guerra. Ciò si rispecchiava nelle opere letterarie, quali, ad esempio, The War in the Air (La guerra nell'aria) di Wells e i romanzi del capitano Danrit, in ognuno dei quali veniva descritta una terribile guerra. Vi era una generale tendenza politica verso sinistra, e molti speravano che il trionfo dei partiti socialisti avrebbe assicurato la pace mondiale. Il declino dell'Europa si manifestava insidiosamente nella crescita e nelle provocatorie sfide delle potenze non europee.

Vi era un generale desiderio di voltare le spalle al diciannovesimo secolo e di cercare nuove strade. Erano diventati di moda nuovi sport, come le corse motorizzate e lo sci. Gli intellettuali riconoscevano i meriti di nuovi pensatori: il filosofo Henri Bergson, l'economista Vilfredo Pareto e il politico Georges Sorel, che elaborò una nuova ideologia antidemocratica. Nella psichiatria dinamica lo stesso atteggiamento si manifestava nel rifiuto delle prime ricerche compiute in questo campo, nel disinteresse per l'isteria e per l'ipnosi e nella ricerca di nuove psicoterapie, come quella di Dubois. Due nomi, tuttavia, sembravano polarizzare l'attenzione negli ambienti della nuova psichiatria dinamica: Pierre Janet a Parigi e Sigmund Freud a Vienna.

Inizi di un nuovo periodo: 1901-05

Il 1901 fu caratterizzato da un avvenimento che fece molta impressione ai contemporanei, e cioè la morte della regina Vittoria, la "regina eterna", la "nonna dell'Europa". Al suo nome erano stati collegati l'espansione e il dominio mondiale dell'Impero britannico, e anche un insieme di valori morali e sociali che furono definiti "spirito vittoriano" [152]. Edoardo VII, che dalla madre era stato gelosamente tenuto lontano dai problemi dell'Impero, aveva tuttavia una propria visione dei problemi di governo e diede inizio a un autonomo corso politico. Subito dopo l'insediamento sul trono, la sua prima preoccupazione fu quella di porre termine alla guerra anglo-boera e di stabilire buone relazioni con la Francia. Altri notevoli avvenimenti di quell'anno furono l'imposizione di un trattato di pace alla Cina, da parte delle potenze europee, e l'assassinio del presidente McKinley negli Stati Uniti.

In quell'anno Joseph Babinski, che era stato l'allievo prediletto di Charcot, diede il colpo di grazia a quanto era rimasto degli insegnamenti del maestro sull'isteria. In un memorabile convegno della Société de neurologo a Parigi, Babinski lesse un intervento intitolato Définition de l'hystérie, in cui proponeva una definizione puramente pragmatica dell'isteria [153]. L'isteria — egli disse — è la somma complessiva dei sintomi che possono evocarsi mediante suggestione e allontanarsi mediante la controsuggestione (che egli definiva persuasione). Pertanto certi sintomi lamentati dai pazienti, come la febbre isterica, le emorragie e così via, non venivano più considerati come facenti parte del quadro isterico. Secondo Babinski l'isteria non era quindi niente di più che una particolare propensione a reagire positivamente alla suggestione, e quindi egli raccomandava la sostituzione del termine "isteria" con il termine "pitiatismo". La maggioranza dei neurologi francesi che si erano sorbiti a sufficienza le esibizioni dei pazienti isterici alla Salpêtrière, alla Charité o all'Hôtel-Dieu, accettarono prontamente le idee di Babinski. A molti passò inosservato il fatto che Babinski stesso avesse ammesso l'esistenza di una predisposizione alla suggestionabilità in Berti individui; la conclusione per costoro fu che l'isteria era semplicemente qualcosa di inesistente. Il numero dei pazienti isterici declinava rapidamente e continuamente; in Francia si tendeva ad attribuire il fenomeno alle nuove concezioni di Babinski, ma poiché il fatto si ripeteva anche in altri paesi europei, ci si può chiedere se ciò non fosse dovuto all'azione di fattori sociali e culturali.

Freud scrisse una versione ridotta dell'Interpretazione dei sogni; questo libretto, intitolato Il sogno, apparve agli inizi del 1901 in una serie di opuscoli di medicina ed ebbe così nell'ambiente medico una diffusione più ampia di quella avuta dall'Interpretazione dei sogni. Le recensioni furono ancora più favorevoli di quelle dell'Interpretazione dei sogni. La Bry e Rifkin hanno scritto: "Abbiamo trovato diciannove recensioni per il saggio Il sogno, tutte apparse in riviste mediche e psichiatriche, per un totale di circa 9500 parole e con intervallo medio di otto mesi dalla data di pubblicazione [154]." Fra queste recensioni vanno notate, per il loro tono obiettivo e per il fatto che i loro autori erano noti specialisti, quelle di Kornfeld [155], Ziehen [156], Moebius [157], Liepmann [158], Giessler [159] , Kohnstamm [160], Pick [161] e Voss [162].

Nello stesso anno Freud pubblicò in successive puntate, su una rivista psichiatrica, i primi risultati dei suoi studi sugli atti mancati [163]. Questi articoli ebbero una buona accoglienza. Ziehen tuttavia sosteneva che ciò che Freud aveva chiamato rimozione era stato da lui stesso già descritto con il termine di Vorstellungshemmung (inibizione della rappresentazione) [164], e concludeva che lo studio di Freud "meritava molti, ma critici lettori".

Dalla pubblicazione della Psychopathia sexualis di Krafft-Ebing nel 1886, il numero delle opere sulla patologia sessuale era costantemente aumentato. Questo argomento attraeva ora la stessa attenzione che, nei due decenni precedenti, avevano attratto le teorie di Lombroso. In un trattato sulla patologia sessuale, Rohleder sottolineava la frequenza della masturbazione infantile, affermando che "la libido sexualis può manifestarsi in età assai precoce, perfino nei primissimi anni di vita" [165].

Il 1902 fu relativamente un anno più pacifico dei precedenti. L'eruzione del Mont-Pelée nella Martinica, che spazzò via la capitale dell'isola, fu considerata da alcuni contemporanei come un segno dell'ira di Dio contro il governo anticlericale della Francia. La nuova scienza della patologia sessuale si diffondeva velocemente. Fra le numerose pubblicazioni in materia, vanno notati gli ammonimenti di Albert Moli contro le punizioni corporali; Moli metteva in luce il pericolo di dar luogo a un piacere sessuale surrogatorio in colui che eseguiva la punizione, nel punito e negli spettatori [166]. L'etnologo Heinrich Schurtz propose la teoria che la società non avesse origine dalla famiglia (come si era sempre creduto fino allora) ma da associazioni maschili; una teoria che sarebbe stata ripresa da Hans Blüher e da altri [167]. In quell'anno Janet fu nominato professore di psicologia sperimentale al Collège de France e iniziò una serie di lezioni sulla tensione psicologica e sulle emozioni; Freud nel frattempo veniva nominato professore straordinario all'Università di Vienna e cominciava a riunire intorno a sé il gruppo dei partecipanti alle "serate del mercoledì". La letteratura psichiatrica del tempo mostrava un crescente interesse per gli inizi della nuova psichiatria dinamica. Un medico di Varsavia, Theodor Dunin, mise a confronto le teorie e le terapie dell'isteria proposte da Janet e da Freud, dando la preferenza al primo, ma aggiungendo che gli altri trattamenti potevano risultare ugualmente efficaci [168]. In un congresso psichiatrico a Grenoble le concezioni freudiane della nevrosi d'angoscia furono l'oggetto di vivaci, ma obiettivi dibattiti [169]. A Zurigo, Eugen Bleuler, il nuovo professore di psichiatria, dopo aver riorganizzato la clinica psichiatrica universitaria del Burghölzli, procedeva nelle sue ricerche sulla dementia praecox e insegnava le proprie nuove concezioni su questa malattia ai medici interni della clinica. Uno di questi, il giovane Carl Gustav Jung, che era entrato a far parte dell'equipe del Burghölzli alla fine del 1900, pubblicava la sua dissertazione di laurea, Psicologia e patologia dei cosiddetti fenomeni occulti, e dopo di ciò si recava a Parigi per seguire gli insegnamenti di Janet [170]. Questa dissertazione fu recensita as-sai favorevolmente da Théodore Flournoy, che nello stesso anno pubblicò un seguito dell'opera in cui aveva riferito le ricerche con la medium Hélène Smith [171]. In questo secondo libro vi sono affermazioni che possono quasi considerarsi un'autocritica:

Non ritengo positivo che un medium sia sottoposto troppo a lungo alle indagini del medesimo ricercatore. Questi infatti, nonostante le sue cautele, finisce inevitabilmente per plasmare il subconscio del soggetto, che è tanto suggestionabile, e per imprimervi sempre più numerose e persistenti distorsioni, che impediscono ogni possibile espansione di quella sfera da cui proviene l'automatismo del soggetto.

Il 1903 fu caratterizzato da tensioni politiche in tutto il mondo. In Serbia, il re Alessandro e la regina Draga furono assassinati in seguito a un complotto organizzato da una società segreta. Il nuovo re, Pietro I, dette inizio a un nuovo corso politico: il suo governo era violentemente nazionalista, si opponeva all'Austria-Ungheria e aveva l'appoggio della Russia. Quella che appariva soltanto un'altra congiura di palazzo in un paese balcanico fu causa m realtà di un pauroso aggravarsi delle tensioni tra i paesi europei. In Francia il governo decretò l'espulsione di tutte le congregazioni religiose, e lo scompiglio che ne seguì fu tale da essere definito una guerra di religione senza spargimento di sangue. Nel continente americano gli Stati Uniti, che erano riusciti a costruire il Canale di Panama dopo l'insuccesso dei francesi, ottennero la concessione territoriale della Zona del Canale. Al Congresso internazionale di medicina tenuto a Madrid nell'aprile 1903, Pavlov lesse una relazione sulla psicologia sperimentale e sulla psicopatologia degli animali, in cui erano contenute le sue prime definizioni dei riflessi condizionati e non condizionati [172].

Tra le pubblicazioni di quell'anno ve ne furono tre che avevano un diretto interesse per la psichiatria dinamica. Janet pubblicò Les obsessions et la psychasthénie, un'ampia opera in due volumi che presentava una completa e accurata descrizione delle ossessioni e dei disturbi psicoastenici affini; in questo lavoro Janet riportava numerosi casi clinici ed elaborava le sue nuove cencezioni sulla forza e la tensione psicologiche [173]. L'opera di Frederic Myers La personalità umana e la sua sopravvivenza [174] apparve postuma: essa conteneva non solo un'eccezionale raccolta di materiale originale sui temi del sonnambulismo, dell'ipnosi, dell'isteria, della doppia personalità e de fenomeni parapsicologici, ma anche una completa teoria dell'inconscio, da cui venivano descritte le funzioni regressive, creative e mitopoietiche [175] Tuttavia nella letteratura psicologica di quell'anno, nessuna opera ebbe un successo paragonabile a quello del libro di Otto Weininger, Sesso e carattere.

Weininger dichiarava di proporre una nuova metafisica dei sessi: la differenza tra l'uomo e la donna veniva presa come punto di partenza per l'approfondimento di numerosi problemi di ordine psicologico, sociologico, molale e filosofico. Il principio fondamentale dell'autore è la bisessualità, che sta alla base di ogni essere umano. Nei primi capitoli del suo libro Weininger raccoglie tutti i dati disponibili di carattere anatomico, fisiologico e psicologico sulla bisessualità degli esseri viventi. Egli fa riferimento a uno zoologo danese, Steenstrup, che fin dal 1846 sosteneva che la sessualità è una caratteristica non solo del corpo nel suo complesso, ma di ogni organo e di ogni cellula. Weininger considera ogni uomo e ogni donna come il risultato di una combinazione, in varie proporzioni, di due 'sostanze", una maschile (arrhenoplasma) e una temminile (thelyplasma). La proporzione non solo differisce in ogni cellula e organo di ciascun individuo, ma oscilla nello stesso individuo e può mutare nel corso della vita. La fondamentale legge che determina l'attrazione sessuale è che ogni individuo è attratto verso un altro individuo la cui proporzione tra elementi maschili e femminili sia complementare alla sua (pertanto un uomo 3/4 maschile + 1/4 femminile cercherà una donna 5/4 femminile + 1/4 maschile). Gli omosessuali sono esseri intersessuali, i cui oggetti d'amore sono sottoposti anch'essi a questa legge della complementarità, pur appartenendo al loro medesimo sesso.

Secondo Weininger, l'individuo è presente nella sua totalità in ogni suo atto, espressione, sentimento o pensiero, in ogni istante della vita. Ciò fornisce la base per una scienza della caratterologia. Poiché la bisessualità e l'opposizione dei tipi maschile e femminile sono fatti permanenti, essi si rifletteranno in tutti i campi della vita psichica. Weininger traccia una tipologia dei tipi intermedi: l'uomo femminile e la donna maschile (a questo tipo appartengono le donne che lottano per l'emancipazione; le donne superiori sono individui in cui è predominante un elemento maschile); ma, soprattutto, descrive due opposti tipi ideali, il "maschio assoluto" e la "femmina assoluta", da non confondersi con l'uomo medio e la donna media. La differenza essenziale tra l'uomo e la donna sta nel fatto che nella donna la sfera sessuale si estende all'intera personalità: "La donna non è altro che sessualità, l'uomo è sessualità più qualcos'altro... La donna è solo sessuale, l'uomo è anche sessuale." L'uomo ha alcune zone erogene ben localizzate, nella donna invece esse si estendono a tutto il corpo. "La donna è permanentemente sessuale, l'uomo lo è intermittentemente... L'uomo ha un pene, la vagina ha la donna... L'intero corpo della donna è subordinato ai suoi genitali." L'uomo è conscio in modo più obiettivo della sua sessualità rispetto pia donna: egli può staccarsene, accettarla o rifiutarla.

Un'altra fondamentale differenza tra il "maschio assoluto" e la "femmina assoluta " sta nel loro rispettivo livello di coscienza. La donna è ancora al livello dell'henide (cioè in lei le percezioni e i sentimenti sono indifferenziati); nell'uomo invece le percezioni e i sentimenti sono distinti, e da ciò derivano una maggiore chiarezza di pensiero e la capacità di esprimere i pensieri in parole e di raggiungere l'oggettività. "L'uomo vive consciamente, la donna inconsciamente." La funzione del maschio tipico è quella di portare la donna alla coscienza. Il genio è la capacità di una più elevata chiarezza di pensiero accompagnata da una maggiore coscienza; esso perciò implica un più alto grado di mascolinità al quale la donna non può giungere. La vita psichica della donna e i suoi ricordi sono privi di continuità; i ricordi dell'uomo sono continui. La continuità è la base del pensiero logico, della vita elica e della personalità nel suo complesso. Pertanto la "femmina astratta" é a logica, amorale, non ha l'Io e dev'essere tenuta lontana dagli incarichi pubblici.

Weininger distingue due opposti tipi ideali di donna: la "prostituta assoluta" e la "madre assoluta". Il tipo materno vive solo per la conservazione della specie umana; il suo unico scopo è il figlio, e sarebbe disposta a diventare madre ad opera di qualsiasi uomo; è coraggiosa e parsimoniosa. Il tipo "prostituta" vive solo per dedicarsi al rapporto sessuale, e le donne di questo tipo sono vili e prodighe. Esse percepiscono la mascolinità dei loro figli e ne sono stimolate e, poiché nessuna donna è completamente del "tipo materno", la relazione tra la madre e il figlio ha sempre una certa affinità con quella fra la donna e l'uomo, come è provato dal piacere sensuale provocato dall'allattamento al seno. Weininger distingue nell'uomo la sessualità dall'erotismo. L'amore è un'illusione creata dal desiderio dell'uomo. La relazione fra l'uomo e la donna corrisponde a quella fra soggetto e oggetto: in termini aristotelici, la donna è la "materia" sulla quale agisce la "forma" maschile. I princìpi maschili e femminili sono distribuiti in modo disuguale non solo tra i singoli esseri umani, ma anche tra le nazioni: i cinesi, e in particolare gli ebrei, sono più "femminili" [176].

Le 472 pagine del libro di Weininger erano seguite da un'appendice di 133 pagine, con citazioni greche, latine, dei classici tedeschi, di Shakespeare, di Dante, di filosofi antichi e moderni, dei Padri della Chiesa e di psichiatri contemporanei, tra i quali Janet, Breuer, Freud, Fliess, Krafft-Ebing e i sessuologi e altri ancora. Geschlecht und Charakter ebbe numerosissime recensioni, suscitò un uragano di controversie, fu considerato un capolavoro e ottenne un favoloso successo, particolarmente nei paesi di lingua tedesca, in Italia, in Russia e in Danimarca. In Svezia suscitò l'entusiastica ammirazione di Strindberg. A Vienna costituì per mesi uno dei principali argomenti di conversazione. Il successo fu ancora accresciuto dal fatto che l'autore, che aveva solo ventitré anni, si suicidò prima della fine di quell'anno [177].

Il concetto della fondamentale bisessualità dell'essere umano, insieme con quello di libido, fu alla base di una perfezionata classificazione e teoria delle anormalità sessuali, esposta da Herman nel suo libro Libido und Manie (Libido e mania) [178]. Quest'opera di piccola mole non attrasse molta attenzione al momento della pubblicazione, ma ci appare retrospettivamente come uno dei precedenti dei Tre saggi sulla teoria sessuale di Freud.

Tra la produzione letteraria del 1903, due altri libri erano destinati ad acquistare futura fama attraverso i commenti di Freud: uno era l'autodifesa di un magistrato affetto da disturbi mentali, il presidente Daniel Paul Schreber [179], l'altro un breve romanzo di Wilhelm Jensen, Gradiva.

Un giovane archeologo, Norbert Hanold, che dedicava la sua vita solo alle antichità greco-romane, era indifferente ai suoi contemporanei, e in par-ticolar modo alle donne. Da bambino era stato amico della piccola Zoe Bertgang, figlia di un professore di zoologia. In seguito però l'aveva dimenticata al punto di non riconoscerla, benché la giovane abitasse nella stessa strada. Un giorno, a Roma, Norbert vide un bassorilievo rappresentante una giovane donna che teneva sollevato l'orlo del vestito per camminare, con il peso sul piede destro e con il sinistro piegato per compiere il passo successivo. Hanold si innamorò del bassorilievo e ne fece fare uno stampo che appese nella propria camera. Costruì un mondo di fantasie attorno alla giovane raffigurata dalla scultura, e la chiamò "Gradiva", colei che cammina (senza notare che questa era una traduzione di "Bertgang", colei che risplende nel camminare); immaginava che fosse la figlia di un sacerdote di Pompei morto nella catastrofe del 79 a.C. Un giorno sognò di trovarsi a Pompei al momento dell'eruzione e di vedere Gradiva, che camminava sotto una pioggia di cenere e poi giaceva a terra, trasformata in una statua. Questo sogno gli ispirò un improvviso desiderio di recarsi in Italia, ma sia a Roma sia a Napoli, si sentì respinto dalle coppie in luna di miele provenienti dalla Germania, e quindi si diresse a Pompei. Qui sognò di trovarsi egli stesso sotto una pioggia di cenere, ed ebbe la visione di Apollo che trasportava Venere sulle braccia verso un cocchio. Il giorno seguente, a mezzogiorno, sedendo tra le rovine dell'antica città, vide la vera Zoe e credette che fosse Gradiva. Come aveva rimosso il pensiero di Zoe per trasferirlo alla Gradiva delle sue fantasie, così ora trasferì le proprie fantasie sulla vera Zoe. L'autore descrive molto bene la sensazione di Norbert, per cui Zoe era per lui al tempo stesso un'estranea e una persona conosciuta. Zoe a poco a poco comprese l'illusione delirante di Norbert ed entrò a farne parte. Il giorno successivo egli incontrò il padre di Zoe che andava a caccia di lucertole, e apprese che aveva preso alloggio all'Albergo al Sole. La notte successiva sognò di vedere Gradiva che, seduta al sole, prendeva una lucertola dicendo: "Prego sta' fermo..., la collega ha ragione, il mezzo è veramente buono, ed è stato usato con successo." Il terzo giorno, Zoe riuscì facilmente a liberare Norbert dal suo delirio; i due si fidanzarono e decisero di trascorrere la loro luna di miele a Pompei [180].

Ai contemporanei Gradiva apparve semplicemente come un romanzo di stile neoromantico dedicato al tema, allora ricorrente, dell'infatuazione maschile per un "fantasma" femminile [181]. La storia di un giovane che cerca l'oggetto delle sue visioni nella vita reale, e che lo trova poi in una compagna d'infanzia, era stata già raccontata da Novalis nel suo romanzo I discepoli di Sais [182]. Le condizioni di Norbert sarebbero apparse agli psichiatri del secolo precedente come un comune esempio di "visione estatica": Prichard l'aveva descritta nel 1835 come una condizione temporanea durante la quale un lucido sogno a occhi aperti e gli avvenimenti della vita normale si fondono perfettamente tra loro [183]. Nessuno avrebbe potuto immaginare, nel 1903, che Gradiva sarebbe stata salvata dall'oblio, sette anni più tardi, dal commento psicoanalitico di Freud. In seguito sarebbe diventato di moda tra gli psicoanalisti farsi fare uno stampo del bassorilievo di Gradiva da mettere nei loro studi, e coloro che soggiornarono a Parigi nel 1936 o nel 1937 forse ricordano una piccola galleria d'arte nella Rue de Seine che aveva "Gradiva" come propria insegna.

Il 1904 recò al prestigio europeo un colpo senza precedenti. Una grande potenza, la Russia, fu attaccata dal Giappone, una nazione non europea, che aveva aperto le porte alla civiltà occidentale solo da poco più di mezzo secolo. Ancor più grave, forse, fu il fatto che nessun'altra potenza protestò per il proditorio attacco del Giappone contro la flotta russa, non preceduto da una dichiarazione di guerra. Avendo così guadagnato un vantaggio strategico iniziale, i giapponesi riuscirono a infliggere ai russi una secca sconfitta. Fu un magro compenso per il loro prestigio il fatto che per la prima volta un cittadino russo, Pavlov, vincesse il premio Nobel.

Nel frattempo veniva organizzata un'esposizione universale negli Stati Uniti, a St Louis, nel Missouri. Seguendo l'esempio delle esposizioni francesi, anche quella americana comprendeva un Congresso delle arti e delle scienze, suddiviso in numerose sezioni dedicate alle varie discipline scientifiche. Nella ripartizione delle scienze psichiche il 150 dipartimento fu assegnato alla psicologia, e in esso era compresa una sezione dedicata alla psicologia anormale; ne fu segretario Adolf Meyer e furono invitati a prendervi la parola Pierre Janet e Morton Prince. Pierre Janet si recò in America per la prima volta, per leggere a St Louis la sua relazione intitolata The Relationships of Abnormal Psychology (I rapporti della psicologia anormale), il 24 settembre 1904 [184]. Dopo l'intervento di Janet vi fu quello di Morton Prince, dedicato a Some of the Present Problems of Abnormal Psychology (Alcuni problemi attuali di psicologia anormale), nel corso del quale egli affermava che "certi problemi relativi all'automatismo subconscio saranno sempre collegati ai nomi di Breuer e Freud, in Germania, e di Janet e Alfred Binet, in Francia". Una bibliografia sulla psicologia anormale preparata da Morton Prince includeva opere di Bernheim, Flournoy, Forel e altri, e comprendeva inoltre Gli studi sull'isteria di Breuer e Freud, quattro opere di Janet, tre di Binet e due di Freud [185].

La fama di Janet si era ormai consolidata negli Stati Uniti e dopo il congresso egli tenne conferenze a Boston e in altre città. Fra le pubblicazioni di Janet di quell'anno vi fu il caso di Irène, notevole per il fatto che i sintomi isterici erano fatti risalire ad avvenimenti traumatici, mediante i quali venivano spiegati; Janet aveva già fatto questo nei precedenti casi clinici di Marie e Justine, tuttavia vi era ora una differenza: Janet ammetteva in questo caso che il ricordo del trauma avesse subito qualche modificazione (contrapponendosi in ciò a Freud, che sosteneva che i ricordi inconsci rimanevano immutati).

Due neuropsichiatri francesi, Camus e Pagniez, tracciarono una storia della psicoterapia dando particolare rilievo ai metodi dell'isolamento, della suggestione, della persuasione e dell'addestramento [186]. Frattanto un nuovo astro era apparso nel firmamento della psicoterapia. Un medico svizzero, Paul Dubois, insegnava che i disturbi nevrotici e molte malattie psichiche erano prodotte dall'immaginazione e potevano essere guarite con l'uso della volontà attraverso l'autoeducazione [187]. Nel 1904 Dubois tenne lezioni all'Università di Berna sui metodi psicoterapeutici da lui impiegati nella sua pratica privata e in ospedale. Tutti erano unanimi nell'affermare che Dubois era un terapeuta di grande successo; i pazienti si recavano da lui provenendo da ogni parte del mondo e Déjerine, professore alla Salpêtrière, apprese da lui il proprio metodo. I motivi del successo terapeutico di Dubois non appaiono evidenti dai suoi scritti e ai suoi contemporanei sembravano misteriosi.

A Vienna La psicopatologia della vita quotidiana (1901) di Sigmund Freud, pubblicata ora in unico volume, ricevette favorevoli recensioni [188]. Quando Löwenfeld pubblicò un libro sulle ossessioni, chiese a Freud di contribuirvi con una descrizione del suo metodo psicoanalitico [189].

In Germania, Hellpach sottolineava la funzione della classe sociale nell'etiologia dell'isteria, ma in relazione alla psicogenesi adottava le teorie freudiane [190]. Emil Raimann (che sarebbe diventato in seguito un tenace avversario di Freud) commentò le varie teorie sull'isteria, fornendo un obiettivo resoconto della "teoria di Breuer e Freud", benché ne criticasse le implicazioni terapeutiche [191].

Nel 1905 si ebbe la conclusione della guerra russo-giapponese. I russi avevano subito una sconfitta dopo l'altra. La flotta del Baltico, che aveva raggiunto l'oceano Pacifico dopo aver fatto un mezzo giro attorno al mondo, fu affondata in poche ore dai giapponesi; l'esercito russo assediato a Port Arthur fu costretto alla capitolazione. Il presidente Theodore Roosevelt si offerse come mediatore per il trattato di pace, che fu firmato a Portsmouth, nel New Hampshire. Dopo questa umiliazione nazionale scoppiò in Russia una rivoluzione, che fu però soffocata. Lo zar concesse in seguito alcune riforme e la costituzione di un corpo rappresentativo, la Duma. Frattanto i tedeschi avevano assunto un atteggiamento più aggressivo nelle questioni politiche, ed era sorto un conflitto con la Francia a proposito del Marocco.

In quell'anno Albert Einstein diede alle stampe il suo primo scritto sulla teoria della relatività. A Ginevra Claparède pubblicò la sua Psicologia del fanciullo, che fu considerata da molti una pietra miliare nella storia della psicologia e dell'educazione infantili [192]. A Parigi Alfred Binet, in collaborazione con Théodore Simon, pubblicò il suo metodo per la misurazione dell'intelligenza infantile [193]; i due autori probabilmente non prevedevano che il loro metodo sarebbe stato adottato e applicato così ampiamente e con tanta celerità. Il libro di Forel dedicato ai problemi sessuali ebbe un immediato successo, fu tradotto in molte lingue e fu in seguito riveduto dall'autore in numerose successive edizioni [194].

Il 1905 fu un anno fruttuoso per Sigmund Freud, che pubblicò tre dei suoi lavori fondamentali: i Tre saggi sulla teoria sessuale, Il motto di spirito e la sua relazione con l'inconscio e il caso clinico di Dora. Spesso si è detto che i Tre saggi costituirono una "novità rivoluzionaria" che "suscitò una tempesta d'indignazione e d'insulti"; ma, a dir poco, entrambe queste affermazioni sono esagerate. Nei tre decenni precedenti, e in particolare dopo la pubblicazione della Psycopathia sexualis di Krafft-Ebing, vi era stata un'immensa messe di letteratura sulla psicologia e sulla patologia sessuali, e nei Tre saggi non vi è quasi nulla che non fosse già stato anticipato in un modo o nell'altro in qualche opera precedente. Inoltre un esame obiettivo della letteratura del tempo dimostra, al di là di ogni dubbio, che le idee di Freud furono accolte con molta simpatia e interesse. Ilse Bry e Rifkin [195] hanno raccolto estratti delle favorevoli recensioni scritte da Eulenburg [196], Naecke [197], Rosa Mayreder [198], Adolf Meyer [199], e in particolare da Magnus Hirschfeld [200]. A queste recensioni possono aggiungersi ulteriori esempi: nella rivista di Karl Kraus, "Die Fackel", Otto Sovka mise a confronto i Tre saggi di Freud con La questione sessuale di Auguste Forel. Soyka esprimeva sarcastici commenti in merito al lavoro di Forel, ma attribuiva grandi lodi al contenuto, alla novità e allo stile del lavoro di Freud, che paragonava alla Metafisica dell'amore di Schopenhauer [201].

Successi e diffusione della psicoanalisi: 1906-10

Caratteristico, in questo periodo, fu il contrasto tra il lento sviluppo del lavoro di Janet, all'interno dell'ambiente accademico, e la rapida crescita della psicoanalisi di Freud, che aveva ormai assunto l'aspetto di un movimento organizzato.

Il 1906 fu di nuovo un anno pieno di tensioni e di minacce di guerra. I conflitti per il Marocco e per la distribuzione delle colonie portarono di nuovo le potenze europee sull'orlo del conflitto, ma la pace fu conservata grazie alla Conferenza di Algesiras, in cui si decise di conservare la sovranità del Marocco, anche se sottoposto al controllo amministrativo francese e spagnolo. I tedeschi ebbero l'impressione di essere stati ingannati da questi accordi. Sempre in quell'anno, San Francisco fu distrutta da un terremoto e dall'incendio che ne seguì [202].

A Ginevra, Claparède organizzò un seminario di psicologia applicata all'educazione, ma fu costretto a interromperlo in seguito a un intrigo. Uomo di vasti interessi, Claparède aveva anche iniziato con i suoi studenti seri esperimenti sulla psicologia della testimonianza, mentre Binet, a Parigi, conduceva ricerche sulla testimonianza dei bambini.

A Parigi Janet affrontava la crescente opposizione di Babinski e di Déjerine. Babinski, come abbiamo visto, era a capo di una tendenza che avrebbe potuto definirsi antipsicologica. Déjerine era favorevole alla psicoterapia, ma il metodo che aveva introdotto alla Salpêtrière era ispirato agli insegnamenti di Dubois. Janet godeva di una notevole fama negli Stati Uniti, e fu invitato alle cerimonie di apertura della nuova sede della Harvard Medicai School, dove tenne una serie di lezioni dal 15 ottobre alla fine di novembre.

Sotto la guida di Eugen Bleuler il Burghölzli, clinica psichiatrica dell'Università di Zurigo, era diventato un centro molto avanzato e attivo, e lo stesso Bleuler pubblicò un celebre studio sulla paranoia [203]. Egli aveva incontrato Freud due anni prima e aveva adottato molte delle sue idee, riconoscendo che i princìpi freudiani potevano contribuire alla comprensione del significato dei deliri di certi pazienti psicotici [204]. Bleuler aveva affidato a Cari Gustav Jung una ricerca sulla dementia praecox, da condurre mediante il reattivo di associazione verbale. Come abbiamo visto, l'indagine presto offrì inattesi risultati [205]. Jung scoperse che il reattivo di associazione verbale poteva essere utilizzato come strumento per individuare i complessi. Era la prima volta che un reattivo psicologico veniva impiegato per le ricerche sul subconscio.

Col diffondersi delle concezioni freudiane, aumentavano anche le critiche. Aschaffenburg scrisse che, finché Freud rimaneva isolato nelle sue affermazioni concernenti la funzione della sessualità nelle nevrosi, era possibile limitarsi a controllare le sue interessanti idee nei singoli casi; ma ora che autori famosi come Löwenfeld, Hellpach, Bleuler e Jung si schieravano apertamente dalla parte di Freud, diventava necessario prendere pubblicamente posizione. Aschaffenburg non dubitava che vi fosse un elemento di verità nelle affermazioni di Freud circa la funzione dei ricordi e della sessualità nell'isteria, ma esprimeva riserve sul modo in cui Freud esplorava la psiche dei pazienti e sulla durata delle sue guarigioni. Freud non aveva fornito precise indicazioni circa il numero dei suoi pazienti e la proporzione dei trattamenti che si erano conclusi con successo. Qualsiasi psichiatra, sosteneva Aschaffenburg, con qualsiasi metodo avrebbe avuto successo dedicando ai singoli pazienti tanto tempo quanto ne dedicava Freud. Jung rispose subito a queste critiche nella medesima rivista, affermando che egli aveva usato il metodo di Freud e che sotto ogni aspetto aveva avuto conferme della sua utilità [206]. Negli Stati Uniti uno psichiatra di origine svizzera, Adolf Meyer, iniziò a insegnare una nuova concezione relativa alla dementia praecox, ancora più rivoluzionaria di quella di Bleuler [207]. Ogni individuo — sosteneva Meyer — è in grado di reagire a una grande varietà di situazioni mediante un numero limitato di reazioni tipiche. Alcune di queste sono reazioni sane e conducono a un soddisfacente adattamento, altre sono reazioni temporanee, sostitutive; altre ancora sono dannose e pericolose (ad esempio, il procedere a tentoni urtando rumorosamente gli oggetti, gli accessi d'ira, le convulsioni isteriche, gli artificiosi atteggiamenti di esitazione e simili). Nei pazienti che tendono alla dementia praecox conclamata, certi tipi di reazioni inadeguate si verificano con tale frequenza che questo deterioramento delle loro modalità di comportamento dev'essere considerato il principale processo patologico, il che forniva, secondo Meyer, una nuova impostazione terapeutica.

Nel 1906 apparve un romanzo, Imago, del poeta svizzero Carl Spitteler (futuro vincitore del premio Nobel), che ebbe un inatteso successo fra gli psicoanalisti [208].

Viktor, un poeta trentaquattrenne, ritorna per una breve visita alla cittadina natale in cui era vissuto durante la giovinezza. Anni prima egli aveva casualmente incontrato una giovane donna, Theuda Neukomm; non erano state scambiate parole d'amore, né Theuda si era mai resa conto dei sentimenti di Viktor per lei, tuttavia Viktor aveva ricavato da questo breve incontro una "parusia", cioè una sorta di visione o rivelazione spirituale. Egli aveva fatto di Theuda una figura ideale, fonte d'ispirazione, cui aveva dato il nome di Imago. Attualmente apprende che Theuda ha sposato un certo Wyss, dal quale ha avuto un bambino. Viktor decide di infliggere una punizione simbolica alla donna "infedele", che egli chiama Pseuda, allo scopo di ristabilire l'originaria figura di Imago. Subito dopo il suo arrivo, è invitato ai convegni dell'Idealia, una locale associazione di divertimento e beneficenza. Nonostante egli faccia una gaffe dopo l'altra, viene invitato nella cerchia familiare di Wyss. Questi gli chiede di scrivere una poesia per la festa annuale dell'Idealia, nel corso della quale gli aderenti all'associazione, appositamente mascherati, rappresentano una sorta di fiaba. Quando la persona che doveva recitare la parte dell'orso viene chiamata per una questione urgente, Viktor è invitato a sostituirla e ottiene il plauso del pubblico. Il momento culminante della recita giunge quando Frau Wyss canta un componimento dedicato a una grande "crisalide": cadono i veli ed esce la "farfalla", una giovane orfana, personificazione dell'Idealkind (bambino ideale), che è una protetta dell'Idealia e che, a sua volta, recita una poesia dedicata ai suoi benefattori. Da quel momento Viktor si rende conto di essere disperatamente innamorato di Theuda, ma non fa che commettere nuove gaffes. Ciò nonostante è invitato a casa dei Wyss per il compleanno del loro bambino. Theuda in un lungo abito bianco, come una regina delle fate, con un paio d'ali e una corona sulla testa, recita una poesia; Viktor rapito vede in lei una dea. Alcuni giorni dopo, egli le si getta ai piedi e le confessa il suo amore. Per aiutarlo a risolvere la situazione, Theuda gli consente di farle visita ogni giorno e di parlarle. I loro discorsi diventano a poco a poco sempre più impersonali, finché una volta la donna gli chiede quando lascerà la città. Durante una successiva visita Viktor, non trovando Theuda in casa, è ricevuto gentilmente dal marito, che tuttavia fa inequivocabili accenni alla situazione. Quella stessa sera la padrona di casa di Viktor, Frau Steinbach, una giovane vedova, gli chiede stizzosamente quando smetterà di rendersi ridicolo: Viktor apprende così che tutte le parole da lui dette a Theuda venivano riferite non solo al marito di lei ma anche a Frau Steinbach. Viktor ha la sensazione di "annegare nella vergogna come un topo in un vaso da notte". Il giorno dopo lascia la città, senza essersi mai accorto che Frau Steinbach si era fin dall'inizio innamorata di lui. Ora però egli ha liberato la vera Imago dalla Theuda reale e dalla falsa Theuda. L'Imago purificata sarà per lui una luminosa fonte d'ispirazione per il resto della vita.

Sia la trama sia lo stile di questo romanzo appaiono oggi stranamente anacronistici; tuttavia l'Imago di Spitteler dev'essere compresa alla luce del pensiero del tempo. Abbiamo visto che l'idea di una figura immaginaria proiettata su una persona reale costituiva una tematica frequente nella filosofia e nella letteratura romantiche, e abbiamo anche notato che tale tematica era tornata d'attualità nelle discussioni alla fine del diciannovesimo secolo [209]. Molto inchiostro era stato versato sulle femmes inspiratrices e sulle catastrofiche conseguenze della confusione di una persona reale con il suo fantasma. Il romanzo di Jensen, Gradiva, apparso nel 1903, aveva rinnovato questo tema, poiché la donna oggetto della proiezione aiutava l'eroe del romanzo a liberarsi della propria illusione mediante una sorta di psicoterapia. Ed è questo che anche Spitteler descrive nel proprio romanzo, con un acume psicologico ancora maggiore: troviamo qui uno dei legami fra la tradizione romantica e la nuova psichiatria dinamica. Il romanzo di Spitteler fu molto ammirato dagli psicoanalisti, i quali adottarono il termine imago per descrivere quella figura del padre o della madre che l'individuo costruisce inconsciamente, prescindendo da ciò che i genitori sono nella realtà. La nozione di imago trovò un successivo sviluppo nel concetto junghiano dell'Anima. Il nome di Imago sarebbe stato dato in seguito a una rivista psicoanalitica, a una raccolta di libri sulla psicoanalisi e infine alla casa editrice che pubblicò le opere complete di Freud.

Nel 1907 le truppe di occupazione francesi sbarcarono in Marocco e il presidente Theodore Roosevelt inviò la flotta americana (la Great White Fleet) attorno al mondo per mostrare la potenza militare del proprio Paese. Vi furono crisi e rivolte agricole nel sud della Francia, vivaci dibattiti sulle nuove scuole artistiche, e vennero alla ribalta audaci giovani pittori, come Picasso.

A Berna, Dubois ebbe un immenso successo con le sue teorie circa l'influenza della psiche sul corpo; le sue opere erano continuamente ristampate e tradotte. Anche Zurigo diventava un grande centro di psicoterapia. Nel febbraio 1907 Jung si recò a Vienna per far visita a Freud, accompagnato da un giovane collega, Ludwig Binswanger. Freud, che nonostante la crescita del suo gruppo, era insoddisfatto dell'accoglienza che le sue idee ricevevano a Vienna, fu lieto di apprendere che esse erano state accettate in un ambiente universitario. Freud fu molto attratto dalla personalità di Jung e vide in lui un potenziale successore; questi a sua volta riteneva di aver trovato il maestro che aveva a lungo cercato, ed era ansioso di diffondere le concezioni freudiane al Burghölzli. Da quel momento in poi sembrò che i centri della psicoanalisi fossero diventati due, Vienna e Zurigo, e l'intera équipe del Burghölzli fu pervasa da un appassionato interesse per le dottrine freudiane. Un giovane medico, Bruì, che giunse a lavorare al Burghölzli in quel periodo, riferì più tardi le sue impressioni di quei giorni:

Nel 1907 tutti al Burghölzli erano attivamente impegnati a cercare d'impadronirsi della psicoanalisi di Freud. Eugen Bleuler, il primario che fu il primo psichiatra ortodosso a riconoscere il valore dei contributi freudiani, spingeva i suoi assistenti ad approfondire h conoscenza di queste nuove teorie e a utilizzale le tecniche di Freud nel lavoro clinico. Guidati da Jung, tutti gli assistenti lavoravano con gli esperimenti associativi; passavano quotidianamente molte ore a esaminare diverse persone, che sottoponevano alle loro prove al fine di stabilire sperimentalmente la validità delle concezioni freudiane... Mi è quasi impossibile descrivere oggi la sensazione che provai quando fui ammesso nella cerchia di questi ardenti ed entusiastici ricercatori. Sono sicuro che un gruppo di operatori psichiatrici come quello non era mai esistito in precedenza, né sarebbe esistito in seguito. I princìpi freudiani non solo venivano applicati ai pazienti, ma sembrava che la psicoanalisi ossessionasse tutto il personale della clinica [210].

A Vienna Freud raccoglieva ogni anno intorno a sé un numero sempre crescente di allievi e riceveva visitatori stranieri. I suoi allievi pubblicavano contributi originali, e tra questi vi era il lavoro di Adler Studie über Minderwertigkeit von Organen (Studio sull'inferiorità organica) [211]. Un giovane di vent'anni, Otto Rank, suscitò notevole impressione nel gruppo psicoanalitico con la sua monografia Der Künstler (L'artista) [212].

Quanto più la psicoanalisi assumeva il carattere di un movimento organizzato, tanto maggiori erano le polemiche che essa suscitava. Prendiamo ad esempio il 1° Congresso internazionale di psichiatria e di neurologia, che si svolse ad Amsterdam dal 2 al 7 settembre 1907 e che offrì ai partecipanti la possibilità di rendere pubbliche le tendenze rivali presenti nella psichiatria dinamica [213]. Uno dei principali dibattiti, il 4 settembre, venne dedicato alle moderne teorie sulla genesi dell'isteria, e la relazione più importante fu affidata a Janet. Questi riaffermò la sua teoria sulle idee fisse subconsce e sul restringimento del campo della coscienza derivante dalla dissociazione mentale, e concluse sostenendo che l'isteria apparteneva a un più ampio gruppo di depressioni psichiche. Dopo Janet parlò Aschaffenburg, che formulò una critica alla teoria freudiana dell'isteria. La teoria di Freud — sostenne Aschaffenburg — non spiegava perché certi individui diventano isterici, mentre altri non lo diventano, dopo aver sofferto un trauma dello stesso genere; bisognava tener conto in qualche modo della funzione esercitata dalla predisposizione. Freud e Jung — egli aggiunse — accentuavano a tal punto la funzione della sessualità da suscitare nei pazienti la comparsa di rappresentazioni sessuali.

Il terzo oratore fu Carl Gustav Jung che, dopo aver iniziato con una rassegna storica, dichiarò che "i presupposti teorici che stanno alla base delle operazioni concettuali della ricerca freudiana vanno ricercati soprattutto nei risultati degli esperimenti di Janet". Jung fornì un dettagliato compendio della tecnica psicoanalitica e affermò che la sua esperienza confermava ogni singolo punto di vista di Freud. Stando a quanto riferisce Jones, che era presente al congresso, Jung "fece l'errore di non seguire sull'orologio la durata della sua comunicazione e di rifiutarsi di obbedire ai ripetuti inviti a terminare, rivoltigli dal presidente, per cui fu obbligato a smettere. Con il volto rosso di rabbia uscì precipitosamente dalla sala" [214].

Il giorno successivo, il 5 settembre, vi fu un vivace dibattito sulla natura dell'isteria, a proposito della quale furono esposte varie concezioni [215]. Dupré, Auguste Marie, e Sollier difesero le loro rispettive teorie. Joire sostenne che l'isteria era dovuta a modificazioni del potenziale nervoso e annunciò di avere inventato un congegno, lo "stenometro", con cui era possibile dimostrare queste modificazioni. Bezzola disse di accettare la vecchia teoria di Breuer e di Freud, ma di rifiutare la più recente teoria psicoanalitica freudiana. Otto Gross e Ludwig Frank difesero la teoria freudiana dell'isteria, mentre Conrad Alt e Heilbrunner l'attaccarono. Alt dichiarò: "Se le concezioni freudiane sulla genesi dell'isteria prevarranno, i poveri pazienti isterici rimarranno, come in precedenza, degli emarginati disprezzati. Ciò costituirebbe un notevole passo indietro e un gravissimo nocumento per gli infelici pazienti". Janet affermò: "Il primo lavoro di Breuer e di Freud sull'isteria, del 1895, è a mio giudizio un interessante contributo all'opera di quei medici francesi che per quindici anni hanno analizzato le condizioni psichiche degli isterici mediante l'ipnosi o la scrittura automatica". Breuer e Freud avevano scoperto casi simili a quelli degli autori francesi — aggiungeva Janet — ma Freud aveva tratto da essi indebite generalizzazioni. Tutti sanno — concludeva Janet — che nell'isteria ci si imbatte talvolta in idee fisse di carattere sessuale, ma non sarebbe corretto fondare su questi casi una teoria generale dell'isteria.

Dubois parlò del suo metodo e del trattamento delle fobie. Le emozioni — egli sostenne — seguono sempre le idee, e pertanto il trattamento deve andare alla radice, deve cioè sgombrare il campo da quelle idee errate che il paziente ha lasciato insinuarsi nella propria psiche. Van Renterghem propose una classificazione in tre gruppi dei metodi psicoterapeutici: al primo gruppo appartenevano i metodi diretti alla vita affettiva del paziente (quelli, ad esempio, che si proponevano di eliminare l'angoscia o d'infondere coraggio); al secondo gruppo appartenevano quelli rivolti all'intelligenza del paziente (come le spiegazioni delle cause della malattia e le forme di addestramento e di rieducazione); infine al terzo gruppo appartenevano i metodi che si rivolgevano all'immaginazione (i vari tipi di trattamenti suggestivi).

Era interessante notare come in questo congresso fosse indiscusso il prestigio di Janet. A lui era stata affidata la relazione principale sull'isteria, Jung gli aveva riconosciuto il merito delle idee fondamentali da cui traeva origine la psicoanalisi e un giovane medico inglese, Ernest Jones, in un intervento sull'allochiria, faceva riferimento al "notevole saggio del professor Janet, che non ha ricevuto l'attenzione che merita". Un'altra caratteristica saliente di questo congresso fu la notevole vivacità dei dibattiti ogni volta che vertevano sull'argomento della psicoanalisi. In una sua relazione sul congresso, Conrad Alt affermava che le teorie freudiane avevano trovato pochi seguaci tra i numerosi neurologi e psichiatri tedeschi presenti [216]. Si disse che Janet avesse definito l'ipotesi freudiana sull'isteria uno "scherzo" (une plaisanterie) [217].

Le discussioni sulla psicoanalisi al congresso di Amsterdam facevano parte di un più ampio dibattito, il cui significato è stato spesso travisato dalla leggenda. Jones ha citato un intervento di Friedländer che, a suo giudizio, era "pieno di grossolani errori" [218]. In realtà Friedländer riconosceva i meriti del metodo di Freud e affermava: "Considero gli Studi sull'isteria di Breuer e Freud come una delle opere di maggior valore su questo tema [219]." Friedländer, tuttavia, non era d'accordo con la tesi di Jung, secondo cui solo coloro che avevano usato il metodo psicoanalitico avevano il diritto di mettere in questione le concezioni freudiane; un modo di confutare Freud era quello di guarire l'isteria con metodi non analitici. Friedländer riferì di sette pazienti gravemente isterici che egli aveva trattato con un metodo non analitico e che erano rimasti sani per due decenni. Lo stesso discorso potrebbe farsi a proposito dei presunti furiosi attacchi di Weygandt alla psicoanalisi [220]. Weygandt criticava il modo con cui gli allievi di Freud paragonavano il loro maestro a Galileo e si rifiutavano di prestare ascolto a qualsiasi opinione che divergesse dalle teorie freudiane. Anche Weygandt si opponeva all'opinione dei seguaci di Freud secondo cui avevano diritto a intervenire nella discussione solo coloro che avevano usato il metodo psicoanalitico, e questo "perché metodi errati danno risultati sbagliati e l'uso ripetuto di un metodo errato continuerà necessariamente a riprodurre sempre lo stesso errore". Weygandt riteneva anche che certi termini psicoanalitici non fossero scientifici e tra questi poneva, ad esempio, il "soddisfacimento dei desideri". In un'analisi critica dell'opera di Jung Psicologia della dementia praecox (1907), Isserlin si chiedeva se non esistesse una relazione causale tra le parole del reattivo e le risposte, e se quindi fosse vero che le risposte rivelassero complessi dissociati [221]. Questa critica metodologica fu definita da Jones come una "violenta polemica".

Nel 1908 l'Impero turco, "il malato d'Europa", dimostrò di non essere ancora morto. Si verificò un avvenimento che alcuni consideravano l'ultimo spasimo dell'agonia e altri invece il primo segno di una ripresa. Un gruppo di rivoluzionari, i Giovani Turchi, stanchi del sanguinario dispotismo del sultano Abd ul-Hamid II, portarono a termine un colpo di stato, in seguito al quale il sultano offrì loro di partecipare al governo. Le minoranze oppresse dell'Impero turco cominciarono a riprendere speranza. I bulgari proclamarono l'indipendenza e scoppiò una rivolta nazionale tra gli armeni, i quali sognavano di liberare il proprio Paese, come già avevano fatto i greci, i serbi e ora i bulgari. Il governo austro-ungarico colse l'occasione per proclamare l'annessione delle province della Bosnia e dell'Erzegovina, che da cent'anni erano formalmente sotto la sovranità del sultano, benché in pratica fossero state amministrate dall'Austria-Ungheria. L'annessione accrebbe la tensione politica fra l'Austria-Ungheria, da un lato, e la Serbia e la Russia, dall'altro. Anche le tensioni fra la Germania e la Francia non erano diminuite: il ravvicinamento tra la Francia e l'Inghilterra, iniziato da Edoardo VII, andava realizzandosi, e quindi la Germania si sentiva sempre più vittima di una manovra d'accerchiamento.

Era diffusa la sensazione di vivere in un clima generale di violenza e di distruzione. Gli anarchici continuavano la loro attività, e il re Carlos del Portogallo fu assassinato. Fra gli intellettuali europei apparivano nuove tendenze culturali, che avevano i nomi di antidemocrazia, antintellettualismo e futurismo. L'economista Georges Sorel pubblicò le sue Riflessioni sulla violenza, che rappresentavano una negazione della fede liberale nella ragione e nel progresso [222]. Il pubblico era scosso dalle esposizioni dei quadri cubisti. Molti giungevano alla conclusione che terribili guerre sarebbero state l'inevitabile risultato della situazione politica internazionale. Karl Kraus predisse che l'avvento dell'aviazione avrebbe scatenato la crisi mondiale [223]. Mai come allora si era discusso tanto della psicoterapia, sia in relazione alle istituzioni psichiatriche sia in relazione alla pratica professionale privata. Due americani, Ryan [224] e Clarice [225], che avevano visitato ospedali tedeschi e svizzeri, si meravigliarono dei risultati terapeutici che avevano potuto osservare nelle cliniche psichiatriche di Berlino, Monaco, Tubinga e Zurigo. Oberndorf, che studiò in Germania in quello stesso anno, riferisce di un istituto nei pressi di Berlino, lo Haus Schonow, dove erano ampiamente praticate terapie basate sullo sport, il giardinaggio e il disegno [226]. I pazienti avevano a loro disposizione anche piccoli animali, e tra questi un asinello. A Parigi, Pierre Janet fornì al Collège de France una rassegna di tutti i metodi psicoterapeutici, iniziando con le guarigioni miracolose a carattere religioso e dedicando molto spazio all'ipnosi, alla suggestione, alla rieducazione e all'addestramento.

Freud era ora uno psicoterapeuta di fama mondiale, con una vasta clientela privata, e nuovi allievi continuavano ad accorrere presso di lui, tra i quali Ferenczi e Brill. Il 26 aprile fu tenuto a Salisburgo un convegno non ufficiale di persone interessate alla psicoanalisi; i partecipanti furono quarantadue, in maggioranza austriaci. Tra le sei relazioni ve ne fu una di Freud, che riportava estratti di un caso clinico di un celebre paziente: l"'uomo dei topi". In seguito questo convegno sarebbe stato noto come il 1° Congresso internazionale di psicoanalisi.

Alcuni dei critici di Freud esprimevano, pur in termini benevoli, scetticismo e perplessità: questo era appunto l'atteggiamento di Gruhle nella sua recensione allo scritto di Freud La morale sessuale "civile" e il nervosismo moderno [227]. Dopo un dettagliato e obiettivo riassunto, Gruhle concludeva che ognuno era libero di trarre le proprie conclusioni: "Forse è piacevole a volte vagare lungo nuovi e fantastici sentieri che ci portano lontano, nel regno di strani sogni a occhi aperti." L'opposizione più recisa contro la psicoanalisi veniva ora da persone che in precedenza l'avevano accolta con entusiasmo. La celebre rivista di Karl Kraus, "Die Fackel", che aveva condotto una veemente campagna contro la morale sessuale tradizionale e aveva riservato onori al marchese di Sade e a Weininger, aveva lodato anche i Tre saggi di Freud. Ora però Karl Kraus metteva in ridicolo uno psicoanalista che sosteneva di cogliere fantasie masturbatorie in una poesia di Goethe, L'apprendista stregone [228]. Kraus negava le possibilità terapeutiche della psicoanalisi e paragonava gli psicoanalisti ai meteorologi che non solo vorrebbero predire il tempo, ma perfino controllarlo.

Negli ambienti psichiatrici continuavano le polemiche. Il 9 novembre 1908, Abraham lesse un intervento alla Società di psichiatria di Berlino sul significato nevrotico del matrimonio tra parenti stretti [229]. Stando ai resoconti tradizionali si trattò di un convegno a dir poco turbolento, durante il quale Oppenheim si lasciò andare a "furibondi scoppi d'ira" contro "idee tanto mostruose", e altrettanto fece Ziehen, scagliandosi contro "affermazioni tanto gratuite" e "prive di senso", seguito da Braatz, che a gran voce lamentò che "gli ideali tedeschi erano messi a repentaglio ed era ora di prendere qualche energica iniziativa per salvarli" [230]. Tuttavia, stando ai resoconti ufficiali, il convegno fu assai meno tempestoso. Oppenheim, benché rifiutasse il complesso edipico, disse di aver osservato casi analoghi a quelli di Abraham e si dichiarò d'accordo con le sue interpretazioni. Ziehen disse effettivamente che le concezioni freudiane erano "prive di senso" (Unsinn), ma trovò interessanti le osservazioni di Abraham, di cui riconosceva la generale verità. Rothmann riteneva che i matrimoni tra consanguinei fossero comuni tra gli ebrei perché essi avevano vissuto in comunità isolate. Prendendo la parola alla conclusione del convegno, Abraham affermò di essere d'accordo con Oppenheim, non riguardo all'interpretazione ma ai fatti in quanto tali.

Il 1909 fu caratterizzato dall'aggravarsi delle tensioni in tutta l'Europa. In Turchia esponenti conservatori si ribellarono contro i Giovani Turchi, i cui dirigenti furono assassinati il 31 marzo; tuttavia un distaccamento armato, al comando dei Giovani Turchi, riuscì a impadronirsi del potere e a deporre Abd ul-Hamid II, dando il trono al fratello, Mohammed V. Il nuovo governo turco decise di riorganizzare e di modernizzare la Turchia. L'esercito fu affidato a consiglieri militari tedeschi. Scoppiò un furioso movimento nazionalistico, che ebbe come conseguenza il massacro degli armeni in Cilicia e a Costantinopoli. Il nuovo governo si sforzava di dare nuova vita alla letteratura e alla cultura turche. In tutto il mondo si assisteva intanto affascinati alla conquista del Polo Nord da parte di Perry, all'esplorazione delle regioni del Polo Sud compiuta da Shackleton e alla prima traversata aerea della Manica ad opera di Blériot.

Il 6° Congresso internazionale di psicologia si svolse a Ginevra dal 2 al 7 agosto, sotto la presidenza di Claparède [231]. Il tema principale del congresso era il subconscio, e la relazione più importante fu affidata a colui che aveva coniato quel termine, vale a dire a Pierre Janet. Questi si preoccupò di distinguere il subconscio, che era un concetto clinico, dall'inconscio, che era un concetto filosofico. Il primo termine era stato creato allo scopo di indicare in modo sintetico le caratteristiche peculiari che assumevano certi disturbi della personalità in un particolare tipo di nevrosi, l'isteria. Non vi erano psicoanalisti presentì che potessero controbattere, ma in successive pubblicazioni essi interpretarono in modo errato le affermazioni di Janet, sostenendo che egli aveva ripudiato le sue precedenti concezioni e aveva negato l'esistenza dell'inconscio.

In considerazione dell'interesse sempre crescente per la psicoterapia, furono compiuti dei tentativi per determinare e paragonare la validità dei vari metodi allora esistenti. In America fu pubblicata un'opera collettiva, a cura di Parker, in cui comparivano non solo diversi saggi sulle premesse teoriche e sulla storia della psicoterapia, ma anche una rassegna dei vari metodi: la terapia religiosa del movimento di Emmanuel [232], la guarigione morale di Dubois, il metodo dell'isolamento di Déjerine, l'ergoterapia, l'analisi e la modificazione dell'ambiente e il procedimento di "affermazione creativa" di Cabot [233]. Il capitolo sulla psicoanalisi era costituito da uno scritto di Brill [234]. In un capitolo conclusivo, Cabot criticava la moda corrente di considerare l'opera di Freud come l'espressione più scientifica della psicoterapia; secondo Cabot soltanto l'opera di Janet meritava tale considerazione, anche se ogni metodo poteva risultare utile [235].

Frattanto il movimento psicoanalitico compiva notevoli progressi. Freud e Jung, insieme con altri studiosi, ricevettero l'invito a partecipare alle cerimonie per il ventesimo anniversario della fondazione della Clark University, a Worcester, nel Massachusetts. Jones ha tracciato un vivace racconto del soggiorno americano di Freud e Jung [236]. Negli atti della manifestazione si dà il resoconto delle relazioni e degli interventi [237], e ulteriori interessanti notizie furono fornite dai quotidiani di New York e Boston.

Nel numero del 1° settembre 1909 il "New York Times" annunciava che Cook aveva reso noto di aver raggiunto il Polo Nord, che il principe reale dell'Abissinia aveva offerto un elefante bianco al presidente Roosevelt, che a Rheims, in Francia, si era tenuto il primo convegno nazionale ufficiale degli aviatori e che, infine, il piroscafo George Washington era arrivato da Brema il 30 agosto; abbastanza stranamente l'elenco dei personaggi famosi a bordo non comprendeva né Freud né Jung, mentre invece era menzionato lo psicologo William Stern.

Il "Boston Evening Transcript" pubblicò dettagliati resoconti delle celebrazioni e delle conferenze. Lunedì 6 settembre William Stern parlò della psicologia dei testimoni, una nuova branca della psicologia applicata di cui egli era stato un pioniere, e il giorno successivo trattò il tema dei problemi scolastici. Fra gli altri eminenti studiosi che parlarono nella giornata di martedì 7 settembre vi furono Franz Boas e Sigmund Freud. Il giorno dopo il "Boston Evening Transcript" scriveva:

Gli studiosi del libro di Freud sull'analisi psichica senza dubbio ne hanno immaginato l'autore come un uomo freddo e triste ma questo preconcetto subito svanisce quando lo s'incontra di persona: benché curvo e reso grigio dagli anni, Freud ha quel tipo di volto gentile che l'età non riesce mai a irrigidire... inoltre ogni pregiudizio scompare quando lo si ascolta raccontare i casi clinici dei suoi pazienti. Freud è anche modesto, e attribuisce a Breuer, il suo collega, più meriti di quanti forse sono dovuti a chi, come lui, era propenso a lasciar sepolta una scoperta per una decina d'anni. Questa modestia è apparsa una volta di più quando Freud — parlando in tedesco, ma, come aveva fatto Stern, con studiata chiarezza — ha riferito un suo caso personale. Franz Boas, che gli aveva generosamente ceduto il posto nel programma della mattinata, era entusiasta di questo suo sacrificio, e benché ì suoi amici mostrassero di consolarsi dicendosi che il suo discorso non avrebbe certo deluso le attese, in realtà erano contenti di questa anticipata introduzione alle teorie del medico viennese, che sembra avere buone probabilità di guadagnarsi il merito di una scoperta che farà epoca.

Vi furono anche dotte conferenze di biologia e di matematica e il medico italiano Volterra fece una relazione in francese sulle teorie di Maxwell e di Lorentz.

Giovedì 9 settembre fu esaminata nelle varie sessioni un'ampia gamma di argomenti scientifici. Titchner parlò della psicologia sperimentale, Jung del reattivo di associazione verbale e il viennese Leo Bürgerstein ("che si era già guadagnato la simpatia del pubblico della Clark University") della coeducazione. Adolf Meyer tenne uno "straordinario saggio" sui fattori dinamici della dementia praecox, mentre le conferenze di Freud entusiasmarono gli ascoltatori.

Venerdì 10 settembre continuò la "miscellanea" di conferenze su temi accademici. Freud sottolineò il fatto che la sua era una teoria "dinamica", che si contrapponeva alla teoria "ereditaria" della scuola di Janet. Jung affascinò l'uditorio raccontando i successi ottenuti con il reattivo di associazione verbale nella scoperta dei criminali e nell'individuazione di cause patogene nascoste. L'atmosfera accademica fu interrotta nel pomeriggio, quando, nel corso di un convegno sull'educazione, s'intromise nel dibattito l'anarchica Emma Goldman, accompagnata da Ben Reitman, "il re dei vagabondi".

Sabato 11 settembre il "Boston Evening Transcript" pubblicò una lunga intervista che Sigmund Freud aveva concesso ad Adelbert Albrecht [238]. Stando a quanto scrisse il giornalista, Freud predisse che il movimento di Emmanuel, di cui allora tanto si parlava negli Stati Uniti, non avrebbe avuto successo. Tra i pionieri della psicoterapia Freud citò Liébeault, Iternheim e Moebius. Definì l'ipnosi "un fallimento e un metodo di dubbio valore etico". Per quanto riguardava le guarigioni ottenute con la psicoanalisi disse: "Ho avuto la possibilità di applicare il mio metodo solo a casi gravi, ai quali gli altri medici avevano rinunciato, giudicandoli senza speranze, fu un metodo particolarmente indicato per i casi gravi."

Durante la loro visita alla Clark University, Freud e Jung furono ospiti personali del rettore, Stanley Hall. Nel suo indirizzo augurale Freud aveva dichiarato che l'invito in America aveva rappresentato per lui il primo riconoscimento ufficiale dei suoi sforzi; un'affermazione singolare se si tiene presente il pubblico riconoscimento tributatogli da Bleuler e dall'equipe del Burghölzli.

In quell'epoca Jung aveva appena dato le dimissioni dal suo incarico di direttore aggiunto al Burghölzli. Si dedicava ora alla pratica privata, alle funzioni di presidente dell'Associazione psicoanalitica internazionale, recentemente fondata, e alla direzione dello "Jahrbuch". Sembrava che si fosse completamente identificato con il destino del movimento psicoanalitico.

La letteratura psicoanalitica cresceva di anno in anno. Freud pubblicò numerosi scritti, tra i quali vi furono due dei suoi più famosi casi clinici, la storia del piccolo Hans e quella dell'"uomo dei topi". I suoi allievi erano scrittori prolifici, soprattutto Stekel, Rank e Abraham; ve n'erano anche molti altri i cui nomi sono oggi meno noti. Inoltre era molto abbondante la letteratura sulla psicoanalisi, sia nella forma di esami imparziali, sia nella forma di polemiche, a favore o contro di essa.

È interessante a questo proposito un intervento tenuto da Friedländer al Congresso internazionale di medicina a Budapest, che mostra con precisione quali fossero le obiezioni rivolte alla psicoanalisi.

In primo luogo, invece delle tranquille dimostrazioni normalmente adottate dagli scienziati nei loro dibattiti, gli psicoanalisti fanno affermazioni dogmatiche, punteggiate da esplosioni emotive; gli psicoanalisti sono impareggiabili nel paragonare Freud a uomini di scienza come Keplero, Newton e Semmelweis, e nella violenza dei loro attacchi contro gli avversari. In secondo luogo, invece di provare le loro asserzioni in torma scientifica, gli psicoanalisti si limitano a enunciazioni non verificabili; essi dicono: "Dall'esperienza psicoanalitica sappiamo che..." e fanno ricadere sugli altri l'onere della prova. In terzo luogo, gli analisti non accettano alcuna critica e neppure l'espressione dei dubbi più giustificati, definendo tutto ciò come "resistenza nevrotica". Friedländer citava le parole di Sadger: "La pruderie dei medici nei loro dibattiti su questioni sessuali non è dovuta tanto a motivi di principio, quanto al loro ambiente psicologico... Piuttosto di accettarsi come isterici, preferiscono essere nevrastenici. E anche se personalmente non hanno né l'uno né l'altro disturbo, potrebbero dover riconoscere di avere una moglie, una madre o una sorella isterica. Non fa certo piacere riconoscere cose del genere quando si tratta dei propri parenti stretti o di se stessi, e quindi essi preferiscono non considerare valida l'intera teoria e condannarla a priori [239]." Friedländer si dichiarava d'accordo con Aschaffenburg nel ritenere inaccettabili a livello scientifico tali argomentazioni. In quarto luogo gli psicoanalisti ignorano quanto è stato fatto prima di loro, o da altri, e pertanto si proclamano innovatori, come se prima di Freud non fosse mai stato guarito nessun paziente isterico e non fosse mai stata praticata alcuna forma di psicoterapia. In quinto luogo, le teorie sessuali della psicoanalisi, ancorché non provate, vengono presentate come fatti scientifici, e quando Wulffen afferma: "Ogni forza etica interiore dell'uomo, il senso di vergogna, la morale, la venerazione di Dio, l'estetica, i sentimenti sociali traggono tutti origine dalla sessualità rimossa", le sue parole ricordano quelle di Weininger che diceva: "La donna è una criminale sessuale nata; la sua potente sessualità la conduce alla malattia e all'isteria, quando è rimossa con successo, mentre la conduce alla criminalità, quando la rimozione è insufficiente; spesso si hanno entrambi questi risultati." Infine Friedländer condannava il fatto che gli psicoanalisti si rivolgessero direttamente a un ampio pubblico di profani, come se le loro teorie fossero già state dimostrate scientificamente; in questo modo essi facevano sembrare ignoranti e retrogradi coloro che non le accettavano [240].

Le tesi di Friedländer erano corroborate da altre considerazioni formulate dagli psichiatri del tempo. Un frequente motivo d'insoddisfazione era li carenza di dati statistici relativi alla psicoanalisi. Si diceva anche che le idee psicoanalitiche erano "ingegnose" (geistreich), ma non propriamente scientifiche. Una terza obiezione sosteneva che i concetti psicoanalitici, lungi dall'essere nuovi, rappresentavano un ritorno a vecchie idee, ormai superate. (Questo era ciò che intendeva dire Rieger quando parlava di una psichiatria "da vecchie signore", cioè della psichiatria prima dell'introduzione della nosologia moderna; la teoria di Freud dell'origine sessuale dell'isteria veniva quindi considerata come un ritorno a una teoria già confutata.) Infine vi era la tesi del genius loci: Aschaffenburg, Löwenfeld e Friedländer spiegavano il successo delle teorie sessuali freudiane con il fatto che esse trovavano a Vienna un fertile terreno. La Psychopathia sexualis di Krafft-Ebing, del 1886, aveva avuto a Vienna uno straordinario successo tra il pubblico dei profani, e da allora in poi lo specifico interesse per i problemi sessuali non aveva fatto altro che aumentare, com'era dimostrato dal favoloso successo del libro di Weininger, per non parlare di quello di Schnitzler e delle opere di altri autori. Pertanto Freud disponeva di pazienti ricettivi per questo particolare tipo di problemi. Questa tesi del genius loci, che sarebbe stata più tardi ripresa da Ladame, e tramite questi da Janet, è stata fraintesa, nel senso che con essa si volesse fare riferimento a una generale immoralità dell'ambiente viennese.

Gli anni precedenti alla prima guerra mondiale: 1910-14

Fino al 1910 la vita europea era stata caratterizzata dal sistema della pace armata; tuttavia, nonostante l'accrescersi delle tensioni politiche, ancora si sperava che fosse possibile salvaguardare la pace. In questo periodo diventò però evidente che una conflagrazione generale sarebbe stata inevitabile. Le guerre balcaniche furono considerate da molti come il preludio della guerra tra le grandi potenze europee. La Francia, l'Inghilterra e la Germania erano in preda a una nevrosi nazionalistica di massa, e i disperati sforzi di un manipolo di pacifisti non erano assolutamente sufficienti a frenarla [241]. La prospettiva della guerra si rifletteva nella letteratura contemporanea e nelle espressioni della mentalità generale.

Un altro segno infausto fu la comparsa di tendenze nichiliste, come ad esempio il futurismo. Un poeta italiano, Filippo Tommaso Marinetti, predicava il superamento della moralità e dei valori tradizionali, la distruzione delle accademie, delle biblioteche e dei musei; celebrava invece la bellezza della velocità, delle macchine moderne, del pericolo e della guerra [242]. Marinetti e i suoi seguaci cercavano di rivoluzionare la pittura, la scultura, la musica e la letteratura; organizzavano spettacoli teatrali che si proponevano di scandalizzare e di oltraggiare il pubblico e che terminavano in risse. Furono i promotori di un aggressivo nazionalismo italiano, e in seguito intrapresero una campagna a favore dell'intervento italiano nella prima guerra mondiale e del fascismo. Marinetti ebbe imitatori in tutta Europa, specialmente in Russia.

Questa tensione generale sembrava riflettersi anche nella storia della psichiatria dinamica e il movimento psicoanalitico attraversò un periodo di polemiche e di crisi interne.

L'evento di maggiore rilievo del 1910 fu la morte del re d'Inghilterra Edoardo VII, cui successe Giorgio V. Durante i dieci anni del suo regno Edoardo VII aveva realizzato un riavvicinamento alla Francia; i tedeschi però l'accusarono di essere l'autore del loro accerchiamento politico e quindi, alla sua morte, la situazione era decisamente più esplosiva di quanto fosse stata al momento della sua salita al trono. In quello stesso anno morì, all'età di ottantadue anni, un grande apostolo della pace, decano del mondo delle lettere europee, il conte Lev Tolstoj; la sua dottrina della non-violenza sarebbe stata in seguito applicata dal più eminente dei suoi discepoli, Gandhi.

Nel corso del primo decennio del ventesimo secolo si erano verificati numerosi mutamenti nella psichiatria dinamica. Quando fu celebrato il giubileo di Bernheim, egli apparve ormai come una figura del passato, e difatti l'indirizzo di saluto che egli rivolse agli intervenuti fu pieno d'amarezza [243]. Tutto quello che aveva scritto durante i ventott'anni precedenti — diceva Bernheim — era ora dimenticato; uno svizzero, Dubois, veniva ora considerato il fondatore della psicoterapia: se l'era "annessa" (l'espressione ricalcava l'"annessione" dell'Alsazia-Lorena ad opera della Germania, che l'aveva sottratta alla Francia). Evidentemente Bernheim non si rendeva conto di quello che stava succedendo a Vienna e a Zurigo.

Gli psicoanalisti erano sempre più attivi, soprattutto nel campo dell'interpretazione dei miti, della letteratura e dell'antropologia. Freud pubblicò il suo celebre saggio su Leonardo da Vinci [244]; Jones la sua interpretazione di Amleto [245]. Lo studioso del folclore Friederich Krauss, che pubblicava un periodico, "Anthropophyteia", dedicato alla raccolta di motti osceni di ogni popolo e paese, chiese a Freud di dare una valutazione psicoanalitica di quel materiale [246].

Il 30 e il 31 marzo 1910 ebbe luogo a Norimberga un secondo convegno internazionale di psicoanalisti. Fu deciso di dare vita a un'Associazione psicoanalitica internazionale. Freud preferì che a capo di essa vi fosse una persona non ebrea [247]; nonostante la notevole opposizione del gruppo viennese, la presidenza toccò a Jung, mentre, a mo' di compenso, Adler e Stekel furono nominati condirettori di un nuovo periodico, lo "Zentralblatt für Psychoanalyse".

In larga misura le reazioni negative contro la psicoanalisi erano allora suscitate dai cosiddetti "analisti selvaggi", vale a dire da quelle persone che senza alcuna preparazione specifica cominciavano "analisi", che spesso si dimostravano nocive ai loro pazienti. Un quadro di questa situazione fu fornito da Hans Blüher, che apparteneva al gruppo freudiano di Berlino:

A Berlino — riferiva Blüher — come a Vienna e a Zurigo, nei gruppi psicoanalitici confluivano due diversi ambienti: una limitata cerchia di medici, che faceva uso di una terminologia strettamente scientifica e che si proponeva di sottoporre a trattamento i pazienti nevrotici, e una molto più vasta cerchia, di profani, il cui compito era quello di attrarre l'attenzione del pubblico sui problemi delle nevrosi e della psicoanalisi. Secondo Blüher, questa cerchia di profani rappresentava la principale forza propulsiva del movimento psicoanalitico; da essa proveniva un'inesauribile messe di sedicente letteratura psicoanalitica. Senza alcuna esitazione questi profani proclamavano che la psicoanalisi poteva fornire una chiave per la soluzione di tutti i possibili problemi dell'umanità: dalla guarigione delle nevrosi individuali, all'abolizione della guerra; in tal modo, pur attraendo i pazienti al trattamento psicoanalitico, ponevano in discredito il movimento [248].

Fu appunto questo stato di cose che spinse Freud a scrivere il suo noto articolo Psicoanalisi "selvaggia" (1910). Freud sottolineava la necessità che nessuno s'improvvisasse analista senza prima essersi sottoposto al necessario addestramento. Freud si serviva ora, per la prima volta, del termine "psicosessualità", e spiegava che il suo concetto di libido non includeva soltanto i moti pulsionali sessuali, ma comprendeva tutti i significati della parola tedesca lieben (amare). Oskar Pfister commentò che "si sarebbero potuti evitare molta collera e molto rancore, se questo chiarimento fosse stato fornito prima" [249].

Il Congresso internazionale di psicologia medica e di psicoterapia, che si tenne a Bruxelles dal 7 all'8 agosto, mostrò quanto fossero ora mutati i rapporti tra le scuole psicoterapeutiche [250]. Janet, che nei congressi precedenti aveva svolto una funzione moderatrice, questa volta non partecipò ai lavori del congresso, e la relazione sulla suggestione da lui presentata fu letta In sua assenza. I dibattiti spesso assunsero l'aspetto di un conflitto tra due interazioni: quella degli anziani, rappresentata da Forel, Bernheim e Vogt, e quella dei giovani, rappresentata da Seif, Jones e Muthmann. Si aveva a volte l'impressione che i giovani rispondessero con pesanti attacchi a qualsiasi affermazione degli anziani. Esemplare a questo riguardo fu la comunicazione di Ernst Trömner concernente il processo del prendere sonno e i fenomeni ipnagogici. Il più attivo nel dibattito che seguì fu Seif, che espresse il suo dissenso dall'autore perché questi non aveva citato Freud e Silberer, aggiungendo che "il materiale era maturo per un'elaborazione psicoanalitica". Forel si levò a protestare, ma fu seguito da Muthmann, Jones e Graeter che difesero energicamente Seif. De Montet si assunse il compito di confutare le teorie freudiane, e successivamente Trömner fece rilevare ai convenuti che la sua comunicazione verteva sul tema del prendere sonno, e non sui sogni. Nel corso del dibattito su una successiva comunicazione, Vogt protestò contro la pretesa di Seif d'impedirgli di parlare dei sogni e dell'inconscio: "Deploro che a chi, come me, ha trascritto tutti i suoi sogni dall'età di sedici anni e ha studiato i problemi che qui si discutono fin dal 1894 — per un tempo cioè quasi uguale a quello di Freud e superiore a quello di qualsiasi suo allievo — venga negato da qualsiasi freudiano il diritto di esaminare queste questioni!".

Il dibattito del congresso di Bruxelles illustra in modo esemplare il tipo di discussioni che allora si verificavano quasi ad ogni congresso nei paesi di lingua tedesca. Talvolta l'atmosfera generale mostrava una prevalenza degli psicoanalisti, come a Bruxelles, talvolta erano i loro avversari ad avere la meglio. In un convegno di psichiatri e di neurologi della Germania sudoccidentale, tenutosi a Baden-Baden 1'8 maggio, Hoche pronunciò un memorabile discorso su Eine psychische Epidemie unter Aerzten (Un'epidemia psichica tra medici).

Un'epidemia psichica — egli disse — è "la trasmissione di particolari rappresentazioni, dotate di una speciale forza persuasiva, in un gran numero di cervelli, che ha per risultato la perdita della capacità di giudizio e della lucidità". I seguaci di Freud — sosteneva Hoche — non appartenevano a una "scuola", nel senso scientifico del termine, ma a una sorta di setta, che non rivelava fatti verificabili, ma articoli di fede. La psicoanalisi mostrava tutte le caratteristiche di una setta: la fanatica convinzione di essere superiori agli altri, un gergo per iniziati, la violenta intolleranza per coloro che professavano altre opinioni e la tendenza a denigrarli, una grande venerazione per il maestro, la tendenza al proselitismo, la pronta accettazione delle ipotesi più assurde e la fantastica sopravvalutazione di ciò che era già stato compiuto e avrebbe potuto essere compito dagli aderenti alla setta. Per spiegare questa epidemia psichica Hoche metteva in luce la mancanza di senso storico e di preparazione filosofica di quanti ne erano vittime e le delusioni connesse all'arduo compito di cercare di guarire le malattie nervose. I successi terapeutici — diceva Hoche — risultavano dall'indefessa attenzione prestata dai medici ai loro pazienti, e concludeva affermando che il movimento freudiano era il "ritorno, in forma moderna, di una medicina magica, di una specie di dottrina segreta…" che avrebbe portato alla storia della medicina un altro esempio di epidemia psichica [251].

A Zurigo Ludwig Frank applicava una forma modificata dell'originario un lodo catartico di Breuer e di Freud [252]. Frank faceva stendere i propri pazienti su un divano e li invitava a concentrarsi sui sentimenti che si presentavano alla loro mente. I pazienti rivivevano emozioni connesse al proprio passato, spesso relative a episodi dimenticati della loro vita; in seguito affiorava anche il ricordo di questi avvenimenti, che venivano discussi con il terapeuta. Talvolta le emozioni del passato venivano abreagite senza una completa conoscenza dei fatti, e ciò era sufficiente a produrre la guarigione.

Forel sosteneva che questo metodo rappresentava l'unica vera, originale psicoanalisi di Breuer, cui Freud in seguito aveva apportato distorsioni.

Nel 1910 Bleuler introdusse in psichiatria il termine "ambivalenza" per designare un particolare stato psichico dominato contemporaneamente da tonalità affettive negative e positive. L'ambivalenza normale è il prodotto della composizione di due sentimenti opposti (a un individuo piacciono le rose, nonostante le spine, che non gli piacciono); nell'ambivalenza patologica si ha invece una fusione paradossale di due sentimenti opposti (uno schizzofrenico può amare e odiare le rose nello stesso istante). Il concetto di ambivalenza fu prontamente adottato dagli psicoanalisti [253].

Nel 1911 le tensioni europee giunsero quasi al punto di rottura, e il pomo della discordia fu di nuovo il Marocco. In seguito a un accordo con l'Inghilterra, la Francia aveva rinunciato alle sue pretese in Egitto in cambio della libertà d'azione in Marocco. Tuttavia anche i tedeschi avevano interessi in Marocco e per sottolinearlo inviarono una corazzata ad Agadir. Dopo difficili negoziati, fu possibile evitare la guerra, e la Germania rinunciò ai suoi "diritti" in Marocco in cambio di una parte del Congo francese; tuttavia sia la Francia sia la Germania avevano l'impressione di essere state ingannate, e quindi la tensione non era diminuita. L'Italia si oppose alla propria esclusione dalla spartizione dei territori africani e, approfittando della grave crisi interna che allora sconvolgeva l'Impero turco, dichiarò guerra alla Turchia e occupò Tripoli, allo scopo di conquistare una nuova colonia e vendicare così la sconfitta di Adua.

Si aveva l'impressione che le scuole psicoterapeutiche non fossero mai state così numerose. Janet a Parigi e Dubois a Berna godevano ancora di grande prestigio. Un altro terapeuta che acquistò vasta fama a quel tempo In Roger Vittoz, che risiedeva a Losanna sulle rive del lago di Ginevra [254]. Vittoz sottoponeva i propri pazienti a un ingegnoso sistema di addestramento psichico, che consisteva in graduali esercizi di rilassamento e di concentrazione; insegnava come ottenere la piena consapevolezza di tutte le sensazioni e come concentrarsi su una sola rappresentazione o idea, quale, ad esempio, l'idea di "riposo", di "controllo", dell'"infinito" e così via. Vittoz sosteneva di essere in grado di valutare il grado di controllo raggiunto ponendo la mano sulla fronte del soggetto. Insegnò anche una particolare filosofia della vita [255]. I pazienti si recavano da Vittoz provenendo da ogni parte del mondo; egli tuttavia non insegnò il suo metodo e pochi, dopo la sua morte, lo praticarono.

Per i contemporanei il principale avvenimento del 1911 in campo psichiatrico fu probabilmente la comparsa del libro di Bleuler sulla dementia praecox, per la quale egli aveva coniato il nuovo termine di "schizofrenia".

Quest'opera, che era il risultato di vent'anni di lavoro, portò quattro innovazioni. In primo luogo, ricomprese sotto il più ampio concetto di "schizofrenia" non solo quella che prima era definita dementia praecox, ma anche un certo numero di condizioni psichiche, in particolare certe condizioni transitorie gravi, che fino ad allora erano state considerate sotto categorie nosologiche autonome. In secondo luogo, Bleuler propose una concezione dinamica della malattia, che sembrava ispirata alla concezione di Janet della psicoastenia, attraverso la distinzione tra sintomi primari, direttamente connessi al processo patologico, e sintomi secondari, derivanti da quelli primari. In terzo luogo, suggerì un'interpretazione del contenuto delle allucinazioni e dei deliri schizofrenici, in ciò seguendo gli insegnamenti di Freud. Infine, opponendosi all'opinione secondo cui la dementia praecox era inguaribile, sostenne una concezione ottimistica della schizofrenia, che considerava una malattia che poteva essere fermata o fatta recedere in qualsiasi momento del suo sviluppo. Le intense cure che i medici del Burghöhli dedicavano ai loro pazienti, accompagnate dall'uso dell'ergoterapia e di altri strumenti terapeutici, avevano dato luogo a un notevole aumento del numero dei successi conseguiti [256].

Il 1911 fu un anno di grande espansione per il movimento psicoanalitico e il Congresso internazionale di Weimar, tenutosi in settembre, segnò un notevole successo. Tuttavia fu anche un anno di contrasti interni; anche dopo le dimissioni di Adler, avvenute in luglio, la Società viennese, per usare le parole di Jones, "era dilaniata dalle gelosie e dai dissensi".

Nel 1911 apparve un romanzo di Grete Meisel Hess, che rappresenta la prima opera letteraria nota in cui viene fornita una descrizione di uno psicoanalista, secondo quella che era allora l'immagine che se ne faceva il pubblico.

I personaggi del romanzo sono un gruppo di sofisticati intellettuali che trascorrono il loro tempo in inutili vicende amorose e in lunghe discussioni su ogni possibile argomento. Una nevrotica signora quarantenne, che ha passato i suoi anni migliori in questo ambiente, si rende conto di aver bisogno dell'aiuto di un medico. Sente dire che un nuovo metodo, la psicoanalisi, è in grado di guarire i pazienti riportando alla coscienza la vita inconscia. Colma di intensi sensi di curiosità e di speranza, la donna si reca nella casa dello psicoanalista. La domestica, un'alta vecchia ossuta, vestita di nero, la guida, attraverso una lunga serie di stanze ammobiliate con eleganza, fino alla porta dello studio del grand'uomo.

Il dottore, seduto alla sua scrivania, la guarda in modo penetrante per un poco, accarezzandosi silenziosamente la barba. Poi le fa cenno di sedersi e, con un gesto incoraggiante, l'invita, a raccontargli la sua storia. Da questo istante la consultazione si sviluppa in quattro fasi. La paziente racconta tutta la sua storia mentre lo psicoanalista l'ascolta tranquillamente e prende appunti. Segue poi la seconda fase: l'analista spiega alla paziente che ella ha rimosso dolorosi ricordi sessuali, e quindi tenta di riportare alla luce questi ricordi rimossi "mediante una tecnica speciale". Tra le varie domande rivolte alla paziente, le chiede anche di parlare dei suoi sogni. Nella terza fase l'analista si trasforma in ginecologo: poiché alla radice della nevrosi stanno motivi sessuali, si rende necessaria un'approfondita visita ginecologica. Fortunatamente i risultati sono soddisfacenti. È possibile così procedere alla quarta fase, nella quale lo psicoanalista si trasforma in ipnotizzatore. Fa sedere la paziente in una comoda poltrona e mette quindi in opera la sua tecnica ipnotica, che viene abbondantemente descritta. Quando la donna ha raggiunto il sonno ipnotico, l'analista continua ad accarezzarle la fronte e le comunica suggestioni che hanno lo scopo di farle perdere tutti i suoi complessi. Al termine della seduta la paziente si congeda dall'analista, provando una sensazione di allegria. Non si fa menzione dell'onorario. Il trattamento psicoanalitico termina con quest'unica seduta e fino alla fine del romanzo l'ex paziente è libera da ogni sintomo nevrotico [257].

Il 1912 fu caratterizzato, soprattutto, dalle guerre balcaniche. I nuovi Stati balcanici, la Grecia, la Serbia e la Bulgaria, attaccarono la Turchia, proclamando di volere liberare i loro connazionali ancora sotto il giogo turco. Il conflitto costituiva l'argomento d'attualità, e si parlò molto delle "atrocità macedoni"; fu anche causa di ulteriori tensioni tra le potenze europee, in particolar modo tra la Russia e l'Austria-Ungheria.

Un altro avvenimento sensazionale di quell'anno fu l'affondamento del Titanic, avvenuto il 14 aprile, nel corso del suo viaggio inaugurale; la tragedia costò la vita a più di millecinquecento persone. La nave era considerata la più moderna e la più perfetta che mai fosse stata costruita e la pubblicità l'aveva definita inaffondabile; tuttavia le misure di sicurezza si dimostrarono inadeguate e le scialuppe di salvataggio insufficienti. Inoltre il fatto che i passeggeri di prima e di seconda classe fossero soccorsi prima di quelli di terza mise in luce pregiudizi sociali, che portarono al sacrificio di numerosi poveri immigranti e dei loro bambini [258]. I superstiziosi videro nel disastro un funesto presagio per il futuro della civiltà europea. Comparvero molti scritti che parlavano dell'imminenza della guerra: un autore tedesco, Von Bernhardi, nel suo libro Deutschland und der nächste Krieg (La Germania e la prossima guerra) spiegava che il suo Paese avrebbe dovuto affrontare schiere di nemici e che la vittoria sarebbe stata conseguita solo a prezzo di inauditi sforzi e sacrifici [259]. Un gruppo di studiosi fondò una Gesellschaft für positivistische Philosophie (Società per la filosofia positivistica) che aveva la sua sede principale a Berlino e che si proponeva di arrivare a un'unitaria concezione scientifica dell'universo e di risolvere così i problemi dell'umanità; tra gli aderenti figuravano Ernst Mach, Josef Popper, Albert Einstein, Auguste Forel e Sigmund Freud.

In quel periodo la gioventù europea era percorsa da una febbrile agitazione: ovunque si sviluppavano nuovi gruppi letterari, artistici, culturali e politici, che proclamavano di rompere con il passato e d'introdurre nuovi valori e che erano in contrasto tra loro. Anche le polemiche nei confronti del movimento psicoanalitico, e all'interno di esso, devono essere intese in questo contesto.

Josef Breuer era ora completamente ignorato dalla nuova generazione. Alla celebrazione del suo settantesimo compleanno, il 15 gennaio 1912, Sigmund Exner lesse un indirizzo augurale e gli fece omaggio dei documenti della Breuer Stiftung, una fondazione il cui scopo era quello di assegnare borse di studio ai ricercatori e di consentire a scienziati famosi di tenere conferenze a Vienna. Fu indetta una sottoscrizione che raggiunse la somma iniziale di 58125 corone [260]; nell'elenco dei sottoscrittori figuravano i nomi di molti tra i più noti scienziati, artisti e scrittori viennesi; non compariva, tuttavia, il nome di Freud [261].

Gli psicoanalisti erano molto attivi. Rank e Sachs promossero la fondazione di una nuova rivista, "Imago", nel cui primo numero Freud pubblicò la stesura iniziale di quello che sarebbe diventato il suo Totem e tabù (1912-13). L'interesse di Freud per l'etnologia sembrava essere stato stimolato dall'opera di Jung Trasformazioni e simboli della libido. Durante gli anni immediatamente precedenti vi era stato un notevole interesse per il problema del totemismo. Frazer aveva pubblicato il suo Totemism and Exogamy (Totemismo ed esogamia) [262]. Durkheim [263] sosteneva che il totemismo rappresentava la forma originaria della religione, e Thurnwald lo descriveva come un modo di pensare primitivo [264]. Wundt abbozzò un vasto quadro dell'evoluzione dell'umanità, che comprendeva, secondo lui, quattro periodi: un periodo primitivo di vita selvaggia, un periodo totemico, caratterizzato dall'organizzazione tribale e dall'esogamia, un "periodo degli eroi e degli dei" e il periodo moderno (caratterizzato da religioni, potenze, cultura e storia diffuse a livello mondiale) [265]. Sembra inoltre che Freud, nello scrivere Totem e tabù, si ispirasse anche ad avvenimenti recenti, e cioè al sollevamento dei Giovani Turchi (i figli frustrati) contro il sultano Abd ul-Hamid II (il vecchio padre crudele), che si era circondato di un vasto harem custodito da eunuchi. Dopo la rivoluzione, l'organizzazione sociale in Turchia potè essere modernizzata e cominciò a fiorire la letteratura, proprio come nel modello freudiano, in cui la cultura umana fioriva dopo l'assassinio del vecchio padre. Quasi a complemento di Totem e tabù, Otto Rank pubblicò una vasta compilazione sul motivo dell'incesto nella poesia e nella leggenda [266].

Le polemiche sulla psicoanalisi infuriavano più violente che mai. Per comprenderne il reale significato è necessaria una profonda conoscenza dell'ambiente culturale del tempo. Questo può essere ben illustrato da un'esemplare polemica svoltasi a Zurigo all'inizio del 1912 [267].

Sulla "Neue Zürcher Zeitung" il primo accenno alla psicoanalisi può trovarsi l'8 febbraio 1911, quando Karl Oetker pubblicò una recensione di un opuscolo di Ludwig Frank, intitolato Die Psychanalyse (La psicanalisi) [268]. Questa recensione, in cui il nome di Freud non era neppure menzionato, dava al lettore l'impressione che la "psicanalisi" (sic) fosse una scoperta svizzera; inoltre conteneva una professione di fede materialistica, con l'affermazione che con la morte l'anima perisce per sempre. Dieci mesi più tardi, il 7 dicembre, un certo "Dr. E. A." fornì un resoconto di una conferenza tenuta da Frank Riklin a un recente convegno di una società filologica di Zurigo, la Gesellschaft für deutsche Sprache. Riklin affermava che la psicoanalisi si era dimostrata capace di guarire i nevrotici riportando alla coscienza le immagini rimosse e interpretando i sogni. Aggiungeva che era stato dimostrato che i sogni e i simboli deliranti erano identici ai miti universali dell'umanità e che pertanto era stato decifrato il significato dei simboli e dei miti universali. Il sole, ad esempio, era un simbolo dell'energia sessuale maschile, il serpente e il piede erano simboli fallici e l'oro era un simbolo degli escrementi. Tutto ciò nel resoconto non veniva presentato in forma d'ipotesi, ma come scoperte assolutamente certe. Sembra che sia stata questa conferenza, e forse altre dello stesso genere, che spinsero il Kepler-Bund a dedicare una serata al tema della psicoanalisi. Per comprendere il significato di questo convegno si rende necessaria qualche spiegazione.

In quegli anni la cultura europea era permeata di scientismo, dominava cioè la convinzione che solo la scienza potesse fornire qualche risposta ai grandi enigmi del mondo. Tra le varie scienze primeggiava a quel tempo la scienza naturale (come avviene per la fisica atomica ai nostri giorni), la quale poggiava sulla teoria dell'evoluzione. Sotto questo nome venivano allora mescolate quattro differenti concezioni: quella del trasformismo (che si opponeva al creazionismo o "fissismo"), l'originaria teoria di Darwin, secondo cui l'evoluzione delle specie era raggiunta attraverso la selezione naturale sotto la spinta della lotta per l'esistenza, una serie di dottrine pseudodarwiniane dette darwinismo sociale e, infine, la dottrina di Haeckel. È difficile oggi immaginare la decisiva influenza che le idee di Haeckel esercitarono sulla vita culturale del tempo. Haeckel aveva cominciato la propria carriera come brillante naturalista, si era trasformato in filosofo della natura e stava ora diventando sempre di più un nemico della religione. Ai suoi occhi la scienza s'identificava con il materialismo, con l'ateismo e con il trasformismo di stampo haeckeliano; la religione s'identificava con la tradizione, la superstizione e gli atteggiamenti antiscientifici. Haeckel era l'idolo di molti giovani, che si erano convertiti alle sue dottrine: si raccontava, ad esempio, la storia della drammatica conversione del giovane Goldschmidt, che, dopo aver letto la storia della creazione di Haeckel, credette di aver trovato la soluzione di ogni problema filosofico e scientifico e cominciò a diffondere tali idee con lo zelo di un missionario [269].

Haeckel a quel tempo aveva fondato un'associazione, il Monisten-Bund, che proclamava di voler assorbire la religione nella scienza e di rappresentare la religione del futuro. Non deve sorprendere quindi che la sua attività incontrasse notevoli resistenze da parte delle varie chiese. Per i suoi avversari era facile dimostrare che Haeckel presentava continuamente ipotesi facendole passare per fatti certi, e lo si accusava di avere falsificato un certo numero d'illustrazioni nei suoi libri allo scopo di renderle conformi alle sue dottrine. L'opposizione a Haeckel era condotta su due fronti: il teologo Wasmann aveva fondato il Thomas-Bund, per confutare Haeckel in nome della religione, e il naturalista Dennert aveva fondato il Kepler-Bund, la cui finalità ufficiale era quella di respingere le speculazioni pseudoscientifiche in nome della scienza. Al Kepler-Bund aderivano numerosi noti scienziati e l'organizzazione aveva sedi nelle principali città di lingua tedesca.

La sede zurighese del Kepler-Bund organizzò un convegno sulla psicoanalisi. Sulla base del resoconto di Oetker sul libro di Frank, e del resoconto di "E. A." sulla conferenza di Riklin, il Kepler-Bund aveva evidentemente l'impressione che la psicoanalisi fosse una dottrina materialistica e atea, che diffondeva speculazioni fantastiche presentandole come verità scientifiche.

Il 2 gennaio 1912 la "Neue Zürcher Zeitung" pubblicò una relazione sul convegno del Kepler-Bund. Max Kesselring, uno specialista di malattie nervose di Zurigo, aveva parlato sulla "teoria e sulla pratica dello psicologo viennese Freud". L'oratore aveva esordito affermando di dolersi del fatto che gli insegnamenti di Freud avessero incontrato tanto successo fra gli educatori e i sacerdoti di Zurigo. A Vienna Kesselring aveva frequentato un corso di lezioni tenuto da Freud e disse di averne tratto l'opinione che Freud fosse assolutamente convinto della verità dei propri insegnamenti; in quell'occasione, pur incoraggiando gli studenti a porre domande, Freud vi rispondeva in modo vago e poco convincente. Dopo aver fornito un esame storico della psicoanalisi, Kesselring vi si dichiarò decisamente contrario. Lesse anche citazioni tratte dagli scritti di Freud suscitando le risa del pubblico. L'articolista si doleva del fatto che Kesselring non avesse riconosciuto il nocciolo di verità contenuto nelle dottrine freudiane. Il giorno successivo, il 3 gennaio 1912, la "Neue Zürcher Zeitung" pubblicò una breve dichiarazione di Kesselring, in cui questi precisava di non essere un aderente al Kepler-Bund e spiegava che il suo rifiuto della psicoanalisi non si basava su un'opinione filosofica, ma era il risultato di studi condotti senza pregiudizi.

Il 5 gennaio un aderente al Kepler-Bund confermò che Kesselring non faceva parte dell'organizzazione e chiarì che questa aveva un atteggiamento "neutrale" in merito all'argomento trattato; unica preoccupazione del Kepler-Bund era di distinguere, nella letteratura scientifica, le ipotesi dai fatti confermati.

Nel numero del 10 gennaio, la "Neue Zürcher Zeitung" pubblicò due lettere; una era firmata "J. M." e sosteneva che il Kepler-Bund era effettivamente un'organizzazione che combatteva il monismo e l'ateismo. Ovviamente gli insegnamenti di Freud erano contrari alle idee propugnate dal Kepler-Bund, che, quando aveva invitato Kesselring a parlare di Freud, già sapeva quale sarebbe stato l'atteggiamento dell'oratore. La seconda lettera, Mimata "Dr. J.", sosteneva che era stato di cattivo gusto tenere un dibattito di quel genere davanti a un pubblico di profani; al limite, allora, perché non lare degli esami ginecologici? Anche il pubblico più colto non era in grado di formarsi un'opinione obiettiva su tali questioni; inoltre la relazione mancava di obiettività e conteneva numerosissime affermazioni non corrispondenti a verità.

Nel numero del 13 gennaio un certo "F. M." rispondeva al "Dr. J." facendo notare che l'ultimo "Raschers Jahrbuch" conteneva un lungo articolo di Jung sulle idee di Freud, che era un capolavoro di divulgazione. L'autore dell'articolo riteneva estremamente imprudente che i segreti personali che in precedenza erano confidati soltanto al sacerdote, dovessero ora venir affidati senza alcuna garanzia allo psicoanalista. Aggiungeva di essere subissato dalla più stravagante letteratura psicoanalitica, e di avere appena ricevuto un libro di Johann Michelsen in cui Cristo era interpretato come un simbolo dell'atto sessuale, il bue nella stalla come un simbolo dell'evirazione e ogni altro elemento relativo alla scena della natività veniva spiegato in modo analogo [270]. "F. M." citava poi alcuni esempi di simbolismo sessuale tratti dallo stesso Freud, riferendo, ad esempio, che il sogno di un paesaggio, che il sognatore è certo di aver già visto, simboleggiava i genitali materni, dato che questi rappresentano l'unico luogo in cui un individuo è sicuro di essere già stato. "F. M." concludeva ponendo in luce il pericolo che lo psicoanalista ritenesse di possedere un segreto infallibile e sottolineando che coloro che erano tormentati da problemi sessuali in realtà non potevano trovare aiuto nella psicoanalisi perché spesso la causa dei loro disturbi era di carattere sociale ed economico, e negli altri casi la guarigione avrebbe richiesto l'abbandono delle concezioni morali. Nel numero successivo del 15 gennaio Kesselring protestò contro l'accusa di Jung di avere portato la psicoanalisi di fronte a un pubblico di profani: a Zurigo educatori e sacerdoti lo facevano continuamente, com'era dimostrato da molti articoli della "Evangelische Freiheit" e dei "Berner Seminarblätter", e, ad ogni modo, erano stati gli psicoanalisti stessi che avevano dato l'esempio in questo campo.

Nel numero del 17 gennaio comparvero nuovamente due lettere. Nella prima, di Jung, si sosteneva che "il concetto di sessualità usato da Freud e da me ha un significato molto più ampio di quello comune... Ciò può leggersi nelle opere di Freud e nelle mie..."; Jung scriveva anche che non era giusto porre sullo stesso piano il libro di Michelsen e le pregevoli opere di Riklin. La seconda lettera era la risposta di "F. M." a Jung. In teoria — egli scriveva — Freud aveva un concetto ampio di sessualità, ma in pratica usava il termine nel suo senso ristretto. "F. M." protestava contro le critiche di coloro che gli rimproveravano di parlare di psicoanalisi senza essere un medico; in realtà non era necessario essere medici per giudicare gli immensi pericoli della psicoanalisi, una pseudoscienza che aveva trovato a Zurigo aderenti assai più numerosi che in ogni altro luogo e che aveva scatenato un'epidemia psichica.

Il 25 gennaio Auguste Forel, che trascorreva un periodo di riposo vicino al lago di Ginevra, prese parte alla polemica. Mostrò il proprio dissenso nei confronti di una critica di "F. M." relativa all'ipnosi e si oppose all'affermazione di Kesselring secondo cui i pazienti nevrotici diventavano psicotici in seguito al trattamento psicoanalitico. Forel si doleva del fatto che i fruttuosi insegnamenti di Breuer sulla terapia catartica fossero stati distorti da Freud.Non ci si sarebbe dovuti preoccupare tanto di polemizzare nei confronti della psicoanalisi, quanto di studiarla seriamente, come aveva fatto Frank a Zurigo. A questa lettera faceva seguito la risposta di Kesselring: gli psicoanalisti parlavano continuamente dei loro successi senza mai menzionare i loro insuccessi. Kesselring riportava due esempi di pazienti nevrotici che, in segito all'analisi, erano diventati psicotici. Infine, "F. M." rispondeva a Forel, scrivendo che erano gli psicoanalisti coloro che si rivolgevano a un vasto pubblico di profani e che propagandavano le loro teorie mediante numerosi opuscoli e articoli su giornali.

Il numero del 27 gennaio riportava una protesta degli psicoanalisti, redatta in termini piuttosto veementi:

Il presidente dell'Associazione psicoanalitica internazionale e della Società psicoanalitica di Zurigo si vede obbligato a respingere energicamente le accuse offensive e gravemente denigratorie formulate da un profano contro medici specialisti. Gli articoli firmati da F. M. forniscono un quadro completarnente distorto del trattamento psicoanalitico, dovuto all'ignoranza del loro autore. Nessuna persona ragionevole si sottoporrebbe a un metodo di trattamento così disgustoso come quello descritto da F. M. Il tono con cui sono formulate queste accuse rende impossibile ogni ulteriore discussione.

Per l'Associazione psicoanalitica internazionale: C. G. Jung, dottore in medicina, presidente; F. Riklin, dottore in medicina, segretario.

Per la Società psicoanalitica di Zurigo: A. Maeder, dottore in medicina, presidente; J. H. W. van Ophuijsen, medico, segretario.

Questa protesta era seguita, nello stesso numero, dalla risposta di "F.M." "I signori psicoanalisti — egli scriveva — s'identificano in modo così totale nella loro scienza da ritenere che ogni critica ad essa equivalga a un'offesa personale." Faceva notare il tono assolutamente arrogante del dottor Jung nel definirlo un cronista e un profano e sottolineava che esistevano anche medici che si opponevano alla psicoanalisi. Benché Freud avesse fatto molte interessanti osservazioni sulle nevrosi, il suo metodo era erroneo e non scientifico. (Il fatto che le sue osservazioni fossero state compiute a Vienna, una città semislava, non era privo d'importanza.) Gli psicoanalisti non si limitami) ora ad analizzare i vivi, ma analizzavano anche i morti: l'intera vita spirituale dell'umanità, la religione, l'arte, la letteratura e il folclore. Non potevano accettare le critiche di un profano, ma non esitavano a intromettersi in campi in cui essi stessi erano profani.

I1 28 gennaio "F. M." continuava il suo attacco alla psicoanalisi, definendola un metodo decisamente pericoloso. Anche nel migliore dei casi, cioè quando essa veniva praticata da un medico estremamente capace e coscienzioso, la psicoanalisi riduceva l'individuo a una formula sessuale e pretendeva di guarirlo su quella base. Quale bambino non si sarebbe disperato, dopo aver appreso di avere avuto desideri incestuosi nei confronti della madre? E anche per l'adulto, se la nevrosi traeva origine da desideri sessuali rimossi, quale sarebbe stata la catarsi? "F. M." riferiva il caso di un amico, cui aveva consigliato di rivolgersi a un famoso specialista di malattie nervose e che, nonostante i suoi ammonimenti, si era affidato a uno psicoanalista. Incapace di seguire nella propria città i consigli dello psicoanalista, l'amico era scomparso e non se n'era più avuta alcuna notizia. Se la psicoanalisi era uno strumento così pericoloso nelle mani di un medico coscienzioso, quali disastri avrebbe potuto causare nelle mani di un medico non scrupoloso? Inoltre la divulgazione delle concezioni psicoanalitiche avrebbe comportato il rifiuto della morale sessuale sulla base di una giustificazione scientifica.

Il 31 gennaio la "Neue Zürcher Zeitung" pubblicò la risposta di Kesselring a Forel. Kesselring ribadiva che la psicoanalisi poteva essere pericolosa e di non essere stato il solo ad averne osservato i disastrosi effetti sui pazienti. Era un atteggiamento insostenibile — aggiungeva — quello degli psicoanalisti, che volevano parlare soltanto dei trattamenti che avevano compiuto con successo e pretendevano di vietare agli altri di ricordare i loro insuccessi. Il fatto che gli psicoanalisti fossero così suscettibili tradiva la loro mancanza di obiettività e rendeva impossibile qualsiasi dibattito costruttivo.

Nel numero del 1° febbraio comparve la risposta di Forel a Fritz Marti (indicato per la prima volta non più con le iniziali, ma con il proprio nome e cognome). Forel rimproverava a Marti di avere messo in un sol fascio l'ipnosi, la psicoanalisi freudiana e le nuove psicoterapie (Forel si riferiva al perfezionamento, ad opera di Ludwig Frank, della vecchia guarigione catartica di Breuer e Freud). "Devo assolutamente dichiarare che ricercatori di chiara fama concordano pienamente con F. M. nella condanna dell'unilateralità della scuola freudiana, della sua 'santificazione della chiesa sessuale', della sua teoria sulla sessualità infantile e delle sue interpretazioni talmudico-esegetico-teologiche." Erano stati Freud e Jung a coinvolgere i profani in queste questioni. Esistevano fortunatamente alcune persone che si preoccupavano di utilizzare il nocciolo di verità contenuto nelle ricerche di Breuer e Freud. A questa lettera seguivano alcune righe di F. M. che ringraziava Forel e dichiarava chiusa la discussione.

Dall'esempio di questa polemica zurighese del 1912, è possibile supporre che in quegli anni l'effettiva natura dell'opposizione alla psicoanalisi fosse assai diversa dal quadro che di solito ne viene dato oggi. La formulazione stereotipica che prevale correntemente è che "le scoperte di Freud incontrarono una feroce e fanatica resistenza da parte di coloro che non potevano accettare la sua concezione della sessualità, a causa dei pregiudizi 'vittoriani' del tempo e della rimozione nevrotica". In realtà un esame obiettivo dei fatti dimostra che la situazione era del tutto diversa. Nelle polemiche relative alla psicoanalisi è opportuno distinguere almeno cinque elementi.

Primo, le concezioni psicoanalitiche vennero presentate al pubblico in un modo che doveva necessariamente produrre due opposti tipi di reazioni; da un lato vi erano coloro che non potevano non rimanere scossi e che trovare no queste concezioni spiacevoli e pericolose; dall'altro vi erano coloro che dovevano accettarle entusiasticamente come rivelazioni. Wittgenstein ha messo in luce molto chiaramente questo fatto [271]. Gli scontri tra questi due gruppi erano inevitabili, e spesso assunsero l'aspetto di un conflitto tra generazioni. A metà strada tra questi due atteggiamenti estremi, stavano quei lucidi pensatori che cercarono di ragionare con la propria testa allo scopo di cogliere quanto vi era di scientifico nelle teorie psicoanalitiche. Uomini come Oppenheim, Friedländer, Isserlin, che oggi vengono comunemente considerati come i primi avversari della psicoanalisi, in realtà vanno annoverati tra coloro che tentarono di darne una valutazione oggettiva. Le loro critiche sono state in seguito notevolmente esagerate e "il nocciolo di verità" che essi accettarono è stato trascurato.

Secondo, sotto il nome di psicoanalisi furono confuse numerose tendenze: era possibile distinguere tutta una serie di diverse gradazioni tra gli scritti di Freud, quelli dei suoi immediati collaboratori, quelli del più vasto ambiente degli analisti non medici e, infine, quelli di personaggi eccentrici, come Michelsen, che si proclamavano psicoanalisti. Ma com'era possibile per il pubblico cogliere queste differenze e riconoscere ciò che apparteneva all'autentica psicoanalisi? Le stesse considerazioni valevano per la terapia psicoanalitica, che poteva essere condotta da analisti del gruppo di Freud o da individui irresponsabili. Furono proprio questi abusi che suscitarono le critiche e l'opposizione alla psicoanalisi, e spinsero Freud a scrivere il suo saggio sulla Psicoanalisi "selvaggia" (1910).

Terzo, la psicoanalisi fu recepita in due modi diversi. A Vienna uomini come Krafft-Ebing, Weininger e Schnitzler avevano condizionato il pubblico rendendolo propenso all'accettazione della psicoanalisi. A Zurigo un altro tipo di genius loci fece sì che la psicoanalisi fosse accettata come uno strumento per risolvere problemi religiosi ed educativi, e da utilizzare per la comprensione dei miti e della psicosi. Era inevitabile che dovessero verificarsi degli scontri tra queste due divergenti prospettive.

Quarto, la psicoanalisi fu comunemente identificata con la filosofia materialistica e con il monismo di Haeclcel. In realtà la psicoanalisi avrebbe potuto altrettanto bene usarsi come un'argomentazione contraria allo stesso ateismo. Rank e Sachs ipotizzarono che l'ateismo fosse l'estrema espressione della sconfitta del padre [272]. La notorietà del dichiarato ateismo di Freud, secondo cui la religione era definibile come una nevrosi collettiva, contribuì alla diffusione di questo malinteso. Hans Blüher, nelle sue memorie, riferisce che la casa berlinese di Heinrich Koerber, capo del locale Monisten-Bund, era anche un luogo di raduno di giovani artisti e scrittori "moderni" e di freudiani [273]. In certa misura l'opposizione alla psicoanalisi era un aspetto della crescente opposizione a Haeckel e al suo Monisten-Bund.

Infine, il motivo di maggior antagonismo nei confronti della psicoanalisi fu costituito probabilmente dal modo in cui essa venne divulgata. Gli psicoanalisti, in particolare gli allievi più giovani, proclamavano i risultati delle loro ricerche senza corroborarli con prove e dati statistici; addossavano l'onere della prova ai loro avversari, erano intolleranti di ogni forma di critica e usavano argomentazioni ad hominem, affermando ad esempio che i loro avversari erano nevrotici. La psicoanalisi era talvolta adoperata da persone come Michelsen per scrivere cose che sembravano escogitate apposta per scandalizzare il lettore devoto, secondo la moda dei futuristi [274].

Il quadro di queste polemiche sarebbe incompleto, se non si ricordasse che esse erano altrettanto veementi anche fra gli psicoanalisti. Alphonse Maeder riferisce che una volta, durante un dibattito sui sogni in un congresso psicoanalitico, egli formulò la propria concezione della funzione "prospettica" dei sogni: ciò dette luogo "a una tempesta di opposizioni contro di me come se avessi toccato qualcosa di sacro". Maeder non aveva contraddetto nessuna delle teorie di Freud, ma aveva semplicemente proposto un loro completamento [275]. In quello stesso periodo infuriavano i conflitti tra la Società viennese e Stekel e, fatto più grave di ogni altro, Jung aveva iniziato l'evoluzione che l'avrebbe portato a separarsi da Freud. Nel febbraio 1911 lo "Zentralblatt" pubblicò, a firma di Freud, un riassunto di un brano tratto da un libro dello storico dell'arte francese Sartiaux [276].

Venti secoli fa, nella città di Efeso, il tempio di Diana attraeva numerosi pellegrini, come avviene oggi per Lourdes. Nel 54 d.C. l'apostolo san Paolo predicò a Efeso e per parecchi anni operò numerose conversioni. Essendo perseguitato, fondò la propria comunità. Ciò si dimostrò nocivo al commercio degli orafi, i quali organizzarono un'insurrezione contro san Paolo, al grido di "grande è la Diana efesia!" La comunità di san Paolo non gli rimase fedele, cadde sotto l'influenza di un uomo di nome Giovanni, venuto con Maria, che promosse il culto della Madre di Dio. Di nuovo i pellegrini affluirono in grandi schiere e gli orafi ebbero ancora lavoro. Diciannove secoli più tardi il medesimo luogo fu oggetto delle visioni di Katharina Emmerich [277].

Per quale motivo Freud pubblicò questo aneddoto archeologico? Non occorre una particolare versatilità ermeneutica per indovinarne il significato allegorico. Freud (san Paolo) aveva promosso una nuova dottrina e, a causa dell'opposizione nei suoi confronti, aveva radunato un gruppo di fedeli discepoli, che diventarono l'oggetto di violente persecuzioni perché le dottrine del maestro minacciavano certi interessi. Un discepolo, Giovanni (Jung), gli si avvicinò; in un primo tempo fu suo alleato, ma in seguito introdusse tendenze mistiche, gli sottrasse i discepoli e organizzò una comunità dissidente, che fu di nuovo gradita ai "mercanti del tempio".

Il 1913 esacerbò a tal punto i conflitti politici europei che, a volte, la guerra generale sembrò alle porte. I Balcani rappresentavano il centro del conflitto. Dopo che la Grecia, la Bulgaria e la Serbia ebbero ottenuto varie vittorie sulla Turchia, cominciarono a dilaniarsi a vicenda in una seconda guerra balcanica, in cui la Grecia, la Serbia e la Romania si allearono contro la Bulgaria. Questi attriti sconvolsero l'Austria-Ungheria e la Russia. In Russia vi fu una parziale mobilitazione e la guerra fu prevenuta solo attraverso una conferenza di ambasciatori. La tensione tra la Francia e la Germania si faceva più acuta in seguito ai frequenti incidenti di frontiera, e il Parlamento francese portò da due a tre anni il periodo di servizio militare obbligatorio. Léon Daudet pubblicò un libro con un titolo significativo: L'avant-guerre.

In quell'anno i conflitti tra le varie scuole di psichiatria dinamica si fecero sempre più tesi. A Parigi Janet compilava la sua vasta opera sui metodi di cura psicologici. A Nancy le dimissioni di Bernheim furono seguite da una reazione antipsicologica, analogamente a quanto era avvenuto a Parigi dopo la morte di Charcot. A Berna Dubois era ancora un luminare della psicoterapia, come lo era Vittoz a Losanna, ma entrambi erano isolati. A Zurigo Ludwig Frank conduceva una dura battaglia per diffondere il tipo di trattamento catartico da lui elaborato e in quell'anno pubblicò un manuale lui proprio metodo [278]. A Vienna il movimento psicoanalitico stava attraversando la più grave crisi della sua storia: Adler, che se ne era staccato da qualche tempo, pubblicò ora, come capo di una nuova scuola, un manuale sul proprio metodo [279] e Stekel, che aveva abbandonato il movimento l'anno precedente, divulgava anch'egli un suo metodo di trattamento psico-analitico breve. Fu ora la volta di Jung, che troncò i rapporti con Freud, dopo aver pubblicato le proprie concezioni non freudiane presentandole Come una descrizione della psicoanalisi. Il conflitto tra le scuole di psichiatria dinamica si svolse quell'anno su due principali campi di battaglia: il 17° Congresso internazionale di medicina a Londra e il 4° Congresso di psicoanalisi a Monaco.

Il 17° Congresso internazionale di medicina si svolse dal 7 al 12 agosto.

La psicoanalisi fu uno degli argomenti dibattuti nella dodicesima sezione. Le relazioni e i dibattiti del congresso sono noti non solo attraverso gli atti ufficiali, ma anche attraverso dettagliati resoconti pubblicati dal "Times" [280]. Giovedì 7 agosto Adolf Meyer tenne una relazione sulla Clinica psichiatrica Phipps, recentemente aperta a Baltimora sotto la sua direzione. Il dibattito mise in luce lo stupore dei colleghi inglesi nell'apprendere che nella clinica il rapporto tra medici e pazienti era di dieci a novanta. Sir Thomas Clouston esclamò: "Abbiamo l'impressione che i nostri amministratori e i nostri comitati di direzione abbiano ancora molto da imparare prima di essere disposti a elargire i fondi per un progetto di beneficenza come quello!"

Venerdì 8 agosto, Pierre Janet lesse la sua relazione sulla psicoanalisi.

Il punto di partenza della psicoanalisi — disse Janet — era da ravvisare nelle osservazioni di Chatcot relative alle nevrosi traumatiche, che egli (Janet stesso) aveva esteso ad altre nevrosi, introducendo i nuovi concetti di restringimento del campo della coscienza e di debolezza della tensione psicologica. Pertanto, fin dall'inizio Janet aveva visto nell'opera di Freud una conferma delle proprie osservazioni. Freud proclamava che l'enorme quantità di tempo da lui dedicata ad ogni paziente, l’approfondito esame dell'anamnesi e la minuziosa osservazione del materiale verbale, gestuale e di altro tipo offerto dal paziente costituivano altrettante novità, ma Janet sosteneva di avere anch'egli sempre operato nello stesso modo. Janet definiva naïf il metodo dell'associazione libera, poiché il terapeuta, senza rendersene conto, suggestionava il corso delle associazioni. Per quanto riguardava l'interpretazione onirica, Freud non aveva un accurato metodo di registrazione dei sogni, e i suoi metodi interpretativi erano arbitrari; inoltre definiva "complesso" ciò che Janet aveva chiamato idee fisse subconsce. Molte delle cosiddette novità della psicoanalisi non erano altro che concetti già esistenti, cui era stato dato un nuovo nome, come ad esempio la rimozione, che era ciò che Janet aveva indicato con l'espressione restringimento del campo della coscienza. Perfino il termine "psicoanalisi" riprendeva l'espressione "analisi psicologica" formulata da Janet. Soprattutto, Janet rifiutava la concezione di Freud secondo cui la sessualità era l'unica ed essenziale causa delle nevrosi: dalla propria esperienza clinica Janet deduceva che i disturbi sessuali erano più il risultato che la causa delle nevrosi. Freud attribuiva al termine "libido" un significato estremamente ampio e vago. La psicoanalisi poteva conseguire successi terapeutici come qualsiasi altro metodo. Janet accennò di sfuggita (senza prendere posizione) alla curiosa opinione fatta circolare da alcuni autori sulla funzione del genius loci a Vienna [281]. Janet concludeva, in modo conciliante, che gli scritti di Freud contenevano "numerosi studi di valore sulle nevrosi, sull'evoluzione della psiche infantile, sulle varie forme dei sentimenti sessuali..." Negli anni successivi — diceva Janet — le attuali esagerazioni della psicoanalisi sarebbero state dimenticate e si sarebbe ricordato soltanto che "la psicoanalisi aveva reso grandi servigi all'analisi psicologica."

Ovviamente Janet basava la sua conoscenza delle dottrine di Freud sulla letteratura psicoanalitica allora tradotta in francese e in inglese. Aveva letto L'interpretazione dei sogni (1899) nella traduzione di Brill, gli estratti delle opere freudiane pubblicati da Brill e Acher e alcune pubblicazioni di Maeder, Ferenczi, Sadger, Jung, Jones e Putnam. Pertanto le critiche di Janet erano dirette contro la psicoanalisi quale era agli inizi, piuttosto che contro i suoi più recenti sviluppi.

La comunicazione che seguì, in difesa della psicoanalisi, fu pronunciata da Jung in inglese. Jung iniziò con una caustica osservazione diretta a Janet: "Purtroppo succede spesso che taluni si ritengano in diritto di giudicare la psicoanalisi pur non essendo in grado di leggere il tedesco." Poiché, nel suo complesso, la teoria di Freud non era ancora molto chiara, né facilmente accessibile, Jung fornì un panorama sintetico della psicoanalisi, che conteneva critiche ancora più gravi di quelle di Janet: "Pertanto propongo di liberare la teoria psicoanalitica dalla sua concezione puramente sessuale. Al posto di tale concezione vorrei introdurre nella psicologia delle nevrosi un punto di vista energetico". Jung equiparò la libido all'élan vital di Bergson. La nevrosi era un atto di adattamento non riuscito, che causava un ingorgo di energia e dava luogo alla sostituzione degli aspetti superiori di una funzione con i suoi aspetti inferiori. (Tra l'altro, benché Janet non fosse citato, questa era quasi esattamente la sua concezione della nevrosi.)

Nel dibattito che seguì nessuno rispose a Jung; gli interventi furono nove, dei quali cinque favorevoli a Freud, tre contrari e uno neutrale. Jones disse che il resoconto della psicoanalisi fornito da Janet conteneva una lunga serie di concetti sbagliati, di distorsioni e di affermazioni erronee e che Janet non aveva capito nulla della psicoanalisi. Coriat disse di essere stato un avversario della psicoanalisi, ma di essere ora arrivato a comprenderne la completa validità e il grandissimo valore dal punto di vista terapeutico. Forsyth affermò che Freud aveva fornito "un quadro impareggiabile degli elementi affettivi della vita infantile". Eder mostrò di stupirsi del fatto che Janet potesse affermare l'assurdità della psicoanalisi e sostenere al tempo stesso di esserne il vero autore. Savage disse che non bisognava lasciarsi impressionare dall'eloquenza di Janet e che era invece necessario rendersi conto dell'importanza del subconscio infantile. Il viennese Frankl-Hochwart obiettò che vi erano stati numerosi casi in cui il trattamento psicoanalitico non aveva avuto successo, che era rischioso mettere in discussione i problemi sessuali dei pazienti, che gli analisti non medici erano pericolosi e che, soprattutto, si dovevano fornire statistiche dei risultati positivi e negativi del trattamento. Anche Walsh sottolineò il pericolo di un'eccessiva accentuazione della sessualità, e disse che non esisteva metodo terapeutico che non avesse i suoi successi. Bérillon stabilì sei criteri per l'accettabilità di una psicoterapia, e sostenne che la psicoanalisi non rispondeva a nessuno di essi Williams espresse un'opinione in cui erano presenti giudizi contrastanti: "La ricerca psicoanalitica dell'origine della malattia rappresenta un notevole passo in avanti rispetto alla semplice descrizione." Tuttavia egli disse di nutrire dei dubbi sul fatto che i complessi che turbavano i pazienti fossero veramente inconsci, e sostenne che la psicoanalisi non guariva le abitudini psichiche nocive e che ad essa era preferibile il riorientamento nei casi in cui fosse effettuato in modo conscio e razionale. Concluse affermando che il giudizio terapeutico sulla psicoanalisi era dubbio.

Tutti i resoconti di questo dibattito confermano che fu piuttosto tempestoso. Nella propria autobiografia Jones scrisse che la relazione di Janet rappresentò "un attacco sferzante e satirico contro Freud e la sua opera... sferrato con inimitabile abilità istrionica", aggiungendo che "fu facile per me dimostrare al pubblico non solo la profonda ignoranza di Janet relativa alla psicoanalisi, ma anche la sua mancanza di scrupoli nell'inventare, con estrema slealtà, avversari di comodo per poterli poi mettere in ridicolo" [282]. Jones attribuiva alla gelosia l'avversione di Janet per la psicoanalisi, poiché questi si sentiva superato da Freud. Nella sua biografia di Freud Jones scrisse semplicemente: "Nella prima settimana d'agosto al Congresso internazionale di medicina ebbe luogo tra me e Janet uno scontro che pose fine alle sue pretese di aver fondato la psicoanalisi e di averla vista poi sciupata da Freud "; a queste parole faceva seguito la lettera di congratulazioni di Freud [283]. I resoconti del tempo non offrono valide prove a sostegno della storia dello "scontro". Negli atti ufficiali del congresso l'intervento di Jones è molto breve e non si distingue in modo particolare da quelli degli altri otto partecipanti al dibattito. Il "Times" di Londra, nei suoi dettagliati resoconti di tutte le sedute e di tutti i dibattiti, riassunse soltanto il deciso intervento di Coriat a favore della psicoanalisi e riportò l'affermazione di Walsh, secondo cui la psicoanalisi era l'ultima di una serie di epidemie psichiche. Di Jones non si faceva menzione. Può darsi che Jones abbia confuso il proprio intervento pronunciato al congresso con la replica scritta che egli indirizzò a Janet e che fu in seguito pubblicata sul "Journal for Abnormal Psychology".

Per valutare appieno lo svolgimento del congresso è necessario tenere presente l'atmosfera politica del tempo. Per molti anni in Inghilterra era stata condotta una campagna contraria a tutto ciò che fosse di origine tedesca e Wollenberg, uno psichiatra tedesco che aveva partecipato al congresso, in seguito ricordò, a prova della presenza di sentimenti antitedeschi anche in quella sede, che nessun tedesco era stato invitato a proporre un brindisi al pranzo di chiusura [284].

Tre settimane dopo il Congresso internazionale di medicina a Londra, gli psicoanalisti si riunirono a Monaco per il loro 4° Congresso internazionale, svoltosi il 7 e l’8 settembre. I partecipanti dettero l'impressione di non interessarsi tanto delle relazioni scientifiche quanto dei conflitti interni dell'organizzazione. Freud e i suoi stretti collaboratori erano preoccupati per la svolta che Jung e i suoi seguaci stavano imprimendo alla psicoanalisi. Nella sua qualità di presidente dell'Associazione internazionale Jung dirigeva i lavori, ma il suo mandato stava per terminare. Nonostante la forte opposizione contro di lui, Jung fu però rieletto, con trenta voti su cinquantadue.

Lou Andreas-Salomé, che era stata invitata al congresso come osservatrice ed era accompagnata dal poeta Rilke, annotò nel suo diario le proprie impressioni [285]. Riteneva che l'atteggiamento di Jung nei confronti di Freud fosse indebitamente aggressivo e dogmatico; Freud si mantenne sulla difensiva e trattenne a stento la sua profonda emozione di fronte alla rottura con il "figlio" che aveva tanto amato.

Si può supporre che al conflitto non fossero estranei elementi emotivi. Il rapporto tra Jung e Freud non ricordava forse quello che vi era stato diciotto anni prima tra Freud e Breuer? Jung, da parte sua, riviveva il conflitto che aveva avuto con Bleuler nel 1909, se non addirittura il più antico conflitto con il padre. Tuttavia il motivo più profondo di contrasto era costituito dalla fondamentale differenza di concezioni tra il gruppo zurighese e Freud. Bleuler e Jung avevano considerato il proprio rapporto con Freud come una collaborazione tra studiosi indipendenti che lavoravano nello stesso campo; pertanto avevano accettato dalla psicoanalisi ciò che ritenevano vero, ma avevano anche esposto le loro divergenze. Nello stesso modo Breuer e Freud avevano chiarito le differenze tra le loro rispettive teorie negli Studi sull'isteria (1892-95). Nel 1908 Bleuler e Jung avevano esposto le loro contrastanti teorie sulla schizofrenia in un articolo comune [286]. Ma Freud voleva allievi che accettassero le sue dottrine "in blocco", o che le sviluppassero sotto il suo controllo, e quindi il conflitto era inevitabile; questo fu anche il cenere di motivi per cui Bleuler rifiutò sempre di far parte dell'Associazione psicoanalitica internazionale.

La vera storia di questo episodio non è ancora stata scritta, come non lo è stata la vera storia delle polemiche relative alla psicoanalisi. La versione corrente, che assegna a Freud e ai suoi allievi il ruolo di vittime di massicci attacchi sferrati da avversari disonesti, non si regge di fronte a un esame obiettivo dei dati di fatto disponibili, né è sostenibile la storia delle presunte persecuzioni [287]. Nelle associazioni e nei congressi di medicina i dibattiti erano vivaci e talvolta violenti, ma non vi sono prove che qualcuno abbia mai messo in dubbio la sincerità o l'integrità di Freud. Quanto asserisce Jones a proposito di un sacerdote australiano, Donald Fraser, che sarebbe stato costretto a rinunciare al suo ministero a causa del suo interesse per la psicoanalisi, e a proposito del linguista svedese Hans Sperber, la cui carriera sarebbe stata rovinata per lo stesso motivo, appartiene decisamente al regno delle leggende: Donald Fraser abbandonò volontariamente il sacerdozio per studiare medicina con il sostegno della propria comunità [288], e a Sperber fu rifiutata la libera docenza per motivi che non avevano nulla a che fare con il suo scritto sull'origine sessuale del linguaggio [289]. Caratteristico di queste leggende fu il modo in cui innocue battute vennero trasformate in odiose offese. Jones, che aveva maggiore dimestichezza con lo humour inglese che con il Witz viennese, riporta come esempio di spudorati insulti antifreudiani alcune facezie che collegavano il nome di Freud alla parola Freudenmädchen (prostituta) [290]. In realtà vi era una battuta che diceva: "Perché certe donne vanno da Freud e altre da Jung? Perché alcune sono Freudenmädchen (prostitute), altre Jungfrauen (vergini)."

Il 1914 iniziò sotto infausti presagi. In Europa si moltiplicavano i conflitti, manifesti e sotterranei. Nell'Austria-Ungheria la crescente agitazione dei nazionalisti cechi causò una violenta protesta da parte dei gruppi di lingua tedesca contro quella che era considerata un'intromissione slava. Tra l'Austria e la Serbia le relazioni erano tese a causa dell'Albania, che i serbi avrebbero voluto annettersi e la cui indipendenza era invece stata assicurata dall'Austria-Ungheria. Gli inglesi erano preoccupati per l'aumento delle agitazioni nazionalistiche in Irlanda. Il nuovo presidente francese, Poincaré, in giugno si recò in Russia, e durante un pranzo ufficiale assicurò ai russi l'appoggio francese in caso di guerra.

In quei mesi anche il movimento psicoanalitico attraversava una grave crisi. Jung ritenne che la propria posizione fosse insostenibile e in marzo diede le dimissioni dall'Associazione psicoanalitica internazionale. Bleuler pubblicò una critica delle teorie freudiane, senza però rompere i suoi rapporti personali con Freud. La Società psicoanalitica svizzera fu sciolta.

Questa crisi generale indusse Freud a scrivere una storia del movimento psicoanalitico, che appariva come un'apologia pro domo sua, formulata con le solite imprecisioni relative ai suoi ricordi personali, e che conteneva polemici sottintesi concernenti i suoi rapporti con Adler e con Jung. In quei mesi la rivista "Imago" pubblicò uno scritto anonimo intitolato Il Mosè di Michelangelo [291]. L'ignoto autore analizzava la posa e l'espressione della famosa statua e arrivava alla conclusione che, lungi dal mostrare l'ira del profeta in procinto di rompere le tavole di pietra, essa esprimeva il supremo sforzo compiuto dal grande condottiero per controllare la propria giusta collera. Qualche anno più tardi si seppe che l'autore era lo stesso Freud, e fu opinione comune che in quel saggio egli avesse proiettato i propri sentimenti. In quei mesi apparve anche una delle maggiori novità della teoria psicoanalitica: l'Introduzione al narcisismo di Freud [292].

Nonostante la crisi all'interno del movimento psicoanalitico, le teorie freudiane acquistavano in tutto il mondo una sempre più vasta risonanza. La psicoanalisi si diffondeva in Russia, dove le opere principali di Freud erano state tradotte e sorgevano gruppi psicoanalitici in molte grandi città, e aveva numerosi sostenitori anche in Inghilterra e negli Stati Uniti. In Francia le idee di Freud erano note a un limitato numero di persone, ma nell'atmosfera di violento sciovinismo che permeava il paese, egli divenne oggetto di veementi attacchi, com'era accaduto il 16 giugno in un'assemblea della Société de psychothérapie di Parigi, durante la quale Janet si era levato in sua difesa.

Janet protestò contro il fatto che in una seduta dedicata all'opera di Freud non si fossero sentite altro che critiche; ciò non era né cortese né giusto. Le ricerche di Freud e della sua scuola avevano avuto un notevole sviluppo non solo in Austria e in Germania, ma anche in altri Paesi, compresi gli Stati Uniti; ciò non sarebbe stato possibile se questi studi fossero stati privi di ogni valore. Pur ammettendo che vi era una parte di errori e di esagerazioni, la teoria generale era servita a validi studi. La psicoanalisi aveva fornito numerosi dati per la conoscenza delle nevrosi, della psicologia sessuale e della psicopatologia. "Riconosciamo questi meriti; le nostre inevitabili critiche non devono distoglierci dal mostrare il nostro rispetto per il buon lavoro e le importanti osservazioni compiute dai nostri colleghi viennesi [293]."

Ma i sentimenti nazionalistici erano cresciuti a tal punto che per molti anni sarebbe stato impossibile discutere con obiettività scientifica. Fu in questa atmosfera tesa che la notizia dell'assassinio di Saraievo risonò, dodici giorni dopo, come un rintocco funebre per i destini d'Europa.

La prima guerra mondiale: luglio 1914 - novembre 1918

Henri Bergson racconta che il 4 agosto 1914, quando sfogliando il giornale i suoi occhi caddero sul titolo a piena pagina La Germania dichiara guerra alla Francia, ebbe l'improvvisa sensazione di una presenza invisibile, come se un mitico personaggio fosse uscito da un libro e avesse silenziosamente preso posto nella stanza [294]. Come tutti coloro che erano stati bambini durante il conflitto franco-prussiano del 1870-71, Bergson aveva trascorso i successivi dodici o quindici anni accompagnato dall'idea che una nuova guerra fosse imminente; in seguito a quest'idea era subentrato un sentimento complesso, per cui una nuova guerra sembrava probabile, ma al tempo stesso impossibile. Bergson si rendeva ora conto che questo evento, la cui attesa aveva riempito di inquietudine quarantatre anni della sua vita, era arrivato e, nonostante il suo orrore di fronte alla catastrofe, non poteva che meravigliarsi della facilità con cui l'idea astratta della guerra era diventata una viva presenza. Questa guerra che noi consideriamo retrospettivamente come un fulmine a ciel sereno e come una drammatica interruzione della marcia dell'Europa verso una felice prosperità, a molti contemporanei apparve come l'inevitabile risultato di una lunga serie di conflitti, di minacce, di guerre locali, di diffuse dicerie sull'imminenza della guerra, quando non apparve addirittura come una liberazione da intollerabili tensioni.

Nel 1914 la civiltà europea, in espansione, si trovò di fronte all'ultimo avamposto della barbarie, l'Impero turco. Solo le rivalità tra le potenze europee avevano impedito che fosse vibrato il colpo di grazia all'"ammalato", come veniva comunemente chiamata la Turchia. Ma dai denti di drago erano nati i nuovi Paesi balcanici: appena liberati dal giogo turco, cominciarono a opprimere le proprie minoranze interne e a combattersi reciprocamente. Le organizzazioni terroristiche segrete, precedentemente impiegate per combattere i turchi, venivano ora utilizzate in generale come arma politica e giovani, che si autodefinivano patrioti, venivano addestrati al terrorismo per servire infami interessi politici.

Il principio di nazionalità, che si diffondeva ora nei paesi balcanici, dominava sempre di più il quadro politico europeo, e ogni paese cercava di risolvere a proprio modo il problema delle minoranze etniche. La Francia le aveva già assimilate in passato, ma l'Inghilterra aveva difficoltà con gli irlandesi, la Spagna con i catalani e la Germania con le minoranze alsaziane, danesi e polacche. La Turchia ricorreva a periodici massacri, dei quali i bulgari e gli armeni erano stati le più recenti vittime. La Russia, che per molto tempo aveva avuto un atteggiamento liberale a questo riguardo, cercava ora di "russizzare" le proprie minoranze. La situazione dell'Austria-Ungheria era la più difficile, poiché essa era l'unico grande Stato multinazionale in un periodo di generale nazionalismo; era esposta perciò alle agitazioni interne e agli intrighi della Russia e della Serbia. I problemi della monarchia austro-ungarica potevano difficilmente essere compresi in un periodo in cui i concetti di "decolonizzazione", "Stato satellite" e "Stato sovrannazionale" non erano ancora stati formulati. I Paesi balcanici, che si erano recentemente liberati dal dominio coloniale turco, caddero preda di un fanatico nazionalismo e di lotte interne. La Serbia era un satellite della Russia, che in pratica ne dirigeva la politica, usandola contro l'Austria-Ungheria. Quest'ultima verrebbe oggi considerata come uno Stato sovrannazionale, ma a causa dei suoi contrasti interni aveva allora bisogno d'una completa ristrutturazione politica [295]. La monarchia era l'unica forza che tenesse unito l'Impero e il principe ereditario Francesco Ferdinando veniva considerato come l'unica persona in possesso della volontà e delle capacità necessarie per realizzare le indispensabili riforme.

Il pubblico europeo era così abituato agli assassini di re e di capi di Stato ad opera di anarchici o di paranoici, che non intese il vero significato del delitto di Saraievo, che in realtà fu un complotto organizzato dal servizio segreto serbo [296]. Si è già detto come nel 1903 il re di Serbia filoaustriaco Alessandro III e sua moglie, la regina Draga, fossero stati assassinati, insieme con alcuni loro seguaci. Il nuovo re Pietro, che era spalleggiato dalla Russia, iniziò una politica antiaustriaca, appoggiato dai terroristi che l'avevano portato al potere. L'annessione della Bosnia-Erzegovina da parte dell'Austria-Ungheria e la creazione della Dieta bosniaca esasperarono i nazionalisti serbi, che compirono una serie di atti terroristici contro pubblici ufficiali austriaci, culminanti nel 1912 con un attentato contro il governatore della Croazia. Il 28 giugno 1914 un gruppo di giovani cospiratori bosniaci, che erano stati addestrati alla scuola del terrorismo serbo, equipaggiati con armi dall'esercito serbo e aiutati ad attraversare la frontiera da agenti serbi, assassinarono l'arciduca Francesco Ferdinando e sua moglie in visita a Saraievo. Se mai un crimine potè definirsi machiavellico questo fu proprio il caso: poiché l'arciduca aveva deciso di risolvere i problemi dell'Impero concedendo ai gruppi slavi meridionali l'equiparazione dei diritti civili, al fine di poter controllare così i nazionalisti serbi, il suo assassinio pose termine ad ogni speranza di un assestamento del genere, lasciando sul trono austro-ungarico un vecchio imperatore ormai stanco, il cui probabile erede era un giovane ancora inesperto. Il governo imperiale si trovò di fronte a un tragico dilemma: o lasciare impunite le attività di un pericoloso covo di terroristi che avevano giurato di distruggere l'Europa, o dar corso a un intervento armato, che avrebbe comportato il rischio di una guerra generale, dato l'appoggio russo alla Serbia [297]. Per citare le parole di Somary:

L'Europa occidentale non comprese affatto di che cosa si trattasse... I Paesi europei ritennero erroneamente che una piccola nazione fosse stata assalita dalla malvagità imperialistica, e istintivamente si schierarono dalla parte di Davide, mentre in realtà si tatuava, di un sistematico sabotaggio di un civile Impero ad opera di un satellite della Russia, e l'assassinio di Saraievo fu un tipico atto di guerriglia partigiana [298].

La guerra rappresentava per l'Austria-Ungheria un rischio mortale, soprattutto considerando che solo un anno prima si era scoperto che il colonnello Alfred Redi, capo del servizio di controspionaggio dell'esercito imperiale, era stato ricattato, e costretto a fornire ai russi informazioni militari di vitale importanza. Inoltre l'Italia stava abbandonando l'alleato austro-ungarico. La possibilità che la guerra rimanesse un conflitto locale, senza estendersi ad altri Paesi, dipendeva dal comportamento della Russia; a causa della sua rapida crescita economica, delle tensioni sociali e delle attività dei gruppi rivoluzionari, la Russia non era ben preparata alla guerra. Ma un movimento militarista riuscì a ottenere la mobilitazione generale, il che rappresentò una minaccia anche per la Germania; la quale invece era preparata alla guerra, che i suoi capi militari e politici avevano da lungo tempo considerato inevitabile. Poiché si riteneva che il risultato del conflitto sarebbe dipeso dalla rapidità degli interventi iniziali, al fine di assicurarsi per prima questo vantaggio strategico, la Germania dichiarò guerra alla Russia e alla Francia e violò la neutralità del Belgio; in seguito a ciò l'Italia si staccò dall'alleanza con gli Imperi centrali, e l'Inghilterra dichiarò guerra alla Germania. Così, in poche settimane, l'infernale meccanismo si era messo in moto.

La maggior parte delle nazioni europee si erano da tempo lasciate condizionare dall'idea della guerra, e iniziarono il conflitto facendo mostra di uno straordinario entusiasmo patriottico. Gli austriaci e gli ungheresi vedevano nella guerra l'unico mezzo per assicurare la sopravvivenza della loro monarchia. I tedeschi cercavano di liberarsi dalla morsa dei paesi confinanti che li accerchiavano e di arginare l'invasione della barbarie russa. Per i francesi la guerra era una crociata per la libertà mondiale e per la liberazione dell'Alsazia-Lorena. Segnò invece una completa rovina per le forze spirituali: le Chiese di ogni confessione si schierarono a fianco dei loro Paesi e il papa si limitò a raccomandare a Dio i combattenti. I socialisti, che avevano ripetutamente proclamato di opporsi alla guerra, si unirono al generale movimento bellicista prevalente nei rispettivi Paesi con non minore entusiasmo delle altre forze politiche. I pacifisti rappresentavano dovunque limitate minoranze e coloro che si rifiutavano di combattere venivano giustiziati senza pubblicità. Gli intellettuali parteciparono con febbrile entusiasmo a quella che in seguito fu definita la mobilitazione delle coscienze, e cioè la fanatica campagna nazionalista, intollerante della minima deviazione ideologica. Solo un esiguo numero di pensatori rimase in grado di osservare con lucidità la catastrofe. Il filosofo francese Alain predisse che la guerra avrebbe rappresentato un'ecatombe per l'élite e che avrebbe lasciato il Paese in balia degli scaltri, dei tiranni e degli schiavi [299]. Anatole France, che in una protesta scritta contro il bombardamento della cattedrale di Reims aveva espresso la speranza che, dopo la fine della guerra, il popolo francese volesse nuovamente offrire la propria amicizia al nemico sconfitto, fu abbondantemente insultato e la sua casa fu presa a sassate dalla folla in tumulto. Romain Rolland, un altro scrittore francese che risiedeva a Ginevra, rese pubblico un manifesto in cui lodava l'eroismo della gioventù europea e i suoi sacrifici per l'ideale patriottico, ma criticava aspramente gli nomini di Stato che avevano scatenato la guerra, e che non facevano nulla per fermarla, e condannava quegli scrittori che andavano soffiando sul fuoco della conflagrazione generale [300]. Analogamente il romanziere tedesco Hermann Hesse, pur lodando i combattenti, denunciava coloro che se ne rimanevano al sicuro nelle loro case a scrivere ardenti incitamenti contro il nemico [301].

Al momento del primo sollevamento iniziale, ogni psichiatra reagì secondo il proprio temperamento e il proprio ambiente culturale. Breuer predisse che l'Austria sarebbe andata in rovina, oppure sarebbe risorta dalle sue ceneri come una giovane e forte fenice [302]. Freud espresse sentimenti patriottici filoaustriaci, e non può non stupire la sorpresa di Jones a questo riguardo [303]. Meno comune fu l'atteggiamento di Janet, uno dei pochissimi a non lasciarsi cogliere dalla febbre dello sciovinismo [304]. Moli riferisce un curioso episodio nella sua autobiografia [305]: un agente segreto si recò da lui e gli chiese di dargli istruzioni affinché potesse assumere in modo convincente l'identità di un medico. Moli spiegò che questo era impossibile, ma disse all'agente segreto che avrebbe potuto mostrargli come impersonare la figura di uno psicoanalista: in alcuni giorni gli insegnò i rudimenti e il gergo della professione e, in effetti, per tutto il corso della guerra, l'agente servì il proprio paese "esercitando" queste sue nuove mansioni. In Svizzera Auguste Forel fu così addolorato dalla catastrofe che abbandonò la sua campagna antialcolica per dedicarsi attivamente al movimento pacifista [306].

Tutte quelle migliaia di uomini che erano andati a combattere con tanto entusiasmo si aspettavano una guerra di breve durata, ritenendo che le armi moderne avrebbero necessariamente accelerato la conclusione del conflitto. Furono assai pochi coloro che previdero che le ostilità si sarebbero prolungate per più di quattro anni. La guerra iniziò con un periodo di ardente entusiasmo e con attacchi micidiali. Forse non era mai successo nella storia dell'umanità che a tanti uomini si richiedessero tali atti di eroismo e mai era accaduto che tante vite umane fossero sprecate con tale prodigalità.

Al periodo iniziale seguì una battuta d'arresto degli eserciti impegnati sui fronti occidentali, che si vennero a trovare in una sorta di punto morto.

La guerra di logoramento era inframmezzata da entrambe le parti da infruttuosi tentativi di sfondare le linee nemiche. Impegnati in una specie di gigantesca corsa allo spreco, i belligeranti facevano a gara a gettare nella fornace della guerra sempre maggiori ricchezze e truppe e a contendersi gli alleati. Si verificò allora il primo genocidio su vasta scala dei tempi moderni: gli armeni, che erano stati incitati dagli agenti alleati a scuotersi di dosso il giogo turco con la promessa dell'indipendenza, caddero vittime di un massacro organizzato e sistematico, in cui persero la vita in modo orribile quasi due milioni di persone [307].

Lo spontaneo entusiasmo patriottico mostrato inizialmente dalle nazioni belligeranti fu gradualmente sostituito da un'onnipresente propaganda, ben organizzata e insidiosa. Verso il 1917 le popolazioni dei vari Paesi in guerra mostrarono segni di stanchezza e vi furono ammutinamenti nell’esercito francese. L'Impero russo fu il primo a sgretolarsi sotto i colpi della rivoluzione di Kerenskij, nel marzo 1917, e di quella bolscevica, nel novembre dello stesso anno, cui fece seguito la stipulazione di una pace separata con gli Imperi centrali. La Germania cercò di approfittare della situazioni intensificando la guerra sottomarina, il che però sollecitò l'intervento degli Stati Uniti a fianco degli alleati.

Dopo la morte dell'imperatore Francesco Giuseppe, il suo successore, il giovane Carlo, compì vani tentativi per ottenere una pace separata. La Germania tentò disperatamente di raggiungere la vittoria prima che l'esercito degli Stati Uniti potesse essere presente sul fronte in modo efficace. Ma ancora una volta le sorti si decisero nel Vicino Oriente con il crollo della Turchia, seguito da quello della Bulgaria, dell'Austria-Ungheria e infine, della Germania. L'armistizio fu firmato l'11 novembre 1918. Per gli inglesi, e in modo particolare per i francesi, si trattò di una vittoria di Pirro, ottenuta solo in seguito all'intervento americano. Alla fine del 1918 tutte le nazioni europee avevano riposto illimitate speranze nel presidente Wilson: gli alleati lo consideravano un potente difensore che avrebbe appoggiato le loro rivendicazioni alla conferenza per la pace; i tedeschi e gli austriaci erano convinti che sarebbe stato il fautore di una pace ispirata al senso di giustizi« e alla riconciliazione.

In questi quattro anni e mezzo di guerra la vita del mondo occidentale era precipitata nel caos. Gli interessi politici, economici, sociali e intellettuali delle nazioni belligeranti erano stati assorbiti dalla guerra. A questo riguardo il mondo della psichiatria non rappresentava un'eccezione. La preoccupazione più immediata degli psichiatri era stata il trattamento delle nevrosi di guerra, ed essi si erano trovati di fronte a problemi che erano mal pro parati ad affrontare. Il trattamento mediante stimolazione elettrica, con cui si erano ottenuti frequenti successi nei casi di paralisi funzionale, fu spesso usato in modo un po' troppo drastico e ciò gli valse in Francia il nome di torpillage. Babinski, che aveva contribuito validamente al superamento della concezione dell'isteria di Charcot, si trovò di fronte a disturbi clinici molto simili alla vecchia isteria, ma che tuttavia resistevano all'azione terapeutica della suggestione [308]. Babinski li definì disturbi fisiopatici. Wagner-Jauregg distinse, a proposito dei traumi da bombardamento, l'azione ili fattori fisici (rumore, luce intensa, vibrazioni e colpo d'aria) e quella di due categorie di fattori psicogeni, suddivisi in fattori precipitanti e determinanti [309]. Wagner-Jauregg notava che fra i pazienti affetti da nevrosi di guerra erano assai pochi i tedeschi, gli austriaci, gli ungheresi e gli slavi meridionali, ma che al contrario erano numerosi i cechi, mentre i casi più gravi si verificavano tra i soldati provenienti dai gruppi etnici italiano e romeno (in altre parole, l'incidenza delle nevrosi di guerra era proporzionale alla mancanza di lealtà nei confronti della monarchia austro-ungarica). Gli psicoanalisti, anche quelli per i quali le nevrosi di guerra rappresentavano un campo nuovo, dovettero rivedere e ampliare le loro teorie.

Nel frattempo la psichiatria compiva grandi progressi. Nel 1917 Wagner-Juaregg pubblicò i primi risultati della sua ricerca sul trattamento della paresi generale mediante terapia malarica. Von Economo fornì la prima descrizione dell'encefalite epidemica e delle sue lesioni. La mobilitazione dell'esercito americano rese possibile per la prima volta l'applicazione simultanea di reattivi psicologici a circa due milioni di individui, e da allora in poi la somministrazione dei reattivi divenne un procedimento normale.

Durante gli anni della guerra i grandi sistemi di psichiatria dinamica furono riformulati dai loro autori. Janet si preoccupava dell'elaborazione della sua nuova psicologia delle tendenze. Nel 1916 Freud iniziò la pubblicazione dell'Introduzione alla psicoanalisi, che fu la prima esposizione sistematica delle sue teorie. Contemporaneamente indicò un nuovo sviluppo per il pensiero psicoanalitico con i suoi scritti di metapsicologia; la crescente importanza da lui attribuita alle pulsioni aggressive fu messa in relazione con le vicende belliche. Alfred Adler, che come tutti aveva inizialmente mostrato un ardente patriottismo, gradualmente giunse a considerare con orrore la guerra e a ritenere che il senso di comunità costituisse una componente fondamentale della natura umana. Per Jung gli anni della guerra coincisero con il periodo della sua nevrosi creativa; in quel tempo non pubblicò quasi nulla, ma mantenne attorno a sé un gruppo di allievi.

Dei quattro grandi sistemi dinamici, l'unico che fece un tangibile progresso durante la guerra fu la psicoanalisi. Nel 1918 fu fondato a Vienna I'Internationaler Psychoanalytischer Verlag, grazie alla generosa donazione di Anton von Freund, un ricco ungherese che era stato paziente di Freud: la nuova casa editrice si dimostrò un potente strumento mediante cui assicurare la diffusione del movimento psicoanalitico. In Inghilterra la psicoanalisi acquistava sempre maggiore popolarità, soprattutto attraverso l'opera di Rivers. In America Frink pubblicò un libro, allora famoso, sulle paure sulle coazioni morbose [310]. In margine alla psicoanalisi si sviluppavano contributi originali, quali gli scritti di Silberer sul simbolismo della rinascita [311]. Hans Blüher sosteneva che ciò che teneva unite le associazioni dei giovani era un legame omosessuale più o meno inconscio; la sua fu una delle prime applicazioni della psicoanalisi alla psicologia delle masse [312].

La situazione spingeva molti a indagare sulle cause e sul significato della guerra. Quando nel 1915 Freud pubblicò le sue Considerazioni attuali sulla guerra e la morte, trattò un tema che già vedeva impegnati molti altri eminenti pensatori. Un noto cardiologo tedesco, Georg Friedrich Nicolai, che fu messo in prigione per le sue idee pacifiste, scrisse Die Biologie des Krieges (La biologia della guerra) [313]. Altri, come Arthur Schnitzler a Vienna e il filosofo francese Alain, raccoglievano appunti che in seguito avrebbero pubblicato in forma di libri.

Durante la guerra Zurigo, la più grande città della neutrale Svizzera, conservò il suo carattere cosmopolita [314]. Vi risiedeva allora un gruppo di giovani pittori, poeti e musicisti, che facevano capo al romeno Tristan Tzara, i quali nel 1916 aprirono il Cabaret Voltaire in una delle più antiche e più strette strade della città, la Spiegelgasse (la stessa strada, tra l'altro, dove abitò Lenin). In questo ritrovo i giovani componenti del gruppo, che si erano dati il nome di dadaisti, recitavano poesie di calcolata assurdità ed esprimevano in ogni modo possibile il loro disprezzo per l'establishment, che era stato incapace di impedire la generale carneficina. Molti di essi erano sfuggiti, nei loro rispettivi Paesi, agli obblighi militari [315]. Alcuni dadaisti, come Hans Arp, Hugo Ball e Marcel Janco avrebbero acquistato in seguito una notevole fama come scrittori o come pittori. Friedrich Glauser diventò il più noto autore di romanzi polizieschi della Svizzera e un altro dadaista, Richard Hülsenbeck, avrebbe terminato la sua carriera come psicoanalista a New York.

A Vienna gli eventi bellici fecero sorgere ideologie contrastanti. L'entusiasmo iniziale, dopo le prime sconfitte, era rapidamente scemato. L'esercito serbo, ben addestratosi nel corso delle guerre balcaniche, si dimostrò un avversario più tenace del previsto. L'invasione russa della Galizia costrinse a riversarsi a Vienna folle di rifugiati, che comprendevano molti ebrei dei ceti più disagiati. L'Italia, e successivamente la Romania, dichiararono guerra all'Austria. Un'abile propaganda provocò diserzioni in massa tra i cechi e altre minoranze che sentivano meno il vincolo di fedeltà alla monarchia austro-ungarica.

Cibo e carburante scarseggiavano, mentre il costo della vita continuava a crescere. La morte dell'imperatore Francesco Giuseppe fu avvertita da molti come la fine dell'Impero, e durante gli ultimi mesi di guerra l'opposizione alle ostilità venne dichiarata apertamente. Un giovane medico che partecipava attivamente alla vita letteraria, Jacob Moreno Levy, lanciò una nuova rivista, "Daimon", il cui primo numero si apriva con un lirico proclama dal titolo Einladung zu einer Begegnung (Invito a un incontro): si trattava in realtà di un mascherato appello per la pace, che in seguito sarebbe stato considerato una pietra miliare della letteratura esistenzialista [316]. Al centro delle speranze di tutti era il presidente Wilson, che aveva proclamato l’8 gennaio 1918 i suoi quattordici punti per la pace mondiale. La sconfitta e lo smemramento del plurisecolare Impero asburgico furono però sentiti dalla maggioranza degli austriaci come un'irrimediabile catastrofe. Ernst Lothar ha espresso molto bene questi sentimenti nelle sue memorie:

Il giorno del crollo dell'Austria-Ungheria giunse per me, come per innumerevoli altri, come un colpo mortale. Comprendevamo con bruciante chiarezza che era morto qualcosa d'insostituibile, che in nessun modo avrebbe potuto ritornare... Il territorio dell'Impero fu ridotto a un ottavo della sua precedente estensione. In esso aveva trovato posto un piccolo universo: il mare e le steppe, i ghiacciai e i campi di grano, il Meridione, l'Occidente e l’Oriente, popoli germanici, popoli latini e slavi d'ogni genere, i magiari, e perfino i turchi: gli Stati Uniti d'Europa erano esistiti qui da generazioni, mentre in nessun altro luogo era stato possibile convincere i popoli del continente a vivere insieme. E questo Impero dai cento volti, con le sue lingue, le sue culture, i suoi temperamenti, questa splendida mescolanza di contrastanti colori era esistita solo qui... [317].

Lothar, che conosceva Freud, in quel momento di dolore sentì il bisogno di consultarlo e, secondo quanto egli riferisce, gli chiese come fosse possibile vivere senza il Paese cui si era dedicata la propria vita. Freud, il quale sapeva che Lothar aveva perso la madre cinque mesi prima, gli disse:

Sono stato commosso dalla notizia della morte di sua madre, ma lei stesso continua a vivere. La madre è come la patria. Che uno le sopravviva è un fatto biologico, poiché la madre muore prima dei figli... Giunge sempre il momento in cui un adulto diventa un orfano. Lei dice: "Il mio Paese non esiste più"; ma forse il Paese che lei intende non è mai esistito e lei e io ci ingannavamo. Anche il bisogno di ingannare se stessi è un fatto biologico. A un certo punto le può accadere di accorgersi che una persona che le è vicina non è quella che lei credeva…

Ma Lothar insisteva nel dire che l'Austria era l'unico Paese in cui potesse vivere; allora Freud rispose:

In quanti paesi ha vissuto finora?... Come lei, anch'io vengo dalla Moravia e, come lei, ho un indomabile affetto per Vienna e per l'Austria, benché forse, a differenza di lei, ne conosca i lati spiacevoli [318].

Dopo di che, Freud prese un pezzo di carta su cui aveva scritto:

L'Austria-Ungheria non esiste più. Non potrei vivere in nessun altro luogo. Il problema di emigrare per me non si pone neppure. Continuerò vivere con il tronco, immaginando che sia tutto il corpo.

Freud concludeva questo dialogo dicendo che l'Austria-Ungheria era un Paese dove si poteva anche morire di rabbia, ma dove faceva piacere poter concludere i propri giorni.

A Vienna, pur in mezzo al disastro, vi erano anche alcuni che cercavano di salvare il salvabile: la loro prima preoccupazione era il futuro della gioventù e l'elaborazione di nuovi metodi di educazione popolare.

Il periodo tra le due guerre: novembre 1918 - settembre 1939

In Francia e in Inghilterra la guerra, che era stata vinta con una vittoria di Pirro, aveva lasciato dietro di sé molte rovine e aveva esaurito le forze dei due Paesi; la Russia era in preda alla rivoluzione e alla guerra civile, e nell'Europa centrale le popolazioni erano afflitte dalla carestia e dalla disperazione. Milioni di uomini si erano battuti con la convinzione, instillata da un'abile propaganda, di combattere l'ultima guerra, una guerra che, si diceva, doveva essere fatta per assicurare per sempre la pace e la democrazia. Ma quei politici che erano stati incapaci d'impedire la guerra, o di fermarla quando era cominciata, si dimostrarono incapaci anche di assicurare una pace duratura, e così vent'anni dopo la fine della prima, scoppiò la seconda guerra mondiale. L'intervallo tra le due guerre fu caratterizzato da innumerevoli vicissitudini politiche che si rispecchiarono anche nell'evoluzione della psichiatria dinamica.

Il fallimento della pace: 1919

Tutto il mondo aspettava ansiosamente la pace promessa, che avrebbe dovuto instaurare un nuovo ordine sotto l'egida della Lega delle nazioni. Ma i trattati di pace furono formulati in un modo che differiva radicalmente dalle precedenti tradizioni del mondo occidentale. Al Congresso di Vienna, dove nel 1815, dopo le guerre napoleoniche, era stata firmata una pace duratura alla Francia sconfitta era stato concesso, durante i negoziati, di trattare alla pari con le altre nazioni. Nel 1919 invece le potenze sconfitte non fuliniti ammesse a trattare le condizioni di pace, e inoltre la Germania fu costretta a dichiararsi colpevole, una richiesta senza precedenti nella storia della diplomazia. Non stupisce quindi la collera dei popoli dell'Europa centrale, i quali avevano riposto la loro fiducia nel presidente Wilson: Freud, che conservò sempre un'insopprimibile antipatia per Wilson, non faceva che condividere un sentimento largamente diffuso in Austria e nell'Europa centrale.

Il trattato di Versailles, firmato il 28 giugno 1919, restituì l'Alsazia-Lorena alla Francia e attribuì i territori della Slesia di lingua polacca alla risorta Polonia. Dopo la disgraziata fuga del Kaiser in Olanda e un breve tentativo di rivoluzione comunista, fu instaurato in Germania, su basi non molto sicure, il governo democratico della Repubblica di Weimar. La Germania non era più una potenza mondiale; aveva perso la flotta, le colonie in Urica e nel Pacifico e le concessioni in Cina. I proprietari terrieri tedeschi nei Paesi baltici furono espropriati, gli immigrati tedeschi negli Stati Uniti li rilcrarono i tempi della loro integrazione politica e il tedesco, fino ad allora la principale lingua culturale del mondo, fu sostituito dall'inglese. Spinti dalla miseria materiale e spirituale, molti tedeschi si ribellavano a questa situazione e accettavano le dicerie secondo cui la sconfitta era dovuta alla "pullulata alla schiena" (Dolchstoss) inferta dai socialisti, e cominciavano a nutrire sentimenti revanscisti.

I popoli che avevano costituito l'Impero austro-ungarico furono ora divisi in tre gruppi. Un primo gruppo fu assegnato ai cosiddetti Stati successori dell’Austria-Ungheria che si erano schierati a fianco dei vincitori: Jugoslavia, Romania, Polonia e Cecoslovacchia. Il secondo gruppo fu attribuito in parte all'Austria, privata delle popolazioni di lingua tedesca dei Sudeti, che andarono alla Cecoslovacchia, e del Sudtirolo, che fu annesso all'Italia, e in parte all'Ungheria, privata di un terzo della propria popolazione di lingua magiara. Il terzo gruppo era rappresentato dagli sloveni, dagli slovacchi e dai ruteni, che andarono agli Stati successori. I trattati che avevano restituito l'Alsazia-Lorena alla Francia, avevano ora creato una dozzina di nuove Alsazie-Lorene nell'Europa centrale, generando implacabili odi. "Gli autori del trattato di pace non si erano resi conto che lo smembramento dell'Impero asburgico aveva lasciato libere razze le cui rivalità erano vecchie di un millennio, e che erano state tenute unite soltanto dalle tradizioni della monarchia [319]." L’Austria si ritrovò ora a essere una nazione di sei milioni e mezzo di abitanti, con una capitale ipertrofica che ne contava due e mezzo. Il Paese attraversava un grave periodo d'indigenza: mancavano i cibi, i carburanti, trasporti e in ogni luogo vi erano saccheggi e rivolte, mentre fioriva il mercato nero e dilagava la dissoluzione morale.

In Russia il nuovo governo sovietico si dimostrò più forte di quanto gli alleati si fossero aspettati, e l'Europa cominciò a temere le conseguenze dei bolscevismo. Fino ad allora certe teorie politiche erano sembrate ai più concetti piuttosto astratti, o qualcosa che riguardasse soltanto i russi, ma ora apparivano improvvisamente capaci di diffondersi in tutto il mondo [320].

Anche l'Impero turco fu smembrato, dando origine, tra l'altro, ai nuovi Stati arabi. Agli armeni era stato promesso uno Stato indipendente, ma ci si rese conto che la popolazione armena, dopo i massacri subiti, era praticamente scomparsa. Agli ebrei era stata promessa la fondazione di una "patria nazionale" in Palestina, con la Dichiarazione Balfour del 2 novembre 1917 ma la promessa fu attuata a malincuore e solo in parte con la costituzione del mandato britannico.

L'atmosfera generale era dominata dalle negative conseguenze della guerra e dalle massicce distruzioni. Cominciarono ad apparire a dozzine i romanzi sulla guerra, e vennero scritte opere sulla decadenza dell'Europa, della civiltà occidentale, della razza bianca e dell'umanità nel suo complesso. Il tramonto dell'Occidente di Oswald Spengler ebbe in Germania un favoloso successo.

Come Nietzsche, Spengler considera l'uomo un animale predatore, ben che creativo, che ha inventato la scienza, la tecnologia e l'arte al fine di staccarsi dalla natura e diventare simile a Dio. Secondo Spengler, le grandi cui ture sono torme di vita biologica che nascono, crescono, decadono e muoiono secondo un modello ineluttabile. Sono esistite otto glandi culture e l'ottava cioè l'attuale cultura occidentale, è già morente e sarà presto sostituita dalle culture delle razze di colore. All'uomo occidentale non rimane altra alternativa che quella di una morte onorevole al suo ultimo posto di combat timento [321].

Spengler fu criticato sia dai biologi sia dagli storici per i numerosi errori contenuti nelle sue opere. Alcuni lo paragonarono a Freud, a causa del suo pessimismo culturale e dell'importanza attribuita alle pulsioni aggressive. Il paragone è in qualche modo scorretto perché, a differenza di Spengler, Freue riteneva che le pulsioni libidiche neutralizzassero in una certa misura quelle aggressive.

L'atmosfera catastrofica del tempo era riflessa nel dramma di Karl Kraus Die letzten Tage der Menschheit (Gli ultimi giorni dell'umanità) [322]. Come il libro di Spengler, anche quest'opera era stata scritta durante la guerra, benché fosse pubblicata successivamente; in un'ampia visione apocalittica, Kraus descriveva non solo la fine dell'Austria, ma più in generale la distruzione dei valori umani, la sconfitta dell'umanità e la disintegrazione ilei pianeta, concepito come un peccato contro l'armonia del cosmo.

Molti psichiatri dinamici tentarono di dare un'interpretazione degli avvenimenti del tempo. Come si è visto, Alfred Adler aveva pubblicato un opuscolo, intitolato Die andere Seite (L'altra parte), in cui aveva cercato di spiegare come mai il normale operaio combattesse con tanto coraggio e sopportasse tante miserie per una causa che non era la sua [323]. Adler concludeva che, oltre alla pressione militare e agli inganni della propaganda, era il completo isolamento dell'operaio che lo portava a fare propria la causa del suo vero nemico (cioè dei suoi superiori).

Lo psicoanalista Paul Federn distingueva, tra le conseguenze della rivoluzione austriaca, quelle negative (come gli scioperi) e quelle positive (come i consigli operai) [324]: Federn spiegava entrambi i tipi di conseguenze alla luce dei concetti freudiani dell'orda primitiva e della ribellione dei figli; il vecchio imperatore Francesco Giuseppe aveva rappresentato nel suo Paese la figura paterna e la sua morte aveva lasciato una società priva di padre. Alcuni m Inni rifiutavano ogni tipo di sostituto, e da qui gli scioperi e le rivolte; altri cercavano di creare una nuova organizzazione sociale e una società di fratelli.

Nel disastro generale, venivano compiuti eroici sforzi per salvare la salute emotiva della gioventù. Tra questi tentativi vi fu il celebre esperimento di educazione terapeutica di Aichhorn a Oberhollabrunn, vicino a Vienna. Purtroppo si tratta di uno degli episodi meno documentati nella storia dell'educazione. Non è chiaro in che misura l'esperimento fosse imposto dalla situazione del tempo e fino a che punto fosse progettato da Aichhorn. Mancano resoconti contemporanei, dati statistici e controlli dei risultati; non sappiamo neppure quanto sia durato l'esperimento. I collaboratori di Aichhorn sono rimasti anonimi e tutti gli scarsi dati di cui disponiamo provengono dal libro di Aichhorn pubblicato sei anni dopo. L'autore dell'esperimento era stato insegnante nelle scuole statali di Vienna e durante la guerra si era occupato attivamente dell'organizzazione di centri giovanili in cui i ragazzi ricevevano un addestramento di tipo militare ed erano educati al sentimento patriottico, come può dedursi dal bollettino curato da Aichhorn relativo a queste attività [325]. Quando crollò la monarchia austro-ungarica ad Aichhorn fu affidato un gruppo di ragazzi difficili (secondo quanto egli riferisce, doveva occuparsi personalmente di un gruppo di dodici ragazzi con caratteristiche delinquenziali o aggressive, provenienti perlopiù da famiglie distrutte). I ragazzi erano alloggiati in vecchie baracche militari; in un periodo in cui Vienna era in preda all'agitazione rivoluzionaria e alle rivolte, non deve sorprendere che anche questi giovani si ribellassero, demolendo il mobilio, rompendo porte e finestre e picchiandosi reciprocamente. Aichhorn diede istruzione ai suoi collaboratori d'intervenire solo quando vi fosse un reale pericolo e, come nella stessa Vienna le manifestazioni rivoluzionarie, benché rumorose, diventarono meno pericolose, così anche l'aggressività di questi ragazzi fu sostituita da una sorta di pseudoaggressività, seguita di scoppi emotivi. Successivamente, mentre in Austria vi era un generale periodo di miglioramento, nonostante il prolungarsi dell'instabilità, anche i ragazzi attraversarono un lungo periodo d'instabilità e cominciarono a riprendersi solo gradualmente. I risultati di questo esperimento furono in seguito sottoposti a interpretazione psicoanalitica [326].

Nonostante l'estrema difficoltà dei tempi, il movimento psicoanalitico fu riorganizzato e furono ripresi i contatti con alcuni Paesi stranieri. Tre psicoanalisti americani si recarono a Vienna per intraprendere un'analisi didattica con Freud [327], i cui allievi continuavano frattanto la loro prolifica produzione letteraria, pubblicando, tra l'altro, una raccolta di studi sulle nevrosi di guerra [328].

In Francia Janet stava lentamente costruendo un nuovo sistema di psicologia del comportamento, ma era seguito da un pubblico relativamente limitato. Nel 1919 potè finalmente pubblicare un libro sulla cura mentale che era stato lungamente rinviato [329], ma la tardiva comparsa del libro diede l'erronea impressione che, dopo gli anni precedenti la guerra, le dottrine di Janet avessero subito un ristagno.

Per quanto riguarda Jung, nessuno era a conoscenza del suo autoesperimento ed egli stava ancora lavorando ai suoi Tipi psicologici (1921). Stranamente il primo accenno della sua nuova psicologia analitica comparve in un romanzo, intitolato Demian, opera dello scrittore Hermann Hesse.

Emil Sinclair è stato educato in un ambiente molto religioso. Durante gli anni di scuola si vanta una volta di essere stato l'autore di alcune offese commesse da altri e ciò lo porta a dover subire le angherie e i ricatti di un compagno malvagio. Incontra in seguito un ragazzo maggiore di lui, Max Demian, al quale confida il proprio segreto, riuscendo così a sentirsi subito liberato da una situazione intollerabile. La stretta amicizia con Demian spinge Sinclair a modificare la propria visione del mondo e ad accettare l'esistenza e la necessità del male. Sinclair però si spinge troppo in là e conduce una vita studentesca dissoluta, finché un breve incontro con una giovane donna, Beatrice, gli ispira un nuovo ideale (ancorché tra i due non vi sia stato alcuno scambio di parole). In seguito incontra un colto e saggio musicista che gli insegna come interpretare i suoi sogni e i suoi disegni spontanei; entrambi sono d'accordo che la nozione di Dio è identica a quella del Diavolo (o meglio che Dio e il Diavolo sono due aspetti di un unico ente supremo, Abraxas). Infine Sinclair incontra la madre di Demian, Eva, e riconosce in lei l'immagine femminile che gli era apparsa in una visione e che aveva dipinto. A questo punto del racconto scoppia la guerra mondiale. Demian appare a Sinclair e gli spiega che d'ora in poi, quando avrà bisogno di aiuto e consiglio, lo troverà nella parte più interiore di sé [330].

È facile riconoscere nelle avventure spirituali del protagonista le fasi della terapia junghiana: la confessione del segreto patogeno, l'assimilazione dell'Ombra, il confronto con l'Anima, con il Vecchio Saggio e con il Sé [331].

Il primo periodo postbellico: 1920-25

La "grande guerra", come i contemporanei la chiamarono, aveva causato circa trenta milioni di morti e innumerevoli altre vittime (senza contare quelle delle carestie e delle epidemie), ma il disastro più grave fu il "massacro delle élite", cioè degli uomini giovani e sani compresi tra i venti e i quarant’anni. Ai posti di direzione del mondo postbellico si trovavano ora gli appartenenti alla vecchia generazione, che spesso si erano dimostrati incapaci di comprendere e di affrontare i nuovi problemi. La nuova generazione, quella cioè di coloro che erano diventati maggiorenni subito dopo la fine della guerra, sentiva di non avere nulla in comune con i membri più anziani della società, che disprezzava profondamente; tuttavia questi giovani li dimostrarono capaci più di protestare che di agire in modo costruttivo. Entrambe le generazioni si trovavano di fronte a un generale sommovimento che interessava ogni settore della vita. La supremazia della razza bianca, e in particolare dell'Europa, era messa in discussione. I francesi avevano l'illusione di essersi sostituiti ai tedeschi nell'egemonia europea. Declinavano le forme di governo democratico-liberali, e appariva un nuovo tipo di Stato, basato sul potere assoluto di un unico partito, rafforzato dalla forza della polizia politica. La tortura, che era scomparsa durante il diciannovesimo secolo, tornò a essere praticata e diventò in un crescente numero di Stati un istituto permanente [332]. Ovunque gravava la minaccia dei movimenti rivoluzionari g controrivoluzionari, e si compivano tentativi disperati alla ricerca di nuove soluzioni. Vi fu almeno un certo progresso nel campo della legislazione sociale, come ad esempio la riduzione del numero delle ore lavorative.

Con ogni probabilità apparve assai sorprendente ai contemporanei la trasformazione dei costumi, che fu giudicata da alcuni come una disastrosa distinzione dei valori, mentre da altri fu salutata come una gradita semplificazione dello stile di vita [333]. Questi mutamenti si manifestavano nel modo di vestire, di parlare, di scrivere una lettera, nelle relazioni sociali e perfino nei gesti e nel tono di voce. L'educazione diventava meno rigida, si riducevano le distanze sociali e persone di diversi ambienti cominciavano ad avere reciproci contatti in modo più sciolto. I rapporti tra i sessi tendevano a essere meno formali; le giovani donne potevano uscire senza uno chaperon perfino di sera, i matrimoni calcolati suscitavano riprovazione e l'amore "romantico" era accettato come la norma; i matrimoni spesso avvenivano dopo un breve periodo di corteggiamento, aumentava il numero dei divorzi e le donne divorziate non dovevano più soffrire della disapprovazione sociale. Gli sport e i viaggi diventavano popolari, soprattutto con l'espansione dell'industria automobilistica. Il teatro perdeva gradualmente terreno, soppiantato dal cinema, che raggiungeva un pubblico molto più vasto, cui proponeva le nuove immagini ideali delle "stelle". La musica jazz acquistava un'immensa popolarità, non solo in America ma anche in Europa. Il mondo era preso da un febbrile desiderio di denaro e di divertimento, la Borsa attirava migliaia di speculatori e anche opere d'arte o speciali edizioni bibliografiche erano oggetto di speculazione. In Europa era diventato di moda imitare qualsiasi cosa che fosse anglosassone. Mentre prima della guerra bere alcool era considerato un vizio delle classi lavoratrici, ora era diventato un'abitudine elegante delle classi superiori [334];

Vi era una generale tendenza iconoclasta accompagnata da una ricerca di nuove forme d'espressione. Fiorivano l'espressionismo e il cubismo, e il cinema veniva proclamato la settima arte. La giovane generazione letteraria esternava il proprio sarcasmo e il proprio profondo disprezzo per i vecchi maestri: quando nel 1924 morì Anatole France, un gruppo di giovani scrittori compose e diffuse un violento attacco polemico che aveva per titolo Un cadavre [335]. La nuova generazione andava cercando nel passato i precursori e i profeti del nuovo spirito del tempo: così in Francia il poeta Lautréamont, che era morto giovane e nei cui scritti era stato ravvisato il segno della malattia mentale, venne proclamato il più grande poeta francese del diciannovesimo secolo. Il marchese di Sade fu salutato come un vigoroso genio, un filosofo e uno scrittore profondo e il vero fondatore della patologia sessuale.

Favorito da alcune caratteristiche del periodo postbellico, come il disprezzo per la generazione degli anziani, l'antintellettualismo, la posa di non lasciarsi mai stupire da nulla, ebbe allora successo, specialmente in Francia, un movimento che avrebbe avuto un considerevole influsso nella vita culturale del tempo: il movimento surrealista [336]. Il surrealismo è stato spesso considerato come una beffa, inventata dagli artisti e incoraggiata dallo snobismo culturale. Ma, in realtà, esso esprimeva qualcosa di più, e soddisfaceva un bisogno culturale del tempo. Gli inizi del movimento risalgono al periodo in cui Tristan Tzara e alcuni altri dadaisti lasciarono Zurigo e si trasferirono a Parigi per continuare le loro attività; qui il loro gruppo trovò nuovi aderenti, ma presto si scisse in varie frazioni. I componenti di una di queste presero il nome di surrealisti e fecero capo ad André Breton, Philippe Soupault, Paul Eluard e Louis Aragon. La Storia del loro movimento fu piuttosto tempestosa, caratterizzata da continue, reciproche lotte tra i vari aderenti; ad ogni modo, per un paio di decenni André Breton riuscì a conservare la direzione del movimento, dimostrandosi il personaggio più creativo.

I surrealisti avevano conservato l'atteggiamento negativo e il rifiuto dei valori costituiti che erano stati tipici del dadaismo, respingevano quindi la famiglia, la patria, la religione, il lavoro e perfino l'onore. Molti di essi avevano fatto parte, perlomeno temporaneamente, del Partito Comunista. Il loro principale interesse era tuttavia rappresentato dall'esplorazione di quei regni nascosti della psiche che i romantici avevano definito l'aspetto notturno della natura, erano attratti cioè dall'inconscio, dai sogni, dalle malattie mentali, dal fantastico e dal meraviglioso.

Come studente di medicina, André Breton era stato assegnato in tempo di guerra a un'unità psichiatrica del servizio di sanità. Tra i suoi pazienti vi fu un militare che, durante un combattimento, si era messo ritto sul terrapieno di una trincea e, come un vigile che dirige il traffico, aveva cominciato a "dirigere" la traiettoria dei proiettili intorno a lui. L'uomo era convinto che la guerra fosse simulata, con false armi e con finti morti e feriti: prova ne era il fatto che egli era sempre scampato a qualsiasi lesione. Breton rimase impressionato nel vedere come una persona giovane e ben educata, che appariva lucida, potesse vivere fino a tal punto in un mondo del tutto fantastico. Cominciò a interessarsi dell'opera di Myers, Flournoy, Janet e Freud, ma, dopo la guerra, rinunciò ai suoi studi di medicina, si unì al gruppo dei dadaisti e fondò in seguito un proprio movimento letterario. Breton si proponeva un rinnovamento della poesia e dell'arte attraverso l'utilizzazione di fonti di creatività non ancora sfruttate. Ciò che più lo interessava era lo stato intermedio tra il sogno e la veglia, in altre parole lo stato ipnagogico, durante il quale parole e immagini si presentano alla mente in modo frammentario. Una volta Breton aveva udito le parole: "C'è un uomo tagliato in due dalla finestra", e aveva visto l'immagine corrispondente. Non sembra che fosse a conoscenza del fatto che questo tipo di sogno era stato minuziosamente analizzato da Herbert Silberer, che aveva mostrato come l'immagine ipnagogica fosse una rappresentazione simbolica della condizione del sognatore, a metà strada tra lo stato di veglia e lo stato onirico [337].

L'attenzione di Breton era attratta dalle misteriose frasi pronunciate in questa situazione, nelle quali ravvisava l'essenza stessa della poesia; egli distingueva l'automatismo verbale dalle immagini visive, affermando che, bendi a volte si presentassero mescolati, costituivano due distinti gruppi di fenomeni. L'automatismo verbale, comunque, aveva per il poeta maggior valore che per altri.

Breton rilevava poi nell'uomo, non solo nello stato ipnagogico ma in modo permanente, l'esistenza di un discours intérieur, che poteva essere colto in qualsiasi momento, purché venisse prestata una sufficiente attenzione. Questa voce interiore era del tutto diversa da ciò che alcuni poeti come James Joyce, chiamavano monologo interiore e che costituiva piuttosto un'imitazione del modo di parlare normale; il discorso interiore di Breton era qualcosa d'intermittente che appariva attraverso brevi frasi e gruppi di parole privi di reciproca connessione. Inoltre potevano coesistere simultaneamente varie correnti verbali, dotate tutte di un proprio flusso d'immagini i competizione con gli altri per prendere il sopravvento.

Il problema era ora collegarsi a questo discorso interiore per utilizzarlo a finalità creative. Per un certo periodo di tempo Breton, lavorando con Desnos, cercò di servirsi dell'automatismo verbale, del metodo cioè di dire tutto ciò che per caso si presentava alla mente (metodo che, tra l'altro, era stato usato da Janet con la paziente Madame D.) [338]. Presto però i due sperimentatori si accorsero che tale sistema era pericoloso, e Breton ricorse ali scrittura automatica. Il modo in cui i surrealisti si servivano della scrittura automatica differiva da quello usato dagli spiritisti, per i quali essa consisteva in un semplice automatismo motorio che permetteva al soggetto di non essere cosciente di quello che andava scrivendo. Per i surrealisti la scrittura automatica era une dictée intérieure: il poeta cioè doveva raggiungere un clima onirico che gli consentisse di ascoltare il proprio discorso interiore, che egli quindi trascriveva senza apportarvi alcun mutamento. Secondo Breton la lucidità della coscienza e le immagini visive impedivano il dettato interiore; per potersene servire era necessario un addestramento, e non era affatto sicuro che ne sarebbero derivati dei capolavori. In realtà, solo alcune delle opere letterarie dei surrealisti ebbero origine dalla scrittura automatica [339].

Breton giunse alla conclusione che esisteva una misteriosa sfera della psiche umana, una sorta di punto centrale, che collegava l'individuo conscio con il suo Sé più intimo e, al tempo stesso, con ignote forze presenti nell'universo. Il surrealismo si proponeva di riconquistare questo punto centrale, in modo che l'individuo potesse recuperare la totalità della propria energia psichica e le ignote ricchezze celate entro di lui. Da questo centro emanavano tutte le forme di creatività artistica: la poesia, la pittura e la scultura, e anche nuove forme d'arte.

Inizialmente, per un paio d'anni, i surrealisti fecero largo uso della scrittura automatica e dell'ipnosi, ma presto divennero consapevoli dei pericoli Connessi a queste pratiche. Breton riferisce che l'abuso della scrittura automatica gli procurava stati allucinatori [340]. Uno dei suoi compagni, Desnos, Cadeva sempre più facilmente in stati sonnambolici, durante i quali diveniva agitato e pericoloso, al punto che una volta, armato di un coltello, si era messo a inseguire il poeta Eluard al fine di ucciderlo. Un'altra volta capitò che una sera, nel corso di una festa organizzata dai surrealisti, una decina delle trenta persone circa presenti cadde in stato di sonnambulismo ipnotico e molti di questi furono scoperti in una buia anticamera mentre cercavano di impiccarsi (in seguito uno di essi si suicidò realmente). Tutto ciò causò un temporaneo arresto nelle attività del movimento, che fu poi riorganizzato da Breton nel 1924.

Gradualmente il campo d'interessi del surrealismo si estese alla pittura, olla scultura, alla fotografia e al cinema, e i surrealisti proclamarono di arricchire l'umanità con l'introduzione di un nuovo tipo di estetica. Nella loro ricerca di precursori e di sostenitori essi indicarono in Freud, Sade e Lautréamont i padri del loro movimento (tra i tanti altri nomi citati mancavano però gli unici precursori diretti, e cioè i futuristi). I surrealisti s'interessavano di tutte le manifestazioni del meraviglioso, del fantastico, del perturbante, ed erano attratti dalle coincidenze inesplicabili; Breton giunse a supporre che esistessero strani esseri invisibili che esercitavano un certo influsso sulla vita umana. L'attenzione dei surrealisti si rivolgeva anche a quelle particolari forme d'ironia che improvvisamente mettono in luce il carattere tragico della vita (cui diedero il nome di "umorismo nero"); un altro tema che li interessava molto era quello dell'hasard objectif, cioè le strane coincidenze che sembravano essere state combinate con un intento ironico.

I surrealisti promossero e inventarono nuove forme di espressione artistica, e organizzarono mostre di oggetti surrealistici, che comprendevano precisissime macchine senza alcun uso pratico, oggetti visti in sogno o risultanti dalla combinazione dell'ispirazione creativa, del caso e dell'automatismo [341]. Tra le tante altre invenzioni dei surrealisti, dobbiamo ricordare ancora le loro coscienti imitazioni delle malattie mentali, perlomeno in campo lettelario: Breton ed Eluard pubblicarono una volta una serie di cinque saggi in cui imitavano le manifestazioni verbali della debolezza mentale, della mania grave, della paresi generale, dei deliri interpretativi e della dementia praecox [342].

Il movimento surrealista ha molteplici legami con la storia della psichiatria dinamica. È evidente che il suo esponente più noto, André Breton, trasse numerose ispirazioni dalla psichiatria dinamica dei primi periodi, anche se la sua tecnica di scrittura automatica non aveva nulla in comune con quella degli spiritisti, di William James o di Janet; né il suo "dettato dall'inconscio" poteva considerarsi corrispondente al metodo freudiano dell'associazione libera. Se Breton avesse completato i suoi studi di medicina e si fosse dedicato alla psichiatria, avrebbe potuto senz'altro, con questi suoi nuovi metodi, diventare il fondatore d'un nuovo indirizzo di psichiatria dinamica. Tutto ciò spiega la sua ammirazione per Freud e il suo interesse per la psicoanalisi: Breton infatti si recò a Vienna per far visita a Freud e scambiò con lui alcune lettere [343]. Almeno due scritti di Freud comparvero per la prima volta in traduzione francese in riviste surrealiste [344]. Freud tuttavia sembrò perplesso e imbarazzato dall'interesse mostrato nei suoi confronti da persone di cui non riusciva a comprendere le idee e gli scritti [345]. Com'era prevedibile anche il surrealismo stesso diventò oggetto di studio da parte degli psichiatri. Henry Ey sostiene che l'arte psicopatologica e quella surrealista hanno origine dalla stessa fonte creativa inconscia; tuttavia il surrealista si avvicina consciamente a questa fonte e ne controlla e regola l'ispirazione, mentre il paziente psichiatrico ne viene travolto [346]. In altri termini, conclude Ey, il surrealista "fa il meraviglioso", l'artista psicotico invece "è meraviglioso".

Nel 1920, mentre l'Europa occidentale e l'America s'incamminavano verso una rinnovata prosperità, la Germania, e in modo particolare l'Austria, erano ancora in una situazione economico-finanziaria grave e difficile. La cosa peggiore era l'atteggiamento di critica distruttiva che gli austriaci avevano nei confronti del loro stesso Paese e della loro cultura tradizionale: non riservavano che parole di sarcasmo e di disprezzo per i tempi della monarchia austro-ungarica.

Negli ambienti socialisti vi erano stati violenti attacchi contro i medici militari che avevano fatto uso della stimolazione elettrica nel trattamento delle nevrosi di guerra. Il Parlamento austriaco nominò a questo proposito una commissione d'inchiesta presieduta da Löffler, un celebre avvocato. Le accuse provenivano da un certo numero di ex pazienti militari, ed erano dirette contro un mezza dozzina di neuropsichiatri, tra i quali anche Wagner-Jauregg [347]. Le udienze si tennero dal 15 al 17 ottobre 1920, alla presenza di numerosi neuropsichiatri e giornalisti [348]. La commissione nominò periti Sigmund Freud ed Emil Raimann, incaricandoli della relazione sul trattamento elettrico delle nevrosi di guerra.

Wagner-Jauregg dichiarò che il tenente Kauders, il suo principale accusatore, era stato un simulatore e che per lui non era stato affatto un piacere fare una simile diagnosi. Wagner-Jauregg ricordò di essersi offerto volontariamente a prestare la propria assistenza psichiatrica per tutta la durata della guerra, senza uniforme, senza grado militare, senza compenso e senza alcun riconoscimento ufficiale. Aveva esaminato e trattato molte migliaia di soldati e di ufficiali afflitti da ogni tipo di nevrosi di guerra. Solo un numero limitato di queste nevrosi avevano avuto origine dai combattimenti al fronte; non ne era stata riscontrata nessuna tra i prigionieri di guerra; nella maggior parte dei casi le nevrosi erano state contratte nelle retrovie, spesso in forma epidemica, e avevano colpito soprattutto certi gruppi etnici. "Fra i cechi i coraggiosi alzavano le mani e si arrendevano al nemico, benché sapessero che poi avrebbero dovuto combattere per il nemico; i meno coraggiosi cercavano scampo con la 'fuga nella malattia'. Al momento del crollo militare numerosissimi pazienti nevrotici scapparono dall'ospedale: avevano improvvisamente riacquistato la capacità di muoversi". Molti cechi ammettevano apertamente di aver simulato le proprie malattie, e vi erano state perfino delle scuole per addestrare alla simulazione. Wagner-Jauregg spiegò infine che il suo trattamento delle nevrosi di guerra consisteva dapprima in un periodo d'isolamento con una dieta a base di latte, e successivamente nell'applicazione del metodo faradico, "un trattamento per le condizioni isteriche che era noto da lungo tempo" e che aveva dato brillanti risultati, spesso dopo una sola seduta.

Subito dopo Freud fu invitato a leggere la sua relazione [349]. Mostrò di dissentire da Wagner-Jauregg, sostenendo che questi aveva esagerato nel riscontrare casi di simulazione, e fece rilevare che l'espressione "fuga nella malattia" era stata introdotta da lui stesso e in seguito accettata dalla scienza medica [350]. Il numero dei simulatori doveva essere stato modesto. (Qui Wagner-Jauregg interruppe: "Come si spiegano allora le confessioni?") La funzione di un medico non doveva essere quella di una mitragliatrice puntata contro i disertori, ma il suo compito esclusivo doveva essere quello di difendere i pazienti. Il paziente Kauders era stato ferito (Wagner-Jauregg esclamò: "No!"), e Wagner-Jauregg gli aveva fatto torto nel definirlo un simulatore. "Pertanto ritengo che in parte la responsabilità ricada sul consigliere di corte Wagner. E ciò perché egli non ha fatto uso della mia terapia. D'altra parte non gli chiedo di esserne capace; non posso farlo, quando neppure i miei allievi lo sono." Freud aggiunse che in Germania il trattamento psicoanalitico aveva avuto uno straordinario successo, ad opera di Schnee e di Siegel.

Wagner-Jauregg rispose: "Per quanto riguarda la simulazione, posso forse dire, senza immodestia, di avere un po' più di competenza. I simulatori non si rivolgono mai al professor Freud per ricevere le sue cure, mentre nell'esercizio della mia professione io ho molte occasioni di trattare i simulatori. Inoltre ho avuto una vasta esperienza durante la guerra, che invece al professor Freud è mancata." Wagner-Jauregg aggiunse che la psicoanalisi non poteva essere usata in tempo di guerra, e Freud stesso ammise l'ostacolo della lingua [351]. Freud tuttavia sostenne: "La psicoanalisi può essere praticata in tempo di guerra." Wagner-Jauregg rispose: "Ma solo in casi limitati." Al che Freud replicò: "A livello di massa, purché abbreviata mediante l'ipnosi. Ha dato luogo a notevoli difficoltà, ma in casi particolarmente difficili avrebbe potuto dimostrarsi soddisfacente."

Il giorno seguente, il 16 ottobre, lesse la propria relazione l'altro perito, Raimann. Com'era prevedibile, dato che si trattava di un fedele allievo di Wagner-Jauregg, Raimann fu assolutamente favorevole al proprio maestro. Freud fu criticato in modo pungente anche da Fuchs. Freud rispose che l'opinione di Wagner-Jauregg "dimostra le sue carenze in quanto psicologo e spiega perché egli sia propenso a vedere dovunque dei simulatori... Se questi pazienti fossero stati esaminati anche psicoanaliticamente non vi sarebbero state le attuali proteste."

Successivamente Raimann criticò le parole di Freud (in particolare l'affermazione: "Io mi sarei comportato diversamente"): "Perché usare il condizionale? Perché Freud non si è comportato in modo diverso e non ha mostrato come si guariscono le nevrosi di guerra con la psicoanalisi? Gli sarebbe stato immediatamente assegnato un reparto in ospedale... Freud non ha mai visto le nevrosi di guerra e ci vuole del coraggio per scrivere una perizia su queste questioni senza averne la minima conoscenza." Raimann aggiunse che, al Congresso di psicoanalisi del 1918, due degli allievi più vicini a Freud avevano ammesso che la psicoanalisi non poteva essere applicata in simili casi, e non bisognava trascurare poi il problema del compenso. I pazienti indigenti non potevano essere analizzati... "Quando qualcuno non può pagare, in questo modo ammette di essere sano."

Otto Pötzl si schierò dalla parte di Freud e affermò che, dal punto di vista teorico, egli era assolutamente un fautore della psicoanalisi, benché avesse opinioni diverse riguardo alla sua applicazione pratica.

Nella propria deposizione Fuchs disse di avere studiato e applicato la psicoanalisi, ma di non avere mai avuto il minimo risultato positivo con tale metodo. Aveva inviato pazienti sofferenti di nevrosi di guerra da alcuni psicoanalisti, ma i pazienti erano sempre tornati da lui senza essere stati guariti. "Dal momento che il professor Freud afferma che i suoi allievi non erano in grado di affrontare con successo il difficile compito, perché non si è cimentato egli stesso? ", concluse Fuchs sarcasticamente.

È evidente che quella che era iniziata come una discussione in seno a una commissione d'inchiesta, aveva presto assunto il carattere di uno scontro verbale tra i fautori e gli avversari della psicoanalisi, nel corso del quale questi ultimi avevano avuto il sopravvento. La commissione concluse che non vi erano motivi sufficienti per dar luogo a un procedimento penale. Nel mezzo del disordine generale di quel periodo l'episodio fu presto dimenticato. In seguito, quando la perizia di Freud fu pubblicata, gli psicoanalisti ebbero l'impressione che Freud fosse stato estremamente corretto nei confronti di Wagner-Jauregg; il quale, però, aveva in proposito un'opinione del tutto diversa [352]: nella sua autobiografia infatti sostenne che l'inchiesta aveva fornito a Freud l'insperata occasione di esprimere il proprio rancore nei suoi confronti [353].

Queste polemiche, tuttavia, non impedirono lo sviluppo del movimento psicoanalitico. Diventò di moda in Inghilterra e in America recarsi a Vienna per l'analisi didattica o terapeutica. A Berlino fu aperto da Max Eitingon il primo policlinico psicoanalitico. Freud era in una nuova fase creativa e pubblicò il saggio Al di là del principio di piacere (1920).

Il 1921 dimostrò una volta di più quanto fosse difficile per l'Europa riprendersi dalle conseguenze della guerra. La Commissione per le riparazioni di guerra chiese alla Germania la cifra di 132 miliardi di marchi in oro, creando così irrisolvibili problemi economici e finanziari. La rivolta degli irlandesi costrinse l'Inghilterra ad acconsentire alla fondazione della Repubblica d'Irlanda (Eire). L'Italia era scossa da fermenti rivoluzionari di sinistra, mentre Mussolini organizzava il suo movimento fascista. In Russia il governo bolscevico incontrava difficoltà tanto gravi nell'organizzare un'economia puramente comunista, che Lenin decretò una "nuova politica economica" (la N.E.P.) che segnava un parziale ritorno ai metodi tradizionali. L'Austria si dibatteva disperatamente in una situazione che Sembrava senza vie d'uscita, al punto che in certe province sorsero movimenti separatisti. In psichiatria alcuni maestri della precedente generazione s'indirizzavano verso nuovi interessi. Eugen Bleuler pubblicò la sua Naturgeschichte der Seele (Storia naturale dell'anima) [354], un'opera a cui aveva lavorato molti anni e che alcuni definirono il suo "secondo Faust" [355]. Per molti fu una sorpresa osservare che uno scienziato positivista adottava alcuni dei concetti speculativi di Driesch e descriveva lo sviluppo della coscienza facendolo derivare dallo stato psicoide, cioè da una forma ipotetica, elementare dell'attività psichica (che ricordava per certi aspetti l'inconscio organico dei romantici tedeschi). Forel, che oltre a occuparsi di neuropsichiatria, si era battuto tutta la vita con passione a favore delle riforme sociali, ed era anche considerato un'autorità a livello mondiale per i problemi della classificazione delle formiche, pubblicò ora un ampio lavoro in cui descrisse la presunta perfezione dell'ordine sociale delle formiche, che egli additava come modello all'umanità [356].

Nell'anno accademico 1920-21, Janet tenne un corso sulla psicologia della religione, che fu seguito da numerosi ed entusiastici ascoltatori; tra di loro vi era un sacerdote americano, Walter Horton, che al ritorno negli Stati Uniti pubblicò gli appunti presi durante le lezioni [357].

Tra gli avvenimenti dell'anno, in campo psichiatrico, va ricordata la rentrée di Jung, che pubblicò i suoi Tipi psicologici. Il libro era frutto di anni di silenzioso lavoro compiuto durante la guerra, e (come oggi sappiamo) degli esperimenti che Jung aveva condotto su se stesso. L'opera spiegava i principali fondamenti del suo sistema, che egli avrebbe poi sviluppato nei due o tre decenni successivi, e trattava anche un tema che suscitò molto interesse tra gli psichiatri della nuova generazione, cioè lo studio dei tipi psicologici e delle loro correlazioni con i vari generi di malattie mentali.

È interessante il fatto che tre psichiatri, Jung, Kretschmer e Rorschach, abbiano pubblicato quasi contemporaneamente le descrizioni di sistemi che avevano come tema centrale quello della suddivisione degli individui in due tipi psicologici. La tipologia di Jung è stata descritta nel capitolo precedente [358]. Kretschmer sosteneva che la patologia maniaco-depressiva e la schizofrenia rappresentavano i gradi estremi di due atteggiamenti, che definiva ciclotimia e schizotimia [359]. Gli individui ciclotimici sono sintonici, e ciò significa che l'intera loro personalità subisce oscillazioni che sono in armonia con l'ambiente che li circonda, mentre gli schizotimici sono schizoidi, e ciò significa che esiste una sorta di discordanza tra il loro modo di reagire e l'ambiente. Kretschmer stabilì anche una correlazione tra ciclotimia e individui di tipo picnico da un lato, e schizofrenia e individui di tipo astenico dall'altro; in altri termini propose una correlazione fra tipo psicologico, predisposizione alla malattia mentale e biotipo costituzionale.

Hermann Rorschach, un giovane psichiatra svizzero che aveva seguito con acuto interesse la tipologia junghiana, integrò le nozioni d'introversione e di estroversione nel quadro di una teoria psicologica che era legata all'invenzione di un nuovo e originale reattivo proiettivo [360]. Uomo dotato di talento artistico e aperto a molteplici interessi, Rorschach era stato allievo di Bleuler (benché non avesse mai fatto parte dell'equipe del Burghölzli) e aveva pubblicato alcuni studi sulla psicopatologia delle sette svizzere e su vari temi psicoanalitici [361]. Aveva esaminato le reazioni degli scolari alle macchie d'inchiostro e aveva paragonato i risultati di queste ricerche con quelli del reattivo di associazione verbale. Rorschach s'interessava al problema del passaggio di un'immagine sensoriale da un campo percettivo a un altro, ad esempio della trasformazione di percezioni visive in percezioni cinstetiche. Mourly Vold aveva mostrato che l'inibizione motoria stimolava la comparsa di sogni cinestetici. Questa osservazione aveva condotto Rorschach a concepire l'introversione come una direzione verso un mondo interiore d'immagini cinestetiche e di attività creativa. All'opposto l'estratensione era una direzione verso un mondo di colore, di emozioni e di adattamento alla realtà. Rorschach combinò queste due funzioni nel più ampio concetto di Erlebnistypus ("tipo di esperienza", che esprime la misura dell'introversione, dell'estratensione e della loro reciproca proporzione); concepì inoltre l'Erlebnistypus come la più profonda capacità interiore di risonanza con le esperienze dell'esistenza e, al tempo stesso, come una continua elaborazione di queste nuove esperienze. Nel medesimo individuo l'Erlebnistypus è soggetto a quotidiane fluttuazioni, ma anche a un lento, continuo, autonomo processo evolutivo. L'Erlebnistypus poteva essere conosciuto e studiato attraverso il reattivo delle macchie d'inchiostro. Se lo si paragona con i precedenti reattivi del genere (in particolare con quello di Hens) risulta evidente che il principale elemento diagnostico nel reattivo di Rorschach non è rappresentato dal contenuto delle risposte, ma dagli aspetti formali: numero e proporzione delle risposte globali e di dettaglio, delle risposte di movimento e di colore ecc. Nonostante le difficili circostanze, il libro di Rorschach sulla sua "psicodiagnostica" fu pubblicato a metà del 1921 e trovò buona accoglienza presso un piccolo gruppo di amici e di colleghi [362].

Il principale risultato del lavoro di Freud, in quell'anno, fu lo scritto Psicologia delle masse e analisi dell'Io [363]. Ormai sessantacinquenne Freud analizzava "a tempo pieno" e solo in quell'anno condusse non meno di quattro nuove analisi con pazienti e allievi americani; tra di loro vi erano Abram Kardiner e Clarence Oberndorf [364]. In quel tempo l'atmosfera psicoanalitica di Vienna era piuttosto tempestosa. Di fronte al sempre crescente afflusso di stranieri che venivano a Vienna per sottoporsi all'analisi, il numero degli analisti seri non era sufficiente, e ciò creava una situazione favorevole per persone incompetenti e non abbastanza preparate. Vi erano voci che parlavano di ricchi americani che si recavano a Vienna con l'unico risultato di cadere in mano a ciarlatani, che si facevano pagare alti onorari e che non facevano altro che peggiorare le cose [365]. Anche per l'Internationaler Psychoanalytischer Verlag le cose non andavano sempre bene: quando pubblicò un "romanzo psicoanalitico" di Groddeck, si scatenarono aspre critiche; alcuni analisti ritennero l'opera pornografica e di cattivo gusto, e non degna di una casa editrice scientifica [366].

Anche un altro libro, che la casa editrice aveva pubblicato nel 1918 e di cui uscì allora una nuova edizione, suscitò una vivace polemica: si trattava di un diario anonimo, scritto da una giovane adolescente nel periodo compreso tra gli undici e i quattordici anni, che veniva presentato da Hermine von Hug-Hellmuth, con una prefazione di Freud [367]. Si disse che l'opera non era genuina. In realtà in Inghilterra Cyril Burt [368] ha fatto rilevare come sia improbabile che tale documento possa essere un diario interamente opera di un'adolescente, senza aggiunte, omissioni e altri rimaneggiamenti [369].

In Russia il movimento psicoanalitico, che era giunto a un punto morto durante la guerra e la rivoluzione, fu riorganizzato; a Mosca venne creato con successo un gruppo di psicoanalisti, e l'interesse per la psicoanalisi si risvegliava perfino nei paesi balcanici: un bulgaro, Ivan Kinkel, pubblicò uno studio psicoanalitico sui fondamenti della religione [370].

Nel 1922 il mondo occidentale era ancora scosso da molti disordini, cui si aggiungevano i conflitti tra i tedeschi e gli alleati e tra gli alleati stessi; in Asia Minore i greci furono sconfitti dai turchi. Vi erano tuttavia precisi segni di ripresa economica. In Austria la carica di primo ministro fu assegnata a un prelato, Seippel, il quale gradualmente riuscì a districare il Paese da quella che era sembrata una situazione senza vie d'uscita.

In psichiatria si manifestarono nuove tendenze. Il trattamento malarico della paresi generale, proposto da Wagner-Jauregg, acquistò una generale notorietà e trovò larga applicazione. È difficile rendersi conto oggi del carattere sensazionale che ebbe allora questa scoperta: la paresi generale rappresentava il prototipo della malattia mentale incurabile e senza scampo, e con questa innovazione s'introduceva in psichiatria il metodo del trattamento fisiologico. In Svizzera Klaesi mise a punto una nuova terapia basata sulla narcosi prolungata, indotta mediante somniferi, che risultò più efficace della cura a base di trional di Otto Wolff [371]. Gli psichiatri a poco a poco giunsero alla conclusione che la malattia mentale grave poteva essere trattata con metodi fisiologici.

La psicoanalisi s'imponeva sempre più come la principale scuola psicoterapeutica. L'ipnosi, la suggestione e gli insegnamenti della prima psichiatria dinamica apparvero di nuovo superati, come già era accaduto nel periodo tra il 1860 e il 1880. Vi fu tuttavia una seconda scuola di Nancy: un farmacista di quella città, Emile Coué, aveva elaborato un metodo di trattamento dei disturbi nervosi che si basava sull'addestramento del subconscio [372]. Pazienti di numerosi Paesi ricorrevano alle sue cure e Coué li trattava in gruppi, gratuitamente [373].

La prima indicazione di un'impostazione nuova, completamente diversa, si ebbe quando Ludwig Binswanger lesse la propria relazione, Ueber Phänomenologie (Sulla fenomenologia), alla Società svizzera di neurologia e psichiatria [374]. Psichiatra di formazione filosofica, allievo di Bleuler e influenzato dal pensiero di Freud, Binswanger mise in luce l'interesse presentato dalla fenomenologia husserliana in quanto metodologia applicabile alla psichiatria clinica. Il contributo di Binswanger non attrasse al momento molta attenzione, ma quando Rorschach tenne la sua ultima comunicazione alla Società svizzera di psicoanalisi, il 18 febbraio 1922, fu chiaro che il suo metodo interpretativo dei reattivi si stava sviluppando in direzione della fenomenologia. Poco dopo però, il 2 aprile successivo, Rorschach morì, all'età di trentasette anni, e la sua scomparsa fu sentita dai colleghi come una tragica perdita.

Nel 1923 i conflitti nell'Europa occidentale si acutizzarono. In seguito al mancato pagamento delle riparazioni di guerra da parte della Germania, i francesi occuparono i ricchi centri industriali della Ruhr. La cosa suscitò molte agitazioni politiche in Germania, e fu fonte di conflitti tra la Francia e l'Inghilterra. Erano sempre più numerosi i Paesi in cui il potere veniva assunto da regimi dittatoriali: subito dopo l'insediamento in Italia della dittatura fascista di Mussolini, Primo de Rivera prese il potere in Spagna.

La psicologia si sviluppava rapidamente e interessava tutti i settori dell'esistenza, dando luogo a quella che venne chiamata la rivoluzione psicologica. Ciò era particolarmente evidente in Svizzera. A Ginevra gli allievi di Flournoy e di Claparède sviluppavano la psicologia infantile e la scienza dell'educazione. Jean Piaget pubblicava il linguaggio e il pensiero del fanciullo, la prima di una lunga serie di monografie che avrebbero rinnovato le conoscenze sulla psicologia e sullo sviluppo infantili [375]. A Zurigo si organizzò un gruppo di ingegneri, facenti capo ad Alfred Carrard, i quali fondarono l'Institut für angewandte Psychologie (Istituto per la psicologia applicata) e utilizzarono a fini pratici i recenti sviluppi della psicologia, valendosene nei campi della guida alla scelta professionale, dell'industria e della consulenza amministrativa. Fu data particolare importanza alla somministrazione dei reattivi psicologici e alla grafologia.

In quell'anno apparve il primo scritto di fenomenologia clinica. Eugène Minkowski riferì il caso di uno schizofrenico depressivo che quotidianamente annunciava che alla sera sarebbe stato giustiziato [376]. Quando Minkowski gli fece notare che, benché egli avesse fatto quell'affermazione innumerevoli volte, il fatto non si era mai verificato, il paziente semplicemente trascurò l'obiezione, sostenendo che sarebbe stato giustiziato quella sera stessa. Minkowski giunse alla conclusione che il paziente sperimentava il tempo in modo totalmente diverso da quello degli individui normali. Di solito si sarebbe partiti dal presupposto che la percezione del tempo era distorta a causa dei deliri, ma Minkowski avanzò l'ipotesi opposta:

Sembrerebbe che la disfunzione concernente il futuro sia una naturale conseguenza della convinzione allucinatoria relativa all'imminenza dell'esecuzione... Ma non potremmo, al contrario, supporre che la disfunzione decisiva sia il distorto atteggiamento nei confronti del futuro, e che quindi l'allucinazione sia soltanto una delle sue manifestazioni?

Lo scritto di Minkowski avrebbe segnato l'inizio di una nuova tendenza nella fenomenologia psichiatrica. In quello stesso anno Buber pubblicò un'operetta, Ich und Du (Io e tu), che sarebbe diventata un classico dell'esistenzialismo [377]- Buber sottolineava la differenza tra queste due relazioni: quella con la cosa che io osservo e quella con la persona che si rivolge a me e al cui indirizzo io rispondo. Ma, benché la mia relazione con la persona possa essere una relazione del tipo "io e tu", spesso diviene una relazione del tipo "io e ciò".

Il movimento psicoanalitico era in piena espansione e, nello stesso tempo, subiva nuovi mutamenti. L’Internationaler Psychoanalytischer Verlag pubblicò il breve trattato di Freud, L'Io e l'Es, in cui egli spiegava la sua nuova teoria delle tre "istanze" della personalità umana: l'Io, l'Es e il Super-io [378].

Freud aveva derivato il termine Es (corrispondente al latino id) da Groddeck, il cui Libro dell'Es era appena comparso suscitando notevole attenzione [379]. Quest'opera era una raccolta di lettere, che si fingeva fossero state scritte da un certo Patrick Troll a una donna e che trattavano il tema dell'influsso dell'inconscio sulla vita conscia e sull'organismo. La descrizione che Groddeck forniva dell'Es rifletteva, in termini decisamente marcati, la vecchia concezione romantica di un inconscio irrazionale. Groddeck concepiva l'Es in termini impersonali, come un'entità carica di impulsi aggressivi e omicidi, e riteneva che ad ogni pulsione corrispondesse il suo opposto: ad esempio, la giovane madre che ama il proprio piccolo nutre inconsciamente nei suoi confronti anche sentimenti di odio; la nausea, il vomito e i dolori di denti di una donna incinta erano manifestazioni simboliche del suo desiderio di liberarsi del bambino. Vero epigono di Novalis, Carus e Von Hartmann, Groddeck asseriva che l'Es poteva dar forma a processi fisiologici ed essere la causa di malattie.

La psicoanalisi si stava diffondendo anche in Russia. Nella prefazione al terzo volume di una nuova raccolta di traduzioni delle opere freudiane, Ivan Ermakov riconosceva che la concezione della sessualità infantile introdotta da Freud rappresentava una delle più grandi scoperte psicologiche dei nostri tempi, la cui conoscenza era assolutamente indispensabile ad ogni educatore [380].

Nel 1924 molti osservatori ebbero l'impressione che la ripresa del mondo occidentale fosse ormai ben avviata, nonostante le agitazioni politiche in Germania. Dopo l'assassinio di Matteotti, noto esponente socialista, in Italia i fascisti rafforzavano la loro dittatura. In Austria le condizioni ritornavano lentamente alla normalità.

La psicoanalisi rappresentava definitivamente la tendenza dominante della psichiatria dinamica, e se ne parlava dovunque: nell'Europa occidentale, negli Stati Uniti e perfino in Russia. In Bulgaria Ivan Kinkel pubblicò uno studio psicoanalitico dei movimenti rivoluzionari (occupandosi in particolare della Rivoluzione francese dal 1789 al 1799) [381].

Le tendenze psicoanalitiche più recenti davano luogo a numerose polemiche, e si tenevano dibattiti per decidere se esse fossero o meno "ortodosse". Proprio all'inizio di quell'anno un libro scritto in comune da Ferenczi e Rank indicava nuove prospettive nel campo della terapia e della teoria psicoanalitiche [382]. Nel corso dell'anno entrambi elaborarono poi contributi autonomi, con due opere estremamente audaci.

Il libro di Rank, Il trauma della nascita e il suo significato psicoanalitico era addirittura un tentativo di riformulare la teoria e la pratica psicoanalitiche, in base all'assunto che ogni essere umano all'atto della nascita soffrisse il più grave trauma di tutta la vita, tentasse quindi vanamente di superare in ogni modo possibile questo trauma e bramasse inconsciamente di ritornare nel grembo materno [383]. Il libro era dedicato a Freud e si presentava come un ulteriore sviluppo della psicoanalisi, fondato sul lavoro analitico condotto da Rank sui propri pazienti. Freud aveva una volta espresso l'opinione che l'angoscia del bambino, sperimentata nel corso del processo della nascita, fosse il prototipo di ogni angoscia successiva. Rank aveva sviluppato l'idea che non solo l'angoscia ma tutta la complessiva vita psichica dell'individuo potesse essere messa in relazione con il trauma della nascita. Nei sogni e nelle fantasie dei suoi pazienti — sosteneva Rank — il processo curativo era rappresentato dai simboli della nascita; la traslazione risultava una riattivazione delle primissime fissazioni alla madre e, al termine dell'analisi, la liberazione dall'analista corrispondeva alla separazione dalla madre e alla nascita. In un'analisi con esito positivo andava quindi ravvisata un'abreazione relativa al trauma della nascita. Questa teoria implicava un nuovo sistema d'interpretazione onirica, un nuovo sistema di simboli universali, una riformulazione del principio di piacere, inteso come desiderio di ritornare nel grembo materno, e una nuova interpretazione degli aspetti normali e anormali della vita sessuale, della nevrosi, della psicosi e della vita culturale nel suo complesso.

L'opera di Rank costituì una sorpresa per gli psicoanalisti. A quanto sembra, anche Freud fu impressionato da questa teoria, pur rimanendo assai perplesso al suo riguardo. Per molti mesi Freud esitò, poi alla fine respinse la teoria di Rank e, con grande dispiacere, si separò da lui. Secondo Edward Glover, dopo la pubblicazione del libro di Rank, alcuni analisti scopersero subito in tutti i loro pazienti la presenza di traumi della nascita, ma il fatto subito cessò dopo che la teoria di Rank fu ufficialmente sconfessata [384]. La teoria di Ferenczi era ancora più audace di quella di Rank, ma suscitò minori polemiche [385]. La vita intrauterina — sosteneva Ferenczi — rappresentava una ripetizione dell'esistenza delle più semplici forme di vita oceanica. Quando, nelle età passate, una specie animale era emersa dal mare per continuare la propria evoluzione sulla terraferma, aveva sperimentato un dramma, di cui quello della nascita non era che una ripetizione. L'uomo avvertiva con dolore non solo la nostalgia del ritorno nel grembo materno (come sosteneva Rank), ma soprattutto quella del ritorno alla propria primordiale esistenza nelle profondità marine [386].

Nel 1925 il mondo occidentale poteva avere l'impressione di avere finalmente superato i disordini seguiti alla "grande guerra". In ottobre le principali potenze firmarono il patto di Locrno, che aveva per scopo la prevenzione di ulteriori aggressioni, e ciò fu considerato come "la fine del periodo postbellico".

Quell'anno segnò un periodo di prosperità anche per la psichiatria, la psicologia e la psicoterapia, in particolare a Zurigo e a Vienna, le due città che si contendevano il titolo di "capitale della psicologia".

Zurigo era la sede non solo del famoso Burghölzli, ma anche dell'Istituto per la psicologia applicata, in cui si tenevano corsi di addestramento di psicologia pratica, e del Seminario per l'educazione terapeutica di Hans Hanselmann, che si proponeva di formare insegnanti specializzati nel trattamento terapeutico degli allievi. A Zurigo e nei dintorni della città abbondavano a tal punto gli psicologi e gli psicoterapeuti che il lago di Zurigo divenne noto come lago della Psicologia. Eugen Bleuler, il decano della psichiatria svizzera, s'interessava di quell'attività inconscia elementare che egli definiva come lo psicoide [387]. Hans Maier, che era succeduto a Bleuler nella direzione del Burghölzli e che nel 1920 aveva fondato il primo Centro di osservazione infantile, aveva posto le basi di molte istituzioni analoghe in Svizzera e in altri Paesi. Max Bircher-Benner, eminente dietologo e psicoterapeuta di talento, teneva nel proprio ospedale dibattiti sui problemi della salute fìsica e mentale. Nella Società psicoanalitica svizzera, che nel 1920 aveva ripreso la sua attività, spiccava ora come figura di primo piano il pastore Oskar Pfister, personalità battagliera e scrittore prolifico, che pubblicò numerosissime opere e articoli sull'applicazione della psicoanalisi all'educazione dei bambini normali e anormali, alla cura d'anime (Seel-sorge) e a problemi artistici e filosofici. A Küsnacht Jung acquistava sempre maggiore fama e riuniva attorno a sé i propri allievi nello Psychologischer Club. Nel 1925 Jung intraprese i viaggi che lo portarono sul monte Elgon, in Kenya. Non lontano da Zurigo, a Kilchberg, sulle rive del lago, risiedeva il filosofo e psicologo tedesco Ludwig Klages, uno dei fondatori della caratterologia e della grafologia.

L'altra città che rivendicava il titolo di "capitale della psicologia" era Vienna, di cui una visitatrice americana, Cornelia Stratton Parker, diede allora una vivace descrizione [388]. Freud — scriveva la Stratton Parker — era ormai un uomo anziano e malato che limitava la propria attività all'analisi di pochi personaggi importanti e alla stesura dei suoi articoli, e che non era quasi mai possibile vedere, non riuscendovi nemmeno i suoi allievi viennesi. La sede principale della Società psicoanalitica, nella Pelikangasse, era un luogo dall'atmosfera molto attiva, dove si svolgevano ogni mercoledì le sedute della Società psicoanalitica e si tenevano, nelle altre sere della settimana, varie lezioni. La visitatrice americana descriveva anche la straordinaria attività svolta, da Adler, le sue conferenze tenute di fronte a un pubblico sempre numeroso, costituito perlopiù da appartenenti alle classi lavoratrici, le cliniche da lui dirette nelle scuole pubbliche, che si dedicavano al trattamento dei bambini difficili, e infine i suoi dibattiti serali con insegnanti, assistenti sociali e medici. La Stratton Parker ricorda anche le lezioni che Schilder teneva il sabato sera, seguite da un pubblico di centinaia di persone, le cliniche di Lazar per bambini difficili e infine l'attività del gruppo di Stekel.

L'attività del gruppo freudiano di Vienna è dimostrata dal fatto che nel 1925 comparvero due lavori che ancora oggi sono considerati due classici della psicoanalisi. Il primo era l'opera di Theodor Reik L'impulso a confessare [389]. Analista non medico, Theodor Reik trattava un problema che era già stato motivo di perplessità per criminologi come Anselm von Feuerbach e Hans Gross: Reik si chiedeva cioè perché alcuni criminali inaspettatamente rendessero una confessione, quando avrebbero potuto salvarsi mantenendo il silenzio, e perché succedesse che un criminale dimenticasse sulla scena del delitto un oggetto che in seguito avrebbe potuto costituire una prova contro di lui. La spiegazione fornita da Reik si basava sul bisogno di punizione derivante dal complesso edipico. Fin dall'inizio, le pulsioni criminali sono in conflitto con le pulsioni del Super-io; una volta che le pulsioni criminali siano state gratificate dal delitto, il bisogno di punizione diventa relativamente più forte e può manifestarsi attraverso un autotradimento inconscio (da qui l'oggetto dimenticato sul luogo del delitto) o attraverso la confessione "non necessaria". Reik sottolineava l'importanza del bisogno di punizione e della pulsione autopunitiva nella vita individuale e in quella sociale, e concludeva sostenendo che molti dei mali che affliggevano l'umanità potevano essere compresi sotto questa luce. In seguito alla pubblicazione del libro di Reik, l'autopunizione diventò uno dei concetti psicoanalitici più popolari.

Il secondo classico della psicoanalisi che apparve nel 1925 fu il libro scritto da August Aichhorn Gioventù traviata, corredato da una prefazione di Freud [390]. Non si conoscono i motivi per cui Aichhorn abbia aspettato fino a quell'anno per pubblicare la storia dell'esperimento di educazione terapeutica che aveva condotto a Oberhollabrunn nel 1918-19 [391]. Comunque nel frattempo Aichhorn aveva compiuto un addestramento analitico e ora non era tanto interessato a fornire un resoconto del suo esperimento, quanto a darne un'interpretazione psicoanalitica.

Nella Russia sovietica venivano ristampate le prime opere di Freud e di altre più recenti si curavano le traduzioni. Un celebre psicologo russo, Aleksandr Lurja, pubblicò libri e scritti in cui lodava entusiasticamente la psicoanalisi, che considerava un "sistema di psicologia monistica" e "la fondamentale base materialistica per la costruzione di una psicologia veramente marxista", comprendente anche i campi della pedagogia e della criminologia ("lo studio del crimine senza la psicoanalisi non è che il titolo di un capitolo senza contenuto") [392]. Secondo Morselli la psicoanalisi era diventata uno dei più frequenti argomenti di discussione tra gli intellettuali russi [393].

In Francia la psicoanalisi incontrava molte opposizioni, e l'intervento di Freud nella vicenda di Philippe Daudet fu aspramente criticato. Philippe Daudet, figlio quattordicenne dello scrittore ed esponente politico realista Léon Daudet e nipote di Alphonse Daudet, era scomparso da casa il 20 novembre 1923 ed era stato trovato morto il 23 novembre, in seguito al colpo di un proiettile nel cranio. Si suppose che il giovinetto si fosse suicidato, ma un'inchiesta giudiziaria dimostrò che Philippe Daudet aveva avuto stretti rapporti con un gruppo anarchico. Léon Daudet era convinto che il figlio fosse stato assassinato dalla polizia segreta, e condusse una violenta campagna di stampa contro coloro che accusava di aver ingannato e ucciso il giovane Philippe [394]. Qualche tempo più tardi l'anarchico André Gaucher, noto per i suoi veementi attacchi contro Léon Daudet, affermò che, poco tempo prima della morte del giovane, egli aveva ricevuto la visita di un adolescente sconosciuto che voleva sapere se fosse vero che Léon Daudet era uno scrittore pornografico; Gaucher gli aveva mostrato alcuni significativi passi dei romanzi di Léon Daudet. Gaucher lasciava intendere che il ragazzo in questione era Philippe Daudet, il quale, sconvolto dalle rivelazioni relative al padre, avrebbe poi potuto suicidarsi. Queste affermazioni suscitarono molto scalpore e Gaucher se ne servì per lanciare un libro contro Léon Daudet, tentando di avere dalla sua parte, in questa campagna denigratoria, Pierre Janet e Sigmund Freud [395]. Tramite un intermediario, Gaucher inviò a Janet un incompleto resoconto del caso di Philippe Daudet, senza però fornire alcun nome, ma ricevette soltanto una breve ed evasiva risposta. A Freud mandò una parte del manoscritto del libro che stava scrivendo su Léon Daudet, e ne ebbe in risposta due lettere. Freud diceva di avere incontrato varie volte Léon Daudet a Parigi, nel 1885 e nel 1886, ma di non aver mai letto nessuno dei suoi scritti. Alphonse Daudet era stato sifilitico e — aggiungeva Freud — l'esperienza gli aveva dimostrato che la sifilide era una delle cause principali della predisposizione alla nevrosi. Affermava che "il suo Daudet sarebbe forse rimasto soffocato dalla nevrosi, se non avesse posseduto un grande talento che gli ha permesso di scaricare le proprie perversioni nella produzione letteraria". Freud concludeva che il caso di Philippe Daudet, come qualsiasi altro, poteva spiegarsi con la psicoanalisi. Ovviamente Freud non era a conoscenza del fatto che André Gaucher era un noto anarchico, che si sarebbe affrettato a utilizzare queste due lettere per i suoi discutibili propositi. Tucholsky, un poeta e giornalista tedesco, nel riferire la vicenda deplorava che Sigmund Freud "avesse potuto dare la sua benedizione papale a quell'azione malvagia" [396].

La ricostruzione fallita: 1926-29

La firma del patto di Locarno, nell'ottobre 1925, aveva dato a milioni di europei l'impressione che la pace fosse ora assicurata. I Paesi europei avevano riacquistato in varia misura la loro prosperità economica, e questa aveva raggiunto livelli senza precedenti negli Stati Uniti. Tuttavia il disorientamento dei giovani che erano passati attraverso la guerra non accennava affatto a diminuire. Vi erano, ad esempio, gli americani che vivevano a Parigi in volontario esilio, la generazione perduta descritta da Hemingway, oppure quel tipo d'inglesi che appariva nei romanzi di Aldous Huxley. Nei Paesi in cui la dittatura si era già stabilita o stava per imporsi, questa stessa generazione fornì i capi e i seguaci delle organizzazioni fasciste. Immaturità emotiva, irresponsabilità, disperazione, cinismo e rivolta erano le note dominanti di questa nuova malattia, spesso semplici coperture di reali, ma inconfessate, sofferenze. Il rifiuto dei vecchi canoni morali e la ricerca del piacere, diffusa in ogni ceto, spinsero i francesi a definire questo periodo les années folles, la cui fine giunse però repentina, nell'ottobre 1929, con il crollo della Borsa di New York.

Ad alcuni dei contemporanei l'ammissione della Germania nella Lega delle Nazioni, nel settembre 1926, sembrò un passo in avanti verso la ricostruzione dell'Europa; altri invece la giudicarono come un preoccupante segno del recupero della potenza perduta. Gli osservatori politici notavano che la democrazia stava perdendo terreno, com'era dimostrato ad esempio dalla presa del potere in Polonia da parte del generale Pilsudski, nel maggio 1926. In Francia il governo di sinistra, che era salito al potere nel 1924, aveva condotto il Paese sull'orlo della catastrofe monetaria e nel giugno 1926 il Parlamento fu costretto a chiedere l'aiuto di Poincaré.

Pierre Janet, che nei dodici anni precedenti si era intensamente dedicato all'elaborazione della sua grande sintesi psicologica, tornò a riproporsi con successo al pubblico nel 1926 con la pubblicazione di De l'angoisse à l'extase, un'opera che conteneva la storia della paziente Madeleine e una prima essenziale descrizione del suo nuovo sistema [397]. Inoltre fu pubblicato il corso di lezioni che Janet aveva tenuto al Collège de France nel 1925-26 [398], e infine comparvero in una traduzione spagnola anche le conferenze sulla psicologia dei sentimenti, da lui lette in Messico su invito delle autorità accademiche locali [399]. Tuttavia queste ultime opere non attrassero molta attenzione, al di là dell'ambiente universitario francese.

A Zurigo Jung, che non aveva quasi pubblicato più nulla dopo i Tipi psicologici (1921), diede alle stampe una raccolta di precedenti articoli che forniva una visione complessiva del suo sistema [400]. Caratteristica dell'ambiente zurighese era la contemporanea esistenza di numerose e diverse scuole psicoterapeutiche, indipendenti le une dalle altre.

Il settantesimo compleanno di Freud fu celebrato in tutto il mondo civile. In quell'anno, 1926, Freud pubblicò Inibizione, sintomo e angoscia e Il problema dell'analisi condotta da non medici. Il movimento psicoanalitico si trovava a dover affrontare lo stesso problema che un secolo prima si era posto ai magnetisti, e cioè se il diritto di praticare il metodo analitico dovesse limitarsi ai medici, o potesse estendersi anche a non medici che avessero ricevuto un adeguato addestramento [401]. Freud era decisamente favorevole all'analisi condotta da non medici. La psicoanalisi continuava a svilupparsi in molte direzioni. Ernst Simmel aprì vicino a Berlino una clinica psicoanalitica, lo Schloss Tegel. In Russia il movimento psicoanalitico raggiunse la sua fase di maggior diffusione, ma, a causa della mancanza di comunicazioni con la Russia sovietica, nel mondo occidentale non si sospettava neppure l'esistenza di tali sviluppi. A Parigi la psicoanalisi era stata di moda per molto tempo tra i surrealisti e gli scrittori di avanguardia; ora però attirava anche l'attenzione di psichiatri e di psicologi e nel novembre 1926 fu fondata a Parigi una Società di psicoanalisi [402].

Un altro avvenimento di rilievo, nel 1926, fu il grande Congresso internazionale di ricerche sessuali, organizzato a Berlino da Albert Moli dall'11 al 16 ottobre. Scopo del congresso era fornire una rassegna complessiva delle conoscenze attuali di sessuologia; pertanto esso fu diviso in varie sezioni, biologia, psicologia, sociologia e criminologia, a rappresentare ciascuna delle quali era stata chiamata un'illustre schiera di eminenti specialisti. Freud si rifiutò di partecipare, e i suoi allievi seguirono il suo esempio. Tra i vari oratori vi fu invece Alfred Adler, mentre lo stesso Moli tenne una relazione, che suscitò molti commenti, sulla tendenza di alcuni omosessuali a presentare il proprio erotismo come qualcosa di superiore alla normale sessualità. Il 1927 segnò la fine del controllo militare alleato in Germania e fu caratterizzato da molti altri avvenimenti politici; l'attenzione dei contemporanei si concentrò tuttavia sull'impresa di Charles Lindbergh, che dal 20 al 22 maggio compì la traversata aerea dell'Atlantico a bordo dello Spirit of St Louis: europei e americani videro in ciò qualcosa che avvicinava e univa maggiormente i loro rispettivi continenti.

Il principale contributo scientifico di Freud, in quell'anno, fu il suo saggio L'avvenire di un'illusione, in cui sosteneva che la religione corrispondeva a una nevrosi infantile coatta, a una negazione della realtà e a una difesa culturale che in larga misura non riusciva a conseguire il suo scopo [403]. Il pastore Pfister, che aveva con Freud un legame di mutua amicizia e rispetto, rispose alle tesi di Freud con uno scritto intitolato Die Illusion einer Zukunft (L'illusione di un avvenire), in cui indicava con tatto, ma anche con fermezza, le debolezze dell'argomentazione di Freud e del suo ottimismo scientistico [404]. Freud non replicò a quello scritto, e i due studiosi, pur mantenendo le proprie rispettive posizioni, conservarono anche i reciproci sentimenti di rispetto e di amicizia.

Due allievi di Freud, Federn e Meng, decisero di pubblicare un libro che illustrasse l'influenza e l'importanza della psicoanalisi nei vari settori della scienza e dell'attività umana [405]. Un altro seguace di Freud, Heinz Hartmann, fornì un'esposizione sistematica dei princìpi fondamentali della dottrina psicoanalitica [406]. A Berlino Franz Alexander diede mano a una riformulazione della teoria della nevrosi, che teneva conto delle più recenti opere di Freud (L'Io e l'Es, 1922, e Inibizione, sintomo e angoscia, 1925) [407]. L'opera di Alexander rappresentò il primo passo di quella che sarebbe diventata la teoria psicoanalitica dell'Io. Innovazioni di tipo completamente diverso venivano proposte nel libro di Wilhelm Reich Die Funktion des Orgasmus (La funzione dell'orgasmo), in cui l'autore sosteneva di stabilire rapporti di connessione tra la sessualità, l'angoscia e il sistema vegetativo [408].

Otto Rank, dopo aver modificato la teoria psicoanalitica, elaborò ora il proprio metodo terapeutico [409]. Il limite della durata di ogni trattamento veniva stabilito in anticipo; la resistenza era considerata una manifestazione della volontà d'indipendenza del paziente, e quindi era da lui valutata come un fattore positivo; veniva sottolineata l'importanza della situazione analitica immediata piuttosto che del passato, si poneva l'accento sullo "sperimentare", piuttosto che sull'apprendimento, e sulla consapevolezza dei modelli di reazione, piuttosto che sull'analisi delle esperienze individuali. Rank metteva in rilievo la volontà di autodeterminazione del paziente, gli aspetti creativi del suo comportamento e gli aspetti sociali dell'analisi. La sua terapia potrebbe essere considerata come una mescolanza di princìpi freudiani, adleriani e junghiani.

Intanto a Vienna Adler faceva uscire il suo libro Conoscenza dell'uomo, che fu generalmente considerato come l'esposizione più chiara e meglio organizzata che mai egli avesse fornito del suo sistema [410]. A Zurigo Ludwig Frank riscuoteva un grande successo terapeutico con il vecchio metodo catartico di Breuer e di Freud, che egli aveva perfezionato [411]. Anche Bircher-Benner cominciava a pubblicare i risultati della sua ricca esperienza psicoterapeutica [412]. A Parigi Eugène Minkowski era il leader della nuova tendenza della psichiatria fenomenologica [413]; il suo libro La schizophrénie inaugurò una nuova impostazione nello studio di questa malattia mentale, che già aveva attratto l'interesse di tanti studiosi. Minkowski faceva rilevare come l'esperienza dello spazio prevalesse, rispetto all'esperienza del tempo, nell'universo interiore del paziente e nel suo "geometrismo morboso".

Tra le manifestazioni internazionali del 1927 vi fu il Wittenberg Symposium, tenutosi a Springfield, nell'Ohio, dal 19 al 23 ottobre, in occasione dell'inaugurazione del nuovo laboratorio psicologico del Wittenberg College [414]. L'imponente schiera degli ospiti rappresentava i più illustri psicologi del mondo. La Russia, che non aveva mai inviato delegati ai congressi internazionali, era rappresentata dall'anziano Bechterev, di Leningrado. Furono conferite onorificenze accademiche a Pierre Janet e ad Alfred Adler. In Russia il celebre fisiologo Ivan Petrovic Pavlov, che aveva iniziato lo studio sperimentale delle nevrosi attorno al 1921, s'interessava sempre di più alla psichiatria clinica. A quanto sembra, questa evoluzione dei suoi interessi scientifici fu sollecitata da un avvenimento personale: nel 1927 Pavlov aveva subito un'operazione, per dei calcoli biliari, e durante la convalescenza aveva sofferto di una nevrosi cardiaca, che in seguito descrisse in un suo articolo poco noto [415].

Un resoconto del 1927 non sarebbe completo se non si ricordasse il libro di Heidegger Essere e tempo, un'analisi completamente nuova e originale della struttura dell'esistenza umana [416]. Com'era accaduto per le Ricerche allora quasi inosservata negli ambienti psichiatrici; tuttavia qualche anno più tardi avrebbe costituito il punto di partenza per una nuova tendenza psichiatrica, l'analisi esistenziale.

Uno dei principali avvenimenti del 1928, il patto Briand-Kellogg per la rinuncia alla guerra, fu solennemente firmato a Parigi il 27 agosto dai rappresentanti di quindici Stati: ad alcuni sembrò un decisivo passo verso la pace, ad altri una cerimonia senza significato.

Freud, la cui salute era gravemente peggiorata, pubblicò un saggio, Dostoevskij e il parricidio, che fu uno dei suoi pochi contributi di criminologia [417]. Freud riteneva che l'irrisolto complesso edipico di Dostoevskij fosse sfociato nello scrittore in potenti tendenze parricide, che questi aveva deviato in vari modi e diretto contro sé stesso.

A Parigi Janet era sempre più attivo: pubblicò il secondo volume di De l'angoisse à l'extase, con una più ampia esposizione della sua vasta sintesi psicologica. Inoltre, dal 1926, le sue lezioni al Collège de France venivano stenografate e pubblicate ogni anno. Janet tuttavia trovava scarso seguito tra la generazione dei giovani.

Nel corso di quello stesso anno 1928, a Zurigo Jung pubblicò in tedesco due dei suoi libri principali [418], e una raccolta di saggi tradotti in inglese [419]. Era attivo l'interesse per le nuove impostazioni psicologiche. Von Gebsattel pubblicò uno studio fenomenologico della malinconia, che confermò alcuni dei risultati di Minkowski [420]. Tra i nuovi metodi psicoterapeutici vi erano a Chicago la tecnica del rilassamento progressivo di Jacobson [421], e in Giappone la terapia di Morita.

Il 1929 iniziò con l'esilio di Trotskij dalla Russia e con la presa del potere da parte del re Alessandro in Jugoslavia. I Patti lateranensi, firmati da papa Pio XI e da Mussolini nel febbraio di quell'anno, posero fine al lungo conflitto tra il papato e il governo italiano, e dettero vita allo Stato vaticano. In Inghilterra le elezioni generali portarono al potere il Partito laburista, mentre in Germania l'agitazione dei partiti estremisti diventava minacciosa. Negli Stati Uniti l'eccezionale congiuntura economica favorevole terminò improvvisamente con il crollo della Borsa di New York. A Vienna Freud portò a termine Il disagio della civiltà, in cui esprimeva l'opinione pessimistica che la civiltà fosse stata conquistata a prezzo di una generale nevrosi dell'umanità, dovuta alla repressione pulsionale. La teoria, non nuova, si accordava con gli umori culturali del tempo [422]. Un importante contributo alla criminologia psicoanalitica fu il libro di Alexander e Staub Der Verbrecher und seine Richter (Il criminale e i suoi giudici) [423]: gli autori accentuavano la vecchia concezione secondo cui le pulsioni criminali esistono in ogni essere umano; nella psicologia della punizione non è presente soltanto, un'intima richiesta di espiazione per una violazione della legge, ma anche il desiderio di vendetta; inoltre l'esempio criminale risveglia analoghe pulsioni nello spettatore, le quali minacciano così di raggiungere l'espressione; da qui il bisogno di un rafforzamento della rimozione individuale, da parte del singolo, e di una severa legislazione penale. Nel movimento psicoanalitico vi era una certa tensione perché la società americana non era propensa ad accettare il principio dell'analisi condotta da non-medici, che invece Freud considerava essenziale. Un altro avvenimento importante, con conseguenze probabilmente più rilevanti, fu la rapida scomparsa della psicoanalisi in Russia, nel periodo di uno o due anni. La storia della psicoanalisi russa in realtà non è mai stata scritta, né si conosce esattamente il motivo per cui la teoria freudiana, che era stata considerata materialistica, monistica e compatibile con il marxismo, sia stata improvvisamente respinta dall'ideologia comunista. Una delle ultime prese di posizione a favore della psicoanalisi in Russia può leggersi nella Istorija psichiatrji (Storia della psichiatria) di Kannabikh [424]: l'autore considerava Freud il principale rappresentante della rivolta progressista contro la psichiatria "formale, statica, impersonale" di Kraepelin, e sosteneva che "grazie a Freud abbiamo compiuto considerevoli progressi nella nostra conoscenza di molti meccanismi del comportamento umano". D'altra parte la psicoanalisi progrediva in altre parti del mondo: in Giappone, dove alcuni scritti di Freud erano stati divulgati utilizzando traduzioni inglesi, Kenji Ohtsuki intraprese la traduzione delle opere complete di Freud, servendosi del testo originale tedesco.

Tra i nuovi metodi psicoterapeutici allora praticati, alcuni erano una riproposta e un perfezionamento di metodi già noti. Krestnikov, uno psichiatra bulgaro, ad esempio, elaborò una nuova tecnica di terapia catartica, sostenendo di ottenere brillanti successi; tuttavia, data la notevole lontananza e l'isolamento del suo autore dai grandi centri accademici, il metodo non attrasse molta attenzione [425].

L'aktivere Krankenbehandlung (trattamento "più attivo") applicata da Hermann Simon [426] negli ospedali psichiatrici era un perfezionamento di quei metodi che erano già stati sperimentati in Germania prima della guerra mondiale [427]. Il principio di Simon era che nessun paziente psichiatrico dovesse mai essere considerato "irresponsabile" o essere esentato dal lavoro. Egli aveva elaborato un complesso sistema di ergoterapia e di terapia occupazionale nell'ospedale psichiatrico di Gütersloh, in Vestfalia; in un periodo in cui non vi erano ancora né l'insulina, né l'elettroshock, né i tranquillanti, Simon era riuscito a far scomparire completamente dalla propria clinica i sintomi dell'agitazione, dell'aggressività, della regressione emotiva e del deterioramento psichico. Il suo metodo era molto ammirato, ma fu adottato soltanto in un numero limitato di altri ospedali.

Un altro psichiatra tedesco, Hans Berger, pubblicò in quell'anno i primi risultati ottenuti con un suo nuovo metodo di ricerca fisiologica sul cervello, l'elettroencefalografia, che suscitò allora scarso interesse [428].

Il secondo periodo prebellico: 1930-39

Il crollo della Borsa di New York nell'ottobre 1929 scatenò una reazione a catena che a poco a poco si estese su tutta l'America e sull'Europa, portando con sé il fallimento di numerose banche e imprese commerciali, la disoccupazione generale e infinite tragedie individuali. Tutto ciò costituì il quadro politico in cui Hitler diede il via a quella propaganda politica che lo faceva apparire, agli occhi di milioni di tedeschi senza speranze, come un salvatore della patria. Dopo la sua presa del potere, nel 1933, si ebbe l'impressione che le altre nazioni si avviassero verso la catastrofe con gli occhi aperti, ma tuttavia incapaci di evitarla.

Nel 1930 la grande depressione economica aveva ormai sconvolto l'America e si estendeva all'Europa. Le elezioni generali tedesche del settembre segnarono una netta avanzata del Partito nazista. La Conferenza imperiale britannica, tenutasi dal 1° ottobre al 14 novembre, si concluse con l'adozione dello Statuto di Westminster, che garantiva a ciascun dominion la sua indipendenza all'interno del Commonwealth britannico.

La cronistoria della psichiatria dinamica di quell'anno sembra particolarmente priva di avvenimenti di rilievo: unica eccezione il conferimento a Freud del premio Goethe della città di Francoforte. I suoi amici avevano sperato di fargli assegnare il premio Nobel, ma i loro tentativi in questo senso erano risultati vani.

Nel 1931 sì addensarono sull'Europa nuvole decisamente minacciose. La più importante banca austriaca, la Kreditanstalt di Vienna, in maggio dichiarò fallimento, e due mesi più tardi le banche tedesche chiusero i battenti. In seguito a ciò la Germania dichiarò di sospendere il pagamento dei debiti internazionali. In aprile venne proclamata la Repubblica spagnola e in settembre i giapponesi occuparono la Manciuria. Un pensatore politico, Ludwig Bauer, tracciò un accurato esame della situazione e giunse alla conclusione che una nuova guerra mondiale, molto più terribile della prima, era inevitabile, a meno che non si realizzasse l'improbabile evento della creazione di uno Stato universale, soprannazionale [429].

Questo deterioramento della situazione politica influenzò il mondo della psichiatria dinamica. Molti analisti di chiara fama emigrarono in America. Alfred Adler ritenne che il futuro della psicologia individuale non dovesse più essere legato alle sorti dell'Europa, ma dell'America, e si stabilì quindi in modo definitivo a New York.

La psicoanalisi era allora la tendenza dominante della psichiatria dinamica. Il fatto fu sottolineato dai numerosi festeggiamenti in onore di Freud per il suo settantacinquesimo compleanno, dagli onori che gli vennero tributati e dai messaggi di congratulazioni che egli ricevette da personaggi celebri di ogni parte del mondo.

Le altre scuole però non erano inattive, e a poco a poco si facevano strada nuove tendenze. Ludwig Binswanger, che era stato un allievo di Bleuler, aveva poi aderito alla psicoanalisi, ed era quindi stato un promotore della fenomenologia psichiatrica, si sforzava ora di fornire una descrizione del mondo dell'esperienza interiore dei pazienti psichiatrici [430]. Nel 1931 Binswanger iniziò a pubblicare un'acuta analisi fenomenologica dei maniaci, sottolineando in modo particolare la manifestazione della fuga delle idee. Il 1932 segnò un aggravamento della depressione economica e fu caratterizzato sul piano politico da aggressioni e da minacce di aggressioni. I giapponesi crearono lo Stato fantoccio del Manciukuò. In Germania Hindenburg fu rieletto presidente e sembrò rappresentare l'ultima barriera che impedisse a Hitler l'accesso al potere. In Portogallo Salazar instaurò la propria dittatura, e nell'America meridionale scoppiò tra il Paraguai e la Bolivia la sanguinosa guerra del Chaco. La Francia rifiutò di pagare i propri debiti agli Stati Uniti, dove intanto Roosevelt veniva eletto presidente.

In mezzo alla confusione generale migliaia di vite individuali erano sconvolte. L'Internationaler psychoanalytischer Verlag, che era stato la struttura portante del movimento psicoanalitico, rischiava ora il fallimento, e fu salvato solo con difficoltà. Alcuni psicoterapeuti emigrarono in America; molti persero i loro pazienti. Ma tutto ciò non impediva la comparsa di nuove tendenze e di nuove concezioni. Melanie Klein, una psicoanalista infantile che si era trasferita a Londra, introdusse nuovi concetti relativi alle forme precoci dell'Io e del complesso edipico e concernenti la preminenza, nella primissima infanzia, dei meccanismi della proiezione e dell'introiezione [431]. Queste idee sorpresero alcuni colleghi, mentre altri le considerarono il più brillante sviluppo della teoria psicoanalitica, dopo i contributi dello stesso Freud.

Uno psichiatra tedesco, Johannes Schultz, pubblicò un manuale per l'addestramento autogeno, un metodo ispirato alle vecchie tecniche autoipnotiche di Oskar Vogt [432]. L'addestramento autogeno consiste in una serie di esercizi graduati di rilassamento e di concentrazione, da compiere sotto la supervisione di una persona competente; scopo degli esercizi è l'accrescimento delle capacità di controllo dell'individuo sulle proprie funzioni neurovegetative.

Il 1932 è rimasto famoso negli annali della psichiatria come l'anno in cui fu introdotta da Jacob Moreno l'espressione "psicoterapia di gruppo" [433]. Vi erano già stati molti medici, e molti terapeuti non medici, che avevano riunito i propri pazienti e avevano tenuto di fronte a loro lezioni, seguite da dibattiti sui problemi della salute e della malattia. Questo, ad esempio, era ciò che aveva fatto Pratt a Boston con le sue classi per pazienti tubercolotici. In Europa esperimenti analoghi erano stati condotti nell'ospedale di Bircher-Uenner, in seno a organizzazioni antialcoliche e in altre organizzazioni. Ma la nuova psicoterapia di gruppo si basava su princìpi del tutto diversi, e cioè sulla dinamica dei rapporti interpersonali all'interno della situazione di gruppo. Moreno avrebbe in seguito sviluppato le proprie concezioni in una triplice direzione, con la sociometria, lo psicodramma e la terapia di gruppo vera e propria.

Il fatidico 1933 segnò la presa del potere da parte di Hitler. Il suo governo entrò in carica il 30 gennaio, e il 27 febbraio un misterioso incendio, di cui furono incolpati i comunisti, distrusse la sede del Reichstag. Il 24 marzo Hitler chiese e ottenne i pieni poteri. Il Partito comunista fu messo fuori legge e fu lanciato lo slogan "Juden aus" (fuori gli ebrei), subito seguito dalla proclamazione di un boicottaggio su scala nazionale delle attività commerciali ebraiche. Migliaia di ebrei terrorizzati cercarono di varcare i confini tedeschi, ma in pratica non era stato fatto alcun preparativo per la loro emigrazione e per il loro insediamento, e così molti di loro dovettero ritornare. Un ultimo tentativo di salvare la pace fu il patto di Roma, firmato il 15 luglio dai quattro principali Stati dell'Europa occidentale, Germania, Italia, Francia e Inghilterra. Tuttavia la situazione continuò inarrestabile il suo processo di deterioramento.

Questi avvenimenti politici ebbero profonde conseguenze per la psichiatria dinamica. Poiché qualsiasi attività ebraica veniva sistematicamente messa fuori legge, la psicoanalisi di Freud e la psicologia individuale di Adler furono bandite dalla Germania, e così le istituzioni, le organizzazioni e le riviste che le rappresentavano. La Società tedesca di psicoterapia dovette essere riorganizzata, e il suo presidente, Ernst Kretschmer, dette le dimissioni. Si cercò, da ogni parte, di salvare il salvabile, sia nell'ambiente psicoanalitico sia nel più vasto ambiente psicoterapeutico e psichiatrico. Questi tentativi per arrivare a un compromesso furono fatti in buona fede, giacché allora nessuno poteva immaginare il corso che in seguito avrebbero preso gli eventi. Nel capitolo precedente abbiamo visto la parte avuta da Jung in queste vicende; egli non fu il solo che per un certo periodo di tempo credette che "si potesse parlare con i nazisti" [434].

In questa situazione tumultuosa si sarebbe portati a ritenere che gli psicoanalisti non fossero in grado di produrre molti contributi originali. Tuttavia fu proprio in quell'anno che Wilhelm Reich pubblicò la sua Charakteranalyse (Analisi del carattere) [435]. Reich sosteneva che nel corso del trattamento psicoanalitico la resistenza si esprimeva non solo attraverso i vari meccanismi psicologici ormai ben noti agli psicoanalisti, ma anche attraverso specifici tipi di tensione muscolare; la scomparsa della resistenza psichica procedeva parallelamente alla scomparsa della "corazza muscolare". L'opera presentava anche una descrizione tipologica delle varie forme di nevrosi, con particolare riguardo per il tipo masochistico.

L'impostazione fenomenologica fu arricchita dalla pubblicazione del libro di Eugène Minkowski II tempo vissuto, che studiava le differenze nell'esperienza soggettiva del tempo, riscontrate nell'esame di molte condizioni psicopatologiche [436].

Nel 1934 Hitler non solo consolidò il suo potere in Germania, ma cercò anche di stringere un'alleanza con l'Italia fascista; il convegno dei due dittatori a Venezia, il 14 e 15 giugno, si proponeva appunto questo scopo. In Francia lo scandalo Stavisky suscitò rivolte e proteste contro la corruzione del governo. La situazione politica era ancora peggiore in Austria, dove i sollevamenti socialisti, che si erano verificati dal 1° al 16 febbraio, furono seguiti da una spietata repressione e il Partito socialista fu sciolto; il 25 luglio il cancelliere Dollfuss, che solo poco tempo prima era sfuggito a un tentativo di assassinio, venne ucciso da un gruppo di nazisti. L'omicidio stava diventando un'arma sempre più frequente nella lotta politica. Il 9 ottobre il re Alessandro di Iugoslavia e il ministro francese Barthou furono assassinati a Marsiglia da un gruppo di cospiratori ustascia.

Di fronte all'imminente catastrofe, le menti migliori cercavano disperatamente una soluzione. Einstein deplorava il fatto che gli scienziati e gli intellettuali, che nel diciassettesimo secolo avevano formato una comunità spirituale, fossero ora semplicemente i rappresentanti delle loro varie tradizioni nazionali, avendo lasciato ai politici la responsabilità di pensare in termini internazionali [437]. Einstein esortava gli scienziati a ricostituire una comunità spirituale, che si assumesse la guida di tutti gli sforzi diretti a combattere la guerra.

Freud, che era ormai un uomo molto anziano e malato, era insistentemente pregato dai suoi amici di abbandonare l'Austria. Ma, come tanti altri suoi contemporanei, egli era stranamente cieco di fronte alla capacità di diffusione del pericolo nazista. Di recente aveva pubblicato alcuni completamenti e alcune revisioni delle sue dottrine, scritti nella forma di immaginarie lozioni, che aveva riunito sotto il titolo di Introduzione alla psicoanalisi (nuova serie di lezioni) (1932) [438].

Jung attraversava ovviamente una fase creativa e pubblicò, tra l'altro, un libro dal caratteristico titolo Realtà dell'anima [439]. Un suo allievo, Gerhard Adler, tracciò una storia della psicoterapia moderna, presentando Freud e Adler come precursori di Jung [440]. Negli Stati Uniti Moreno pubblicò una delle sue opere più note Who Shall Survive? (Chi sopravviverà?) [441].

Il 1935 s'impresse nella memoria di coloro che vissero in Europa come un anno spaventoso. Individui e nazioni si sentivano impotenti, come se fossero stati ipnotizzati, di fronte all'imminente disastro che erano incapaci di Evitare. Hitler godeva di un'immensa popolarità tra una larga parte della popolazione tedesca, poiché appariva come colui che aveva cancellato l'onta del trattato di Versailles e che aveva risolto il problema della disoccupazione. In effetti la Germania si stava febbrilmente riarmando e preparando per la guerra. Il 16 marzo, Hitler denunciò le restrizioni militari del trattato di Versailles. Il 15 settembre furono proclamate le cosiddette leggi di Norimberga "per la tutela del sangue e dell'onore tedesco". Gli ebrei tedeschi si illudevano conto che l'emigrazione rappresentava la loro unica speranza di sopravvivere, ma la cosa veniva resa terribilmente difficile dal divieto di esportazione di capitale, e soprattutto dalle severe limitazioni nella concessione dei visti, che praticamente si riferivano a quasi tutti i Paesi stranieri. Intanto, il 3 ottobre di quell'anno le truppe italiane invasero l'Etiopia; in seguito a ciò l'Italia fu dichiarata Paese aggressore dalla Lega delle Nazioni, che decise di applicare nei suoi confronti sanzioni economiche.

Fra tante opprimenti circostanze, è quasi un'ironia che la psichiatria abbia compiuto un significativo progresso proprio in quel periodo. Abbiamo visto che nel 1929 Hans Berger aveva trovato un nuovo metodo di registrazione dell'elettroencefalogramma umano. Tuttavia il reale valore di questa scoperta doveva essere apprezzato solo alcuni anni più tardi. Nel 1935 Gibbs, Davis e Lennox registrarono e descrissero l'elettroencefalogramma durante un attacco epilettico, e Grey Walter fu in grado, sempre servendosi dell'elettroencefalogramma, di localizzare tumori cerebrali. I ricercatori cominciarono ad applicare entusiasticamente questo nuovo metodo, da cui si attendevano risultati rivoluzionari per la conoscenza della fisiologia del cervello, per la neuropsichiatria e la criminologia. Inoltre, Manfred Sakel pubblicò a Vienna i risultati delle ricerche, che aveva condotto per parecchi anni, su un nuovo trattamento fisiologico della schizofrenia mediante insulinocomaterapia [442]. Era la prima volta che si riusciva a trattare con successo la schizofrenia con metodi puramente fisiologici, e ciò apparve come una rivendicazione dei meriti della vecchia psichiatria organicistica di fronte alle più recenti tendenze della psichiatria dinamica.

Il 1936 fu avvertito dai contemporanei come un ulteriore nuovo passo in direzione di un inevitabile disastro. Hitler denunciò l'accordo di Locarno e procedette alla rimilitarizzazione della Renania. La Francia e l'Inghilterra non osarono intervenire. In Francia le elezioni portarono alla vittoria il "fronte popolare", e Léon Blum, leader del Partito socialista, formò un nuovo governo. Il Belgio riaffermò la propria neutralità. Il 5 maggio le truppe italiane entrarono ad Addis Abeba, e tale vittoria consentì a Mussolini di proclamare la fondazione dell'Impero italiano, mentre il re d'Italia acquistava anche il titolo di imperatore d'Etiopia. Il 17 luglio il generale Franco istigò una rivolta militare nel Marocco spagnolo, dando così inizio alla guerra civile spagnola. Il mondo occidentale rimaneva perplesso e colpito di fronte ai processi di Mosca, in cui vecchi leader bolscevichi si autoaccusavano di tradimento e chiedevano di essere puniti. Tuttavia apparve forse ancora più sensazionale il fatto che il re d'Inghilterra, Edoardo VIII, che il 20 gennaio era succeduto al padre Giorgio V, abdicasse il 10 dicembre al fine di sposare la divorziata Mrs Simpson.

Il successo del trattamento fisiologico della malattia mentale indusse gli psichiatri a mettere in atto esperimenti sempre più audaci. Egaz Moniz tentò il trattamento delle condizioni psicotiche mediante lobotomia, dando inizio a quella che alcuni anni più tardi sarebbe stata chiamata la psicochirurgia [443].

In quell'anno apparve l'ultimo libro di Janet, L'intelligence avant le langage, uno studio delle forme non verbali d'intelligenza, che paragonava l'animale, il bambino piccolo e l'idiota [444]. Anna Freud pubblicò L'Io e i meccanismi di difesa, che rappresentò un decisivo passo in avanti per la nuova psicoanalisi dell'Io [445]. Anna Freud riassumeva i tipi già noti di difese dell'Io (rimozione, formazione reattiva, isolamento, annullamento retroattivo, introiezione e proiezione), descriveva numerose forme di negazione e aggiungeva due nuovi meccanismi di difesa, l'identificazione con l'aggressore e la rinuncia altruistica.

Il 1937 iniziò a Mosca con la seconda fase della montatura giudiziaria. Francia e Inghilterra strinsero le loro relazioni politiche e altrettanto fecero, d'altro lato, Germania e Italia, mentre rimaneva imperscrutabile l'atteggiamento della Russia sovietica. In Spagna infuriava la guerra civile, che gli esperti studiavano attentamente, giudicandola una prova generale della seconda guerra mondiale.

Von Meduna introdusse un altro nuovo trattamento fisiologico della malattia mentale [446]: con iniezioni di metrazol produceva attacchi epilettici nei pazienti schizofrenici, e otteneva in questo modo numerosi successi.

Sigmund Freud, che aveva ora ottantun anni ed era molto malato, rifiutava ostinatamente i pressanti inviti degli amici che lo esortavano ad abbandonare l'Austria. Evidentemente egli credeva ancora che il cancelliere Schuschnigg sarebbe riuscito a salvare l'Austria dai nazisti. Tra lo stupore della maggior parte dei suoi amici e allievi, Freud, in quel momento già tragico, pubblicò i primi capitoli del suo saggio su Mosè.

Nella vasta messe della letteratura contemporanea, passò quasi inosservato lo studio monografico di Szondi Analysis of Marriages (Analisi dei matrimoni) [447]. Genetista ungherese molto versato nella psicoanalisi, Szondi paragonò in un certo numero di matrimoni il patrimonio ereditario del marito e della moglie, sostenendo che la scelta matrimoniale era determinata inconsciamente da analogie del quadro generico-ereditario; a questo fenomeno biologico diede il nome di genotropismo.

Nel 1938 la situazione politica si deteriorò a tal punto che perfino ai più ciechi una seconda guerra mondiale dovette apparire inevitabile. Per contrastare l'agitazione nazista che reclamava l'annessione dell'Austria alla Germania (l’Anschluss), il cancelliere Schuschnigg ordinò un plebiscito, che probabilmente avrebbe dato la maggioranza ai fautori dell'indipendenza. Ma il 12 marzo, il giorno prima del plebiscito, le truppe tedesche occuparono l'Austria, il giorno successivo la legislazione nazista legalizzò questo atto e il 14 marzo Hitler fece il suo trionfale ingresso a Vienna. La Germania e l'Austria pullulavano di ebrei che cercavano disperatamente di ottenere visti e permessi di emigrazione per i Paesi stranieri, ma in quasi tutti gli Stati le disposizioni legali a questo riguardo diventavano sempre più restrittive. Ne approfittarono i truffatori, che vendevano documenti falsi, e certe compagnie di navigazione senza scrupoli, che accettavano gli ebrei sulle "navi erranti", che venivano respinte da un porto all'altro (e che in Palestina furono perfino accolte a colpi di cannone). Per iniziativa del presidente Roosevelt, si tenne a Evian, dal 6 al 15 luglio, una conferenza per risolvere il problema dei rifugiati, ma l'unico risultato fu la creazione di un'inefficiente "Commissione intergovernativa per i rifugiati" [448].

Nel frattempo l'agitazione nazista si diffondeva nelle province boeme di lingua tedesca. Ciò fornì l'occasione per nuove minacce; e anche per organizzare la Conferenza di Monaco. Nel settembre 1938 Chamberlain e Daladier, in rappresentanza dell'Inghilterra e della Francia, accettarono la cessione dei Sudeti da parte della Cecoslovacchia in favore della Germania. La fuga degli ebrei assunse proporzioni paurose, soprattutto dopo il 7 novembre, quando un giovane ebreo polacco, Herszel Grynszpan, uccise un ufficiale dell'ambasciata tedesca a Parigi. L'episodio fu utilizzato come pretesto per scatenare in Germania pogrom che investirono tutto il Paese; inoltre fu imposta agli ebrei una multa collettiva di un miliardo di marchi.

La storia della psichiatria dinamica di quegli anni è in larga misura espressione dei tragici eventi politici del tempo. Dopo l'occupazione di] Vienna, i nazisti soppressero le società di psicoanalisi e di psicologia individuale e distrussero tutti i libri di Freud e di Adler, come già avevano fatto in Germania. Gli psicoterapeuti che erano ancora rimasti cercarono ora di abbandonare il Paese. La cupa atmosfera viennese del 1938, con le tenibili difficoltà incontrate da coloro che tentavano di fuggire, è stata descritta vividamente in un romanzo di Leopold Ehrlich-Hichler [449]. A coloro che hanno letto questo libro, i patimenti che Freud dovette sopportare prima di poter lasciare Vienna non appariranno eccezionali, soprattutto tenendo conto che egli ebbe la fortuna di valersi della non comune protezione offertagli dalla principessa Marie Bonaparte, dall'ambasciata americana e da varie associazioni inglesi e americane. I particolari della partenza di Freud da Vienna e della trionfale accoglienza tributatagli in Inghilterra ebbero una vasta pubblicità, come se ciò dovesse sviare l'opinione pubblica da altri temi dolorosi.

I nazisti non solo perseguitarono gli ebrei, le loro teorie e le loro istituzioni, ma rivolsero i loro attacchi anche alla religione e all'etica cristiane, promovendo una dottrina nazionalsocialistica che era una mescolanza di varie teorie extrascientifiche. Ricordiamo tra queste le teorie razziali escogitate nel diciannovesimo secolo da due francesi, il conte di Gobineau e Vacher de Lapouge, e da un inglese, Houston Stewart Chamberlain [450]. Queste teorie venivano ora messe in relazione con descrizioni pseudostoriche della vita e della civiltà degli antichi germani. Vi erano anche le teorie pseudobiologiche della lotta per l'esistenza e per lo "spazio vitale" (Lebensraum), che serbavano tracce del monismo haeckeliano. Secondo Jochen Besser, l'ideologia nazista era fortemente influenzata dalle teorie degli occultisti e degli ambienti teosofici, diffusisi agli inizi del ventesimo secolo [451]. Degno di nota fu il favore con cui i nazisti accolsero la Glazial-Kosmogonie o Welt-Eis-Lehre (teoria glaciale cosmica) di Hòrbiger. Costui era un ingegnere austriaco sostenitore di un complicato sistema astronomico e cosmogonico, in cui si affermava, tra l'altro, che il ghiaccio fosse la principale sostanza costitutiva dell'universo [452]. Il sistema di Hörbiger ebbe un favoloso successo tra i nazisti [453], e trovò sostenitori perfino in Inghilterra [454]. I nazisti promossero anche una cosiddetta medicina tedesca, che era una mescolanza di concetti tratti dalla dietetica di Bircher-Benner, dai princìpi naturistici, dal tradizionale uso di erbe medicinali e dalla medicina popolare.

Nonostante le minacciose nubi che costantemente si addensavano sul mondo, e il dilagare dell'oscurantismo in Europa, la psichiatria scientifica continuava il suo progresso. Due italiani, Cedetti e Bini, annunciarono la scoperta di un potente strumento terapeutico, l'elettroshockterapia. Questo metodo, che era stato concepito per il trattamento della schizofrenia, si dimostrò in seguito molto più efficace per il trattamento della depressione grave [455].

Tra i nuovi metodi psicoterapeutici vi era quello di Desoille, basato sul sogno a occhi aperti guidato dal terapeuta [456]. Il paziente, che sta disteso su un divano, è invitato a immaginare di salire nell'aria; il terapeuta quindi gli chiede di raccontargli tutto ciò che prova e le vicende suggerite dalla fantasia. I sentimenti manifestati e le produzioni della fantasia subliminale vengono quindi esaminati dal paziente e dal terapeuta. In realtà questa terapia è una variante del metodo junghiano dell'immaginazione attiva. Negli Stati Uniti Sullivan definì la psichiatria come lo studio dei rapporti interpersonali e cominciò a pubblicare i princìpi fondamentali del proprio sistema [457]. Quei pochi ottimisti che avevano ancora sperato che la pace potesse essere conservata, dovettero abbandonare questa illusione nel marzo 1939. Al sopraggiungere di queste nuove Idi, i tedeschi occuparono la Boemia e la Moravia, e Hitler fece una spettacolare entrata a Praga. Nello stesso mese si concluse la guerra civile spagnola, con la capitolazione di Madrid e con la fuga in Francia di migliaia di repubblicani. Come scrisse Toynbee, il mondo era ora diviso in tre grandi campi: le potenze occidentali (comprendenti l'Inghilterra e il Commonwealth, la Francia e i riluttanti Stati Uniti), le potenze legate dal patto anti-Comintern (Germania, Italia e Giappone) e la Russia sovietica [458]. Il problema era sapere a quale dei due altri gruppi la Russia sovietica si sarebbe alleata. Da entrambe le parti si fecero tentativi per ottenere l'appoggio russo. L'annuncio, dato il 23 agosto, dell'avvenuta firma di un patto di non-aggressione tra la Germania nazista e la Russia sovietica, rappresentò l'ultimo segno che precedette l'ultimatum tedesco alla Polonia, subito seguito dalla dichiarazione di guerra alla Germania da parte della Francia e dell'Inghilterra.

Mentre i francesi avevano paura della guerra ormai imminente e temevano l'eventuale distruzione di Parigi, un gruppo di personalità organizzò alla Sorbonne una celebrazione in onore del centenario di Théodule Ribot, che coincise con il cinquantesimo anniversario della celebre tesi di Janet, L'automatisme psychologique. Fu questo l'ultimo riconoscimento che Janet, Ormai ottantenne, avrebbe ricevuto prima della morte. Le circostanze erano così poco felici che l'avvenimento passò inosservato, e il libro commemorativo che lo ricorda è diventato una rarità bibliografica [459].

Nello stesso giorno, 23 settembre 1939, morirono due uomini che si detestavano cordialmente: Sigmund Freud, a Londra, e Albert Moli, a Berlino. Benché il primo sia morto famoso e il secondo assolutamente dimenticato, nelle loro biografie possono rilevarsi curiose analogie. Entrambi erano figli di mercanti ebrei; agli inizi della loro carriera medica, entrambi s'interessarono di ipnotismo e dell'esplorazione dell'inconscio; entrambi rivolsero i propri interessi alla patologia sessuale, e in particolare agli stadi evolutivi dell'istinto sessuale, che Moli chiamò libido sexualis e Freud (rifacendosi a Moli) semplicemente libido. Al momento della morte, Moli viveva in modo modesto, dopo che i nazisti avevano distrutto i suoi libri, compresa l'autobiografia che aveva recentemente pubblicata. Freud, al contrario, godeva di grande notorietà, ed era diventato il simbolo della lotta tra democrazia e fascismo.

Prima di morire Freud espresse le proprie preoccupazioni sul futuro della psicoanalisi: in Europa la vedeva incamminata sulla via della distruzione e in America minacciata dal pericolo delle distorsioni. Freud si rendeva conto che era giunto il momento in cui la sua creatura, emancipatasi dal creatore, si avviava autonomamente verso il proprio destino.

In effetti erano già sorte scuole non "ortodosse", e altre ne sarebbero sorte in seguito. Otto Rank aveva un certo successo con le scuole di lavoro sociale, e si stava ora orientando verso una sorta di terapia religiosa. Nel maggio 1939 Wilhelm Reich giungeva negli Stati Uniti, dove avrebbe fondato l'Orgone Institute, in cui avrebbe promosso teorie assai lontane dall'ortodossia psicoanalitica freudiana. Nello stesso anno Karen Horney pubblicava il suo Nuove vie della psicoanalisi, proclama e prima opera di riferimento di una scuola non "ortodossa", che adeguava gli insegnamenti adleriani alla terminologia freudiana [460].

Sempre in quell'anno, Heinz Hartmann pubblicò uno scritto molto noto sulla psicologia dell'Io, che segnò una nuova metamorfosi della psicoanalisi [461]. Portando a termine l'evoluzione che era cominciata con Psicologia delle masse e analisi dell'Io (1921) di Freud — ed era stata ampliata dalla Psychoanalysis of the Total Personality (Psicoanalisi della personalità totale) di Alexander e dall'Io e i meccanismi di difesa di Anna Freud — Hartmann poneva l'Io definitivamente al centro dell'interesse e del lavoro dello psicoanalista. Per quanto riguardava la tecnica, l'accento passava dall'analisi dei contenuti dell'inconscio alla natura dei meccanismi di difesa, e il problema principale era ora valutare se questi fossero adeguati all'età del paziente e ai conflitti esterni e interni che egli doveva affrontare. Senza dubbio questa tecnica era consona alla condizione dell'uomo contemporaneo, che vive in un mondo di mutamenti e di sofferenze.

La seconda guerra mondiale: 1939-45

Dal 1939 al 1945 i destini del mondo furono in pericolo. Nello sconvolgimento generale anche la psichiatria dinamica subì nuove traversie.

La seconda guerra mondiale differì dalla prima per molti aspetti. Scoppiò senza quell'entusiasmo popolare che aveva accompagnato gli inizi della prima. Era anzi diffuso un amaro senso d'impotenza, analogo a quello provato da alcune popolazioni dell'Austria-Ungheria nell'agosto 1914. Furono escogitate nuove strategie, nuove tattiche, nuove armi, che culminarono tutte con l'esplosione della bomba atomica. Non era tanto una guerra tra nazioni, quanto tra ideologie: il razzismo hitleriano, il comunismo della Russia sovietica e la concezione anglosassone della democrazia. La seconda guerra mondiale fu causa di distruzioni terribili, del completo annientamento di alcune città, come Coventry e Dresda, di esodi massicci, di massacri tra i militari e le popolazioni civili e, infine, di un nuovo genocidio (dopo i due milioni di armeni uccisi nel 1915-16, vi fu ora lo sterminio di sei milioni di ebrei); aggravò il declino dell'Occidente, e fu seguita da un processo di decolonizzazione spesso doloroso. Tuttavia fu ricostituita la Lega delle Nazioni su più solide basi, con il nome di Organizzazione delle Nazioni unite e, per la prima volta nella storia, fu istituito un tribunale per giudicare i criminali di guerra. Il secondo conflitto mondiale accelerò quel mutamento dei costumi e dello stile di vita che aveva accompagnato e seguito la prima guerra mondiale. La generazione che emerse dal 1945 differiva dalla precedente nello stesso modo in cui quella del 1919 era risultata diversa dalla generazione della belle époque.

Appena la guerra diventò una realtà, fu chiaro che sarebbe stata inusitatamente crudele e spietata. Hitler aveva espresso i propri propositi nella dichiarazione del 22 agosto 1939:

...La nostra forza sta nella nostra velocità e nella nostra brutalità. Genghiz khan fece uccidere deliberatamente e a cuor leggero milioni di donne e di bambini. La storia vede in lui soltanto il grande fondatore di un impero. Ciò che le fiacche civiltà d'Europa pensano di me non importa... Pertanto, per ora, ho inviato all'est soltanto le mie unità contrassegnate dal simbolo del teschio, con l'ordine di uccidere senza pietà o misericordia ogni uomo, donna e bambino di razza o di lingua polacca. Chi ricorda ancora, al giorno d'oggi, lo sterminio degli armeni [462]?

Le truppe tedesche cominciarono la loro guerra lampo in Polonia il 1° settembre 1939. Il 17 settembre, i russi invasero anch'essi la Polonia da oriente, per prendersi la loro parte di bottino, e così in meno di tre settimane, questo Paese era scomparso dalla carta geografica. In Occidente il conflitto iniziò, per dirla con i francesi, come una drôle de guerre: per otto mesi due eserciti giganteschi stettero uno di fronte all'altro impegnandosi soltanto in insignificanti scaramucce. In novembre i russi attaccarono la Finlandia; nell'aprile 1940 i tedeschi occuparono rapidamente la Danimarca e la Norvegia. Il 10 maggio 1940 la Germania scatenò una guerra lampo contro l'Olanda, il Belgio e la Francia: l'inattesa violenza dello scontro fu tale che il 16 giugno la Francia dovette firmare un armistizio. Ma, tra l'agosto e l'ottobre, i tedeschi persero la battaglia d'Inghilterra, furono cioè sconfitti nel duello aereo con gli inglesi, e ciò salvò il mondo occidentale. Dopo una nuova pausa, nell'aprile 1941, la Germania invase la Iugoslavia e la Grecia, e il 22 giugno attaccò la Russia. Dopo molti successi iniziali e una rapida avanzata, l'esercito tedesco fu fermato alle porte di Mosca; nel gelo dell'inverno russo lo scontro si svolse con una violenza senza precedenti.

Il 7 dicembre 1941, la guerra prese una nuova svolta; i giapponesi ripeterono la mossa strategica che aveva loro fruttato la vittoria nella guerra contro l'Impero zarista: come era già accaduto alla flotta russa nel 1904, anche la flotta americana fu attaccata nella base di Pearl Harbor prima della dichiarazione di guerra da parte giapponese. Alla dichiarazione di guerra contro gli Stati Uniti e l'Inghilterra, i giapponesi fecero poi seguire la rapida invasione della Malesia, dell'Indonesia, delle Filippine e delle Isole del Pacifico meridionale. Il colossale sforzo bellico consentì agli Stati Uniti di combattere contemporaneamente nel Pacifico e in Europa. I territori occupati dai giapponesi furono riconquistati a uno a uno dal generale MacArthur, mentre il generale Eisenhower preparava l'intervento alleato in Europa. Nel novembre 1942 gli alleati sbarcarono in Algeria, nel luglio 1943 in Sicilia, e il 6 giugno 1944 in Normandia. In seguito alle vittorie anglo-americane nell'Europa occidentale e ai successi russi in Oriente, gli eserciti tedeschi capitolarono l'8 maggio 1945; il Giappone invece continuò a resistere. Ma il 6 luglio, dopo una breve incursione di una squadriglia aerea americana sopra Hiroshima, il mondo apprese la sconvolgente notizia dell'esistenza della bomba atomica: la guerra ebbe termine e una nuova era si aperse per l'umanità.

Il destino della psichiatria dinamica fu profondamente influenzato da] questi avvenimenti. Dei suoi quattro grandi pionieri due, Freud e Adler, erano morti in esilio; il terzo, Janet, lavorava a un libro, La psychologie de la croyance, che sarebbe rimasto incompleto; infine il quarto, Jung, sembrava concentrare i suoi interessi sulla mitologia e l'alchimia. Il fatto più rilevante, tuttavia, fu la massiccia emigrazione degli psicoterapeuti dell'Europa centrale in Inghilterra e, più ancora, negli Stati Uniti. Il risultato fu che l'America divenne il centro delle associazioni di psicoanalisi e di psicologia individuale, e in esse l'inglese si sostituì al tedesco come lingua ufficiale. Dopo la distruzione dell'Internationaler psychoanalytischer Verlag di Vienna, fu fondata a Londra una nuova casa editrice, l'Imago Publishing Company, che iniziò la pubblicazione di una nuova edizione delle opere complete (Gesammelte Werke) di Freud, che sostituisse la precedente (Gesammelte Schriften), andata per la maggior parte perduta. Le opere più recenti, perfino quelle dei terapeuti tedeschi e austriaci, venivano ora pubblicate direttamente in inglese. Questa trasposizione dal tedesco all'inglese comportò qualche oscillazione semantica: certe sfumature di significato della terminologia tedesca andarono perdute, mentre il termine "frustrazione" (frustration) godette di una popolarità che in tedesco non aveva avuto.

La cronistoria della psichiatria di quegli anni è relativamente breve.

Nel 1940 apparve postumo il Compendio di psicoanalisi di Freud. Il suo libro su Mosè suscitò molte polemiche e proteste negli ambienti ebraici. Sembrò straordinario che, proprio in un momento in cui la stessa esistenza fisica del popolo d'Israele era in pericolo, un ebreo dovesse pubblicare un libro in cui si sosteneva che Mosè era un egiziano che era stato ucciso dagli ebrei. All'atteggiamento di Freud si contrappose quello di Bergson, il quale, pur essendo diventato cattolico per convinzione personale, rifiutò di farsi battezzare per esprimere la propria solidarietà con il popolo ebraico. In effetti Bergson non accettò di farsi esentare da nessuna delle offese cui furono sottoposti gli ebrei; morì, tuttavia, il 23 gennaio 1941, prima della deportazione degli ebrei francesi.

Nel 1941, la psicoanalisi negli Stati Uniti era in piena espansione, ma cresceva anche l'importanza delle cosiddette tendenze neofreudiane. Karen Horney abbandonò la Società psicoanalitica americana e fondò l'American Institute of Psychoanalysis, al fine di diffondere le sue dottrine e la sua terapia. Erich Fromm pubblicò il suo Fuga dalla libertà, ispirato più agli avvenimenti contemporanei che alla teoria psicoanalitica [463].

Nel 1942 Binswanger pubblicò in Svizzera Grundformen und Erkenntnis menschlichen Daseins (Forme fondamentali e conoscenza del Dasein umano), una formidabile opera di 726 pagine, in cui elaborò ed espose il suo nuovo sistema della Daseinsanalyse (antropoanalisi) [464]. Questo sistema è ispirato alla Daseinsanalytik (antropoanalitica) di Heidegger, ma mentre quest'ultima è un'analisi filosofica della struttura dell'esistenza umana in generale, scopo di Binswanger è l'analisi dell'"essere nel mondo" dei singoli individui. Mediante un sistema di coordinate fenomenologiche derivate da Heidegger, Binswanger tenta di presentare la costituzione dell'esperienza dell'universo interiore, e di renderla comprensibile anche nel caso dei pazienti psicotici gravi.

Anche la ricerca di nuove psicoterapie procedeva con grande attività. Carl Rogers pubblicò negli Stati Uniti la prima descrizione del suo metodo di counseling (consulenza e consiglio) psicoterapeutico [465]. "Il counseling efficace — scrive Rogers — consiste in un rapporto permissivo, strutturato in modo definito, che permette al cliente di raggiungere quel grado di comprensione di sé stesso che gli consente d'intraprendere passi positivi alla luce del suo nuovo orientamento." In Svizzera Marc Guillerey tenne all'Associazione psichiatrica una relazione in cui descrisse il metodo psicoterapeutico che aveva applicato per quindici anni [466]: si trattava di un'originale combinazione delle dottrine di Vittoz e di Jung; dal primo Guillerey prendeva la tecnica del rilassamento, della concentrazione e della consapevolezza somatica, dal secondo la tecnica dell'immaginazione attiva.

Nel 1943 venne alla luce una nuova tendenza dinamica, rappresentata dalla medicina psicosomatica. Comparvero in quell'anno due classici su questo argomento, il libro di Weiss e English [467], e quello di Flanders Dunbar [468]. A dire il vero, la medicina psicosomatica aveva già una lunga storia: le cure dei primitivi erano in larga misura psicosomatiche, e tali erano state anche le guarigioni operate da Gassner e da Mesmer, da numerose generazioni di magnetisti e di ipnotisti, da personaggi come Liébeault, Bernheim, Forel, e dai loro successori. La medicina romantica non era sola nell'affermare che la malattia fisica poteva trarre origine da cause emotive: ciò veniva insegnato anche dai grandi rappresentanti della medicina scientifica e da certi fisiologi (Krehl in Germania, Cannoli negli Stati Uniti). Adolf Meyer aveva cercato di mettere in relazione certe condizioni cliniche con certe emozioni sperimentate consciamente dal paziente. I nuovi pionieri della medicina psicosomatica si proponevano ora di tracciare un quadro della personalità del paziente corrispondente alle diverse malattie: l'ipertensione, l'occlusione delle coronarie, i reumatismi, il diabete ecc. Tutto ciò avrebbe costituito il punto di partenza per nuove ricerche e nuove teorie, che avrebbero avuto un inatteso sviluppo nei decenni successivi.

Possiamo ancora ricordare che in quello stesso anno 1943, nei laboratori dì Basilea della società farmaceutica Sandoz, il chimico farmacista Albert Hofmann scoperse per caso una sostanza che, somministrata a dosi infinitesimali, produceva vivide allucinazioni [469]; la scoperta non attrasse allora molta attenzione, ma il prodotto sarebbe diventato in seguito famoso con la designazione di LSD-25.

In Francia, Sartre pubblicò l'Essere e il nulla. Quest'opera complessa e originale, ispirata al pensiero di Heidegger, conteneva, come abbiamo visto in precedenza, un capitolo dedicato alla "psicoanalisi esistenziale", un metodo psicoterapeutico che mostrava notevoli analogie con l'impostazione adleriana [470]. In Spagna, Lopez Ibor rese pubblica la prima descrizione della sua nuova e originale teoria dell'angoscia vitale, un concetto con profonde implicazioni per gli sviluppi della psicoterapia [471].

Nel 1944 si ebbero lo sviluppo dell'analisi esistenziale, di Binswanger, e la formulazione dell'analisi del destino, di Szondi.

L'analisi esistenziale era nota, fino allora, come un sistema teorico piuttosto astratto; ma, con la pubblicazione del caso di Ellen West, entrò definitivamente a far parte della psichiatria e della psicopatologia cliniche [472]. Questo caso esemplare rappresentò per Binswanger ciò che per Janet era stato il caso di Madeleine e per Freud il caso dell'"uomo dei lupi". Come rilevò Binswanger, il caso di Ellen West ricordava molto quello di Nadia, paziente di Janet [473]. A entrambe era stato consigliato di ricorrere allo psichiatra perché ossessionate dalla paura d'ingrassare; entrambe si privavano del cibo, ma talvolta lo divoravano avidamente in segreto. Janet si era subito reso conto che la malattia di Nadia non rappresentava un comune caso di anoressia nervosa: il rifiuto del cibo faceva parte di un'ossessione che riguardava il corpo e le sue funzioni, e questa ossessione a sua volta era connessa con il timore che gli altri la respingessero o la disprezzassero. Binswanger inizia l'analisi di Ellen West dove Janet aveva concluso lo studio di Nadia, tenta cioè di spiegare e di ricostruire l'evoluzione del Dasein della paziente, esaminandone l'universo dell'esperienza soggettiva. In questo suo compito Binswanger era favorito dal fatto che Ellen West, dotata d'una buona istruzione, aveva talento nell'esprimersi sia in prosa sia in versi.

Nel trattare un caso clinico, la procedura tradizionale consiste in una duplice riduzione: dall'anamnesi generale del paziente si passa alla storia della sua malattia, e dal quadro clinico al suo sostrato biologico (nel caso di Nadia o di Ellen controllando, ad esempio, se fossero presenti disturbi endocrini). La psicoanalisi completerebbe il procedimento con una riduzione riguardante le vicende delle pulsioni e delle relazioni oggettuali del paziente. Binswanger conserva l'impianto della nosologia kraepeliniana e si serve talvolta di concetti psicoanalitici, ma il suo principale interesse è rivolto al dispiegarsi dell'"essere nel mondo" della paziente, con le metamorfosi che l'hanno accompagnato sin dall'infanzia.

Ellen West proveniva da una ricca famiglia ebraica, cui appartenevano personaggi illustri e in cui si erano verificati alcuni casi di malattia mentale e di suicidio. All'età di nove mesi la paziente rifiutava il latte, e in seguito aveva sempre mostrato difficoltà nell'assunzione del cibo. Era stata una bambina vivace, con modi da maschietto, estremamente ostinata e ambiziosa, e amante della lettura. Fin dall'adolescenza aveva tenuto un diario, aveva scritto poesie ed espresso una sorta di panteistico entusiasmo per la vita e la natura. Si sentiva chiamata a compiere grandi imprese, ad acquistare una fama imperitura e desiderava ardentemente l'amore di un uomo perfetto. Conduceva la tipica vita di una giovane donna ricca e cosmopolita, dedicandosi ai cavalli, ai viaggi e compiendo studi irregolari; si preoccupava tuttavia di problemi sociali, animata dall'idea di "andare verso il popolo" e dalla speranza di una grande rivoluzione sociale. (In effetti Ellen West aveva molti tratti in comune con Marie Baškirčev o con Lou Andreas-Salomé; il suo comportamento appare meno stravagante se si suppone che ella fosse un'aristocratica russa del periodo zarista.)

All'età di vent'anni cominciò ad avere paura d'ingrassare, e, a poco a poco, questa paura si trasfoimò in un'ossessione che dominava la sua intera esistenza. Si impose drastiche diete e cure dimagranti, ma talvolta si gettava letteralmente sul cibo e, con sua vergogna, ne ingurgitava grandi quantità.

All'età di ventisette anni, sposò un cugino che, a quanto sembra, si dimostrò un marito estremamente devoto; Ellen West continuò a dedicarsi attivamente al benessere sociale, ma le sue condizioni fisiche si alterarono. A trentadue anni si sottopose a un trattamento psicoanalitico, e la comprensione di sé che ne trasse fu che lo scopo della sua vita era "il soggiogamento di tutti gli altri". Un anno dopo, una seconda analisi ebbe evidentemente minor successo; l'analista la continuò nonostante numerosi tentativi di suicidio, e le condizioni della paziente peggiorarono al punto che il medico curante intervenne per porre fine al trattamento. Ellen West entrò in seguito nella clinica di Binswangei a Kreuzungen, dove rimase due mesi e mezzo. A causa degli impulsi suicidi della paziente, Binswanger non potè assumersi la responsabilità di farla stare nella parte aperta dell'ospedale; due eminenti psichiatri, convocati per un consulto, concordarono con lui circa l'inguaribilità del caso. Il marito, informato di questa condizione, preferì riportarla a casa, pur essendo a conoscenza del pericolo che ciò comportava. Le sofferenze della paziente cessarono immediatamente: con umore gioioso, mangiò a sazietà, per la prima volta dopo tredici anni, lesse poesie e scrisse lettere; dopo di che inghiottì del veleno e morì il mattino successivo.

La lunga, completa e acuta analisi di Binswanger sull'"essere nel mondo" di Ellen West non può essere riassunta, e dev'essere letta nel testo originale o nella traduzione inglese. La paura di essere grassa e il timore della golosità erano soltanto le manifestazioni più appariscenti di un lento processo di impoverimento e di svuotamento esistenziale. Ella aveva perso i contatti con il mondo dell'attività pratica; l'attivismo in favore del benessere sociale era stato un mezzo per riempire il vuoto della sua vita. La sua esperienza soggettiva oscillava continuamente tra due mondi sempre più divergenti. Uno era un mondo ideale, etereo, spazioso, leggero, caldo, colorato, brillante, dove ci si librava senza sforzo e in cui non era necessario mangiare. L'altro, che si esprimeva con la golosità, era un mondo dominato dal processo che costringe la spontaneità e la libertà d'azione individuali ad arrendersi alla pressione dell'ambiente circostante: era un mondo di umida nebbia e oscure nubi, di pesantezza, d'inerzia, di deperimento e rovina, era il mondo della tomba. Dal punto di vista della temporalità, Ellen West, che non era stata capace di costruire il tempo, non aveva futuro; o piuttosto il suo futuro era sostituito dall'etereo mondo dei sogni a occhi aperti, che non aveva assolutamente radici nel presente o nel passato della paziente. Ella non aveva neppure un passato, su cui costruire le azioni presenti e il futuro; il passato era costituito da quel mondo di oscurità, pesantezza e rovina, la cui completa espressione era la morte. Il presente era ridotto all'istantaneo, e la continuità del tempo era sostituita da una successione di istanti. Il conflitto e la crescente divergenza tra i due mondi non consentivano alcun compromesso, e giunse quindi il momento in cui l'unico atto di libertà e di autenticità concesso a Ellen West fu il suicidio.

Il 1944 fu anche l'anno della pubblicazione della Schicksalsanalyse (Analisi del destino) di Szondi, un'opera che presentava una teoria che spesso è stata fraintesa [474]. L'"analisi del destino" può essere meglio definita come una sintesi tra la genetica psichiatrica e la psicoanalisi. L'impostazione genetica traeva origine dallo studio delle malattie mentali ereditarie. La scuola tedesca di genetica psichiatrica si era dapprima impegnata nello studio delle malattie ereditarie (epilessia, schizofrenia e mania depressiva) e in seguito era pervenuta alla nozione di "cerchi ereditari". Un cerchio ereditario (Erbkcreis) non comprende soltanto manifestazioni negative (specifici tipi di psicosi e di anormalità del carattere), ma anche manifestazioni positive (specifiche doti e disposizioni) con la conseguenza che, nella stessa famiglia, certi individui possono soffrire di una psicosi, altri essere dotati di una particolare disposizione e altri ancora mostrare soltanto specifici tratti di carattere che rientrano nei limiti della normalità. Tutto ciò porta a supporre l'esistenza, in ogni cerchio ereditario, di un comune denominatore che è stato chiamato fattore radicale o radicale biologico. Quando Szondi parla di fattori pulsionali, intende riferirsi a un sistema di otto radicali biologici, nel senso sopra definito, derivati dalle ricerche di genetica psichiatrica.

La psicoanalisi, dal canto suo, ha sempre ammesso l'esistenza di un sostrato biologico della vita inconscia. Freud aveva definito predisposizione una mescolanza di Anlage (struttura) biologica e di influenze ambientali precoci. Alcuni analisti giunsero a supporre l'esistenza di vari tipi di predisposizioni. Abraham affermò che un marcato sviluppo di caratteristiche orali e anali poteva essere posto in relazione con specifici fattori di predisposizione [475]. Altri psicoanalisti parlavano di pazienti con un Io forte o debole, indicando così implicitamente l'esistenza di un altro tipo di specifica predisposizione.

E’ appunto questo oscuro campo delle predisposizioni biologiche, che stanno alla base della vita inconscia dell'uomo, il tema centrale della Schicksalsanalyse di Szondi. Qui egli ritrova gli otto radicali o fattori biologici che erano stati messi in luce dalla genetica psichiatrica.

Vediamo ora come queste due direttive di ricerca, cioè la genetica psichiatrica e la psicoanalisi, siano giunte a incontrarsi. Il punto d'incontro si situa in un campo fino allora inesplorato dell'essere umano, che Szondi definisce l'inconscio familiare. Per i genetisti tale campo appartiene al genotipo, cioè alle nascoste, latenti Anlagen ereditarie. Per lo psicologo esso costituisce, secondo Szondi, uno strato dell'inconscio appena scoperto, un regno del destino, da cui derivano le scelte della vita (le scelte dell'amore, dell'amicizia, della professione, delle malattie e perfino del modo di morire), la cui somma rappresenta appunto il nostro destino. L'ipotesi fondamentale di Szondi è che ogni uomo venga al mondo con una certa dotazione di possibilità relative al suo destino, le quali sono determinate dalla formula del suo genotipo. Come Freud aveva analizzato i meccanismi della formazione onirica (spostamento e condensazione) al fine d'interpretare il sogno del soggetto, Szondi analizza i meccanismi della formazione del destino al fine di ricostruire la latente struttura genetica dell'individuo. Tra i principali meccanismi del destino descritti da Szondi vi è il genotropismo, cioè quel meccanismo per cui la scelta amorosa viene ad essere inconsciamente diretta da analogie latenti nella formula genetica. Un altro meccanismo è l'operotropismo, cioè la tendenza inconscia in base a cui l'individuo sceglie un'attività lavorativa per mezzo della quale il fattore ereditario positivo possa conferirgli una posizione di superiorità. Szondi formulò un elenco di attività lavorative caratteristiche per ciascuno dei suoi otto fattori. Data la duplice origine della Schicksalsanalyse, le stesse manifestazioni possono essere sottoposte a un'interpretazione biologica e a un'interpretazione psicologica: quelle che per il genetista sono "manifestazioni positive di un radicale biologico", possono essere "sublimazioni" per lo psicoanalista. Szondi distinse tre gradi di sublimazione: la "socializzazione", cioè la direzione e il controllo delle pulsioni nell'attività lavorativa, la "sublimazione vera e propria", all'interno del carattere individuale, e l'"umanizzazione", una forma superiore di sublimazione operata a beneficio dell'umanità.

Il presupposto metodologico fondamentale dell'analisi del destino consiste nel predisporre una genealogia estremamente accurata dell'individuo.

A differenza di quanto fanno normalmente i genetisti psichiatrici, non ci si deve limitare a registrare i casi di psicosi, nevrosi, psicopatia o criminalità, ma anche la struttura del carattere e l'attività lavorativa di tutte le persone incluse nella genealogia. Inoltre, la genealogia così determinata dovrà essere messa a confronto con quella delle persone con cui il soggetto è strettamente legato dal "destino" (questo è appunto il metodo che Szondi aveva applicato nella sua Analysis of Marriages).

Poiché questo metodo era chiaramente troppo complesso e richiedeva troppo tempo, Szondi pensò di cercare un modo più breve con cui esaminare l'inconscio familiare al fine di trovare la formula genetica dei suoi soggetti. Nel 1944 Szondi aveva già elaborato e applicato per anni il reattivo che in seguito avrebbe reso noto. Il materiale del reattivo consiste di una serie di fotografie di assassini, omosessuali, epilettici e altri pazienti che rappresentano le manifestazioni negative più gravi per ciascuno degli otto fattori di Szondi. Al soggetto che si sottopone al reattivo sono mostrate successivamente queste serie fotografiche, e quindi egli viene invitato a indicare le figure per cui sente di avere maggiore comprensione e quelle che suscitano in lui un maggiore senso di repulsione. Viene poi impiegato un complesso metodo di valutazione che, partendo dalle reazioni del soggetto, mette in luce la sua formula genetica e la struttura della sua personalità.

La Schicksalsanalyse di Szondi ebbe fin dall'inizio entusiastici ammiratori e aspri critici. Furono messi in dubbio i suoi presupposti genetici, in particolare il suo sistema di otto fattori raggruppati in quattro vettori. In realtà, sembra che nella concezione di Szondi questo sistema sia piuttosto un modello fittizio, paragonabile ai risonatori messi a punto da Helmholtz, con cui i fisici analizzano gli elementi costitutivi di un tono. La scelta dei risonatori è necessariamente arbitraria, ma nessun fisico negherà la loro utilità nell'analisi di un suono. Negli anni successivi Szondi avrebbe maggiormente sottolineato l'importanza del proprio reattivo, e in seguito avrebbe posto l'accento sul suo originale metodo psicoterapeutico.

Quando la guerra giunse al termine nel 1945, una messe di nuove pubblicazioni fu il sicuro segno del perdurare dello spirito creativo. In Francia il filosofo Merleau-Ponty pubblicò la sua Fenomenologia della percezione, che subito diventò uno dei classici della fenomenologia [476]. Lo psichiatra francese Henri Baruk, un ebreo che negli anni precedenti aveva corso gravi pericoli cui era sfuggito quasi miracolosamente, pubblicò Psychiatrie morale expérimentale, individuelle et sociale, un'opera in cui sottolineava la persistenza della "personalità morale" anche tra i pazienti psichiatrici più regrediti e dementi. Baruk faceva rilevare come in questi pazienti il senso della giustizia fosse addirittura accresciuto, e mostrava come fosse possibile ottenere notevoli miglioramenti tenendo conto del senso di dignità e del bisogno di giustizia del malato. Questa preoccupazione per l'intima personalità del paziente fu intesa come una reazione contro lo spirito organicistico e materialistico che aveva dominato la psichiatria fino dalla metà del diciannovesimo secolo [477]. Un altro aspetto di questa reazione fu il successo nell'Europa occidentale dell'esistenzialismo in campo sia psichiatrico sia filosofico. Un'altra innovazione fu il metodo di psicoterapia breve di Maeder, un metodo che presupponeva da parte del paziente un reale e genuino desiderio di migliorare le sue condizioni, e da parte del terapeuta un genuino desiderio di aiutare il paziente [478]. Il terapeuta fa appello alle tendenze autoguaritrici del paziente, e questi proietta sul terapeuta l'archetipo dell'immagine del Guaritore. Il metodo di Maeder si ispirava in parte alle concezioni junghiane, ma l'accento principale era posto sui processi autoregolatori e autoguaritori (nozioni che Maeder aveva ricavato dal biologo Hans Driesch e da Théodore Flournoy).

In America la caratteristica principale era il crescente sviluppo della terapia di gruppo. Moreno aveva molti seguaci e imitatori, e venivano elaborate e applicate numerose nuove tecniche terapeutiche collettive [479]. Il nuovo assetto mondiale uscito dalla guerra vedeva due grandi potenze ... che si fronteggiavano con crescente sospetto, gli Stati Uniti e la Russia sovietica, ognuna delle quali aveva propri alleati e satelliti e proprie zone d'influenza. In mezzo ai due colossi i resti di quelli che erano stati i Paesi europei lottavano per recuperare la loro identità nazionale. Il riflesso di questa situazione si coglieva anche in psichiatria. In Russia la psichiatria pavloviana era ora una dottrina ufficiale, mentre la psicoanalisi e le teorie affini erano messe al bando. Negli Stati Uniti era garantita uguale libertà a tutte le scuole psichiatriche (anche a quella pavloviana e a molte altre), ma la psicoanalisi era di fatto la scuola prevalente; il numero degli psicoanalisti era in continuo aumento, ed essi occupavano i posti direttivi nei dipartimenti psichiatrici delle università, mentre l'ideologia freudiana o pseudofreudiana permeava di sé la vita culturale.

La contrapposizione tra le due grandi potenze mondiali si rifletteva anche nelle polemiche tra gli psichiatri russi e americani. Benché in campo fisiologico nessuno ponesse in dubbio i risultati di Pavlov, in campo psichiatrico essi venivano considerati insufficienti per costituire le basi di una teoria. Le conoscenze acquisite attraverso esperimenti condotti con animali in un ambiente scientifico artificiale non potevano sbrigativamente applicarsi agli esseri umani; tali conoscenze non avrebbero mai potuto permettere di comprendere le condizioni soggettive del paziente psichiatrico. La psichiatria pavloviana veniva quindi considerata una psichiatria per robot, piuttosto che per esseri umani, e nelle presunte tecniche del "lavaggio del cervello" si scorgevano i suoi più originali risultati. Gli psichiatri russi, a loro volta, bollavano la psicoanalisi con la grave accusa di idealismo (con la connotazione peggiorativa che tale vocabolo assume nella terminologia marxista), considerandola una pietosa manifestazione del decadente capitalismo, una terapia da plutocrati, limitata a ricchi parassiti, che negava ai poveri la possibilità di fruire del trattamento.

Un ulteriore riflesso della situazione politica fu la diffusione della psichiatria pavloviana nei Paesi dell'Europa orientale e nei Balcani. Nell'Europa occidentale e centrale (dove erano pochi gli psicoanalisti del periodo prebellico rimasti) il freudismo assunse talvolta l'aspetto di un fenomeno culturale importato dagli Stati Uniti. In Francia era abitudine leggere Freud in inglese, e perfino in Germania i giovani parlavano dell'Io, dell'Es e del Super-io, servendosi dei termini latini in uso in America (Ego, Id, Superego), e non di quelli originali tedeschi Ich, Es e Ueberich. D'altra parte, andava diffondendosi l'influenza dell'esistenzialismo, sia in filosofia sia in psichiatria, e l'Europa continuava ad essere la culla dei nuovi metodi terapeutici. Il futuro della psichiatria dinamica appariva pieno di promesse e ricco di sviluppi, ma imprevedibile, come il futuro dell'umanità.

Note

[1] J.-M. Charcot, Sur les divers états nerveux déterminés par l'hypnotisation chez les hystériques, C. r. hebd. Séanc. Acad. Sci., Paris, vol. 94, 403-05; (1882).

[2] P. Janet, Les médications psychologiques (Alcan, Parigi 1010) vol. 1, p. 155.

[3] A. Jaquet, Ein halbes Jahrhundert Medizin (Schwabe, Basilea 1929) pp. 169-71.

[4] C. Richet, Du somnambulisme provoqué, J. Anat. Physiol., Paris, vol. 2, 348-77 (1875).

[5] R. Heidenhain, Der sog. thierische Magnetismus: physiologische Beobachtungen (Breitkopf & Härtel, Lipsia 1880).

[6] Vedi cap. 2, p. 101.

[7] R. G. Hillman, A Scientific Study of Mystery: The Rote of the Medical and Popular Press in the Nancy-Salpétrière Controversy on Hypnotism, Bull. Hist. Med., vol. 39, 163-82 (1965).

[8] J. Liégeois, De la suggestion hypnotique dans ses rapports avec te droit civil et te droit criminel, Séanc. Trav. Acad. Sci. mor. polit., vol. 122, 155 (1884).

[9] H. Bernheim, De la suggestion dans l'état hypnotique et dans l'état de veille (Doin, Parigi 1884).

[10] Vedi cap. 2, pp. 105 sg.; cap. 7, pp. 504-09.

[11] Vedi cap. 2, pp. 105 sg.

[12] S. Freud, Charcot (1893).

[13] P. Richer, Etudes cliniques sur l'hystérie-épilepsie ou grande hystérie (Delahaye & Lecrosnier, s.l. 1881).

[14] S. Freud, Autobiografia (1924).

[15] Vedi cap. 6, pp. 392 sg.

[16] Comunicazione personale della signora Hélène Pichon Janet.

[17] Vedi cap. 6, pp. 394 sg.

[18] Ernst Freud, che fu tanto gentile da fare, dietro mia richiesta, una ricerca tra le lettere di Freud alla fidanzata, riferì di non avervi trovato nessun accenno a tale incontro.

[19] E. Jones, Vita e opere di Freud, 3 voll., trad. it. (Il Saggiatore, Milano 1962) vol. 1.

[20] Ciò è dimostrato dalle due lettere di Freud riprodotte in traduzione francese in A. Gaucher, L'obsédé. Drame de la libido (Delpech, Parigi 1925). L'opera contiene lettere di Freud e di Pierre Janet.

[21] L. Daudet, "Le Moi et le Soi", in L'Hérédo (Nouvelle Librairie Nationale, Parigi 1917)

pp. 1-38.

[22] Vedi cap. 9, pp. 848 sg.

[23] Vedi cap. 7, pp. 504-09.

[24] J. Delbœuf, De l'influence de l'imitation et de l'éducation dans le somnambulisme provoqué, Revue phil., vol. 22, 146-71 (18""

[25] H. Bergson, Simulation inconsciente dans l'état d'hypnotisme, Revue phil., vol. 22, 525-31 (1886).

[26] Vedi cap. 6, p. 417.

[27] Bernheim, De la suggestion cit.

[28] E. Morselli, 71 magnetismo animale. La fascinazione e gli stati ipnotici (Roux & Favale, Torino 1886).

[29] F. W. H. Myers, Multiplex Personality, Nineteenth Cent., vol. 30, 648-66 (1886).

[30] E. Gurney, F. W. H. Myers e F. Podmore, Phantasms of the Living, 2 voll. (Society for Psychical Research, Londra 1886).

[31] R. von Kraflt-Ebing, Psychopathia sexualis. Eine klinisch-forensische Studie (Enke, Stoccarda 1886).

[32] B. Tarnowsky, Die krankhaften Erscheinungen des Geschlechtssinnes; eine forensischpsychiatrische Studie (Hirschwald, Berlino 1886).

[33] J. Wagner-Jauregg, lieber die Einwirkung fieberhafter Erkrankungen auf Psychosen, Jb. Psychol. Neurol., vol. 7, 94-130 (1887).

[34] G. Hauptmann, Das Abenteuer meiner Jugend, in Sämtliche Werke (Propyläen-Verlag, s.l. 1962) vol. 7, pp. 451-1088 (la descrizione di Forel del Burghölzli si trova alle pp. 1063-67).

[35] A. Moll, Ein Leben als Arzt der Seele, Erinnerungen (Reissner, Dresda 1936) p. 31.

[36] Crocq, L'hypnotisme scientifique (Société d'Editions scientifiques, Parigi, 2ª ed. 1900).

[37] M. Dessoir, Bibliographie des modernen Hypnotismus (Düncker, Berlino 1888).

[38] A. Forel, Der Hypnotismus und seine strafrechtliche Bedeutung (Guttentag, Berlino e Lipsia 1888).

[39] Anonimo, L'affaire Chambige, Revue grands Procès contemp., vol. 7, 21-101 (1889).

[40] P. J. Moebius, Lieber den Begriff der Hysterie, Zentbl. Nervenheilk., vol. 11, 66-71 (1888).

[41] Bergson, Saggio sui dati immediati della coscienza, trad. it. (Boringhieri, Torino 1964).

[42] Vedi cap. 6, pp. 417-24.

[43] E. Brown-Séquard, Des effets produits chez l'homme par des injections sous-cutanées d'un liquide retiré des testicules frais de cobaye et de chien, C. r. hebd. Séanc. Mém. Soc. Biol., s. 9, vol. 1, 415-19 (1889).

[44] Congrès international de Psychologie physiologique, Revue phil., vol. 28, 109-11, 539-46 (1889).

[45] Premier Congrès international de l'hypnotisme expérimental et thérapeutique (Parigi, 8-12 agosto 1889), relazioni pubblicate a cura di E. Bérillon (Doin, Parigi 1890).

[46] Briand, ibid., pp. 182-87.

[47] Bourru e Burot, ibid., pp. 228-40.

[48] Congrès international de 1889. Le magnétisme humain appliqué au soulagement et à la guérison des malades, relazione generale (Carré, Parigi 1890).

[49] Charcot, Leçons du mardi à la Salpétrière. Policlinique, 1888-1889 (Progrès médical, Parigi 1889) pp. 247-56.

[50] A.-A. Liébeault, Le sommeil provoqué et les états analogues (Doin, Parigi 1889).

[51] Moll, Der Hypnotismus (Kornfeld, Berlino 1889).

[52] G. Anton, Hypnotische Heilmethode und mitgeteilte Neurose, Jb. Psychiat., vol. 8, 194-211 (1889).

[53] Vedi cap. 3, pp. 171 sg.

[54] Vedi cap. 5, pp. 369 sg.

[55] M. Benedikt, Aus der Pariser Kongresszeit. Erinnerungen und Betrachtungen, Int. klin. Rdsch., vol. 3, 1531-33, 1537-76, 1611-14, 1657-59, 1699-1703, 1858-60 (1889).

[56] Vedi cap. 5, p. 353.

[57] A. Strümpell, Aus dem Leben eines deutschen Klinikers. Erinnerungen und Beobachtungen (Vogel, Lipsia 1925) pp. 217-19.

[58] W. James, Princìpi di psicologia, trad. it. (Soc. Ed. Libraria, Milano 1904-05).

[59] Anonimo, Michel Eyraud et Gabrielle Bompard, Revue grands Procès contemp., vol. 9, 19-107 (1891).

[60] Bernheim, De la suggestion (Albin Michel, Parigi s.d.) pp. 170 sg.

[61] J. Grasset, Le roman d'une hystérique. Histoire vraie pouvant servir à l'étude médico-légale de l'hystérie et de l'hypnotisme, Sem. méd., vol. 10, 57 sg. (1890).

[62] G. Gilles de la Tourette, Traité clinique et thérapeutique de l'hystérie d'après l'enseignement de la Salpétrière (Pion, Parigi 1891).

[6 3] Vedi cap. 6, pp. 424 sg.

[64] La manifestation en l'honneur du Dr. Liébeault le 25 mai 1891, Revue Hypnot., vol. 5, 353-59 (1890-91).

[65] M. Benedikt, Ueber Neuralgien und neuralgische Affectionen und deren Behandlung, Klin. Zeit-Streitfragen, vol. 6, N. 3, 67-106 (1892).

[66] Vedi cap. 5, pp. 353 sg.

[67] J.-M. Charcot, La foi qui guérit, Revue hebd., vol. 1 (1892); Archs Neurol., Paris, vol. 25, 72-87 (1893).

[68] Id., Sur un cas d'amnésie rétro-antérograde probablement d'origine hystérique, Revue Méd., vol. 12, 81-96 (1892). A questo fece seguito una replica da parte di A. Souques, ibid., vol. 12, 267-400, 867-81 (1892).

[69] Vedi cap. 6, pp. 425 sg.

[70] Vedi cap. 6, p. 463.

[71] L.-H.-C. Laurent, Des états seconds. Variations pathologiques du champ de la conscience (Cadoret, Bordeaux 1892). Tesi di medicina, N. 13, Bordeaux 1891-92.

[72] International Congress on Expérimental Psychology. Second Session (Williams & Norgate, Londra 1892).

[73] A. Strümpell, Ueber die Entstehung und die Heilung von Krankheiten durch Vorstellungen (Junge, Erlangen 1892).

[74] M. Prévost, L'automne d'une femme (Lemerre, Parigi 1893).

[75] R. von Krafft-Ebing, Hypnotische Experimente (Enke, Stoccarda 1893).

[76] Vedi cap. 7, p. 560.

[77] Revue neural., vol. 1, 36 (1893).

[78] H. Obersteiner, Die Lehre vom Hypnotismus (Breitenstein, Vienna 1893) p. 44.

[79] F. W. H. Myers, The Subliminal Consciousness, Proc. Soc. psych. Res., vol. 9, 3-25

(1893-94).

[80] J. M. Clarice, Critical Digest, Hysteria and Neurasthenia, Brain, vol. 17, 119-78, 203-321

(1894).

[81] J. Dallemagne, Dégénérés et déséquilibrés (Lamertin, Bruxelles 1894) pp. 436, 445 sg.

[82] Janet, Contribution à l'étude des accidents mentaux chez les hystériques (Rueff, Parigi 1893). Tesi di medicina, N. 432, Parigi 1892-93, pp. 252-57.

[83] Benedikt, Hypnotismus und Suggestion. Eine klinisch-psychologische Studie (Breitenstein, Lipsia e Vienna 1894) pp. 64 sg.

[84] Vedi cap. 2, pp. 112 sg.

[85] A. Motet, Affaire Valroff. Double tentative de meurtre. Somnambulisme allégué (Baillière, Parigi 1893).

[86] A. Ljubimov, Profesor Ŝarko, Naučno-biografičeskij etjud (Tip. Suvorina, Pietroburgo 1894).

[87] Vedi cap. 2, p. 116.

[88] Vedi cap. 7, pp. 561, 619; sopra, pp. 871 sg.

[89] Vedi cap. 2, pp. 113 sg.

[90] Vedi cap. 2, pp. 116-18.

[91] Vedi cap. 6, pp. 427-31.

[92] Vedi cap. 6, pp. 432 sg.

[93] G. Le Bon, Psicologia delle folle, trad. it. (Longanesi, Milano 1970).

[94] Vedi cap. 7, pp. 553-59.

[95] Umpfenbach, Z. Psychol. Physiol. Sinnesorg., vol. 10, 308 sg. (1896).

[96] E. Bleuler, Münch. med. Wschr., vol. 43, 524 sg. (1896).

[97] Strümpell, Dt. Z. NervHeilk., vol. 8, 159-61 (1896).

[98] Clarke, Brain, vol. 19, 401-14 (1896).

[99] Myers, Hysteria and Genius, J. Soc. psych. Res., vol. 8, N. 138, 50-59 (aprile 1897).

[100] H. Ellis, Hysteria in Relation to Sexual Emotions, Alien. Neural., vol. 19, 599-615 (1898).

[101] J. Bressler, Culturhistorischer Beitrag zur Hysterie, Allg. Z. Psychiat., vol. 53, 333-76

(1896-97).

[102] Vedi cap. 1, pp. 19-23.

[103] P. Ranschburg e L. Hajos, Neue Beitrage zur Psychologie des hysterischen Geisteszustandes. Kritisch-experimentelle Studien (Deuticke, Lipsia e Vienna 1897).

[104] Krafft-Ebing, Zur Suggestionsbehandlung der Hysteria gravis, Z. Hypnot., vol. 4, N. 1, 27-31 (1896).

[105] Id., Arbeiten aus dem Gesamtgebiet der Psychiatrie und Neuropathologie (Barth, Lipsia 1897) vol. 3, pp. 193-211.

[106] A. von Berger, Chirurgie der Seele (1896), parzialmente ripubblicato in "Almanach der Psychoanalyse" (Internationaler psychoanalytischer Verlag, Vienna 1933) pp. 285-89.

[107] H. von Hofmannsthal, Elettra, trad. it. (Treves, Milano 1908).

[108] Citato da W. Jens, Hofmannsthal und die Griechen (Niemayer, Tubinga 1955) p.155

[109] H. Bahr, Dialog vom Tragischen (Fischer, Berlino 1904).

[110] T. Herzl, Lo stato ebraico. Tentativo di una soluzione moderna del problema ebraico (Carabba, Lanciano 1918).

[111] III. Internationaler Congress für Psychologie in München vom 4. bis 7. August 1896 (Lehmann, Monaco 1897).

[112] T. Lipps, ibid., pp. 146-64.

[113] G. Hirth, ibid., pp. 458-73.

[114] Vedi cap. 3, pp. 181 sg.; cap. 6, pp. 434 sg.

[115] A. von Schrenck-Notzing, Ueber Spaltung der Persönlichkeit (sogenanntes Doppel-Ich) (Holder, Vienna 1896).

[116] Vedi cap. 5, pp. 330-33

[117] Myers, Hysteria and Genius cit.

[118] L. Löwenfeld, Lehrbuch der gesamten Psychotherapie mit einer einleitenden Darstellung der Haupttatsachen der medicinischen Psychologie (Bergmann, Wiesbaden 1897).

[119] Vedi cap. 6, p. 435.

[120] P. Janet, Traitement psychologique de l'hystérie, in "Traité de thérapeutique", a cura di G. Robin (Rueff, Parigi 1898) N. 15, pt. 2, pp. 140-216. [121] A. W. van Renterghem, Liébeault en zijne School (Van Rossen, Amsterdam 1898).

[122] Vedi cap. 5, pp. 335-38.

[123] Moll, Untersuchungen über die Libido sexualis (Kornfeld, Berlino 1898) vol. 1.

[124] Jahrbuch für sexuelle Zwischenstufen unter besonderer Berücksichtigung der Homosexualität (Spohr, Lipsia 1899).

[125] C. Féré, L'instinct sexuel. Evolution et dissolution (Alcan, Parigi 1899).

[126] E. Husserl, Ricerche logiche, trad. it. (Il Saggiatore, Milano 1968).

[127] Vedi cap. 6, pp. 399 sg.

[128] IIe Congrès international de l'hypnotisme, Parigi, 12-16 agosto 1900. Resoconti pubblicati a cura di Bérillon e Farez (Vigot, Parigi 1902) p. 320.

[129] Vedi cap. 3, p. 204.

[130] IVe Congrès international de psychologie, Parigi, 20-26 agosto 1900 (Alcan, Parigi 1901).

[131] Vedi cap. 5, p. 362.

[132] P. Farez, L'hypnotisme et l'évocation du subconscient, in "IVe Congrès international de psychologie" cit., pp. 670-74.

[133] Le Figaro, 29 agosto 1900.

[134] Vedi cap. 5, pp. 370-72.

[135] Anonimo (D. Metzger), Autour "Des Indes à la planète Mars" (Librairie Spirite, Parigi 1901).

[136] E. Claparède, Théodore Flournoy, sa vie et son œuvre. 1854-1920, Archs Psychol., vol. 18, 1-125 (1923).

[137] Vedi cap. 7, pp. 518-21, 565-69.

[138] Use Bry e A. H. Rifkin, Freud and the History of Ideas: Primary Sources, 1886-1910,

Sci. Psychoanal., vol. 5, 6-36 (1962).

[139] W. Stern, Z. Psychol. Physiol. Sinnesorg., vol. 26, 30-133 (1901).

[140] Naecke, Arch. KrimAnthrop., vol. 7, 168 sg. (1901).

[141] W. Weygandt, Zentbl. Nervenheilk., vol. 24, 548 sg. (1901).

[142] Floürnoy, Archs Psychol., vol. 2, 72 sg. (1903).

[143] H. Bergson, Le rêve, Bull. Inst. psychol. int, vol. 1, 97-122 (1901); ristampato in Revue scient., 4" s., vol. 15, 705-13 (1901) e in Revue Phil., vol. 1, 486-89 (1901).

[144] E. Raimann, Die hysterischen Geistesstörungen. Eine klinische Studie (Deuticke, Lipsia e Vienna 1904).

[145] Nello stesso libro Raimann tesse grandi elogi della teoria dell'isteria di Breuer e Freud. È davvero molto strano che Jones considerasse quest'opera un corrosivo attacco contro Freud.

[146] M. Burckhardt, Ein modernes Traumbuch, Zeit, vol. 22, N. 275, 911 (6 gennaio 1900) e N. 276, 25-27 (13 gennaio 1900).

[147] C. Oppenheimer, Umschau, vol. 4, N. 11, 218 sg. (10 marzo 1900).

[148] H. K. Träume und Traumdeutung, Fremden-Bl., vol. 54, N. 67, 13 sg. (10 marzo 1900).

[149] Arb.-Z., vol. 12, N. 289 (21 ottobre 1900).

[150] Stekel, Neues wien. Tagbl., 29 e 30 gennaio 1902.

[151] Queste ultime due recensioni furono scoperte da Hans Beckh-Widmannstetter, al quale, come pure a K. R. Eissler, sono grato per le fotocopie. [152] Vedi cap. 5, pp. 301 sg.

[153] J. Babinski, Définition de l'hystérie, Revue neural., vol. g, 1074-80 (1901).

[154] Bry e Rifkin, Freud and the History of Ideas cit.

[155] H. Kornfeld, Psychiat. Wschr., vol. 2, 430 sg. (1900-01).

[156] Ziehen, Jber. Leist. Fortschr. Geb. Neural. Psychiat., vol.5, 829 (1901).

[157] Moebius, Schmidts Jb., vol. 269, 271 (1901).

[158] Liepniann, Mschr Psychiat. Neural., vol. 10, 237-39 (1901).

[159] Giessler, Z. Psychol. Physiol. Sinnesorg., vol. 29, 228-30 (1902).

[160] O. Kohnstamm, Fortschr. Med., vol. 20, 45 sg. (1902).

[161] A. Pick, Prag. med. Wschr., vol. 26, 14; (1901).

[162] Voss, St Petersb. med. Wschr., vol. 26, 325 (1901).

[163] Vedi cap. 7, pp. 569 sg.

[164] Ziehen, Jber. Leist. Fortschr. Geb. Neurol. Psychiat., vol. 5 (1901).

[165] H. Rohleder, Vorlesungen über Sexualtrieb und Sexualleben des Menschen (Fischer, Berlino 1901).

[166] Moll, Ueber eine wenig beachtete Gefahr der Prügelstrafe bei Kindern, Z. Psychol.

Sinnesorg., vol. 28, 203 sg. (1902).

[167] H. Schurtz, Altersklassen und Männerbünde. Eine Darstellung der Grundformen der Gesellschaft (Reimer, Berlino 1902).

[168] T. Dunin, Grundsätze der Behandlung der Neurasthenie und Hysterie (Hirschwald, Berlino 1902).

[169] Congrès des médecins aliénistes et neurologistes de France, 12a sessione, Grenoble 1902 (Masson, Parigi 1902) vol. 2.

[170] Vedi cap. 9, pp. 797-800.

[171] Flournoy, Nouvelles observations sur un cas de somnambulisme avec glossolalie, Archs

Psychol., vol. 1, 101-255 (1902). La citazione che segue è da p. 116. [172] XlVe Congrès international de médecine, Madrid, 23-30 aprile 1903 (1904) pp. 295. Volume generale.

[173] Vedi cap. 6, pp. 435-38.

[174] Myers, La personalità umana e la sua sopravvivenza, trad. it. (E. Voghera, Roma 1909).

[175] Vedi cap. 5, pp. 368 sg.

[176] O. Weininger, Sesso e carattere, trad. it. (Bocca, Torino 1912).

[177] Tra la diffusa letteratura relativa a Weininger, vedi in particolare D. Abrahamsen, The Mind and Death of a Genius (Columbia Univ. Press, New York 1946).

[178] Vedi cap. 7, p. 580.

[179] P. D. Schreber, Denkwürdigkeiten eines Nervenkranken (Mutze, Lipsia 1903).

[180] W. Jensen, Gradiva. Fantasia pompeiana, trad. it. in S. Freud, Saggi sull'arte, la letteratura e il linguaggio (Boringhieri, Torino 1969) vol. 2. [181] Vedi cap. 5, pp. 342-44.

[182] Vedi cap. 5, pp. 343 sg. [183] Vedi cap. 3, pp. 143 sg.

[184] Vedi cap. 6, p. 401.

[185] Dagli atti del congresso non risulta chiaramente se si trattasse di libri esposti oppure semplicemente di un elenco di libri raccomandati.

[186] J. Camus e P. Pagniez, Isolement et psychothérapie (Alcan, Parigi 1904) pp. 5-82.

[187] P. Dubois, Les psychonévroses et leur traitement moral (Masson, Parigi 1904).

[188] Vedi cap. 7, pp. 569-71.

[189] S. Freud, II metodo psicoanalitico (1904).

[190] W. Hellpach, Grundlinien einer Psychologie der Hysterie (Engelmann, Lipsia 1904).

[191] Raimann, Die hysterischen Geistesstörungen cit.

[192] E. Claparède, Psicologia del fanciullo, trad. it. (Ed. Università, Firenze 1964). [193] A. Binet e T. Simon, Méthodes nouvelles pour le diagnostic du niveau intellectuel des anormaux, Année psychol., vol. 11, 191-244 (1905).

[194] A. Forel, Die sexuelle Frage (Reinhardt, Monaco 1905).

[195] Bry e Rifkin, Freud and the History of Ideas cit.

[196] Eulenburg, Medsche Klin., vol. 2, 740 (1906).

[197] Naecke, Arch. KrimAnthrop., vol. 24, 166 (1906).

[198] Rosa Mayreder, Wien. klin. Rdsch., vol. 20, 189 sg. (1906).

[199] A. Meyer, Psychol. Bull., vol. 3, 280-83 (1906).

[200] M. Hirschfeld, Jb. sex. Zwischenstufen, vol. 8, 729-48 (1906).

[201] O. Soyka, Zwei Bücher, Die Fackel, N. 191, 6-11 (21 dicembre 1905).

[202] Vedi l'esperienza del terremoto, di William James (cap. 9, pp. 818 sg.).

[203] E. Bleuler, Afiektivität, Suggestibilität, Paranoia (Marhold, Halle 1906).

[204] Id., Freud'sche Mechanismen in der Symptomatologie von Psychosen, Psychiat. -neurol. Wschr., vol. 8, 336-18, 323-25, 338-40 (1906-07). [205] Vedi cap. 9, pp. 800-03.

[206] G. Aschaffenburg, Die Beziehungen des sexuellen Leben zur Entstehung von Nerven-und Geisteskrankheiten, Münch. med. Wschr., vol. 53, 1793-98 (1906).

[207] Meyer, Fundamental Conceptions of Dementia Praecox, Br. med. J., vol. 2, 757-60

(1906).

[208] G. Spitteler, Imago (Diederichs, Jena 1906).

[209] Vedi cap. 5, pp. 342-45.

[210] A.A. Brill, Introduzione del traduttore a CG. Jung, The Psychology of Dementia Praecox, Nerv. ment. Dis. Monogr. (1936).

[211] Vedi cap. 8, pp. 693-96.

[212] O. Rank, Der Künstler; Ansätze zu einer Sexualpsychologie (Heller, Vienna 1907).

[213] Premier Congrès international de psychiatrie, de neurologie, de psychologie, et de l'assistance des aliénés, Amsterdam, 2-7 settembre 1907 (De Bussy, Amsterdam 1908).

[214] Jones, Vita e opere cit., vol. 2, p. 148.

[215] Il resoconto del convegno fornito da Jones dà l'impressione che la seduta non sia stata altro che un attacco concentrato contro le teorie di Freud. Gli atti ufficiali danno un'impressione del tutto diversa: la maggior parte degli interlocutori era preoccupata soltanto di difendere le proprie teorie; tra gli altri, quelli a favore di Freud e quelli contrari si equivalevano.

[216] C. Alt, Mschr. Psychiat. Neurol., vol. 22, 562-72 (1907).

[217] Non è possibile trovare negli atti del congresso quest'affermazione attribuita a Janet. Potrebbe essersi trattato di un'osservazione casuale fatta durante un intervallo, che fu tuttavia travisata nei resoconti successivi: Janet (si diceva) aveva dichiarato pubblicamente che la psicoanalisi (non soltanto la sua teoria dell'isteria) era una mauvaise plaisanterie (uno scherzo di cattivo gusto).

[218] Jones, Vita e opere cit., vol. 2, p. 155.

[219] A. A. Friedländer, Uebei Hysterie und die Freudsche psychoanalytische Behandlung darselben, Mschr. Psychiat. Neurol., vol. 22, supplem., 45-54 (1907).

[220] W. Weygandt, Kritische Bemerkungen zur Psychologie der Dementia Praecox, Mschr. Psychiat. Neurol., vol. 22, 289-302 (1907).

[221] M. Isserlin, Zentbl. Nervenheilk. Psychiat., vol.18, 329-43 (1907).

[222] G. Sorel, Riflessioni sulla violenza, trad. it. (Laterza, Bari 1926).

[223] K. Kraus, Apocalypse (Offener Briet an das Publikum), Fackel, vol. 10, N. 261/62, 1-14

(13 ottobre 1908).

[224] E. Ryan, A Visit to the Psychiatric Clinics and Asylums ot the Old Land, Am. J. Insan., vol. 65, 347-56 (1908-09).

[225] R. C. Clarke, Notes on Some oi the Psychiatric Clinics and Asylums ot Germany, Am. J. Insan., vol. 65, 357-76 (1908-09).

[226] C. P. Oberndorf, A History ot Psychoanalysis in America (Grüne & Stratton, New York 1953) p. 75.

[227] H.W. Gruhle, Zentbl. Nervenheilk., vol. 31, N. 19, 885-87 (1908).

[228] Kraus, "Tagebuch", Fackel, vol. 10, N. 256, 15-32 (5 giugno 1908).

[229] K. Abraham, Verwandtenehe und Neurose, Zentbl. Nervenheilk., vol. 32, 87-90 (1909).

[230] Jones, Vita e opere cit., vol. 2, p. 149.

[231] Vie Congrès international de psychologie, 1909, Rapports et comptes-rendus, a cura

di Claparède (Kündig, Ginevra 1910).

[232] [Movimento "per il trattamento morale dei disturbi nervosi", sorto nel 1906 a Boston, in seno alla Chiesa protestante episcopale di Emmanuel.] [233] W. B. Parker (a cura di), Psychotherapy: A Course ot Reading in Sound Psychohgy, Sound Medicine, and Sound Religion, 3 voll. (Centre Publishing Co., New York 1909). [234] Bri]], Freud's Method ot Psychotherapy, Psychotherapy, vol. 2, N. 4, 36-47. [235] R.C. Cabot, The Liteiature oi Psychotherapy, Psychotherapy, vol. 3, N, 4, 18-25. [236] Jones, Vita e opere cit., vol. 2, pp. 77-84.

[237] Lectures and Addresses Delivered betöre the Departments of Psychohgy and Pedagogy in Célébration of the Twentieth Anniversary of the Opening of Clark University, September 1909, 2 voll. (Worcester, Mass. 1910). [238] Vedi cap. 7, p. 529.

[239] Friedlander, Hysterie und moderne Psychoanalyse, in "Congrès international de médecine" (Budapest 1909) sez. 12, pp. 146-72.

[240] J. I. Sadger, Die Bedeutung der psychoanalytischen Methode nach Freud, Zentbl. Nervenheilk. Psychiat., vol. 30, N. 18, 45-52 (1907). La citazione è da p. 50.

[241] Caroline E. Playne, The Neuroses of the Nations (Allen & Unwin, Londra 1928).

[242] F. T. Marinetti, Le futurisme, Figaro, N. 51 (20 febbraio 1909).

[243] Anonimo, Jubilé du Professeur Bernheim. 12 novembre 1910 (Nancy 1910).

[244] Vedi cap. 7, pp. 610 sg.

[245] Jones, The Oedipus Complex as an Explanation of Hamlet's Mystery: A Study in Motive, Am. J. Psychol., vol. 21, 72-113 (1910).

[246] Freud, Lettera aï dottor Friedrich Krauss a proposito della rivista "Anthropophyteia" (1910).

[247] È degno di rilievo il fatto che in quello stesso periodo Ludwig Zamenhof, il creatore dell'esperanto, desiderasse cedere la direzione della sua organizzazione a un non ebreo. Vedi Israel. Wbl., vol. 11, 541 sg. (1912).

[248] H. Blüher, Traktat über die Heilkunde (Klett, Stoccarda 1926). La citazione è dalla 3a ed. 1950, pp. 99-107.

[249] O. Poster, Die psychoanalytische Methode (Klinkhardt, Lipsia e Berlino 1913) pp. 59 sg.

[250] J. Psychol. Neural., vol. 17, fase, integrativo, 307-453 (1910-11).

[251] A. Hoche, Eine psychische Epidemie unter Aerzten, Medsche Klin., vol. 6, 1007-10 (1910).

[252] L. Frank, Die Psychanalyse (Reinhardt, Monaco 1910).

[253] Bleuler, Die Ambivalenz. Festschrift der Dozenten der Universität Zürich (Schulthess, Zurigo 1914).

[254] R. Vittoz, Traitement des psychonévroses par la rééducation du contrôle cérébral (Baillière, Parigi 1911).

[255] Ulteriori particolari circa il metodo di Vittoz si possono trovare nella dissertazione di medicina di R. Dupond, La cure des psychonévroses par la méthode du Dr.Vittoz (Jouve, Parigi 1934), e in un opuscolo scritto da un'ammiratrice, Henriette Lefebvre, Un sauveur, le docteur Vittoz (Jouve, Parigi s.d.).

[256] Bleuler, Dementia praecox, oder Gruppe der Schizophrenien, in Aschaffenburg (a cura di), "Handbuch der Psychiatrie, Spezieller Teil", sez. 4, t. 1 (Deuticke, Vienna 1911). Vedi, in questo volume, cap. 5, pp. 336-38.

[257] Grete Meisel Hess, Die Intellektuellen (Oesterheld, Berlino 1911) pp. 341-46.

[258] In una delle udienze del processo che si tenne dopo il naufragio, un passeggero di terza classe dichiarò sotto giuramento che durante le operazioni di salvataggio un cancello che divideva i quartieri di poppa dal ponte superiore era stato chiuso in faccia ai passeggeri di terza classe; coloro che erano riusciti a salvarsi, l'avevano fatto spezzando la serratura. Vedi Titanic Disaster. Hearings beforere a Subcommittee on Commerce, Senato degli Stati Uniti; 62°Congresso, 2ª sessione. Documento N. 726 (Government Printing Office, Washington 1912) p. 1021.

[259] F. von Bernhardt, Deutschland und der nächste Krieg (Cottas Nachfolger, Stoccarda 1912).

[260] Non è stato possibile appurare se la fondazione abbia mai distribuito parte dei suoi fondi. La Breuer Stiftung fu una delle molte vittime dell'inflazione postbellica. Quando fu stabilito il corso legale della moneta austriaca, nel 1922, diecimila corone corrispondevano a uno scellino (la settima parte di un dollaro).

[261] Sono grato a Käthe Breuer che mi ha mostrato questi documenti, e a George H. Briant, nipote di Josef Breuer, che mi ha fornito ulteriori informazioni.

[262] J. Frazer, Totemism and Exogamy, A Treatise on Certain Early Forms of Superstition and Society, 4 voll. (Macmillan, Londra 1910).

[263] E. Durkheim, Le forme elementari della vita religiosa, trad. it. (Comunità, Milano 1963).

[264] R. Thurnwald, Die Denkart als Wurzel des Totemismus, KorrespBl. dt. Ges. Anthrop. Ethnol. Urgesch., 173-79 (1911).

[265] W. Wundt, Elementi di psicologia dei popoli, trad. it. (Bocca, Torino 1926).

[266] O. Rank, Das Inzest-Motiv in Dichtung und Sage (Deuticke, Lipsia e Vienna 1912).

[267] Sono grato a Gustav Morf, che richiamò la mia attenzione sull'interesse di quell’episodio, e all’Ufficio archivio della "Neue Zürcher Zeitung" di Zurigo per la loro collaborazione

[268] Vedi sopra, p. 937.

[269] R. B. Goldschmidt, Portraits from Memory: Recollection of a Zoologist (Univ. of Washington Press, Seattle 1956) p. 35.

[270] J. Michelsen, Ein Wort an geistigen Adel deutscher Nation (Bonseis, Monaco 1911).

[271] N. Malcolm, Ludwig Wittgenstein: A Memoir (Oxford Univ. Press, Londra 1958).

[272] O. Rank e H. Sachs, Die Bedeutung der Psychoanalyse für die Geisteswissenschaften (Bergmann, Wiesbaden 1913) p. 68.

[273] H. Blüher, Werke und Tage. Geschichte eines Denkers (List, Monaco 1953) p 68.

[274] Nello stesso anno Marinetti pubblicò un romanzo in versi in francese, Le monoplane du pape, roman politique en verses libres (Sansot, Parigi 1912), che raccontava la "sconvolgente" storia del papa rapito e in viaggio su un aereo. Non poteva certo immaginare che molti dei lettori più giovani sarebbero vissuti abbastanza a lungo da poter vedere un papa volare fino a Gerusalemme e a New York.

[275] Comunicazione personale di Alphonse Maeder.

[276] Freud, "Grande è la Diana efesia" (1911).

[277] Vedi cap. 2, p. 91.

[278] L. Franck, Affektsstörungen (Springer, Berlino 1913).

[279] Vedi cap. 8, pp. 696-98.

[280] 17th International Congress of Medicine, London 1913 (Frowde, Londra 1913) sez. 12, ptt. 1, 2.

[281] La cosa diede origine a una delle dicerie più persistenti nella storia della psichiatria dinamica, secondo la quale Janet avrebbe insultato Freud e avrebbe detto che "la psicoanalisi non poteva nascere che in un luogo immorale come Vienna". È sufficiente risalire al testo della relazione di Janet per trovare che egli citava Ladame, che a sua volta aveva citato l'opinione di Friedländer circa il genius loci, cioè il particolare interesse mostrato dal pubblico viennese per la patologia sessuale dopo le pubblicazioni di Krafft-Ebing e di altri autori.

[282] Jones, Free Associations: Memories of a Psycho-Analyst (Hogarth Press, Londra 1959) p. 241.

[283] Id., Vita e opere cit., vol. 2, p. 129.

[284] R. Wollenberg, Erinnerungen eines alten Psychiaters (Enke, Stoccarda 1931) p. 126.

[285] Lou Andreas-Salomé, In der Schule bei Freud. Tagebuch eines Jahres 1912-13 (Niehans, Zurigo 1958) p. 190.

[286] Vedi cap. 9, p. 803.

[287] Jones, Vita e opere cit., vol. 2, pp. 144 sg.

[288] Sono molto grato a Paula Hammet di Melbourne, che condusse per me ricerche sull'argomento, procurandomi testimonianze da persone che furono in rapporti di amicizia con la famiglia di Donald Fraser.

[289] Il professor Birger Strandell fece gentilmente ricerche negli archivi dell'Università di Uppsala e mi procurò una fotocopia della discussione del consiglio di facoltà circa la candidatura di Sperber. La dissertazione di Sperber fu respinta dopo una lunga discussione, in cui egli ebbe un solo sostenitore. Tra gli oppositori uno solo fece casualmente un'osservazione denigratoria sullo scritto di Sperber sull'origine sessuale del linguaggio. In realtà questo scritto non fu assolutamente determinante per il rifiuto della dissertazione di Sperber.

[290] Jones, Free Associations cit., p. 225.

[291] Vedi cap. 7, p. 610.

[292] Vedi cap. 7, pp. 588 sg.

[293] Vedi cap. 6, p. 402.

[294] H. Bergson, Le due fonti della morale e della religione, trad. it. (Comunità, Milano 1966).

[295] R. A. Kann, The Multinational Empire, 2 voll. (Oregon Books, New York 1964).

[296] Z. A. B. Zerman, The Break-Up of the Hapsburg Empire, 1914-1918 (Oxford Univ. Press, Londra 1961) p. 24.

[297] In questo suo comportamento il governo austro-ungarico seguiva la prassi dell'epoca. Due mesi prima il governo degli Stati Uniti aveva mandato a Vera Cruz una spedizione contro i messicani, compiendo un atto di aggressione molto più grave. Per fare un parallelo con la situazione austro-serba, immaginiamo che cosa sarebbe accaduto se il presidente Wilson fosse stato assassinato in Santa Fe da un gruppo di terroristi provenienti dal Nuovo Messico, armati, trasportati e diretti dalla polizia segreta messicana, con l'appoggio clandestino di una grande potenza.

[298] F. Somary, Erinnerungen aus meinem Leben (Manasse-Verlag, Zurigo 1959) p. 114.

[299] Citato da G. Pascal, Pour connaître la pensée d'Alain (Bordas, Parigi, 3ª ed. 1957) pp. 176 sg.

[300] R. Rolland, Al di sopra della mischia, trad. it. (Fabbri, Milano 1967).

[301] H. Hesse, O Freunde, nicht diese Töne!, Neue Zürch. Ztg, N. 1487, 1sg. (3 novembre 1914).

[302] J. Breuer, Lettera a Maria Ebner Eschenbach (28 giugno 1914). Per gentile comunicazione di Käthe Breuer.

[303] Jones, Vita e opere cit., vol. 2, pp. 214 sgg.

[304] Vedi cap. 6, p. 402.

[305] Moll, Ein Leben als Arzt der Seele cit., pp. 192 sg.

[306] Forel, Rückblick auf meinem Leben (Europa-Verlag, Zurigo 1935) pp. 263-70.

[307] Si vedano, tra l'altro, i documenti ufficiali compilati sotto il titolo The Memoirs of Naim Bey. Turkish Officiai Documents Relating to the Déportations and Massacres of Armenians (Hodder & Stoughton, Londra 1920).

[308] J. Babinski e E. Froment, Hystérie-pithiatisme et troubles nerveux d'origine réflexe en neurologie de guerre (Masson, Parigi 1917).

[309] J. Wagner-Jauregg, Erfahrungen über Kriegsneurosen, ristampato dalla Wien. med. Wschr. (1916-17).

[310] H.W. Frink, Morbid Fears and Compulsions: Their Psychology and Psychoanalytic Treatment (Dodd Mead, New York 1918).

[311] H. Silberer, Durch Tod zum Leben (Heims, Lipsia 1915).

[312] H. Blüher, Die Rolle der Erotik in der Männergesellschaft (Diederich, Jena 1917-19).

[313] G. F. Nicolai, Die Biologie des Krieges. Betrachtungen eines deutschen Naturforschers (Orell-Füssli, Zurigo 1917).

[314] Vedi Zürich, 1914-1918, numero speciale della rivista svizzera "Du" (vol. 26, settembre 1966).

[315] Secondo Friedrich Glauser, Tristan Tzara arrivò al punto di simulare una malattia mentale davanti a una commissione medica romena: alle domande che gli venivano poste dagli esperti, rispondeva semplicemente "Da, da" (sì, sì). Vedi Schweizer Spiegel, ottobre 1931.

[316] J. Moreno Levy, Einladung zu einer Begegnung, Daimon Mschr., N. 1, 3-21 (febbraio 1918).

[317] E. Lothar, Das Wunder des Uebeilebens, Erinnerungen und Erlebnisse (Zsolnay, Amburgo-Wirn 1960) pp. 36 sg.

[318] "Ich habe wie Sie eine unbändige Zuneigung zu Wien und Oesterreich". Questa è un'ulteriore prova per confutare la diceria secondo cui Freud odiò profondamente Vienna per tutta la vita.

[319] M. Bullock, Austria, 1918-1938: A Study in Failure (Macmillan, Londra 1939) p. 67.

[320] Caratteristico in proposito un opuscolo di H. Hesse, Blick ins Chaos (Seldwyla, Berna 1921).

[321] O. Spengler, Il tramonto dell'Occidente, trad. it. (Longanesi & C, Milano 1957).

[322] K. Kraus, Die letzten Tage der Menschheit (1926), in Werke (Kösel-Verlag, Monaco 1957) vol. 5.

[323] Vedi cap. 8, pp. 673 sg.

[324] P. Federn, Zur Psychologie der Revolution: die Vaterlose Gesellschaft, "Aufstieg. Neue

Zeit-Streitschr.", N. 12/13 (Anzengruber Verlag, Lipsia e Vienna 1919).

[325] A. Aichhorn (a cura di), Saatkörnlein. Mitteilungen zum Ausbau des Hortbetriebes die Wiener städtischen Knabenhorte (Vienna 1917) vol. 1. [326] Vedi sopra, p. 986.

[327] Oberndorf, A History of Psychoanalysis cit.

[328] S. Ferenczi e altri, Zur Psychoanalyse der Kriegsneurosen (Internationaler Psychoanalytischer Verlag, Vienna 1919). Prefazione di Freud. [329] Vedi cap. 6, pp. 402, 438-48.

[330] H. Hesse, Demian, in "Romanzi brevi", trad. it. (Mondadori, Milano 1961).

[331] Hermann Hesse seguì un'analisi di tipo junghiano col dottor Josef Lang a Lucerna nel 1916-17, e più tardi, nel 1920, ebbe "colloqui terapeutici" con Jung stesso. Demian fu scritto nel 1917 e pubblicato due anni dopo. (Questa informazione fu gentilmente fornita da Ninon Hesse in una lettera del 15 marzo 1964.)

[332] A. Mellor, La torture, son histoire, son abolition, sa réapparition au XXe siècle (Marne, Tours 1961).

[333] Si veda, per esempio, M. Sachs, Au temps du bœuf sur le toit (Nouvelle Revue Critique, Parigi 1939) pp. 108-27.

[334] È caratteristico che nei romanzi di Marcel Proust non si faccia menzione di bibite alcoliche, mentre in quelli di Hemingway e di altri scrittori del dopoguerra l'alcool ha una parte considerevole.

[335] P. Soupault, P. Eluard, P. Drieu La Rochelle, J. Delteil, A. Breton e L. Aragon, Un cadavre (Parigi 1924). Parzialmente ristampato in M. Nadeau, Histoire du surréalisme, vol. 2: Documents surréalistes (Ed. du Seuil, Parigi 1948) pp. 11-15.

[336] Nell'abbondante letteratura dedicata al surrealismo, si veda in particolare M. Nadeau, Histoire du surréalisme, 2 voll. (Ed. du Seuil, Parigi 1945, 1948); M. Carrouges, André Breton et les données fondamentales du surréalisme (Gallimard, Parigi 1950); Y. Du-plessis, Le surréalisme, "Que sais-je?", N. 432 (PUF, Parigi 1958).

[337] Silberer, Bericht über eine Methode, gewisse symbolische Halluzinations-Erscheinungen hervorzurufen und zu beobachten, Jb. psychoanal, psychopath. Forsch., vol. 1, 513-2; (1909).

[338] Vedi cap. 6, p. 426.

[339] Una delle più conosciute fu quella di A. Breton e P. Soupault, Les champs magnétiques (Au Sans-Pareil, Parigi 1921).

[340] Breton, Entretiens, 1913-1952, avec André Parinaud (Nouvelle Revue Française, Parigi 1952) pp. 89-91.

[341] Tutto ciò non era nuovo come i surrealisti credevano. Durante quell'epidemia mentale cui fu dato il nome di Ghost Dance Religion, era normale abitudine degli indiani d'America fabbricare oggetti che avevano visto in visioni o sogni. Vedi J. Mooney, The Ghost Dance Religion and the Sioux Outbreak of 1890, Fourteenth Annual Report of the Bureau of Ethnology for 1892-93, pt. 2 (Washington 1896).

[342] Breton e Eluard, L'Immaculée Conception (Corti, Parigi 1930).

[343] Vedi cap. 7, p. 530.

[344] Una parte dello scritto di Freud sul Problema dell'analisi condotta da non medici (1926) apparve in "La revolution surréaliste" (vol. 3, N. 9/10, 25-32, ottobre 1927). Una parte del suo saggio sul Motto di spirito e la sua relazione con l'inconscio (1905) apparve in "Variétés" (numero speciale del giugno 1929, pp. 3-6) col titolo L'humour.

[345] Quanto a Jung, si racconta che egli abbia detto, a proposito della produzione dadaista: "È una cosa troppo idiota per essere da schizofrenici."

[346] H. Ey, La psychiatrie devant le surréalisme, Evolut. psychiat., N. 4, 3-52 (1948).

[347] Questo episodio fu definito, del tutto erroneamente, processo Wagner-Jauregg. In realtà si trattò di un'inchiesta amministrativa che aveva il compito di interrogare non solo Wagner-Jauregg, ma diversi altri che erano stati neuropsichiatri presso l'esercito.

[348] Sono molto grato a Renée Gicklhorn che mi prestò il manoscritto del suo libro inedito Der Wagner-Jauregg "Prozess", un resoconto dettagliato dell'inchiesta, comprendente il testo di parecchi documenti e Io stenogramma della discussione. Il resoconto dato da Jones fornisce un'impressione inesatta dei dibattiti, perché in esso si fa menzione esclusivamente della relazione scritta di Freud, non dei suoi interventi verbali nel corso della discussione.

[349] La relazione peritale di Freud (Promemoria sul trattamento elettrico dei nevrotici di guerra, 1920) fu pubblicata per la prima volta in traduzione inglese nella Standard Edition (vol. 17, pp. 210-15) nel 1955.

[350] In effetti il concetto di "fuga nella malattia" fu formulato in termini quasi identici da Ideler (vedi cap. 4, pp. 250 sg.) ed era stato di uso corrente nella medicina del periodo romantico.

[351] Si ricordi che negli eserciti dell'Impero plurinazionale si parlavano non meno di undici lingue.

[352] Jones, Vita e opere cit., vol. 3, pp. 37-41.

[353] J. Wagner-Jauregg, Lebenserinnerungen, a cura di L. von Schönbauer e M. Jantsch (Springer, Vienna 1950) pp. 71-73.

[354] E. Bleuler, Naturgeschichte der Seele und ihres Bewusstwerdens (Springer, Berlino 1921).

[355] Volendo così significare che, come fece Goethe con il suo Secondo Faust, così Bleuler scrisse quest'opera verso la fine della sua vita, ed essa appariva profonda e difficile.

[356] A. Forel, Le monde social des fourmis, 5 voll. (Kündig, Ginevra 1921).

[357] Vedi cap. 6, pp. 457-64.

[358] Vedi cap. 9, pp. 811-14.

[359] E. Kretschmer, Körperbau und Charakter (Springer, Berlino 1921) pp. 189-92; Id., Medizinische Psychologie (Thieme, Lipsia 1922) pp. 149-56.

[360] H. F. Ellenberger, The Life and Work of Hermann Rorschach (1884-1922), Bull. Menninger Clin., vol. 18, 173-219 (1954).

[361] H. Rorschach, Gesammelte Aufsätze (Huber, Berna 1965).

[362] Id., Psychodiagnostik. Methodik und Ergebnisse eines wahrnehmungsdiagnostischen Experiments. (Deutenlassen von Zufailsformen) (Bircher, Berna 1921).

[363] Vedi cap. 7, p. 607.

[364] Oberndorf, A History of Psychoanalysis cit., p. 138.

[365] G. Seldes, Can These Things Be! (Brewer, Warren & Putnam, New York 1931) pp. 409-23.

[366] G. Groddek, Der Seelensucher. Ein psychoanalytischer Roman (Internationaler psycho-analitischer Verlag, Vienna 1921).

[367] Hermine von Hug-Hellmuth, Tagebuch eines halbwüchsigen Mädchens (Internationaler psychoanalitischer Verlag, Vienna 1918).

[368] C. Burt, Br. J. Psychol. med. Sect, vol. 1, 353-57 (1920-21).

[369] Cyril Burt sosteneva che non vi erano soltanto qualità letterarie e coerenza logica superiori al livello normale degli adolescenti, ma che ne erano stranamente assenti le sciocchezze che normalmente infarciscono i diari dei giovani. Inoltre sembravano eccessivi la cura e l'impegno con cui la ragazza descriveva e spiegava la personalità e i rapporti delle persone di cui parlava. Alcuni brani erano così lunghi che l'autrice avrebbe dovuto scrivere almeno per cinque ore al giorno, mentre invece si sosteneva che il diario era segreto, e scritto in condizioni in cui era impossibile usufruire d'una certa privacy. Infine ci si potrebbe anche chiedere perché ella avrebbe dovuto prendersi la pena di copiare il testo completo di lunghe lettere, piuttosto che limitarsi ad allegarle al diario.

[370] I. Kinkel, Kem veprosa za psichologičeskite osnovi i proizkhoda na religiata (Sofia 1921).

[371] J. Klaesi, Ueber die terapeutische Anwendung der Dauernarkose mittels Somnifens bei Schizophrenen, Z. ges. Neural. Psychiat., vol. 74, 557-92 (1922).

[372] E. Coué, La maîtrise de soi par l'autosuggestion consciente (ed. privata dell'autore, Nancy, nuova ed. 1922).

[373] Ella Boyce Kirk, My Pilgrimage to Nancy (American Library Service, New York 1922).

[374] L. Binswanger, Ueber Phänomenologie, Schweizer Arch. Neural. Psychiat., vol. 12, 322-30 (1957).

[375] J. Piaget, Il linguaggio e il pensiero del fanciullo (Barbera Universitaria, Firenze 1955).

[376] E. Minkowski, Etude psychologique et analyse phénoménologique d'un cas de mélancholie schizophrénique, J. Psychol. norm, pathol., vol. 20, 543-58 (1923).

[377] M. Buber, Il principio dialogico, trad. it. (Comunità, Milano 1959).

[378] Vedi cap. 7, pp. 593-95.

[37Q] Groddeck, Il libro dell'Es, trad. it. (Adelphi, Milano 1966).

[380] I.D. Ermakov (a cura di), Psichologičeskaja i psichoanalitičeskaja bibliotheka, 3: Osnovnije psichologiceskije teorii v psichoanalize (1923).

[381] I. Kinkel, Socialna psichopatija v revolucionnit dviženija, God. sof. Univ., vol. 19 (1924).

[382] S. Ferenczi e O. Rank, Entwicklungsziele der Psychoanalyse (Internationaler psychoanalytischer Verlag, Vienna 1924).

[383] Rank, Il trauma della nascita e il suo significato psicoanalitico (Guaraldi, Firenze 1972).

[384] E. Glover, The Therapeutic Effect of Inexact Interprétations: A Contribution to the Theory of Suggestion, Int. J. Psycho-Anal., vol. 12, 397-411 (1931).

[385] Ferenczi, Versuch einer Genitaltheorie (Internationaler psychoanalytischer Verlag, Vienna 1924).

[386] Tra l'altro una teoria simile era espressa dal personaggio nevrotico di Ellida nel dramma di Ibsen, La donna del mare (1888), trad. it. (Einaudi, Torino 1959, vol. 2).

[387] Bleuler, Die Psychoide, das Prinzip der organischen Entwicklung (Springer, Berlino 1925).

[388] Cornelia Stratton Parker, The Capital of Psychologly, Survey, vol. 54, 551-55 (settembre).

[389] T. Reik, L'impulso a confessare, trad. it. (Feltrinelli, Milano 1967).

[390] A. Aichhorn, Gioventù traviata, trad. it. (Bompiani, Milano 1950). Con una presentazione di S. Freud.

[391] Vedi sopra, pp. 967 sg.

[392] A. R. Lurja, Psichoanaliz kak sistema monističeskoi psichologij, in Psichologji i marxisma (1925) pp. 47-80.

[393] E. Morselli, La psicanalisi (Bocca, Torino 1926) vol. 1, p. 19.

[394] La versione del caso fornita da Léon Daudet si trova nel suo libro La police politique, ses moyens et ses crimes (Denoel & Steel, Parigi 1934) pp. 170-324.

[395] A. Gaucher, L'obsédé, Drame de la libido (Delpech, Parigi 1925). Con lettere di Freud e di Pierre Janet.

[396] K. Tucholsky, Herr Maurras vor Gericht, in Gesammelte Werke (Rohwolt, Amburgo s.d.) vol. 2, pp. 217-23.

[397] P. Janet, De l'angoisse à l'extase. Etudes sur les croyances et les sentiments (Alcan, Parigi 1926) vol. 1. Vedi anche cap. 6, pp. 457-59 di questo volume.

[398] Id., Les stades de l'évolution psychologique (Maloine, Parigi 1926).

[399] Id., Psicologia de los sentimientos (Sociedad de édition y Libreria franco-americana, Città di Messico 1926).

[400] C. G. Jung, Das Unbewusste im normalen und kranken Seelenleben (1926). Ed. definitiva: Psicologia dell'inconscio (1943), trad. it. (Universale scientifica Boringhieri, N. 28).

[401] Vedi cap. 3, p. 184.

[402] Al "Bureau des recherches surréalistes" a Parigi era esposta una copia dell'Introduzione alla psicoanalisi (1915-17) di Freud, circondata di forchette, "come invito a divorare il libro". Vedi A. Masson, Le peintre et ses fantasmes, Etud. phil., vol. 2, N. 4, 634-36 (1956).

[403] Freud, L'avvenire di un'illusione (1927), trad. it. in Freud, Il disagio della civiltà (Boringhieri, Torino 1971).

[404] Pfister, Die Illusion einer Zukunft. Eine freundschaftliche Auseinandersetzung mit Sigmund Freud, Imago, vol. 14, 149-84 (1928).

[405] Federn-Meng, Das psychoanalytische Volksbuch (Hippokrates-Verlag, Stoccarda 1927).

[406] H. Hartmann, Die Grundlagen der Psychoanalyse (Thieme, Lipsia 1927).

[407] F. Alexander, Psychoanalyse der Gesamtpersönlichkeit; neun Vorlesungen über die Anwendung von Freud's Ichtheorie auf die Neurosenlehre (Internationaler psychoanalytischer Verlag, Vienna 1927).

[408] W. Reich, Die Funktion des Orgasmus. Zur Psychopathologie und zur Soziologie des Geschlechtslebens (Internationaler psychoanalytischer Verlag, Vienna 1927).

[409] Rank, Die Technik der Psychoanalyse (Deuticke, Lipsia e Vienna 1926) vol. 1.

[410] Vedi cap. 8, pp. 699-708.

[411] L. Frank, Die psychokathartische Behandlung nervöser Störungen (Thieme, Lipsia 1927).

[412] M. Bircher-Benner, Der Menschenseele Not, Erkrankung und Gesundung, 2 voll. (Wendepunkt-Verlag, Zurigo 1927-33).

[413] Minkowski, La schizophrénie (Payot, Parigi 1927).

[414] M. L. Reymert (a cura di), Feelings and Emotions. The Wittenberg Symposium (Clark Univ. Press, Worcester 1928).

[415] M.K. Petrova, Posleoperacionnji nevroz serdtsa, castiju analizirovannji samin pacientomfiziologom, Klin. Med. Mosk., vol. 8, 937-40 (1930). Sono molto grato al professor P. Kupalov di Leningrado, che mi inviò una copia fotostatica di questo articolo, non compreso nelle Collected Worts di Pavlov.

[416] M. Heidegger, Essere e tempo, trad. it. (Utet, Torino 1970).

[417] Vedi cap. 7, p. 613.

[418] Jung, L'Io e l'inconscio (1916/1928), trad. it. (Universale scientifica Boringhieri, N. 21); Id., Energetica psichica (1928). Vedi cap. 9, pp. 809 sg., 815 sg.

[419] Id., Contributions to Anaìytical Psychology (Kegan Paul, Londra 1928).

[420] V. E. von Gebsattel, Zeitbezogenes Zwangsdenken in der Melancholie (Versuche einer konstruktiv-genetischen Betrachtung der Melancholiesymptome), Nervenarzt, vol. 1, 275-87 (1928).

[421] E. Jacobson, Progressive Relaxation (Univ. of Chicago Press, 1928).

[422] Vedi cap. 7, pp. 608 sg.

[423] F. Alexander e H. Staub, Der Verbrecher und seine Richter (Internationaler psychoanalytischer Verlag, Vienna 1929). Ne è stata pubblicata una traduzione in inglese riveduta e accresciuta: The Criminal, the Judge and the Public: A Psychological Analysis (Macmillan, New York 1931).

[424] Ju. V. Kannabikh, Istorija psichiatrji (Gos. med. Izd., Leningrado 1929) pp. 455-58, 1 470 sg.

[425] N. Krestnikoff, Die heilende Wirkung hervorgerufener Reproduktionen von pathogenen affektiven Erlebnissen, Arch. Psychiat. NervKrankh., vol. 88, 369-410 (1929).

[426] H. Simon, Aktivere Krankenbehandlung in der Irrenanstalt (De Gruyter, Berlino 1929).

[427] Vedi cap. 6, pp. 443 sg.

[428] H. Berger, Ueber das Elektrenkephalogramm des Menschen, Arch. Psychiat. Nerv-Krankh., vol. 87, 527-70 (1929).

[429] L. Bauer, Morgen wieder Krieg. Untersuchung der Gegenwart, Blick in die Zukunft (Rowohlt, Berlino 1931).

[430] Binswanger, Ober Ideenflucht, Schweizer Arch. Neurol. Psychiat., vol. 27, 203-17 (1931); vol. 28, 18-26, 183-202 (1932); vol. 29, 1, 193 (1932); vol. 30, 68-85 (1932).

[431] Melanie Klein, La psicoanalisi dei bambini, trad. it. (Martinelli, Firenze 1969).

[432] J. H. Schultz, Das autogene Training (konzentrative Selbstspannung,) (Thieme, Lipsia 1932).

[433] Moreno, Group Method and Group Psychotherapy (Beacon House, New York 1932).

[434] Si ricordi che si era già nel 1936, per la precisione il 19 luglio, quando Ernest Jones ebbe un incontro a Basilea con H. Göring, Böhm e Müller-Braunschweig; in quell'occasione egli ottenne da Göring promesse che garantivano la libera pratica della psicoanalisi. Vedi Jones, Vita e opere cit., vol. 3.

[435] Reich, Charakteranalyse (Sexpol-Verlag, Copenaghen 1933). Ult. ed. ingl. ampi. Cha-racter Analysis (Vision, Londra 1958).

[436] Minkowski, Il tempo vissuto. Fenomenologia e psicopatologia, trad. it. (Einaudi, Torino 1971).

[437] A. Einstein, Come io vedo il mondo (Giachini, Milano 1955).

[438] Freud, Introduzione alla psicoanalisi. Nuova serie di lezioni (1932), trad. it. in Introduzione alla psicoanalisi (Universale scientifica Boringhieri, NN. 39/40).

[439] Jung, Realtà dell'anima, trad. it. (Boringhieri, Torino 1970).

[440] G. Adler, Entdeckung der Seele von Sigmund Freud und Alfred Adler zu C. G. Jung (Rascher, Zurigo 1934).

[441] Moreno, Who Shall Survive? (Nervous and Mental Disease Co., Washington 1934).

[442] M. Sakel, Neue Behandlungsmethode der Schizophrenie (Perles, Vienna e Lipsia 1935).

[443] E. Moniz, Les premières tentatives opératoires dans le traitement de certaines psychoses, Encéphale, vol. 31, N. 2, 1-29 (1936).

[444] P. Janet, L'intelligence avant le langage (Flammarion, Parigi 1936). Vedi cap. 6, p. 452 di questo volume.

[445] Vedi cap. 7, p. 596.

[446] L. J. von Meduna, Die Konvulsionstherapie der Schizophrenie (Marliold, Halle 1937).

[447] L. Szondi, Analysis of Marriages, Acta psychol., vol. 3, 1-80 (1938).

[448] M. Wischnitzer, To Dwell in Safety, The Story of Jewish Emigration Since 1800 (Jewish Publication Society of America, Filadelfia 1948). [449] L. Ehrlich-Hichler, "1938" - Ein Wiener Roman (Europäischer Verlag, Vienna s.d.).

[450] Vedi cap. 5, pp. 329 sg.

[451] Citato da Annemarie Wettley, Auguste Forel (Müller, Salisburgo 1953) pp. 116 sg.

[452] H. Wolfgang, Hörbiger. Ein Schicksal (Koehler & Amelang, Lipsia 1930).

[453] Per ironia della sorte, la sede della direzione dell'Istituto Hörbiger fu sistemata nella casa che era appartenuta ad Alfred Adler a Salmannsdorf.

[454] H. S. Bellamy, A Life History of Our Earth. Based on the Geological Application of Hoerbiger's Theory (Faber & Faber, Londra s.d.).

[455] U. Cerletti e L. Bini, L'elettroshock, Archo gen. Neurol. Psichiat., vol. 19, 266-68 (1938).

[456] R. Desolile, Exploration de l'affectivité subconsciente par la méthode du rêve éveillé (D'Artrey, Parigi 1938).

[457] H. S. Sullivan, Introduction to the Study of Interpersonal Relations, Psychiatry, vol. 1, 121-34 (1938).

[458] A. Toynbee e F. T. Ashton-Gwatkin, The World in March, 1939 (Oxford Univ. Press, Londra e New York 1952).

[459] Le centenaire de Théodule Ribot et Jubilé de la psychologie scientifique française (Imprimerie française, Agen 1939). Non se ne trova copia né alla Bibliothèque Nationale di Parigi né al Collège de France. Vedi cap. 6, pp. 403 sg. di questo volume.

[460] Vedi cap. 8, pp. 737 sg.

[461] Vedi cap. 7, p. 596.

[462] Citato dalla traduzione fornita dal Times (Londra) (24 novembre 1945). Vedi Pastermadjian, Histoire d'Arménie depuis les origines jusqu'au traité de Lausanne (Samuelian, Parigi 1949) p. 456.

[463] E. Fromm, Fuga dalla libertà, trad. it. (Comunità, Milano, 2ª ed. 1968).

[464] Binswanger, Grundformen und Erkenntnis menschlichen Daseins (Niehans, Zurigo 1942).

[465] C. R. Rogers, Psicoterapia di consultazione (1942), trad. it. (Astrolabio, Roma 1971).

[466] M. Guillerey, Medicina e psicologia, in "Medicina ufficiale e medicine eretiche", trad. it. (Bompiani, Milano 1950).

[467] E. Weiss e O. S. English, Medicina psicosomatica (1943), trad. it. (Astrolabio, Roma 1950).

[468] F. Dunbar, Psychosomatic Diagnosis (Hoeber, New York 1943).

[469] L'importanza di questa scoperta sotto il profilo psichiatrico è stata rilevata da W. A. Stoll, Lysergsäure-diäthylamid, ein Phantastikum aus der Mutterkorngruppe, Schweizer Arch. Neurol. Psychiat., vol. 60, 279-323 (1947). Vedi anche B. Holmstedt e Liljestrand, Readings in Pharmacology (Pergamon Press, New York 1963) p. 209.

[470] Vedi cap. 8, p. 741.

[471] J. J. Lopez Ibor, Psicopatologia de la angustia, ristampato da Rev. din. esp. (1943). La teoria dell'angoscia di Lopez Ibor fu sviluppata ed esposta nel suo libro La angustia vital (Montalvo, Madrid 1950).

[472] Binswanger, Der Fall Ellen West, Schweizer Ardi. Neural. Psychiat., vol. 53, 255-77 (1944); vol. 54, 69-117, 330-60; vol. 55, 16-40.

[473] P. Janet, Les obsessions et la psychasthénie (Alcan, Parigi 1903) vol. 1, pp. 53-41.

[474] Szondi, Schicisalsanalyse (Schwabe, Basilea 1944).

[475] K. Abraham, Klinische Beitrage zur Psychoanalyse (Internationaler psychoanalytischer Verlag, Vienna 1921) pp. 231-58; Id., Psychoanalytische Studien zur Charakterbildung (1925).

[476] M. Merleau-Ponty, Fenomenologia della percezione, trad. it. (Il Saggiatore Milano 1965).

[477] H. Baruk, Psychiatrie morale expérimentale, individuelle et sociale (PUF, Parigi 1945).

[478] A. Maeder, Wege zur seelischen Heilung (Rascher, Zurigo 1945).

[479] Moreno, Group Therapy (Beacon House, New York 1945).